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Una società specializzata di Boston è andata a fare le pulci al sistema, analizzando anche i brevetti su cui il PPM è basato, e ha buttato giù un piccolo cahier de doleances evidenziandone i punti deboli. Il Personal Meter non sarebbe poi così infallibile, molto dipende dalle condizioni ambientali dell'ascolto, dai suoni interferenti, dalle attenuazioni. Da prendere con le molle sarebbe anche il famoso watermarking. Se il livello è troppo elevato, rischia di disturbare l'ascolto, se troppo basso, il PPM non riesce ad agganciarlo. Insomma, i caveat lanciati da 25-seven, la società che si è occupata di questa analisi in retrospettiva, sono numerosi e si aggiungono al coro di richieste di maggior trasparenza e certezza che si è avvicendato in questi ultimi mesi. In gioco, tra l'altro, c'è l'economia di un settore che in questo 2009 di crisi starebbe già subendo perdite molto significative. Negli Usa si parla di percentuali di contrazione delle vendite pubblicitarie da botte di venti o venticinque punti e molte stazioni grandi e piccole lottano per la sopravvivenza. Il report pubblicato da 25-seven si può leggere o scaricare sul sito dell'azienda ed è firmato dall'ingegnere in capo, Berry Blesser, ex MIT.
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