Molti quotidiani, inclusi se non sbaglio Corriere o Repubblica (qui c'è la notizia ripresa dal Corriere del Ticino), hanno commentato la censura che le autorità russe hanno imposto sulla ritrasmissione della BBC attraverso la modulazione di frequenza moscovita. Insieme all'allarme per la ripresa dei voli di prova dei bombardieri strategici a lungo raggio, lo stop alla Beeb in FM ha autorizzato un po' tutti a parlare di "venti di guerra fredda" che tornano a soffiare tra est e ovest. In questi anni, analoghi attriti con quell'inquietante personaggio dell'amico Putin ci sono stati e hanno già avuto come conseguenza temporanei blocchi dei programmi occidentali in Russia. Da qui a farsi prendere dalle paranoie sulla quarta, o forse quinta Guerra Mondiale (l'importante è che noialtri si sia sempre in guerra, nevvero), mi pare che ce ne corra. Da patito delle onde corte mi limito modestamente a osservare che la giusta indignazione della BBC e degli altri broadcaster mi suona leggermente ipocrita. Da anni le emittenti occidentali stanno smantellando le loro infrastrutture in HF e depotenziando le loro redazioni proprio a favore di accordi con i partner locali per la ritrasmissione in FM dei programmi superstiti. Dal loro punto di vista il ragionamento non fa una piega. Si tagliano i costi di trasmissione, si riducono drasticamente quelli di giornalisti, corrispondenti e collaboratori, si assicura agli ascoltatori una qualità di ricezione superiore e magari si mettono insieme dei soldini facendosi versare un fee o una percentuale sulla pubblicità. Allo stesso tempo, si può sbandierare il proprio ruolo di fautori della libertà di opinione e dell'imparzialità informativa, continuando a vestire l'armature da cavalieri della democrazia.
Poi di colpo si scopre che la faccenda degli accordi con i re-broadcaster locali può essere un'arma a doppio taglio. Putin può permettersi di prendere per la collottola il proprietario di Bolshoye Radio e minacciarlo di revocargli la licenza se continuerà a trasmettere la verità di Londra (evidentemente diversa da quella di Mosca). Un vero paradosso: 30 o 40 anni fa, quando il vento della guerra fredda soffiava per davvero, i sovietici dovevano spendere un occhio della testa per cercare di disturbare col jamming le trasmissioni in onde corte occidentali. Trasmissioni che, riconoscono gli storici, hanno influito sull'opinione pubblica d'Oltre Cortina in misura pari, se non superiore a qualsiasi manovra militare. Le onde corte hanno funzionato bene quando si è trattato di offrire ai radioascoltatori delle capitali del blocco una reale alternativa alla propaganda di Stato. Oggi a Putin basta fare la voce grossa per far diventare afona la BBC. E il DRM, direte voi? Grazie al digitale le onde corte possono "rivitalizzarsi". Immagino che nei grandi magazzini di Mosca sia pieno di apparecchi in grado di ricevere il DRM, proprio come i nostri negozi di elettronica di consumo.
Guardate che non sto facendo la solita arringa difensiva delle vecchie onde corte (anche se a mio modo di vedere ci starebbe tutta). Trovo molto inquietante il fatto che gli occidentali stiano facendo di tutto per ridurre l'arsenale dei loro strumenti di confronto con la parte di mondo che continua ad aver bisogno di radicali cambiamenti, ai soli arsenali militari. Gli esperti di relazioni internazionali si sforzano di sottolineare il vitale ruolo del dialogo, della discussione, della possibilità di mettere criticamente ma pacatamente a confronto le diverse culture. Ma le orecchie dei governanti sembrano essere sorde a qualunque cosa non assomigli strettamente al sibilo di una bomba o alla raffica di un AK47 (o fucile mitragliatore equipollente). Trasmettere buon giornalismo via radio a me sembra un'arma (dialettica) molto efficace. Utilizzare le onde corte per far arrivare questo giornalismo a un pubblico molto lontano, senza costringerlo a dotarsi di apparati di ricezione costosi e ingestibili, mi pare una questione di mero buon senso, politico ed economico. Invece no. Se qualcosa sembra andare in direzione di un dialogo costruttivo, siamo subito spospettosi. Le onde corte? Non funzionano, costano troppo, vanno "rivitalizzate". Nell'attesa, facciamo decollare un po' di bombardieri.
Poi di colpo si scopre che la faccenda degli accordi con i re-broadcaster locali può essere un'arma a doppio taglio. Putin può permettersi di prendere per la collottola il proprietario di Bolshoye Radio e minacciarlo di revocargli la licenza se continuerà a trasmettere la verità di Londra (evidentemente diversa da quella di Mosca). Un vero paradosso: 30 o 40 anni fa, quando il vento della guerra fredda soffiava per davvero, i sovietici dovevano spendere un occhio della testa per cercare di disturbare col jamming le trasmissioni in onde corte occidentali. Trasmissioni che, riconoscono gli storici, hanno influito sull'opinione pubblica d'Oltre Cortina in misura pari, se non superiore a qualsiasi manovra militare. Le onde corte hanno funzionato bene quando si è trattato di offrire ai radioascoltatori delle capitali del blocco una reale alternativa alla propaganda di Stato. Oggi a Putin basta fare la voce grossa per far diventare afona la BBC. E il DRM, direte voi? Grazie al digitale le onde corte possono "rivitalizzarsi". Immagino che nei grandi magazzini di Mosca sia pieno di apparecchi in grado di ricevere il DRM, proprio come i nostri negozi di elettronica di consumo.
Guardate che non sto facendo la solita arringa difensiva delle vecchie onde corte (anche se a mio modo di vedere ci starebbe tutta). Trovo molto inquietante il fatto che gli occidentali stiano facendo di tutto per ridurre l'arsenale dei loro strumenti di confronto con la parte di mondo che continua ad aver bisogno di radicali cambiamenti, ai soli arsenali militari. Gli esperti di relazioni internazionali si sforzano di sottolineare il vitale ruolo del dialogo, della discussione, della possibilità di mettere criticamente ma pacatamente a confronto le diverse culture. Ma le orecchie dei governanti sembrano essere sorde a qualunque cosa non assomigli strettamente al sibilo di una bomba o alla raffica di un AK47 (o fucile mitragliatore equipollente). Trasmettere buon giornalismo via radio a me sembra un'arma (dialettica) molto efficace. Utilizzare le onde corte per far arrivare questo giornalismo a un pubblico molto lontano, senza costringerlo a dotarsi di apparati di ricezione costosi e ingestibili, mi pare una questione di mero buon senso, politico ed economico. Invece no. Se qualcosa sembra andare in direzione di un dialogo costruttivo, siamo subito spospettosi. Le onde corte? Non funzionano, costano troppo, vanno "rivitalizzate". Nell'attesa, facciamo decollare un po' di bombardieri.
Nessun commento:
Posta un commento