26 luglio 2010

Servizi audiovisivi e radiofonici in rete: tasse in arrivo

Com'era prevedibile, il recepimento della direttiva europea sui nuovi media sta arando il terreno di nuove polemiche nel delicatissimo dominio delle risorse mediatiche italiane, della loro gestione e "allocazione". L'ultima protesta contro il cosiddetto Decreto Romani arriva dalla FEMI, la federazioni delle micro-WebTv italiane, il comunicato che segue raccoglie il segnale d'allarme che arriva dal blog di Guido Scorza, giurista molto ferrato in materia, uno dei primi a parlare della direttiva "AVMS" fin da gennaio, quando il Decreto Romani ha mosso i primi passi in Parlamento. Secondo Scorza il decreto non sarebbe altro che il tentativo di trasformare Internet in una gigantesca piattaforma televisiva, dove avrebbero spazio i "soliti noti" che già controllano etere e satellite.
Il dibattito si è riacceso in questi giorni con la pubblicazione di due delibere AGCOM (la n. 258/10/CONS e la n. 259/10/CONS), che aprono la consultazione sulla regolamenazione dei servizi di media audiovisivi lineari o radiofonici su piattaforme alternative. In altre parole su Internet. La FEMI dà ampio spazio all'opinione di Scorza, che prevede per gil operatori di WebTv locali un "ciclone di costi e burocrazia". Si parla di autorizzazioni per la trasmissione in modalità streaming e on demand, licenze che costerebbero 3 mila euro al pezzo. Il nascente settore delle micro-WebTv è un piccolo laboratorio di informazione locale, valorizzazione del territorio, nuove professionalità e democrazia, sottolinea la FEMI. Lacciuoli e balzelli potrebbero affondarlo.
La questione interessa evidentemente anche le stazioni radio che operano solo su Web. Ancora una volta ci ritroviamo in un caso tutto italiano di comprensibile resistenza a norme che o non vengono formulate del tutto o sembrano essere formulate apposta per tutelare chi è già fin troppo tutelato dalla propria rendita di posizione. E' del tutto evidente che la direttiva AVMS deve essere recepita e che Internet non può beneficiare a oltranza di una situazione di totale assenza di regole e di esenzione fiscale. Ma il solo sospetto che le nuove regole possano beneficiare solo i più potenti e diventare uno strumento per controllare la libera discussione basterebbe secondo me a giustificare la preoccupazione della FEMI. L'importante è che se ne discuta subito, senza essere velleitari ma neppure compiacenti nei confronti di un apparato legislativo che in questa materia non può certo dirsi immune da conflitti interni e scarsa trasparenza.

Dopo il Decreto Romani, un'altra mannaia sta per abbattersi sul net
DELIBERE AGCOM: A RISCHIO LE MICRO WEB TV

Norme stringenti previste dall’Agcom minacciano la sopravvivenza di oltre 350 realtà. Per l'avv. Scorza: «Un ciclone di costi e burocrazia si abbatterebbe sulle micro web tv». Colletti (FEMI): «Preoccupazione per i tentativi di regolamentare e tassare le micro tv»

Roma, 24 luglio 2010 - Nei giorni scorsi l’Agcom, dando seguito al percorso stabilito dal decreto Romani, ha emanato due delibere, la n. 258/10/CONS e la n. 259/10/CONS, con le quali ha avviato le consultazioni su due schemi di regolamento concernenti la prestazione di servizi di media audiovisivi lineari o radiofonici su altri mezzi di comunicazione elettronica e la fornitura di servizi di media audiovisivi a richiesta.
“Conviene dire subito – scrive nel suo blog l’avvocato Guido Scorza, esperto in diritto delle nuove tecnologie - che gli schemi di regolamento allegati alle delibere, se approvati nell’attuale formulazione, trasformerebbero la Rete italiana in una grande TV e gli unici in grado di fare informazione ed intrattenimento online sarebbero proprio i Signori della TV. Un ciclone di costi e burocrazia si abbatterebbe sul mondo delle micro web tv italiane e la sensazione è che solo poche potrebbero sopravvivere”.
Se i nuovi regolamenti delineati dovessero entrare in vigore, le web tv si troverebbero, infatti, costrette a richiedere all’Agcom due apposite autorizzazioni: una per trasmettere in modalità streaming ed una per trasmettere in modalità on demand, al costo di 3.000 € cadauna. A ciò si aggiungerebbero una serie di documenti e normative che graverebbero le web tv di ulteriori costi e complessità di gestione. In caso di inottemperanza le due delibere prevedono sanzioni molto precise. Tali normative metterebbero in serio pericolo una realtà sociale, delineatasi negli anni in Italia e rappresentata da una serie di micro web tv che in rete operano, spesso ancora senza modelli di business strutturati, ma in un'ottica di sperimentazione e al solo fine di informare e valorizzare i propri territori.
“La FEMI – afferma Giampaolo Colletti, presidente della federazione delle micro web tv - guarda con molta preoccupazione i tentativi di regolamentare e tassare in modo arbitrario e pretestuoso il sistema informativo digitale rappresentato dal giornalismo partecipativo dal basso e non esclude di passare a forme di mobilitazione “a rete unificata”. Questi micro canali creati da cittadini videomaker per passione rappresentano nella loro unicità il tessuto informativo iperlocalizzato italiano e svolgono un ruolo di primaria importanza e un servizio di pubblica utilità, colmando un vuoto informativo. L'entry level dettato anche dall'abbattimento dei costi del digitale ha favorito in questi mesi una crescita a tre cifre e una professionalizzazione delle italianissime web tv. Il rischio che questo schema di regolamento pone è la chiusura, in un terreno come quello del net dove la democrazia partecipativa informativa dovrebbe essere tutelata”. n. 258/10/CONS

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