Dobbiamo operare sotto la ferula. Non lo dico io, lo dice il sottosegretario Paolo Buonaiuti annunciando i prossimi tagli - pari al 50% (su un totale che ammonta attualmente a 45 milioni) - sui fondi di finanza pubblica devoluti alla RAI a
supporto di due importanti "convenzioni": quella per le trasmissioni destinate alle minoranze linguistiche e quella (già penalizzata in passato con la soppressione delle trasmissioni in onde corte) per i programmi diffusi all'estero da Rai International.
La ferula? Confesso: da bravo (o cattivo, giudicate voi) non-cattolico non sapevo si trattasse del caratteristico bastone pastorale vescovile. Il dizionario mi ha rivelato però che la ferula, una pianta da cui i romani ricavavano bastoncini molto dolorosi se manovrati come scudisci, è anche l'attrezzo utilizzato per le punizioni corporali nelle scuole di un tempo che fu. E' ironico che proprio per dare la notizia di un inevitabile ridimensionamento dell'offerta radiofonica rivolta alle minoranze di una Italia che tutela le proprie comunità linguistiche nella Costituzione, Buonaiuti abbia scelto un termine da cercare sul dizionario. "Siamo sotto la ferula di una crisi globale" e quindi, cari amici di Aosta, Trieste, Bolzano, la radio nel 2012 parlerà un po' meno in patois, sloveno e tedesco. Lo stesso vale per gli italiani all'estero, per informare e intrattenere i quali RAI International utilizza circa 22 di quei 45 milioni. Estrapolando dalle anticipazioni di Buonaiuti, adesso dovranno accontentarsi di 11.
“Non ho grandi buone notizie. Dobbiamo operare sotto la ferula di una crisi globale che vede ridotti tutti i contributi. Sono stati tagliati trasversalmente i fondi al Ministero; la Presidenza del Consiglio, depositaria del fondo per l’editoria, non potrà avere una sorte diversa, benché al momento io non possa dare informazioni precise sulle cifre”. Lo ha affermato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per l’editoria, Paolo Bonaiuti, in occasione dell’audizione della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera."Sto preparando – ha proseguito Bonaiuti - una lettera da inviare al Direttore Generale della Rai in cui dico che come minimo prevedo un taglio del 50% alle convenzioni stipulate con la Rai per le minoranze linguiste e Rai Internazionale - ha proseguito Bonaiuti - Il valore di queste convenzioni è di 45 milioni di euro, di cui 21-22 dovrebbero andare a Rai Internazionale a cui, come i cultori della materia sicuramente ricorderanno, già l’anno scorso ebbi a ridurre i fondi per far arrivare i contributi alla carta stampata".Sul fronte delle riforme, Bonaiuti ha aggiornato la Commissione sui tavoli di lavoro tematici insediati per rinnovare il settore: "martedì si sono riuniti i tavoli tecnici su diritto d’autore, onlus e tariffe postali. Mercoledì si riunisce quello per le questioni forme di sostegno, cioè i contribuiti diretti, e nel pomeriggio quello per gli accordi quadro (pubblicità istituzionale). Venerdì, infine, si riunirà il tavolo informatizzazione e parità di trattamento (digitalizzazione della distribuzione). Stiamo preparando gli articolati per agire con efficienza".Obiettivo della riforma “è "andare a cercare sprechi e tagliarli tutti assieme, tenendo presente due principi fondamentali: l’occupazione dei giornalisti e dei poligrafici e le vendite effettive" ha concluso Bonaiuti. (20/10/2011 – ITL/ITTNET)
(Così scrive il portale Italian Network).
Solo dopo che Chris Diemoz (impegnato tra l'altro nella conduzione del programma "Caleidoscopio" per conto della redazione di Radio Rai Val d'Aosta) mi ha segnalato la notizia attraverso un post apparso nel blog di Luciano Caveri, consigliere regionale valdostano con responsabilità dei programmi locali dell'emittente pubblica, ho visto che molte agenzie l'avevano ripresa dopo le dichiarazioni di quattro giorni fa. Con i tagli praticati a partire dal prossimo anno, i programmi radiotelevisivi nelle lingue minoritarie e quelli pensati per gli italiani all'estero riceveranno la metà dei finanziamenti destinati finora. Come dire che gli italiani che parlano tedesco e gli italiani che vivono in Germania sono sotto la ferula un po' più degli altri. La crisi è globale, evidentemente, mica andrete a pensare che possa essere una nostra responsabilità? Tagliamo i fondi per colpa di Merkel e Sarkó.
Ho fatto qualche altra ricerca e ho trovato un recente studio della Fondazione Rosselli sugli Investimenti pubblici nell'industria culturale e delle telecomunicazioni. Fino al 2008 i fondi utilizzati per le due già citate convenzioni ammontavano a 69,1 milioni di euro. Dal 2002 al 2008 gli stanziamenti hanno avuto un andamento irregolare: in crescita fino al 2004, poi in calo fino alla brusca riduzione del 2007, in coincidenza con la soppressione dei programmi radio in onde corte. Poi di nuovo un piccolo aumento, ma evidentemente siamo arrivati a oggi e ai famosi 45 milioni. Contro gli 83 del 2004 (con le onde corte ancora accese). Il prossimo scalino scenderà davvero a 22,5 milioni? Probabile.
Immagino che basterebbe fare un piccolo taglio sui contratti con Bruno Vespa e Giuliano Ferrara per finanziarie anche un canale 24/7 in lingua shqiptare per Piana degli Albanesi. Se poi ci aggiungessimo i soldi regalati a Sgarbi per non fare programmi, potremmo andare a trasmettere in onde corte anche dalla Stazione Spaziale. E che dire della vergognosa carenza di contenuti che l'emittente pubblica rivolge a milioni di persone che sono venuti a lavorare qui e che pagano tasse e contributi? Per loro ci sono sempre i telegiornali con dentro Salvini che li esorta a tornarsene a casa. Che problema c'è del resto: uno la radio e il televisore può sempre spegnerli.
1 commento:
Fanno di tutto per chiuderci tagliando le radici della pianta. Hanno messo degli amici del presidente a governarci per mandare a catafascio la nostra RAI, che nel bene e nel male è dal 1924 che unisce gli italiani in Italia e fa sentire agli emigrati la Madre Patria.
Non si fanno investimenti da anni su nuovi appartati radiofonici e televisivi. Ad esempio, nel settore tv,abbiamo telecamere usate giornalmente di cui la casa produttrice non fornisce più ricambi perché ritenute obsolete. Non si vuole trovare una soluzione per il canone RAi da anni diventata tassa di possesso in cui la Rai è beneficiaria solo di una parte.
Non si assume più, quelli che imparano il mestiere da noi dopo anni di contratti e quindi di pratica vanno a portare l'esperienza acquisita alla concorrenza.
Dobbiamo ribellarci.
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