20 dicembre 2013

La Gran Bretagna frena sul passaggio alla radio digitale. E in Svizzera i privati si litigano.

«Non giocheremo d'anticipo sugli ascoltatori.» Secondo John Plunkett, autorevole osservatore del settore multimediale per conto del Guardian, è questo il principio che il ministro delle comunicazioni britannico Ed Vaizey ha reso esplicito qualche giorno fa in Parlamento, durante il dibattito riguardante le decisioni sulla possibile data di spegnimento delle frequenze analogiche utilizzate dai network radiofonici del Regno Unito. La legge Digital Britain aveva fissato una data abbastanza prossima per il cosiddetto "switchover", il passaggio dalla modulazione di frequenza alla radio digitale DAB, ponendo però alcune condizioni preliminari sulle percentuali minime dell'ascolto in digitale. Queste condizioni non si sono ancora verificate, il DAB non è abbastanza diffuso in Gran Bretagna e soprattutto aumentano le pressioni da parte dei parlamentari che sostengono la causa delle emittenti locali, per le quali il DAB potrebbe essere troppo costoso e non abbastanza capillare. Il ministro si è però detto convinto che il futuro della radio sia digitale e ha annunciato piani per l'ulteriore sviluppo dell'infrastruttura e dell'offerta.
Un'altra nazione europea che al momento rappresenta una delle frontiere più avanzate per quanto concerne la diffusione della radio digitale è la Svizzera, ma anche da qui arrivano segni apparentemente contraddittori. Un forte endorsement pro-DAB+ viene da Dani Büchi, "chef" (come si dice in tedesco) di Energy Gruppe, l'editore di Radio Energy di Basel, Berna e Zurigo, il quale nel presentare la nuova stazione solo DAB+ Landlieberadio (presto verrà annunciato anche il nome di un'altra stazione ultra-giovanile) ha dichiarato ai giornalisti che a partire dal 2019, data della naturale scadenza delle vecchie concessioni alle radio private elvetiche, Energy e le altre emittenti abbandoneranno l'FM.
Ma per un Büchi intenzionato a dichiarare guerra all'FM analogica, un altro imprenditore della radio, il cui peso storico si estende fino ai nostri confini, ha reso pubblica la sua delusione nei confronti del DAB. Roger Schawinski - il visionario che nella seconda metà degli anni '70, approfittò dell'improvvisa liberalizzazione dell'etere italiano per costruire nel nostro paese un ripetitore ad alta quota in grado di coprire la città di Zurigo con Radio 24 - ha dichiarato che la sua Radio 1 [Radio Eins] smetterà di utilizzare le frequenze digitali. «Il DAB è troppo caro e troppo poco diffuso - avrebbe dichiarato, la percentuale tra chi ascolta è inferiore al 5%.» 

1 commento:

Roberto FURLAN ha detto...

Questa sorta di migrazione forzata al digitale, sia televisivo che radiofonico, mi lascia perplesso.
Mi domando: perche'?
Fin da piccolo mi chiedevo come mai il televisore avesse 100 canali, almeno 70 dei quali praticamente vuoti e buona parte degli altri occupati da televendite e altri programmi di nessun interesse. Poi mi hanno spiegato che il DTT avrebbe moltiplicato a dismisura l'offerta, ma quel che vedo oggi e' praticamente quello che avrei potuto vedere ieri se quei 100 canali fossero stati utilizzati. Mah...
Adesso hanno preso di mira la Radio, che in effetti in FM ha un assetto un po' anarchico, ma tuttosommato non difetta come offerta. Si sente bene... cosa le manca?
M la domanda giusta e' un'altra: che cos'ha?
Risposta: la liberta'.
Burocrazia e ministero permettendo, uno accende un trasmettitore, alza un'antenna e chiunque puo' ascoltarlo, se lo vuole, con una semplice radiolina.
Con il digitale non sara' piu' cosi', perche' bisognera' passare per i misteriosi "operatori di rete", ai prezzi e alle condizioni imposte da loro. La liberta' della Radio sara' finita il giorno (che mi auguro non arrivi mai) dello switchover.
E con essa... anche la nostra.

Roberto FURLAN