01 novembre 2009

Cina: onde corte per lo sviluppo e le relazioni regionali


Con il suo immenso bacino di ascolto e la straordinaria diversità di etnie e llivelli economico-culturali, la Cina è ancora oggi una grande produttrice e consumatrice di programmi radiofonici. La radio è un mezzo sicuramente low tech, ma questo ai cinesi non sembra dispiacere, anzi. L'impressione è che sia anche un mezzo molto "funzionale", alla propaganda interna, alla formazione, all'educazione e alla promozione dell'immagine cinese all'estero e nelle brulicanti nazioni limitrofe. Leggevo nella presentazione dell'ultima edizione del Pacific Asian Log, un progetto di compilazione di tutte le stazioni in onde medie dell'Asia e del Pacifico autogestito da DXer neozelandesi e australiani, che delle 4.800 stazioni rimaste attive nella vasta regione, circa 1.400 trasmettono dalla Cina. Considerando il ferreo monopolio statale sull'emittenza (per non parlare dei gravi problemi di censura su un mezzo come Internet), un monopolio interrotto negli ultimi vent'anni da un certo numero di emittenti commerciali di Hong Kong, Macao e nelle aree ad alto sviluppo economico (nel 1987, il New York Times celebrava così l'avvento di una delle prime emittenti "private" nelle regioni meridionali, la Pearl River Economic Radio di Guagzhou/Canton), dove operano decine di emittenti FM, l'etere cinese è attraversato da una notevole varietà di programmi e soprattutto non disdegna di articolarsi anche su frequenze altrove considerate obsolete, come appunto le onde medie e corte. La produzione di ricevitori analogici rimane molto fiorente e dal punto di vista della componentistica è molto evoluto: i costruttori cinesi si sono buttati sull'ultima generazione di chip che applicano i principi del digital signal processing alla vecchia radio analogica, producendo risultati molto interessanti sul piano della qualità.
L'aspetto interessante per i cacciatori di segnali lontani è che contrariamente a quanto avviene altrove le stazioni che utilizzano le onde medie e corte continuano ad aumentare. Il 23 ottobre pre esempio a Nanning, capitale della regione autonoma di Guangxi, è stata inaugurata Beibu Bay Radio, Voice of the Northern Gulf, una stazione multilingue nata per iniziativa di China Radio International e dell'emittente regionale Guagxi PBS. La stazione utilizza le frequenze di 5050 e 9820 kHz per raggiungere un bacino cross-border di almeno cento milioni di persone in una delle aree di sviluppo economico della zona costiera meridionale che le autorità intendono promuovere, su modello della Pearl River Delta Region, la Yangtze River Delta Region, e la Bohai-ring Economic Zone. Il Guangxi Beibu Bay Economic Zone Development Plan è stato lanciato all'inizio dello scorso anno dal governatore della regione autonoma e intende rafforzare lo sviluppo di una zona di 45 mila chilometri quadrati popolata da "soli" 14 milioni di persone e con appena 1.600 chilometri di linea di costa e sei centri principali: Nanning, Beihai, Qinzhou, Fangchenggang, Yulin e Chongzuo. Il China Daily calcola che Beibu Bay Radio, prima emittente internazionale regionale, verrà ascoltata da 100 milioni di asiatici che parlano una decina di lingue.

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