Il commento al precedente post sulla estenuante saga tecnologico-finanziaria di Sirius XM viene con tutta probabilità dall'ufficio stampa dei produttori del documentario, ma mi ha fatto conoscere un film che almeno a giudicare dal trailer e dalle premesse non può non far discutere. Sulla falsariga del giornalismo di inchiesta alla Report - o più propriamente di Capitalism, A love story, di Michael Moore (annunciato per il 2 otobre) - la regista di Stock Shock, Sandra Mohr, parte da un interrogativo più che lecito: come è possibile che una azienda come Sirius XM, cui la Federal Communications Commission ha concesso l'inedito ruolo di monopolista del settore della radio digitale satellitare, con in mano una tecnologia di provata efficacia, che vanta 19 milioni di abbonati e da questi percepisce circa 2 miliardi e mezzo di dollari all'anno, possa arrivare a quotare in borsa solo cinque centesimi di dollaro? Il documentario intervista esperti di finanza e molti piccoli risparmiatori che hanno creduto in un titolo quotato inizialmente 30 dollari e che ora si ritrovano in mano della carta straccia, mentre ancora non è dato sapere se Sirius riuscirà mai a uscire dall'acquitrino dei debiti. E' un difetto "sistemico", oppure, come sembrano suggerire gli autori del documentario, l'effetto di una cosciente manipolazione?
Il DVD di Stock Shock (un titolo che fa il verso all'appellativo di Howard Stern, conduttore-star dei microfoni di Sirius, detto anche "shock jock" per il suo eloquio sempre molto sboccato) è in vendita sul sito del produttore a 16 dollari più tasse e spese di invio in Europa.
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