Quarantaquattro. Gatti? No, giorni - a oggi - senza macchie solari. Il minimo magnetico del nostro astro comincia a preoccupare seriamente i ricercatori. A inizio luglio, la comparsa della macchia numero 1024 aveva fatto illudere un po' tutti segnando un pur timido inizio del ciclo 24. Passata la macchia, gabbato lo sole: da allora tutto è tornato quieto e il disco solare continua a essere immacolato, con i valori geomagnetici che in effetti si mantengono sempre molto bassi. Dal punto di vista propagativo le cose per i segnali radio deboli e lontani sembrano andare a senso alterno. Qui a L'Ago ieri e stamattina la presenza dell'Alaska nei 25 metri della banda broadcast è un buon indicatore, anche nelle bande amatoriali dei 20 metri, quindi su frequenze abbastanza alte che a rigor di logica sarebbero favorite dall'attività solare, ci sono segnali interessanti. In FM la stagione dell'E sporadico si sta chiudendo con gli ultimi fuochi delle aperture in Europa (qui in Italia con la banda così affollata, è difficile rendersene conto): non è stata una grande stagione ma si deve anche dire che l'E sporadico non sembra essere del tutto correlato all'attività solare, ci possono essere aperture molto intense anche senza macchie solari. In compenso oltreoceano segnalano già le aperture in onde medie, transatlantiche e transpacifiche. Ho provato ad ascoltare qualcosa nella mia postazione ligure, ma tra venerdì e sabato non c'era granché, mentre ieri le fortissime scariche elettriche atmosferiche mi hanno fatto desistere. Interessante la frequenza di 638 kHz (separata di un kHz dal canale europeo dei 639), dove dopo il tramonto si può ascoltare, con difficoltà, NBC Nigeria da Kaduna.
E il sole? Oggi su Space Weather c'è un articolo piuttosto allarmante di due studiosi del National Solar Observatory di Tucson, in Arizona, che hanno calcolato una netta diminuzione nell'intensità del campo magnetico associato alle macchie solari. Gli scienziati hanno lavorato misurando l'effetto Zeeman, che determina un diverso comportamento degli elettroni in presenza di campi magnetici costanti (elettroni con diverso numero quantito interagiscono in modo diverso e non passano più tra livelli energetici fissi ma "splittati") sugli atomi di ferro prossimi alle macchie solari. Dalle loro analisi emerge che la separazione Zeeman delle linee spettrali osservate è meno marcata e quindi il campo che genera le macchie è in proporzione più basso. E senza campo, le macchie possono - come si vede - scomparire del tutto.
Insomma, un minimo davvero minimo, che giustamente viene paragonato a quello della Borsa (arrivato in basso scende ancora più in basso) e comporta, oltre al crollo delle emissioni radio a 10,7 centimetri di lambda (mai così basse in 55 anni di misurazioni), anche un calo dell'irraggiamento.
Nel caso dei raggi UV estremi è addirittura del 6%, non abbastanza per invertire gli effetti del riscaldamento globale ma sufficiente per determinare, per esempio, un minor rigonfiamento degli strati alti dell'atmosfera (meno caldi) con una conseguente dimunuzione dell'attrito sui satelliti a orbita bassa, che diventano più longevi (con loro sono più longevi anche i detriti spaziali e questo è meno bello).
QUIET SUN: Today marks the 44th consecutive day without spots on the sun--one of the longest quiet spells of the current solar minimum. In early July, sunspot 1024 seemed to herald the long-awaited onset of Solar Cycle 24, but shortly after that apparition, sunspot production turned off again. Deep solar minimum continues...
ARE SUNSPOTS DISAPPEARING? Sunspots are made of magnetism. The "firmament" of a sunspot is not matter but rather a strong magnetic field that appears dark because it blocks the upflow of heat from the sun's fiery depths. Without magnetism, there would be no sunspots.
That's what makes the following graph a little troubling:
According to Bill Livingston and Matt Penn of the National Solar Observatory in Tucson, Arizona, sunspot magnetic fields are waning. The two respected solar astronomers have been measuring solar magnetism since 1992. Their technique is based on Zeeman splitting of infrared spectral lines emitted by iron atoms in the vicinity of sunspots. Extrapolating their data into the future suggests that sunspots could completely disappear within decades. That would be a bummer for Spaceweather.com.
Don't count out sunspots just yet, however. While the data of Livingston and Penn are widely thought to be correct, far-reaching extrapolations may be premature. This type of measurement is relatively new, and the data reaches back less than 17 years. "Whether this is an omen of long-term sunspot decline, analogous to the Maunder Minimum, remains to be seen," they caution in a recent EOS article.
One thing is certain. Solar Minimum is a lot more interesting than it sounds: more.
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