Giorni di fine anno, giorni di bilanci. SiliconBeat ne traccia uno, breve ma molto efficace (e con uno sguardo rivolto soprattutto al 2014) sul frizzante mercato della musica in streaming, dove si sta profilando un vero e proprio scontro per la conquista del ruolo dominante che ancora non c'è. Tra pionieri (Pandora, Last.fm) oggi in difficoltà e follower di successo (Spotify, Deezer, Rdio), non esiste nel settore dello streaming un leader riconosciuto, l'equivalente di un Google per il search o di un iTunes per la musica in download. Non si sa neppure, per la verità, come si profilerà l'evoluzione del modello streaming nel quadro più generale dell'economia della musica. Una economia che dopo il declino del supporto fisico, non sarà mai più la stessa, nemmeno nei valori in gioco.
Gli occhi di musicisti, professionisti, editori e investitori sono tutti puntati in questo momento su Beats Music, una piattaforma streaming con una origine un po' particolare. I suoi fautori sono un celebre rapper Dr. Dre (al secolo Andre Romelle Young) e Jimmy Iovine, un discografico chiaramente italo-americano originario di Brooklyn. Insieme i due hanno creato Beats Electronics, una azienda che non produce dischi, ma accessori per l'ascolto della musica, cuffie, altoparlanti e software per una migliore esperienza audio. Poi Beats ha acquisito una piattaforma di streaming, MOG, e su questa ha iniziato a costruire un progetto, inizialmente definito Project Daisy, per lo sviluppo di un nuovo servizio decisamente orientato a privilegiare l'aspetto della musica "curata". A differenza di Spotify e compagnia (dai quali forse Deezer si discosta leggermente), in cui predomina l'aspetto della raccomandazione automatica, basata su algoritmi, Project Daisy si prefiggeva un relazione più forte con i redattori e gli esperti di musica chiamati a selezionare e indirizzare i brani musicali verso il pubblico.
Ma c'è un aspetto in più che distingue Beats Music - il nome definitivo annunciato per un servizio che debutterà all'inizio del nuovo anno - da tutti gli altri. Dr Dre e Iovine hanno infatti stabilito una forte relazione con un altro manager della musica, Ian Rogers, chiamandolo a seguire lo sviluppo del Project Daisy. Rogers viene dall'esperienza di Tospin, un servizio di marketing che aiuta i gruppi musicali a stabilire relazioni più forti con i loro fan, in altre parole a vendere di più. Per la prima volta quindi, potremo quindi avere una piattaforma streaming che cercherà aumentare la visibilità dei nuovi autori e musicisti, fornendo a questi ultimi la possibilità di "chiudere il cerchio" favorendo un rapporto più stabile e continuativo con chi ascolta (e che presumibilmente sarà disposto ad acquistare CD, biglietti per concerti, merchandising).
Comunque vada, Beats Music se la dovrà vedere quasi certamente con l'arrivo di un altro colosso, Google, e la nascita, anch'essa, si dice, imminente, di You Tube Music, annunciato da tempo e ormai attesissimo. Nessuno può ancora dire come sarà ma è certo che la presenza di un brand forte come You Tube insieme a player come Spotify o la stessa Apple con iTunes Radio, innalzerà il livello della competizione. Nel 2014 potrebbero anche esserci i primi asciugamani gettati sul ring, in primis quello di Twitter, che sembra aver fallito completamente il lancio di Twitter Music. E poi ci sono diversi altri business musicali menzionati da SiliconBeat che varrà la pena di seguire da vicino. Prendiamo per esempio Gracenote, azienda acquisita recentemente dal gruppo editoriale che pubblica quotidiani come il Chicago Tribune o il Los Angeles Times, dopo quindici anni di attività e un ultimo padrone di peso come Sony Corporation. Gracenote non fa streaming di musica ma raccoglie metadati, informazioni di ogni tipo sui brani musicali. Informazioni che poi servono per i software di riconoscimento delle canzoni, o per associare una traccia a un disco, e alla sua copertina, o per creare servizi di raccomandazione e discovery. Da qualche tempo Gracenote si è focalizzata sul mondo della connected car e sulla televisione ed è questa ubiquità ad aver convinto i Tribune Media Services all'acquisizione.
Infine non si possono escludere, nel mercato della musica digitale liberato dalle tradizionali dinamiche "disco-radiotv-concerti", l'arrivo di startup in grado di sfondare con software e modelli convincenti. Nell'anno che si chiude idee come quella di Distro.fm, che su Kickstarter ha cercato invano di farsi finanziarie una piattaforma streaming in cui i musicisti stessi vendono in abbonamento la loro produzione. L'obiettivo di Distro.fm per ora non è stato raggiunto ma le nuove idee - e con loro le opportunità di finanziamento - non finiranno mai.
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