07 marzo 2015

Dopo la Colombia, il confine Paraguay-Brasile: un altro giornalista paga per il suo coraggio al microfono



L'America del Sud continua a essere un ambiente malsano per i giornalisti e vista la popolarità del mezzo radiofonico è ancora una volta un "periodista" al microfono a rimanere vittima della violenza prevaricatrice di una criminalità da sempre pericolosamente intrecciata con la politica locale. Il suo ruolo di personaggio scomodo in una delle aree più pericolose del momento - la linea di confine tra Brasile e Paraguay nel dipartimento paraguajo del Amambay - è costata la vita a Gerardo Ceferino Servían Coronel, giornalista dell'emittente comunitaria Ciudad Nueva FM, raggiunto da sette colpi di arma da fuoco mentre era alla guida del suo motorino per le strade di Ponta Porã, in Brasile, a pochi passi dal confine. Dall'altra parte della linea, in Paraguay, c'è la capitale della provincia di Amambay, Pedro Juan Caballero.  La stazione radio da cui trasmetteva Servían, collaboratore di diverse testate della zona, si trova a Zanja Pitã, altra località di frontiera, pochi chilometri da Pedro Juan, di cui era originario. Il giornalista radiofonico risiedeva a Ponta Porã, forse perché l'area contigua alla sua patria e sede professionale offriva un minimo di tranquillità in più. Il fratello di Servían, Kiko Francisco, lavora presso un'altra emittente, la Voz del Amambay (570 kHz), che ha dedicato all'omicidio un articolo corredato di impressionanti fotografie.


Come spiega un altro articolo, questa volta del quotidiano paraguajo ABC Color, la zona di Pedro Juan si è trasformata in un Far West in mano alle bande di narcos brasiliani e locali. La connivenza con i potenti politici dell'Amambay ha determinato una situazione di impunità per le bande criminali, che agiscono in modo sfacciato. Secondo l'organizzazione internazionale CPJ, che denuncia le uccisioni di giornalisti nel mondo, Servían è la vittima più recente di una ondata di violenza che dura da mesi.  Nel maggio dello scorso anno a Pedro Juan era stato ucciso Fausto Gabriel Alcaraz Garay, che aveva una rubrica a Radio Amambay. A ottobre era stato il turno di Pablo Medina Velázquez, inviato di ABC Color. La dinamica degli omicidi è più o meno sempre la stessa, la moto o l'automobile della vittima vengono affiancate da un'altra moto con a bordo gli assassini, che agiscono imperturbabili sotto gli occhi dei testimoni. Il clima di complicità tra questa spietata mafia e la politica emerge in tutti i suoi tratti inquietanti dal comunicato che il sindaco, "intendente" di Zanja Pytã, Marcelino Rolón Recalde (del celebre ANR, il "partido colorado") si è affrettato a diffondere dopo l'omicidio del giornalista, considerato dal sindaco un amico personale. Recalde lamenta il fatto che «algunas personas inescrupulosas quieren aprovecharse de la situación para decir que su muerte tiene un tinte político como consecuencia de supuestas críticas realizadas en contra de mi Administración Municipal» e aggiunge che «desde cualquier punto de vista es inadmisible que quieran culpar a una autoridad municipal de un hecho tan grave por el simple hecho de haber recibido supuestas críticas por parte del referido comunicador.» Come dire «non ho fatto uccidere Gerardo Ceferino Servían perché mi criticava.»

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