14 dicembre 2013

Seppellire l'ascia di guerra, disseppellire la rosa

Ti rendi conto che stai veramente diventando vecchio quando ti ritrovi a Lucca Comics perché tuo figlio liceale che è lì con i compagni di classe e ti costringe in un certo ad andarci perché delle capacità logistiche dei sedicenni oggi è molto meglio non fidarsi. A parte forse la precoce scoperta di Alan Ford - che però quando avevi dieci anni fu una tale sensazione che avresti dovuto essere ancora più orbo di come sei per non accorgertene - non sono mai stato un esegeta dei fumetti ma Lucca Comics è una manifestazione talmente iperbolica (malgrado il novembre freddo e alluvionale) che figlio o non figlio visitarlo e partecipare agli eventi è un must. 
Leggendo il fitto programma mi ero segnato due appuntamenti: Comics&Science di Leo Ortolani (per conto del CNR) e una graphic novel di Mimmo Franzinelli, lo storico, e Andrea Ventura sull'8 settembre del 1943, Una mattina mi son svegliato (andate a vedere la copertina per giustificare questo post apparentemente non radiofonico).  Il primo appuntamento me lo sono clamorosamente perso perché non me l'ero sentita di affrontare la camminata da Forte dei Marmi al treno di Querceta di buon mattino. Alla presentazione del secondo Franzinelli e Ventura non si sono neanche presentati per evidenti intoppi meteostradali (Franzinelli l'ho incontrato un mese dopo a una mostra di Uliano Lucas a Sesto S. Giovanni, mi sono lamentato e lui si è scusato, «proprio non ce l'abbamo fatta»; pace). 
Visto il bilancio fino a quel momento fallimentare e la pioggia incessante, sono rimasto al calduccio nella sala della Camera di commercio lucchese, attirato dal titolo della presentazione successiva. Con insperata puntualità si sono presentati due genitori e un signore con un sacchetto con dentro dei libri a fumetti. I genitori erano immediatamente riconoscibili come tali in virtù della giovanissima figlia appesa alle spalle del papà. Il tipo con i libri aveva l'aspetto non precisamente agiato del piccolo editore medio italiano. 
E questo è stato il mio primo contatto con La Rosa Sepolta, i suoi autori (astutamente travestiti da ricercatori in sociologia) Barbara Borlini e Francesco Memo e l'editore Gianni Miriantini di Hazard. Mentre Lucca veniva sommersa da cascate di pioggia e fiumi impetuosi di cosplayer, mi sono perso negli intrecci sovrapposti di questa storia a fumetti - più "fumetto" che "graphic novel" come ho poi sentito dire ad Antonio Serra. Dell'8 settembre raccontato da Franzinelli non avevo avuto modo di sapere niente, ma anche La Rosa Sepolta (che poi sarebbe il titolo di una poesia quasi lorchiana di Franco Fortini) ha a che fare con un armistizio. Con la ricostruzione dopo il disastro. Con una smobilitazione che inconsciamente, forse, richiama la tregua di Primo Levi, ai ritorni pieni di paura più che di sollievo. Con l'amore conteso. Soprattutto - lo si scopre dopo - con un problema grosso come una casa anche se relativamente recente: quello dei bambini soldato, ragazzini e ragazzine a volte anche più giovani dei sedicenni liceali dell'inizio di questa storia. 
Alla fine del denso romanzo a "tavole", l'edizione di Hazard include addirittura un saggio con la testimonianza di una ONG, COOPI, che affronta il dramma della (pre)adolescenza armata nei principali teatri di guerra contemporanea. Il tema era serio e trattato in modo efficace e suggestivo. Tanto che mi era dispiaciuto dover abbandonare la presentazione prima della fine. È andata bene perché nel tempo rimasto prima della fortunosa partenza da una stazione surreale strapiena di pazzi, mi è riuscito di visitare, con sufficiente attenzione la mostra dedicata a Guy Delisle. Mi ero però sentito in dovere di caricare almeno un commento su Facebook con una fotografia, a testimonianza della forte impressione che mi aveva fatto il lavoro dei due sociologi milanesi e l'approccio apparentemente ellittico che avevano adottato nei confronti dello spinoso argomento. 
Tempo dopo in calce al mio post è arrivato il simpatico ringraziamento di Barbara e Francesco e un successivo invito a partecipare alla presentazione milanese, che si sarebbe tenuta verso metà dicembre. L'evento di giovedì scorso allo Spazio B**K, microscopica libreria-fumetteria di via Porro Lambertenghi, a due passi dalla chiesa Metodista, è stato incredibilmente ricco e piacevole. A officiare il rito introduttivo c'era appunto Antonio Serra, sceneggiatore di fumetti dell'editore Benelli, papà delle tavole di fantascienza di Nathan Never. Già lì ho imparato un sacco di cose. Per esempio che la pubblicazione della Rosa Sepolta è stato un nostos, un viaggio di ritorno lungo come quello di Ulisse. Che Serra aveva scoperto il fumetto quando Barbara e Francesco lo stavano ancora pubblicando a puntate online, come i feuilleton di una volta. Che il lavoro, all'insaputa degli autori, era stato citato da Serra in diverse occasioni, inclusa la sua rubrica a Radio Popolare. Che alla fine il fumetto è passato dall'online alla carta grazie a un editore che però non era tra coloro ai quali Serra lo aveva segnalato. 
Poi è stata la volta dei due autori, all'inizio un po' esitanti, forse per il pensiero delle delle due figlie piccole rimaste a casa con la tosse, poi sempre più partecipi nel raccontare il dietro le quinte della loro produzione ed esplicitarne i motivi. Ho ascoltato in religioso silenzio parlare di ambientazione in un contesto neutro, impreciso, e delle implicazioni di tutto questo sulla necessità di trasmettere ogni dettaglio della storia, ogni retroscena, solo attraverso le scene e le parole scritte. Ho appreso che nella Rosa non esistono praticamente didascalie o fumetti con pensieri esplicativi, l'intera scansione narrativa si articola nei dialoghi. Ho apprezzato il fatto per cui l'ispirazione della stora risale a eventi bellici molto vicini a noi, nel tempo e nello spazio. Questo mi ha fatto scattare il lampo di un parallelo letterario che a Lucca mi era sfuggito. 
Il personaggio di Sergio nella Rosa Sepolta è in totale sintonia con quello che l'economista-musicista-giallista norvegese Jo Nesbø inserisce nella trama di The Redeemer (il redentore, è il titolo inglese del romanzo che ho letto io, l'originale norvegese è "Frelseren" che Google traduce con Salvatore; in ogni caso nulla a che fare con l'italiano La ragazza senza volto che, scusate, è proprio un titolo del cazzo). In questo romanzo, i delitti che il colto, depresso e alcolizzato ispettore Harry Hole deve risolvere nella inedita Oslo della comunità dell'Esercito della salvezza si mescolano, in un alternarsi di flashback, con i traumi che caratterizzano la vita del Piccolo Redentore, nome in codice di un adolescente che i croati assediati a Vukovar addestrano come guastatore contro i tank serbi. 
Infine ho sentito Barbara soffermarsi sulle ragioni di una scelta stilistica così volutamente giapponese, ho verificato con sollievo che La Rosa Sepolta è una storia d'amore di ferite inferte e forse, chissà, rimarginate. Ho avuto l'incoraggante conferma che dopo questo è in preparazione un altro volume. E ho concluso il prolungato tardo pomeriggio aspettando l'autografo-disegnato di Barbara e discutendo amabilmente di traduzioni e slavità con un giovane - ormai a me sembrano giovani tutti, altro sintomo infausto - ma preparatissimo (lui), autentico cultore dei fumetti. Per non tornare a casa chissà quando, ho preso una bikemi che ci saranno stati uno o due gradi, ma non li ho sentiti tanto era il calore di questa esperienza. 
La Rosa Sepolta è un bellissimo regalo da fare a Natale, magari ad un adolescente con la testa sulle spalle o a un giovane adulto. Per ricordare loro, specie in momenti come questi, che la pace sociale non è di per sé una garanzia, ma un premio da conquistare con l'intelligenza, la buona volontà, la voglia di capire le ragioni dell'altro. Se per le mani non avete giovani da ammaestrare, ancora meglio: acquistatelo e leggetelo voi. È un grande, avvincente racconto e i suoi testi e i disegni vi trasmetteranno il senso molto concreto - quasi fosse un saggio scritto da due sociologi - dell'effetto disgregante della guerra sull'universo di relazioni che ci legano gli uni con gli altri.
Vorrei aggiungere qualche indicazione per chi volesse acquistare La rosa sepolta. Il volume non è di facile reperimento, purtroppo. Seguendo le indicazioni riportate sul sito,  un canale possibile sono le fumetterie specializzate, come Spazio B**K di Milano. In altre città lo si può ordinare, ma tutto dipende dalla presenza di una vera e propria libreria specializzata in fumetti, immagino che non ce ne siano tantissime. Per chi abita nell'area milanese il libro sarà presente sui tavoli del Banco di Garabombo, il tendone del commercio equo legato a Radio Popolare (una buona fonte di regali anche solo simbolici). Anche le sedi COOPI sono un punto di riferimento, a Milano, Roma e qualche altra città più o meno importante. La Hazard Edizioni spedisce su ordine effettuato via Internet, anche se purtroppo il sito non è certo ottimizzato per l'e-commerce. Sembra che prima o poi la distribuzione in libreria partirà e una volta imboccato il canale, il libro sarà disponibile anche online su Ibs e gli altri store. Nel frattempo seguendo il link qui riportato è possibile visualizzare online tutta la prima parte del libro, "Shelter".

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