30 novembre 2005

La musica non è finita

Dopo aver segnalato il blog di Myke Weiskopf, ho scoperto che l'autore aveva citato la mia citazione (allegando una buffa traduzione automatica di Google) in un altro suo spazio Web, questa volta su Livejournal.com. Da questo nuovo spazio, intitolato Fünf auf der nach oben offen Richterskala (nella mia ignoranza dei fenomeni musicali dell'ultimo mezzo secolo ho faticato a capire che è il titolo di un album degli Einstürzende Neubauten) sono saltato a un bell'articolo sull'ascolto delle onde corte che Myke ha scritto per Airspace, rivista online di Air (!), Association of Independents in Radio, una associazione di produttori, programmisti e artisti indipendenti che cercano di contribuire a una radio di qualità, non solo negli Stati Uniti e Canada. Quelle di Weiskopf sono considerazioni molto personali ma assai condivisibili, come molte altre cose lette su Airspace, il cui ultimo numero è dedicato al fenomeno del podcasting e della radio on demand. Sul blog di Livejournal viene segnalato un altro contributo di Myke, questa volta tutto musicale: una interessante lista di album di genere "trascendente" appena pubblicata su Amazon.

Da consultare con frequenza


Eike Bierwirth, EiBi, è un ragazzo tedesco che da anni raccoglie pazientemente le schedule, le griglie dei programmi delle radioemittenti internazionali (e locali) sulle onde corte e le presenta a beneficio della comunità dei radioascoltatori sul suo sito Web (incluso tra i preferiti di Radiopassioni qui nella colonna a sinistra). Lo fanno anche altri ma il vantaggio, con il lavoro di Eike, è che le informazioni relative a ogni singola fascia di programmazione vengono prima frantumate e poi riassemblate in ordine di frequenza , da 2310 a 29810 kHz e per ordine di tempo . (Per le stesse informazioni in formato Pdf e per gli archivi storici si può partire dalla home page e scegliere DX page nel menu, mentre una semplice ricerca sul file di testo è sufficiente per individuare i programmi di una specifica emittente.) Grazie a Eike, è più facile identificare la trasmissione in quella lingua incomprensibile che stiamo ascoltando su una certa frequenza, o mettersi ad ascoltare un programma quando abbiamo una mezz'ora libera. E il bello è che l'autore di questo radiorario mondiale non chiede nulla in cambio. Il file prelevabile in questi giorni è la versione definitiva della griglia generale della stagione B05, riferita all'autunno inverno 2005-2006 e in vigore da fine ottobre. La prossima primavera sarà disponibile la versione A06 e così via. Per visualizzare le griglie Eike consiglia di utilizzare un programma in Java, Radio Explorer, che tuttavia richiede la registrazione (25 dollari) dopo un periodo di valutazione di tre settimane. Radio Explorer visualizza anche mappe e informazioni sulle condizioni propagative. E' un ottimo programma ma l'implementazione in Java, che lo rende compatibile con Macintosh, può dare origine a qualche problema. L'alternativa più popolare, anche perché gratuita, è sicuramente SwLog, solo per Windows (ed è richiesto il framework di .Net). Anche SwLog è in grado di importare i file prelevati dal sito di EiBi.

29 novembre 2005

Gradite citazioni


Salvo Micciché, curatore del mitico DX Handbook, è un caro amico e la sua citazione è vagamente monopartizan. Ma mi fa piacere lo stesso perché il riferimento a Radiopassioni è inserito nel contesto di un bel tutorial scritto da Salvo sul tema (non radiofonico) dell'emulazione di diversi sistemi operativi su piattaforma Macintosh, utilizzando l'accoppiata Mac OS X e Ms VirtualPc. L'autore spiega nel suo articolo come installare il glorioso OpenStep (hmm, suonerà familiare al buon Jobs) e FreeBSD, lo Unix da cui Mac Os X ha preso le mosse. Attendiamo con ansia le mirabolanti avventure "meticce" di Salvo e dei suoi amici di it.comp.macintosh alle prese con i futuri Macintosh basati su architettura Intel.

CIAO, SDR per tutti


Da Torino mi arriva un comunicato di Claudio Re, I1RFQ, di Comsistel a proposito della disponibilità commerciale di CIAO Radio H101. CIAO sta per Computer Interface Audio Output e si riferisce all'interfaccia hardware che Comsistel ha sviluppato in parallelo alle applicazioni di Software Defined Radio. L'interfaccia CIAO si collega alla porta USB di un personal computer Windows (consigliabile un processore a 700 MHz o superiore) ed è dotato di due prese di antenna RF. Qualsiasi segnale compreso tra i 0 e 30 MHz di frequenza in ingresso viene adattato, convertito e trasferito sul pc via USB. A questo punto il software di corredo può servire per filtrare e demodulare i segnali, in pratica emulando il normale funzionamento di un ricevitore in grado di sintonizzarsi su trasmissioni AM, SSB e FM. Con programmi open source come DREAM è possibile decodificare e ascoltare le trasmissioni digitali in DRM. ll costo dell'interfaccia e del software è di 299 euro più 10 di spedizione.

Va precisato che una applicazione SDR (software defined radio)come quella fornita da Comsistel insieme all'interfaccia H101 (il costo del solo software è di 39 euro) è concepita per sfruttare le capacità di trattamento delle schede audio dei computer e può quindi svolgere tutte le sue funzioni su segnali compresi nella banda operativa degli ingressi audio di una scheda tipo Soundblaster, che va da 0 a 24 kHz. E' quindi possibile adattare anche un normale ricevitore per onde corte, con una media frequenza di solito situata intorno ai 455 kHz, convertendo questa prima media frequenza a una seconda più compatibile con l'hardware del pc (di solito si sceglie il centro banda di 12 kHz). L'hardware CIAO Radio si occupa proprio di questo e consente di fare a meno del ricevitore perché integra già uno stadio RF che svolge una prima preselezione della gamma 0-30 MHz e una succesiva conversione.

Perché tutto questo daffare? Perché il computer è diventato un compagno talmente fedele per molti DXer, radioamatori e semplici ascoltatori delle onde corte, che sarebbe un peccato non approfittare della sua abilità come macinatore di segnali digitali. I telefonini sono già buoni esempi di software defined radio. Niente impedisce di rimpiazzare transistor e induttanze delle radio con convertitori analogici-digitali e programmi software, anche loro perfettamente in grado di estrarre dalle onde radio "modulate" in analogico (o in digitale) i loro contenuti informativi. Il vantaggio è che il software è molto più flessibile dei circuiti elettrici e non bisogna ridimensionarlo ogni volta. Interessantissima per esempio è la possibilità di filtrare digitalmente i segnali a piacere, ottenendo bande molto strette che eliminano le interferenze e i disturbi e permettono di restituire quasi intatti i contenuti trasmessi. Con un filtro analogico la cosa non funzionerebbe altrettanto bene, soprattutto perché un filtro analogico andrebbe riprogettato ogni volta che si vuole ottenere una finestra un po' più stretta. In teoria si può fare grazie ai componenti analogici variabili, ma in pratica è un lavoro molto difficile e costoso.

Alcuni ricevitori HF commerciali usano già diversi stadi DSP interamente software. Con interfacce come queste, qualsiasi pc di una certa potenza può diventare un ottimo ricevitore. CIAO Radio serve anche per tutta una serie di test e analisi tecniche, compresi gli studi di propagazione e la misura delle antenne. Il filone è in pieno boom e online si possono già acquistare, oltre a CIAO Radio, un'altra SDR italiana, l'FDM77 della Elad. Dagli Stati Uniti arrivano due proposte eccellenti come l'SDR-14 di Rfspace venduto a circa 1.000 dollari in accoppiata al software di filtraggio e demodulazione SpectraVue di Moetronix e il modello SDR-1000 di FlexRadio. La prossima tappa di questo eccitante mercato ancora agli albori è la diffusione massiccia di apparecchi SDR che saranno capaci di funzionare anche senza essere collegati al pc.

28 novembre 2005

Sassi sul digitale - 1

Tre sassi nello stagno della radio analogica, tre documenti per iniziare a discutere seriamente di radio digitale. Oggi ne anticipiamo uno, gli altri li affronteremo con calma nei prossimi giorni. E' un tema di grande importanza, perché è inevitabile che l'antenata della televisione debba prima o poi seguire la sua ormai più celebre figlia (o cugina, chi è la vera mamma della televisione, la radio o il cinema?) sulla strada del segnale numerico. Ed è un tema che è quasi un incubo per gli appassionati di tutto il mondo di radioascolto a lunga distanza. Vediamo perché.

Ci sono due modi di sperimentare o lanciare commercialmente un servizio diffusivo, broadcast, digitale. Uno consiste nell'utilizzare standard pensati per operare in porzioni di spettro nuove, o strappate a servizi disattivati o spostati. Un esempio è il DAB, Digital Audio Broadcasting, che in tutto il mondo utilizza due porzioni di frequenze in banda III e in banda L. La banda L è ampia e può permettersi ri riservare una piccola fetta al DAB. La banda III è in parte sovrapposta ad alcuni canali televisivi analogici, specie qui in Italia, ma non è un grosso sacrificio chiuderli, visto che comunque la televisione analogica verrà spenta e quella digitale terrestre occuperà la tradizionale banda UHF. Altri standard funzionano più o meno in questo modo, per esempio lo stesso DVB, che può anche servire per trasmettere contenuti radiofonici, o alcuni sistemi, aperti o proprietari, destinati alla trasmissione satellitare.

Ma ci sono anche standard "di sostituzione" pensati per "aggiornare" servizi oggi analogici, sulle stesse frequenze occupate da questi servizi. Parlo in particolare di due sistemi molto controversi, Digital Radio Mondiale, europeo, e HD Radio (tecnicamente conosciuto come IBOC, in-band on-channel), americano. Il DRM nasce nel particolare contesto dell'emittenza in onde corte, ma si è subito allargato a quello delle onde medie e presto dovrebbe farlo verso la modulazione di frequenza in VHF (88-108 MHz). HD Radio è tagliato su misura dei broadcaster americani in AM (onde medie) e FM (stesse frequenze europee) e prevede un funzionamento ibrido che lo rende conteporaneamente compatibile con gli apparecchi riceventi analogici e con quelli digitali. Sono sistemi digitali a banda stretta: lo scopo è appunto adattarsi a una banda come le onde medie, dove i canali attuali non sono più ampi di 9 kHz in Europa, Africa, Asia e Oceania e di 10 kHz nelle Americhe. Sistemi dal funzionamento ancora incerto mentre ancora più incerto è il loro potenziale commerciale visto che in circa due anni di sperimentazione ancora non si sono viste molti apparecchi capaci di riceverli senza impraticabili escamotage (tipo il collegamento a un personal computer). L'unica cosa che si sa è che quando le stazioni digitali DRM o IBOC trasmettono, le stazioni analogiche che si trovano a operare sulle frequenze vicine subiscono un mare di disturbi. In primis su scala locale, perché è inevitabile che lo spettro digitale interferisca, almeno in parte, con quello analogico. E in secondo luogo a lunga distanza, perché quando uno prova ad ascoltare una debole stazione lontana mentre a pochi kilohertz di distanza (o magari sullo stesso canale) opera un'emittente digitale il rumore, simile a un intenso fruscio, rende ogni cosa incomprensibile.

La radio diventerà tutta digitale, ma forse è il caso di pensare questa evoluzione in modo un po' meno ingegneristico e più... Olistico. Senza per forza credere che il digitale debba funzionare qualunque cosa accada, solo perché digitale è bello. Il punto di partenza dei due standard "in-band" qui citati è che la qualità introdotta con il digitale consentirà un positivo rilancio di una tecnologia, la radio analogica, che sta perdendo audience, soprattutto sulle onde medie e sulle onde corte. In queste due bande di frequenza vale meno un'altra considerazione che spinge all'adozione del digitale in altri ambiti e cioè la migliore efficienza nell'uso dello spettro. Sulle onde medie è difficile immaginare che IBOC o DRM consentano di trasmettere più di un flusso o programma su un singolo canale (come avviene col DVB o col DAB). Solo in FM IBOC si presta a simile vantaggio. Il miglioramento qualitativo è un punto forte, che forse vale la pena prendere in considerazione, ma il problema è che la qualità del digitale, in questa fase di convivenza, seppure sperimentale, tra due tecnologie, di fatto compromette quella, già di per sé inferiore, delle stazioni analogiche vicine. Anche ipotizzando un giorno in cui ex lege le stazioni analogiche verranno spente, con quali onde medie ci ritroveremo? Avremo davvero un'offerta più varia, con programmi migliori, più numerosi?

La questione dibattuta nei circoli dei radioascoltatori a lunga distanza, quelli che essendo maggiormente esposti a diversi modi di "fare radio" hanno una naturale propensione ad analizzare l'evoluzione di questo mezzo, è tutta qui. Certo, è un modo di discutere viziato dal timore di ritrovarsi con un bel giocattolo, l'hobby del DXing, mezzo rotto e impraticabile, con decine e decine di canali digitali più o meno locali che oscureranno le possibilità d'ascolto a lunga distanza e con altrettante vecchie "prede" analogiche passate al digitali e quindi probabilmente non più ascoltabili da lontano. Ci sono interessanti esempi di come si sta comportando IBOC negli Usa, dove sembra proprio che con i primi apparecchi HD Radio-compatibili non sia possibile ascoltare stazioni a onde medie digitali non locali, a causa della propagazione erratica dell'onda di cielo (che invece con l'analogico allarga di parecchio il bacino di utenza). E' possibile, in fin dei conti, che l'interesse "particulare" del DXer coincida in questo caso con l'interesse di centinaia di ascoltatori della radio analogica terrestre così come oggi la conosciamo. Potrebbe essere sensato procedere in modo diverso, con una transizione che preveda l'arrivo dei nuovi standard digitali in fasce di spettro che salvaguradino lo statu quo senza impedire ogni sorta di sperimentazione o lancio commerciale.

Incominciamo ad analizzare meglio gli standard digitali con l'aiuto di un sito britannico molto ben fatto, Digital Radio Tech. E' un sito pieno di approfondimenti e notizie dal mondo della radiofonia digitale nella sua interezza, aperta o proprietaria, terrestre o satellitare. Curiosamente, è anche un sito nemico del DAB/Eureka 147 malgrado la ragguardevole base di utenza accumulata da questo sistema proprio nel Regno Unito. Ma è una avversione tecnicamente motivata: il DAB nella sua prima stesura utilizza dei codec audio decisamenti inferiori a sistemi come l'AAC+ previsto nell'ultima generazione di standard, DRM compreso. Da Digital Radio Tech si può scaricare un interessante articolo con un confronto molto accurato tra i diversi codec.

26 novembre 2005

Il canto dell'aurora boreale

«L'ultimo post sulla musica delle onde corte,» mi scrive Fabrizio Magrone, «mi ha fatto venire in mente Electric Enigma, il doppio Cd di Stephen McGreevy con i suoni naturali in VLF. Oltre a essere affascinante conoscendo i fenomeni che stanno dietro ai quei suoni, il Cd è estremamente rilassante, sembra musica elettronica rarefatta.»
Ecco un contributo prezioso. I suoni registrati da McGreevy in quello che in realtà è un triplo Cd, potrebbero benissimo entrare in una
compilation new age ma hanno una solida base fenomenologica, scientifica. L'attività di McGreevy si svolge nella misteriosa banda delle Vlf e Elf, le frequenze molto ed "estremamente" basse (tra i 300 Hertz e gli 11 kHz). E' qui che si registrano, con appositi ricevitori, particolari attività elettriche nell'atmosfera, nelle regioni limite (mesosfera) ai confini con la ionosfera, e soprattutto l'interazione tra il vento solare (di cui abbiamo appena parlato) e la magnetosfera terrestre. Tutte attività che nei ricevitori di Stephen si traducono in fruscii, sibili, fischi e ticchettii vari che sembrano davvero appartenere alla composizione di un musicista elettronico e molto cerebrale. L'effetto di questo canto delle sirene a pochi kilohertz di frequenza può, come scrive Fabrizio, essere molto distensivo oltre che intellettualmente stimolante. McGreevy presenta tutta le sue teorie, schemi elettrici per la costruzione dei ricevitori e un piccolo campionario di suoni sul suo sito Auroralchorus, dedicato ai fenomeni radio naturali nella banda Elf/Vlf. Da questo sito è possibile ordinare un ricevitore già assemblato, il modello Wr-3, che però, avverte Stephen, non tornerà a essere nuovamente disponibile prima della primavera 2006.
Al di là dell'interesse scientifico e, per così dire, musicale, i fenomeni descritti sono di straordinario interesse per noi DXer perché secondo alcune teorie l'interazione tra fenomenti elettrici e ionosfera potrebbe essere essere una delle spiegazioni di uno dei meccanismi propagativi più spettacolari e al tempo stesso elusivi: quell'E-sporadico che permette, nei mesi tardoprimaverili-estivi, di ascoltare le stazioni in Fm a lunghissima distanza. Una discussione scientifica sui cosiddetti fulmini ionosferici si trova sul sito del progetto Hail, ma quando si parla di frequenze inferiori ai 30 kHz il primo punto di riferimento è il sito di Renato Romero, senza dimenticare l'ampia documentazione contenuta nelle pagine del Progetto Hessadalen al quale collabora anche un altro degli amici sovente citati da Radiopassioni, Flavio Gori.

25 novembre 2005

L'alba delle comunicazioni spaziali

Del tutto casualmente sono incappato in un breve articolo di Old Radio, la rubrica sulle radio vintage curata su Qst, importante rivista dei radioamatori americani, da John Dilks K2TQN. Si parla della missione Apollo 11, che 36 anni fa sbarcò per la prima volta sulla luna. In quella occasione Dilks riportava un altro articolo, pubblicato nell'agosto del 1969 su Electronics World, con una bella descrizione dei sistemi di comunicazione tra astronauti "allunati", modulo di allunaggio, modulo orbitale e stazioni a terra. L'analisi è concisa ma molto esauriente, con tanto di frequenze utilizzate in Vhf, Uhf e S-band (intorno ai 2,2 GHz). Sulla pagina qui citata c'è un ulteriore collegamento al Pdf dell'articolo del 1969 e le fotografie "prima" e "dopo" di Jack Yanosov, il progettista che in Rca aveva sviluppato uno dei moduli Vhf (in Am), con la tecnologia allo stato solido di allora. Per le descrizioni ufficiali e i materiali multimediali di tutte le missioni Apollo, vale su tutto il sito Apollo Lunar Surface Journal della Nasa.

La musica delle corte onde

Strano. L'appassionato di radioascolto che prova a far sentire alla mamma i suoni che entrano nelle sue cuffie, di solito riceve lo stesso meravigliato rimprovero riservato agli amanti della musica contemporanea. Ah, ma ti diverti con tutti questi rumori? Myke Weiskopf, autore di un blog ospitato qui su Blogspot (e tosto inserito tra i miei "correlati") è, guarda caso, un giovane musicista che usa la radio a onde corte per le sue performance, insieme ad altri strumenti. L'idea - immagino che Weiskopf lo sappia benissimo - non è nuova. Imaginary Landscape No. 4 opera composta da John Cage nel 1951, è un brano per dodici radio e 24 esecutori, uno per sintonizzare la frequenza, l'altro per regolare il volume. Tornando al giovane Myke, il suo Shortwavemusic è un diario di trasmissioni registrate perlopiù dalle emittenti internazionali, ma anche dalle immancabili stazioni numeriche attribuite alle organizzazioni di spionaggio e controspionaggio, argomento di cui abbiamo parlato e parleremo. Myke del resto ha contribuito al Conet Project, un dettagliato catalogo di number stations riversato su quattro Cd e pubblicato da Irdial. Gli audio clip in Mp3 su Shortwavemusic sono accompagnati dalle annotazioni del loro "interprete" in un continuo gioco di rimandi alle tematiche dell'arte postmoderna. Suoni, è il caso di dire, da intenditori.

24 novembre 2005

L'ultima colonia dell'Africa

Ci sono stazioni radio che come virtuali macchine del tempo ti trasportano verso situazioni e mondi che crediamo superati. Anche per colpa, bisogna dire, di una stampa nazionale e di una televisione irrimediabilmente avvitate intorno alle piccole beghe di casa nostra. Una di queste macchine del tempo è la Radio della Repubblica Araba Democratica Sarahawi che sia ascolta, in spagnolo e arabo, su frequenze non proprio regolari, come i 1550 kHz nelle onde medie (dove la ha ottimamente registrata due giorni fa Valter Comuzzi, esperto DXer della provincia di Udine) e i 7470 kHz in onde corte, almeno a quanto sembra annunciare il clip di Valter e il sito "ufficiale" della Radio Nacional del Sahara libre, o Rasd. Il territorio, tanto per intendersi è quello del Sahara Occidentale, un ex possedimento spagnolo sulla costa marocchina antistante le isole Canarie, aspramente conteso tra moderno Marocco, popolazioni sarahawi autoctone, interessi algerini, da sempre speranzosi nei riguardi di uno strategico accesso all'Atlantico e mauritani (sebbene la Mauritania avesse rinunciato fin dal 1979 alle sue rivendicazioni). Anche se in forme leggermente diverse, la radio trasmette fin dal 1975, quando la si poteva ascoltare dalle frequenze di Radio Algeri, per esempio sul trasmettitore in onde lunghe sui 252 kHz, come Voz del Sahara Libre. Allora, e per altri due anni, era possibile ascoltare, in un contesto del tutto diverso ma sempre riferito alla fine del franchismo, la clandestina Radio Euzkadi, che dagli anni cinquanta e fino al 1977 trasmise dalla Francia e probabilmente dal Venezuela.
Come molte delle attuali vicende africane, i problemi del Sahara occidentale risalgono alla conferenza di Berlino del 1884, anno della spartizione del continente tra le potenze coloniali. L'area fu concessa alla Spagna ma solo agli inizi del XX secolo i confini furono più o meno definiti insieme ai francesi. I territori del Rio de Oro e di Sauia el-Hamra diventarono nel 1964 il Sahara Spagnolo, colonia amministrata separatamente dal più settentrionale Marocco Spagnolo. Nel '57 una invasione da parte delle truppe marocchine fu l'ultima tappa di un lungo periodo di turbolenze e l'inizio della fase di decolonizzazione, che culminò alla morte del dittatore Franco, esattamente 30 anni fa (era il 20 novembre del 1975). Perché questo territorio desertico è ancora conteso? Perché gli stessi marocchini sono visti come oppressori dagli abitanti locali, che dopo la loro resistenza contro la Spagna nel 1973 hanno dato vita al Frente Polisario, appoggiato dall'Algeria, e nel 1976 hanno appunto proclamato la Repubblica Araba Democratica.
La vera e propria situazione di guerra tra Marocco e Frente Polisario è perdurata fino al 1991, anno in cui le Nazioni Unite hanno mandato una forza di peace keeping, la Minurso, o Missione delle Nazioni Unite per il referendum nel Sahara occidentale. Curiosamente, il rappresentante del Segretario generale dell'Onu Kofi Annan per questa missione è un italiano, il milanese Francesco Bastagli, che ha operato anche in Kossovo.
Internet brulica di siti sul Sahara occidentale ma trattandosi di un territorio non ancora proclamato l'ufficialità è sempre alquanto effimera. Www.wsahara.net e Web.jet.es/rasd/ sono molto interessanti, ma anche Arso.org è da visitare. E c'è persino un'altra radio, Radioforpeace, che diffonde via satellite Hotbird, oltre che su 1550 kHz, ed è prodotta a Bologna, da Radio K Centrale. Non manca una associazione dei prigionieri e dei desaparecidos, e un blog di notizie in francese. Tutto all'insegna di una autodeterminazione che il popolo sarahawi insegue in quella che viene definita "ultima colonia dell'Africa".

23 novembre 2005

La banca del rumore


Per chi la radio è abituata ad ascoltarla in modulazione di frequenza, una delle cose che colpisce, del "sound" delle onde corte o delle onde medie (e la cosa vale per le stazioni vicine come per quelle lontane), è la strana presenza di rumori di ogni tipo. Piccole scariche, ronzii intensi, click, craaack, sembra quasi che su certe frequenze insieme alle normali trasmissioni l'ascoltatore sia tenuto a sorbirsi il concerto di un ensemble sperimentale di percussionisti elettronici. Perfino lo scatto di un interruttore di casa si può sovrapporre alla musica e al parlato di una stazione nelle onde medie, non parliamo di fonti di rumore elettrico come televisori, videoregistratori e lampade alogene. Ma perché? Una risposta esauriente viene dal solito Fabrizio Magrone, recentemente intervenuto sul tema dalle colonne di it.hobby.radioascolto:

Quando accendi o spegni un interruttore elettrico, ai suoi capi scocca una scintilla. Tra i due capi dell'interruttore, tra i quali è frapposto un dielettrico (l'aria), si crea un campo elettromagnetico, di breve durata, che si irradia a distanza.
In pratica l'interruttore è un semplicissimo trasmettitore e il campo elettromagnetico che si irradia è un segnale radio a tutti gli effetti. E' un segnale che occupa un ampio spettro di frequenze, tra cui quelle che noi conosciamo come onde medie e corte. Il tuo ricevitore non fa altro che il proprio lavoro, cioè ricevere una piccola fetta del segnale irradiato, che si manifesta come il "rumorino" che tu senti. A scintille più grandi corrispondono segnali più intensi: un fulmine è un altro esempio di scintilla che irradia radiofrequenza, a ben altra scala rispetto al tuo interruttore.
Proprio dall'osservazione della trasmissione per induzione di una scintilla tra due avvolgimenti tra loro non collegati elettricamente partirono gli studi di Hertz, che furono successivamente sviluppati da altri studiosi fino ad arrivare all'applicazione pratica da parte di
Marconi.
I primi collegamenti radio erano effettuati proprio con trasmettitori a scintilla, che sfruttavano un sistema di produzione delle onde radio, per noi adesso rudimentale, basato proprio sullo stesso fenomeno che tu hai osservato. Ogni volta che accendi un interruttore, è come se tu ripercorressi in un attimo i primordi della storia dello studio dei fenomeni elettromagnetici e dell'invenzione della radio.
Accendendo e spegnendo l'interruttore in modo non casuale potresti perfettamente trasmettere informazione, ad esempio con caratteri Morse; un sistema rudimentale e a breve copertura, ma comunque efficace.


Quando il disturbo cerca di sovrapporsi a una stazione molto potente o vicina, è possibile che la seconda prevalga. Ma con i segnali più deboli e lontani, di solito vince il rumore. Per cui il vero nemico dell'appassionato di radioascolto a lunga distanza è quasi sempre il rumore, che a sua volta è quasi sempre di origine umana e locale. Nelle aree urbane viviamo immersi in una nuvola di rumori elettrici che viene appunto definita dagli addetti ai lavori "elettrosmog". In teoria, esiste un modo per combattere il rumore elettrico, che però non è sempre fatto nello stesso modo e costringe quindi a escogitare diverse strategie di soppressione. Il personal computer, per esempio, attraverso Internet è diventato un ottimo ausilio per il radioascolto, perché aiuta a informarsi sulle novità, a identificare le stazioni sconosciute, a scambiarsi informazioni, perfino decodificare i segnali radiotelegrafici o registrare i programmi preferiti e le stazioni da identificare. Ma messo vicino alla radio, il computer può generare rumore, specialmente quando si cerca di collegarne gli ingressi audio alle uscite dell'apparecchio ricevente. Bisogna in questi casi cercare di schermare radio e computer, o utilizzare, al posto dei soliti cavi di collegamento, dei trasformatori di isolamento che evitino il contatto galvanico (o elettrico, sostituendolo con l'induzione magnetica) tra uscita e ingresso audio.

E per gli altri tipi di rumore quasi sempre artificiali e quasi sempre propagati attraverso i cavi in rame delle reti elettriche? Un appassionato canadese, Ken Alexander, ha costruito un interessantissimo archivio di disturbi che possono "perturbare" l'ascolto delle stazioni radio, clssificando le varie sorgenti artificiali di rumore o RFI (radio frequency interfence). Alexander è un radioamatore e per i radioamatori, il rumore ha anche una sigla identificativa basata sulle tre lettere del codice Q, un sistema di tre lettere che descrivono eventi come "evanescenza", "frequenza utilizzata", "distanza della stazione", ecc. ereditato dagli operatori Morse e dal loro inesauribile bisogno di abbreviare i contenuti trasmessi. Il rumore si chiama QRN, N come noise. Sul sito RFI Noise Identification si trovano anche riferimenti ad altre fonti utili per l'identificazione dei suoni di natura quasi sempre radiotelegrafica, che, oltre alla voce e alla musica, si possono sentire nello spettro delle frequenze radio. Come può essere utile questo sito? In genere è indispensabile conoscere con precisione il punto in cui ha origine il rumore elettrico perché diventa più facile trovare una soluzione. Un apparecchio elettrico rumoroso, per esempio, può essere temporaneamente disattivato, magari chiedendo la gentile collaborazione dei vicini di casa che posseggono tali apparecchi.

22 novembre 2005

Radio Paranoie

Una etichetta discografica indipendente di Seattle, Sublime Frequencies, ha una concezione tutta particolare del concetto di world music. Presso questo eccentrico editore musicale sono disponibili delle compilation che in molti casi si basano su registrazioni di suoni e voci in diretta dalla radio, spesso sulle onde corte. Uno deti titoli più recenti è Radio Pyongyang: Commie Funk and Agit Pop from the Hermit Kingdom. Il titolo è stato curato da Christiaan Virant un artista americano che risiede da tempo a Pechino, dove organizza eventi musicali di transavanguardia. Per Radio Pyongyang, si legge in una recensione online del disco, Virant ha montato una serie di clip della radio nord-coreana, arrivando persino a registrare le misteriose trasmissioni in codice delle mitiche stazioni numeriche (i messaggi criptati letti con voce monotona per coordinare, a quanto si sa, attraverso le onde corte l'azione degli agenti in missione all'estero per conto di diversi organi spionistici). Virant ha aggiunto anche brani musicali nordcoreani e altri materiali sonori che insieme alle trasmissioni radio costituiscono un collage inedito, un intimo ritratto della realtà geopolitica più impenetrabile sulla faccia del pianeta.

Dopo l'armistizio con i fratelli/nemici del sud, la Repubblica Democratica della Corea del Nord, ha vissuto un'esistenza sospesa nella psicopatologica Juche, l'autonomo isolamento inventato dal dittatore Kim Il Sung. Dopo la morte del Grande Leader, praticamente divinizzato in un culto della personalità che non trova eguali in occidente (dove è chiaro che nessun leader è autorizzato a ritenersi unto del Signore, pena l'immediata perdita di credibilità) è il figlio Kim Il Jong, Caro Leader, a ereditare il potere, ma non il carisma. Tra sprazzi di possibili aperture e annunci di sperimentazioni nucleari assortite, promesse di cooperazione e minacce di improbabili ritorsioni, la Corea del Nord continua a trascinare la sua autarchica economia verso un destino incerto. Ovviamente la storia si concluderà con una riunificazione con Seoul ma sulla tempistica non è il caso di scommettere.

Il Cd di Sublime Frequencies è sicuramente una chicca da collezione (insieme a tanti altri titoli non meno curiosi e intriganti per l'appassionato di radio lontane) ma non è l'unico modo per farsi un'idea, oltretutto in diretta, della vera voce nordcoreana. Radio Pyongyang continua - forse con dinamo azionate a pedali - a trasmettere un certo numero di ore di trasmissione quotidiane in almeno quattro lingue occidentali, inglese, francese, spagnolo e tedesco. La trasmissione in spagnolo, per esempio, si sente discretamente con una radiolina a onde corte e la sua antenna a stilo, alle 23 ora italiana, su 7570 kHz (tipico, da parte di R. P. di frequenze un po' periferiche rispetto alle bande internazionali). La trasmissione dovrebbe essere in parallelo alla frequenza di 12015 kHz, che pero' non sembra arrivare altrettanto bene. Ecco una parziale lista di programmi riportata dal Worldwide Dx Club tedesco e curata dal berlinese Arnulf Piontek, una figura di "mediatore culturale" piuttosto ambigua, che appare anche in diverse pagine di
http://www1.korea-np.co.jp/pk/, sito giapponese dedicato a notizie e approfondimenti dalla impervia - e a quanto si sa, affamata - Repubblica Democratica Popolare.

Qualche frequenza di Radio Pyongyang (orari UTC, ora italiana-1)

  • 1300 inglese 7570 12015 WEu
  • 1400 francese 7570 12015 WEu
  • 1500 inglese 7570 12015 WEu
  • 1600 tedesco 6285 9325 WEu
  • 1600 inglese 9990 11545 Mo, NAf
  • 1600 francese 7570 12015 WEu
  • 1800 tedesco 6285 9325 WEu
  • 1800 inglese 7570 12015 WEu
  • 1800 francese 9975 11535 Mo, NAf
  • 1900 inglese 9975 11535 Mo, NAf
  • 1900 tedesco 6285 9325 WEu
  • 1900 spagnolo 7570 12015 WEu
  • 2000 francese 7570 12015 WEu
  • 2100 inglese 7570 12015 WEu
  • 2200 spagnolo 7570 12015 WEu

Tanti anni fa, quando le Radio Pyongyang dell'est vicino e lontano erano parecchie e la propaganda imperava, scrivere un rapporto di ricezione poteva essere un'esperienza. Gli americani che ci provavano potevano ricevere una visita dell'Fbi. In Europa si correvano meno rischi. La stazione rispondeva con plichi racchiuse in bustone di carta indecente e zeppe di santini della rivoluzione, libri e perfino spartiti rivoluzionari. Ci si può ancora provare, ma non posso garantire sui risultati. Ecco l'indirizzo.

THE VOICE OF KOREA
PYONGYANG
DEMOCRATIC PEOPLE'S REPUBLIC OF KOREA


Assolutamente da non perdere, sempre su Internet, sono le corrispondenze di Simon Bone. Se poi avete voglia di
visitare questa nazione (prima che lei visiti voi, tanto per parafrasare un personaggio di Corrado Guzzanti), c'è la non meno misteriosa Koryo Tours, agenzia di viaggio specializzata (è il caso di dirlo) e basata anch'essa a Pechino. I tour sono strettamente regolamentati e scadenzati e alla fine di novembre chiudono i battenti per l'inverno. Uno dei primi viaggi previsti per il 2006 avrà luogo a febbraio in occasione del compleanno di Kim Il Jong (no, il gruppo non sarà invitato a tagliare la torta) e costa 1390 euro tutto compreso, ma con partenza in aereo o treno da Pechino. Per cento euro in più si può prenotare un compleanno più prestigioso, quello del Sole in persona, Kim Il Sung. Tutti sono benvenuti tranne i giornalisti, che devono procedere attraverso canali più ufficiali, ma Koryo promette di dar loro una mano.

21 novembre 2005

Pirati della domenica

Quello delle stazioni pirata del Nord Europa (ma non solo) è uno dei risvolti più anacronistici delle onde corte. Sono stazioni hobbystiche, approntate in fretta e furia con trasmettitori surplus spesso gestiti in condominio da decine di "insegne" diverse (il trasmettitore è lo stesso, lingue e programmi cambiano), che diffondono principalmente nella banda dei 48 metri la domenica mattina. Una banda probita perché ufficialmente assegnata ai servizi marittimi, fuori dai normali confini dei 49 metri internazionali. Sono anche figli di una tradizione gloriosa, quella delle Radio London, o delle Radio Luxy, le prime a infrangere, da acque o territori extranazionali, i monopoli statali radiofonici dell'immediato dopoguerra. Monopoli che erano soprattutto culturali, connotati da una programmazione paludata e mortalmente noiosa. Prima che il '68 travolgesse tutto e prima che gli anni 70 dessero il via al fenomeno delle radio private, le radio pirate erano una valvola di sfogo musicale per i giovani britannici, tedeschi o scandinavi. Che oggi, invecchiati di 30 o 40 anni, non perdono lo spirito di un tempo e tornano a rivevere, sui 48 metri lo stesso clima di allora. Il fenomeno delle stazioni pirata riguarda anche altre frequenze delle onde corte, come i 3900 o i 7400-500 kHz e, in Europa e negli Usa, anche le onde medie. In particolare da Olanda e Grecia si possono ascoltare ancora diversi pirati ultrahobbystici su frequenze comprese tra i 1600 e i 1700 kHz, un'altra porzione di spettro condivisa tra emittenti broadcast e di ausilio/informazione alla navigazione (e infatti molti pirati usano vecchi apparati strappati alle navi in demolizione). E c'è persino qualche emittente dichiaratamente o ufficiosamente italiana, come Radio Mystery (intorno ai 6220 è spesso possibile trovare, la domenica, una delle frequenze utilizzate)
Su Internet questa componente un po' desueta dell'hobby è affrontata da un gruppo Yahoo come Dr. Tim, o dalla Pirate Radio Address List di Martin Schöch. Ma da oggi una importante risorsa tutta italiana è il libro Radio Pirata, Le magnifiche imprese dei bucanieri dell'etere di Andrea Borgnino, pubblicato nel lontano 1997 da Castelvecchi e generosamente messo da Andrea a disposizione di tutti attraverso il suo sito Web, Mediasuk. Un sito da non perdere per molte altre ragioni.

20 novembre 2005

Blowing in the solar wind

Collegato all'attività coronale, l'atmosfera ad altissima temperatura del Sole, c'è il cosiddetto fenomeno del vento solare. La temperatura della corona è talmente elevata che la gravità del sole non può trattenere emissioni di gas che si irradiano in tutte le direzioni. Un "vento" per nulla regolare - fatto di flussi più lenti e impennate velocissime, nuvole di interazione magnetica e altre caratteristiche - che investe la terra e interagendo con il suo campo magnetico provoca improvvise variazioni e tempeste. In corrispondenza di un fenomeno come i "buchi coronali" il vento del sole, che in genere procede a 400 km/sec, raggiunge velocità anche doppie. E questo ovviamente non fa bene al nostro campo magnetico e alla ionosfera, che reagisce producendo aurore (fenomeni luminescenti notturni spettacolari quanto nemici della propagazione delle onde radio) e periodi di assorbimento dei segnali. Per le propagazione delle onde medie bastano perturbazioni minime per influire sui tracciati dei segnali. In genere lungo gli assi più settentrionali c'è bisogno di campi magnetici molto tranquilli. Maggiore è la perturbazione, minori sono le probabilità che i segnali passino. In determinate condizioni di confine vengono privilegiati i percorsi propagativi transequatoriali, rivolti verso il nostro sud. Durante le tempeste vere e proprie, il campo magnetico può infine bloccare tutto, anche a frequenze molto elevate.

E' dunque molto interessante cercare di studiare l'interazione tra il vento solare e i valori del campo magnetico terrestre. Gli scienziati hanno messo in orbita (nel punto L1, dove i campi gravitazionali della terra e del Sole si annullano a vicenda) un satellite, Ace, che misura la velocità del vento solare e le fluttuazioni del campo magnetico interplanetario cercando così di anticipare di almeno un'ora l'arrivo degli sbuffi di vento più intensi, quelli che possono provocare serie perturbazioni del campo terrestre e della ionosfera (bloccando la propagazione a terra o disturbando il funzionamento dei satelliti artificiali). Lo spunto per parlare di tutto questo arriva da Fabrizio Magrone, grande esperto italiano di Utility DX (il monitoraggio delle radiotrasmissioni a supporto di attività civili e militari), che si dice da sempre interessato a «capire come e qualmente il vento solare influisca sulle condizioni della propagazione ionosferica.» Per studiare il fenomeno, spiega, Internet fornisce diversi strumenti di controllo, alcuni dei quali sono inseriti tra i grafici presenti sulla banda sinistra di questo stesso sito. «I dati sul vento solare,» scrive Fabrizio, «sono facilmente disponibili in rete, però di recente ho messo su GeoAlert-Extreme Wizard, che è comodo per avere i dati sempre visibili. Finora era uno shareware che scadeva dopo sessanta giorni e non lo avevo acquistato perché ho già IonoProbe che mi piace di più. Avevo contattato l'autore di IonoProbe chiedendogli se poteva aggiungere una pagina sul vento solare, ma mi aveva risposto che avrebbe potuto, ma non lo faceva perché li considerava dati inutili. Adesso GeoAlert ha una versione semplificata freeware (niente archivio dei dati; ma li ho già su IonoProbe) che volevo segnalare perché lì il vento solare c'è.»

Sul gruppo di discussione internazionale dei radiofaristi, Ndblist, è apparsa recentemente l'indicazione a un altro "cruscotto" in tempo reale che visualizza i dati del satellite Ace in modo molto interessante per valutare l'impatto del vento sulla ionosfera. Il grafico, dell'istituto geofisico australiano Isp, mappa in ascissa la velocità del vento e in ordinata la variabilità del campo magnetico terrestre e traccia una lancetta che permette di osservare a colpo d'occhio lo stato delle cose. In pratica la situazione ionosferica è molto tranquilla se il vento solare non supera una certa velocità e la deviazione misurata sull'asse nord-sud del campo magnetico non è negativa. Se la deviazione è negativa, con il vento solare basso la situazione può essere accettabile (ma non favorevole). Se oltre alla deviazione negativa abbiamo un aumento della velocità del vento, si entra in "zona rossa" e potrebbe essere consigliabile andare a dormire invece di trascorrere la nottata alla caccia di emittenti lontane. Detta a grandissime linee, perché non si devono mai trascurare le situazioni di "soglia", che precedono di poco i forti mutamenti. Queste situazioni possono essere foriere di ascolti eccezionali, come è stato più volte osservato in passato.

19 novembre 2005

Per una tassonomia del radiofaro

Una foto del VOR-DME di Saronno ottenuta grazie all'inesauribile curiosità radiantistica di Aldo Moroni, offre l'insolito spunto di parlare di navigazione (aerea) assistita da diversi apparati di radiostrumentazione. La definizione di VOR è Very high frequency Omnidirectional Radio Range, un sistema in grado di indicare ai piloti degli aerei la rotta da seguire. Un VOR opera nelle frequenze della banda VHF ma utilizza identificativi in Morse simili ai Non Directional Beacon delle onde lunghe. Questi ultimi a loro volta fanno parte di un altro sistema di radionavigazione conosciuto come ADF, Automatic Direction Finding, operativo su onde lunghe e medie. Come funziona un VOR? Ce lo spiega un bell'articolo di Wikipedia, secondo il quale questo particolare radiofaro emette, su canali spaziati di 50 kHz e compresi tra 108 e 117,95 MHz, due segnali diversi. Uno di riferimento, modulato in AM con l'identificativo in Morse, l'altro di sfasatura, immesso in un sistema circolare di antenne (vedere foto) che aggiunge al secondo segnale una sfasatura variabile nel tempo. Nella foto si possono contare intorno all'antenna centrale ben 36 antenne più piccole. Sono queste a generare un segnale, emesso su ona sottoportante in FM, che compie trentasei scatti di fase, come su un ipotetico schermo radar. Il segnale combinato ricevuto a bordo viene analizzato e l'informazione di sfasatura estratta fino a determinare con precisione la direzione da cui proviene il segnale relativamente alla posizione dell'aereo (che può così stabilire quale rotta sta seguendo e avvicinarsi corretamente al suo tracciato o alle piste di atterraggio). La parte DME, Distance Measuring Equipment, di molti VOR, incluso questo di Saronno (identificativo SRN su 113,7 MHz), serve come si può intuire a stabilire la distanza VOR-aereo e consta di un sistema UHF che l'aereo interroga remotamente, In risposta otterrà altri impulsi radio il cui ritardo viene convertito in distanza. Il VOR-DME di Saronno è dislocato nella stessa posizione occupata dall'omonimo NDB, attivo su 330 kHz. Anche questo è stato fotografato da Aldo Moroni.

Le ragioni delle onde corte


Un articolo pubblicato online da Index for Free Expression descrive dettagliatamente i problemi di libertà di espressione dei gruppi di zimbabwesi esiliati dal simpatico governo repressivo della ex colonia britannica. Da diverso tempo i giornalisti che rappresentano le forze di opposizione dello Zimbabwe cercano di trasmettere verso i loro connazionali programmi radiofonici diffusi in onde corte dall'Inghilterra e da altre nazioni, attraverso facilità affittate per l'occasione. Il simpatico governo repressivo dello Zimbabwe ha sempre combattuto questi tentativi con il jamming, la discutibile arte di diffondere rumori generati elettronicamente sulle frequenze dell'emittente "nemica". Un'arte che l'Unione Sovietica aveva raffinato in modo particolare e che oggi viene tranquillamente applicata da iraniani, cinesi coreani e altri simpatici governi repressivi sparsi qua e là. Tornando allo Zimbabwe, oggi radio SW Radio Africa cerca di eludere il jamming trasmettendo via Internet e via onde medie (su 1197 kHz da Maseru, nel non lontano Lesotho). Ma diciamo la verità, Internet non è un mezzo ideale per fare controinformazione tra le masse di una nazione africana, dove se avessero il computer vorrebbe dire che avrebbero anche l'elettricità e se avessero Internet vorrebbe dire che avrebbero anche le linee telefoniche e i soldi e a quel punto l'entusiasmo per il simpatico governo repressivo sarebbe incontenibile. Sulle onde medie le cose vanno già meglio ma i segnali sono quello che sono: inesistenti nelle ore diurne, anche dal vicino Lesotho.

Il che riconduce il discorso sugli inattesi vantaggi delle onde corte in un mondo in cui ci sono nazioni che stanno alacramente pianificando la fine delle trasmissioni radiotelevisive in analogico. Dimenticando che un buon quarto del mondo deve ancora effettuare la sua prima telefonata. Certo, gli oppositori dello Zimbabwe potrebbero anche attendere che tutti i loro connazionali si comperassero un bel telefonino e avviare una campagna politica via SMS, di quelle che possono capitare solo nelle povere nazioni africane, nevvero. Ma perché uno non dovrebbe approfittare di una tecnologia che con trasmettitori di potenza media riescono a "illuminare" estesi territori a distanze notevoli e permette di fare ascolter suoni e voci attraverso radioline (cinesi o meno) da 20 dollari? Che senso ha investire in tecnologie più avanzate, magari satellitari, considerando che occorrono 20.000 dollari per mettere in orbita un carico da un chillo e un satellite per comunicazioni può costare tantissimo e pesare anche di più? Forse bisogna chiederlo a Worldspace, l'azienda che voleva trasmettere via satellite ai poveri africani e oggi sembra aver deciso di seguire la pista aperta dagli americani di Sirius e Xm Radio e vendere abbonamenti radiosatellitari ai benestanti europei.

Le onde corte, fuori dalla insaziabile bambagia del benessere occidentale, hanno ancora molte ragioni d'essere ma sono minacciate un po' ovunque. Le emittenti ufficiali, quasi sempre governative, subiscono letali tagli ai bilanci. E l'altro chiodo nella bara sta entrando per merito della nostra stramba velleità di sperimentare, sulle onde corte, i futuri sistemi digitali. Quelli che dovrebbero risolvere i ridicoli problemi di qualità dell'audio (chissenefrega della qualità: dateci buoni programmi radiofonici di notizie e intrattenimento e il buon audio continueremo a godercelo sui cd) e di affollamento dello spettro che rovinano i sogni dei poveri venditori di infrastrutture in Usa, Europa, Giappone e Corea del Sud. Per fortuna esiste un mondo alternativo di emittenti in onde corte, quasi tutte fortemente connotate sul piano politico, che certe frequenze non smettono di utilizzarle. Non sempre sono iniziative sostenute da cause nobili come quelle di SW Radio o della stazione camerunense Radio Free Southern Cameroons, già citata da Radiopassioni. Molte di queste emittenti, le cosiddette "clandestine", sono analizzate da un eccezionale sito Web, Clandestineradio. Oltre alla programmazione e ai dettagli sulle frequenze monitorate per le varie stazioni, Clandestineradio mette a disposizione del visitatore preziosi approfondimenti che fanno da sfondo alle diverse situazioni geopolitiche. Su versanti meno politici un'altra risorsa interessante è un misconosciuto newsgroup di Yahoo, Creative Radio, creato per discutere l'uso della radio nelle campagne di acculturamento, informazione sanitaria e altre forme di volontariato e azioni umanitarie. Altre informazioni su progetti radiofonico-umanitari si trovano su siti come il Dfid una organizzazione britannica o su quello della organizzazione elvetica, controllata dalla Confederazione, Fondation Hirondelle, project leader della congolese (repubblica democratica) Radio Okapi. O ancora sul sito di Farm Radio Network, not for profit canadese gentilmente segnalatami da Renato Bruni. Farm Radio Network

Molte emittenti descritte su Clandestineradio possono essere ricevute in Italia con una radio a onde corte.
collabora con le emittenti di 35 nazioni africane per diffondere programmi di istruzione alimentare.

Galleria dei miracoli

Nei giorni tra ottobre e novembre Giorgio Casu, l'esperto radiofarista della Sardegna, ha stupito i suoi colleghi italiani (e internazionali, a dire il vero) inanellando una serie di fari canadesi. Altri canadesi, sono arrivati anche questa notte, tra le 00 e le 01 del 19 novembre. Giorgio mi ha gentilmente inviato le immagini delle tracce di tutti questi fari catturate con il software Spectran. Nella galleria qui pubblicata (l'ordine non è alfabetico, scusate) si riconoscono 15 canadesi, 1 americano, 1 groenlandese OZN 372 e un intruso dal medio oriente, l'iraniano SKD 376 Shahre Kord. I canadesi sono BC 214 Baie Comau, BX 220 Blanc Sablon, CA 281 Cartwright, FC 326, JT 390 Stephenville, QX 280 Gander, ML 392 Charlevoix, JC 396 Rigolet, UWP 323 Argentia, YY 340 Mont Joli, YHR 276 Chevery, QY 263 Sydney e l'americano è CLB 216 Wilmington Carolina Beach. Da notare, in tutti i canadesi, il caratteristico long dash: la modulazione a 400 Hz che rimane accesa anche nei periodi di non identificazione. In genere i radiofari A2A tengono aperta solo la portante durante il periodo non ident (fase detta anche di direction finding).

AY

CA

CLB

FC

BX

BC

OZN

JT

JC

ML

NA

UWP

YHR

QY

QX

SKD

YY

17 novembre 2005

Se la DXped fa notizia

In generale il personale delle stazioni radiofoniche ignora le regole più elementari della propagazione a lunga distanza. La possibilità di ricevere i segnali a distanze assai superiori a quelle previste dal loro tradizionale bacino d'utenza è quasi sempre una sorpresa per gli animatori delle radio locali, come testimoniano nel corso degli anni le reazioni - tra scetticismo e legittimo orgoglio - degli annunciatori che ricevono un cosiddetto "rapporto d'ascolto" da qualche appassionato DXer (così, richiamandosi all'acronimo radioamatoriale DX, Distance Unknown, si definiscono gli appassionati di ricezioni estreme che a volta scrivono alle loro prede illustrando i dettagli dei programmi e chiedendo una "verifica" scritta dei loro ascolti). Proprio perché i meccanismi propagativi sono così poco noti, persino agli addetti ai lavori, a volte il DX riesce a fare notizia sui media radiofonici di taglio più giornalistico. Recentemente è capitato ai ragazzi (si fa per dire, l'età media è tristemente elevata) di Kongsfjord, microscopica località dell'estremo nord norvegese dove da qualche anno un gruppetto di DXer locali effettua periodiche spedizioni, con radio e antenne filari lunghissime, per "pescare" nell'etere i segnali più impensabili. A Kongsfjord, Bjarne Mjelde e soci riescono con estrema nonchalance ad ascoltare le stazioni in onde medie del Sud del Pacifico. Le loro imprese hanno suscitato la curiosità degli autori di una trasmissione della radio nazionale norvegese Nrk, che ha dedicato al fenomeno delle DXpedition una recente puntata della rubrica Kurer, spazio che la radio dedica alla radio. La pagina è in norvegese ma le foto e le registrazioni audio riportate nel programma, ascoltabile seguendo questo link, sono molto esplicite.

Andrea Borgnino colpisce ancora


Dopo una prima fortunata serie di trasmissioni di Radio 3 dedicate al radioascolto, Andrea Borgnino torna sulle frequenze del terzo canale di RadioRai e nell'ambito della rubrica Terzo Anello con un nuovo ciclo. «Il mio nuovo programma,» mi scrive l'autore, «va in onda a partire da lunedì 21 Novembre per dieci puntate alle 14.30. La trasmissione si chiama "Geografie dell'Ascolto" ed è dedicata al mondo dei paesaggi sonori (soundscape) e al rapporto tra il suono e la vita di tutti i giorni. Per chi si perde la messa in onda (alle 14.30 per due settimane su Radio3) c'è anche il sito:

http://www.radio.rai.it/radio3/terzo%5Fanello/geografiedellascolto/index.cfm

con file audio e testi.»

Ascoltate numerosi.

13 novembre 2005

Radioviaggi - Las Vegas!

Quando non è il segnale lontano a farti viaggiare per il mondo, la radio è uno degli strumenti conoscitivi più simpatici e autentici per metterti in contatto con le realtà che lavoro e vacanza ti portano a visitare di persona. Las Vegas, dove molte aziende multinazionali tengono le loro convention per ingraziarsi clienti e giornalisti, è il posto più finto del mondo e non è neppure una felice rappresentazione dell'America profonda. Gli americani vengono qui per perdersi nell'alcool, nel gioco e nel fumo di tabacco (combattuto ovunque tranne che qui), dimenticandosi soprattutto di se stessi. Gli stranieri vengono qui come al circo, metafora banale ma l'unica buona per la patria degli hotel casinò (qui dicono cassìno) “a tema”. Gli italiani, poi, si sentono presi personalmente per il culo. La piscina del Caesar's, patria dell'omonima (e ottima, niente da dire) insalata, è una via di mezzo tra Villa Adriana e l'edilizia sportivo-celebrativa mussoliniana. 28 gradi il 12 di novembre, colonne attiche, leoni di San Marco (ma perché? Forse per imitare il Venitian, l'albergo col Canal Grande al secondo piano?) cupole da Panteon e statue dorate. E il bello è che l'effetto parodistico è puramente involontario: il massimo per i milioni di turisti che alimentano la miliardaria industria del gioco coniugato, quando va bene, alla congressistica, è farsi fotografare con i centurioni romani in pura plastica (ci sono anche al Colosseo, ma almeno i turisti li prendono amabilmente in giro) vicino alla fontana imperiale dell'ingresso.
Tra le poche cose non turistiche della città nello splendido deserto tra California, Nevada e Arizona, sono le stazioni radio ascoltate da quel paio di milioni di addetti da cui dipende la costruzione degli alberghi e tutta l'industria del gioco-alcool-sesso, che qui vale diversi fantastilioni. L'unica concessione al surrealismo riguarda le forme di promozione delle stazioni locali. Cartellonistica e stickers non bastano, qui a Las Vegas tutto dev'essere oversize. Così la stazione 104.7 K-jewel (KJUL), musica evergreen, cerca di attirare l'attenzione degli ascoltatori con la pubblicità nel cielo. E non si tratta del classico striscione pubblicitario trascinato dall'aeroplanino. Qui ci sono cinque aviogetti in formazione che tracciano nel cielo le lettere, abbozzate a cinque righe sovrapposte con i gas di scarico. "Listen to KJUL 104.7" scrivono i jet nel cielo, e la scritta viene dispersas dal vento come le nuvole. Incredibile.
Lavorare a Las Vegas conviene soprattutto per le mance. Gli stipendi, come sempre in America, non devono essere granchè a giudicare dalle pubblicità radiofoniche di piccole finanziarie per i prestiti e dei negozi discount. Molti lavori a noi sembrerebbero più inutili che umili: ispanici e asiatici, ancora più che neri, sono qui perché regge il mito delle opportunità per tutti. Mito abbastanza fondato, ma che fatica dev'essere passare la giornata col sorriso sulle labbra, inchinati davanti ai mafiosi russi che sono riusciti a invadere anche questo distorto simbolo dell'occidente e percorrono i corridoi del Caesar's perennemente incollati al cellulare, senza perdere contatto con New York e Mosca.
Sfondare è poco più facile che sbancare il jackpot ultramilionario delle slot, ma intanto ci provano tutti, raggiungendo comunque un livello di vita incomparabilmente superiore a quello del natio Messico.
La patria è abbastanza vicina, ma per le centinaia di migliaia di ispanici non resta che ascoltare stazioni come La Nueva 103 punto cinco, Puro Mexico, la musica ranchera (e non solo) migliore della città,ma soprattutto La Tricolor 105.1, que toca solo trancasos norteños. Una vera consolazione, anche perché le altre ispaniche sono quasi tutte religiose, alleluja, sea bendito el nombre de Dios. Puro Mexico, per quelle contraddizioni tipiche di Vegas, diventa una delle cose più vere di un posto che, se ci fosse, bisognerebbe dimenticarlo.

08 novembre 2005

Avvisi ai naviganti, quelli veri

Questa notte stavo curiosando sulle frequenze basse delle onde corte - con una radiolina a batteria, per attenuare i rumori elettrici che nella zona di Milano in cui abito infestano lo spettro - quando mi sono imbattutto in un bollettino meteo marittimo in inglese. A trasmissione conclusa è risultato essere emesso dalla Guardia Costiera olandese, sulla frequenza di 3673 kHz, ovviamente in banda laterale superiore (USB), con il meteo delle 23.33 UTC (il bollettino viene diffuso ogni quattro ore) dal porto di Scheveningen. Quello delle comunicazioni marittime mercantili è un mondo di grande fascino, anche se una significativa porzione del traffico in questi ultimi quindici anni si è spostato sui satelliti marittimi come Inmarsat e non solo. Prima di proseguire è doveroso avvertire che stiamo parlando di un traffico radiofonico non broadcast, il cui ascolto è regolato da precise norme di comportamento. Formalmente l’ascolto delle frequenze non broadcast o amatoriali è vietato, ma la legge contempla l’eventualità di intercettazioni casuali legate all’uso di ricevitori a copertura continua (che sono ammessi). In ogni caso, i contenuti delle trasmissioni non vanno mai divulgati o utilizzati a proprio vantaggio. Detto questo, basta un piccolo ricevitore HF con SSB come l’ormai celebre Degen 1103 - uno scatolotto cinese acquistabile su eBay, dal fantastico rapporto qualità prezzo - per esplorare dopo il tramonto del sole la porzione di frequenze compresa tra i 1.650 kHz e la banda radioamatoriale degli 80 metri, fino a 3.700 kHz, ascoltando le rare comunicazioni voce terra-nave ma soprattutto per i warning meteorologici e di vario genere trasmessi a intervalli regolari dalle stazioni costiere, che invece abbondano in tutte le lingue.
La contrazione del traffico marittimo in HF ha colpito soprattutto un servizio, il collegamento tra i battelli in navigazione e la rete telefonica terrestre attraverso le stazioni costiere, gli enti adibiti al traffico radio con le navi. Oggi molte nazioni hanno razionalizzato le loro reti di stazioni, concentrandone le funzioni in poche località, ma una volta erano quest’ultime, non i satelliti a mettere in connessione, per telefono, armatori e famiglie dei marinai. La chiamata raggiungeva telefonicamente la stazione costiera e da qui proseguiva su un doppio link radiotelefonico in onde corte, uno per il canale di andata, l’altro per il ritorno (traffico duplex). Ora queste chiamate viaggiano preferibilmente via satellite, mentre gli armatori tendono a preferire le comunicazioni telex con le loro navi (e anche qui il telex non viaggia più esclusivamente in HF come un tempo). Il Morse viene gradualmente smantellato, un po’ dappertutto.
Da parecchio tempo sono poi in corso due grandi processi di razionalizzazione del traffico radio marittimo internazionale, una evoluzione che tende a favorire modalità di comunicazione automatica, non in fonia e anche qui satellitare. Il Worldwide Navigational Warnings Service, frutto degli accordi tra l’Organizzazione Marittima e l’Organizzazione Idrografica internazionale, che ha suddiviso il mondo sedici Navarea, aree di interesse costiero nelle singole aeree e aree locali nelle singole coste (ottime descrizioni qui e qui, con dettagli sulla nostra Navarea, la III e le zone costiere italiane). Attraverso questi accordi viene coordinato a livello internazionale la disseminazione di avvisi ai naviganti e bollettini meteo, questi ultimi normalmente centralizzati in una unica infrastrttura. Poi c’è il complesso mondo del Gdmss, il Global distress and maritime safety system, un sistema di comunicazione largamente automatizzato per i quali sono previsti quattro livelli di comunicazione in VHF, MF/HF, satellitare e polare (sopra i 70 gradi di latitudine, dove Inmarsat non garantisce copertura e si devono utilizzare per forza le onde corte), nelle due modalità radiotelegrafica e radiotelefonica. I capisaldi del Gdmss sono i satelliti, il sistema radiotelegrafico Navtex e i link VHF, MF e HF che possono essere radiotelefonici ma devono essere compatibili con il sistema automatico di chiamata selettiva detto anche DSC, Digital Selective Calling.
Tornando a Scheveningen, il sito della Guardia Costiera Olandese, permette di scaricare un volantino dettagliato, la newsletter 30E, con la lista completa dei porti equipaggiati e le frequenze attive. Da non perdere, anche se tutto in olandese, l'annuario 2004 pubblicato dalla Kustwacht, con fotografie e grafici interessantissimi. Un volume assai più interessante, anche perché copre tutte le Navarea del mondo è la Radio Navigational Aids prelevabile dal sito della National Geospatial-Intelligence Agency americana, . Il terzo capitolo dell'eccezionale volume, disponibile anche tra i documenti di Radiopassioni (seguire il link sulla sinistra) è dedicato alle stazioni costiere e alla trasmissione dei warning. Altre parti di questa guida, aggiornata al 2005, non sono altrettanto attendibili. Evitate per esempio quello sulle stazioni di tempo e frequenza campione, del tutto anacronistico rispetto alla situazione reale.

E in Italia? Il sito della Guardia costiera è abbastanza interessante, è vero, con la lista di tutti i porti italiani. Ma per avere un’idea della situazione delle frequenze VHF e MF attive si può consultare la guida Andar per mare del Marina e prelevare la tabella in Pdf riportate nelle Pagine Azzurre. Il sito Nautica online ha pubblicato un comodo estratto con i tempi di trasmissione di bollettini Meteomar e degli Avvisi ai naviganti. Tutte queste informazioni dovrebbero in teoria essere aggiornate a quelle pubblicate nei due volumi Radioservizi per la navigazione, dell'Istituto Idrografico nazionale, ma sono sempre da prendere con cautela. Inutile arrabbiarsi se certe stazioni non si sentono, soprattutto quando si cerca di ascoltare una costiera particolarmente lontana. La propagazione non permette sempre di effettuare ascolti straordinari e può succedere che certi servizi o frequenze siano stati disattivati.

07 novembre 2005

Su che frequenza preferirebbe trasmettere?

Due o tre settimane fa l'autorevole testata economica Forbes ha pubblicato una intervista commento su Eben Moglen, docente della Columbia Law School e fautore dell'open source, a proposito di industria radiotelevisiva. Da anni Moglen va ripetendo che quando la radio avrà completamente sposato i modelli dell'open source, non ci sarà più bisogno di regolamentare lo spettro delle radiofrequenze perché la radio sarà in grado di regolarsi da sola. Moglen si riferisce a una evoluzione della Software Defined Radio, che viene chiamata radio cognitiva. La cognitive radio non deve essere impostata per operare in una determinata banda, le basta annusare lo spettro, individuare il primo slot libero e occuparlo. In uno spettro affollato, questa capacità basterebbe per rendere disponibile a tutti una risorsa che la regolamentazione considera "non infinita".
Di questo concetto parla da circa cinque anni Johnn III Mitola e naturalmente l'idea che il problema dell'efficienza spettrale possa essere risolto direttamente dalle radio intelligenti interessa molto ai militari del Darpa. L'Fcc americana, forse conscia di correre un serio rischio di obsolescenza, ha organizzato, già nel 2003, un convegno.Una delle prime applicazioni potrebbe riguardare la telefonia cellulare, con terminali utente capaci di identificare e utilizzare la frequenza ottimale per il dialogo con le stazioni base.

Does Open-Source Software Make The FCC Irrelevant?

Daniel Fisher, 10.18.05, 10:00 AM ET

Columbia Law School Professor Eben Moglen wants to destroy the Federal Communications Commission. Not as some kind of terrorist act, but because technology is rapidly making it irrelevant.
The agency might have made sense in the 1920s, Moglen says, when it was formed to assign specific frequencies to broadcasters so they wouldn’t try to drown each other out by cranking up the transmitter power. But a new generation of intelligent radios, combined with equally clever computer networks, is making it possible for anybody to use the airwaves without interfering with anybody else.
That raises the question of why Rupert Murdoch, say, needs exclusive access to a slice of the radio spectrum for his Fox television network when he could just as easily put his content out over the Internet for customers to pick up using low-powered wi-fi receivers hooked into the Web.
“My goal is to do all of the work it takes to be explaining to the Supreme Court in 2025 why broadcasting is unconstitutional,” says Moglen, who speaks in perfect, rolling sentences. “We have a long march to do, we have a lot of education to do, society has to catch up with our vision of the future, but we are going someplace and the only question is timing and skill in driving.”
Moglen’s comments would be easy to dismiss, except for the woe he’s already caused the software industry. For nearly a decade, Moglen has been the chief legal officer at the Free Software Foundation, in charge of defending the General Public License, a subversive bit of lawyering that turns property law on its head by prohibiting the users of open-source software from charging money for it.
A polymath who wrote code for IBM in the 1970s while he was earning a law degree and a Ph.D in history at Yale, Moglen enjoys using the tools of capitalism against itself. He’s wrung significant concessions out of software companies without filing a suit, including forcing Cisco Systems to “open up” the code in Linksys routers soon after it bought the company for $500 million in 2003.
“I was always able to begin that phone call with the magic words “I don’t want money,’” Moglen says, chuckling. “I only want you to play by the rules.”
Because open-source software is so easy to modify and use, businesses have embraced it, and millions of people have installed the Linux operating system on their computers. Now entire nations, including Brazil and Venezuela, have committed themselves to using open-source code. The majority of commercial Web servers run on open-source Apache software.
The spread of open source is a threat to established broadcasters, not to mention cellular telephone companies and other holders of FCC licenses. By using open-source software and low-powered “mesh networks” that can sniff out open frequencies and transmit over them, Moglen says, “we can produce bandwidth in a very collaborative way,” including transmitting video and telephone conversations that would normally ride on commercial networks. The Linksys WRT54G wireless router is for hackers what a Model A Ford was for hotrodders in an earlier era--a highly adaptable platform for experimentation.
“We remove the proprietary software and install open source,’’ says Sascha Meinrath, co-founder of a group that is providing Urbana, Ill. with free wireless Internet access. By “flashing” communications chips with new instructions downloaded off the Internet, Meinrath says, hackers can add sophisticated features to wireless routers such as the ability to adjust frequency and signal power.
That allows more users to occupy the same crowded slice of radio spectrum. But the same code can just as easily allow users to transmit on frequencies the FCC has licensed to somebody else.
Should the FCC try to crack down, the hackers have a powerful weapon: The First Amendment. An offshoot of the Free Software Foundation called GNU Radio is developing a new generation of radios and TV receivers that use software for just about everything except the antenna and the power source. The FCC can prohibit manufacturers from selling radios that transmit on illegal frequencies, but it would have trouble shutting down a Web site distributing software that does the same thing.
“You cannot regulate code without going through the First Amendment-type balancing tests we have for any other type of speech,” says Cindy Cohn, a lawyer at the Electronic Freedom Foundation in San Francisco. “Code is speech.”
Broadcasters fear that an unregulated community of hackers could throw the airwaves into chaos.
“There's a reason there is the FCC--to protect the integrity of the broadcast band,” says Dan Wharton, spokesman for the National Association of Broadcasters in Washington, D.C. “We're very concerned about the potential for interference.”
Techies assume they can solve such problems with better software. But regulators have to anticipate that people will try to drown each other out with transmitter power, says Gerald Faulhaber, a former chief economist for the FCC who now teaches at the University of Pennsylvania's Wharton School of Business.
“Engineers want people to be good,” Faulhaber says. “Economists assume everybody is bad. And guess what? We're right.”
But Moglen believes his First Amendment arguments will trump such objections. Not only will the government have difficulty prosecuting millions of consumers using open-source radios to broadcast on unauthorized frequencies, he says, but the very act of using the airwaves in that manner will make it harder to defend the monopolies granted broadcasters like Fox.
“We've known forever that licensing newspapers is against the rules, so why should radio spectrum be any different?” he says.
Moglen’s 20-year march to the Supreme Court may already have begun. The FCC is in the midst of a proceeding to determine how it will regulate so-called “cognitive radios,” which use software to switch power and frequency. Hackers are hard at work refining such devices in the cooperative world of open source, where software writers post their code on the Internet and others modify it or offer suggestions.
And companies like Cisco, IBM and Computer Associates (nyse: CA - news - people ) are hastening the process along, partly as a way of competing with Microsoft (nasdaq: MSFT - news - people ). They've even put $4.3 million into a public interest law firm Moglen installed in New York offices to enforce the GPL.
“It's really a mistake for capitalists to assume that in these areas--software, information, data--that the best way of guaranteeing the production of this valuable material is the old way [of selling over government-authorized networks]," Moglen says. “There is something different going on here.”

05 novembre 2005

La voce di una non nazione

Sulle onde corte è ancora possibile provare il piccolo ma emozionante piacere della scoperta di nuove nazioni. Per la verità quella del Cameroon del Sud è una nazione ancora non riconosciuta, uno di quei gruppi etnico-linguistici che per colpa delle guerre e della decolonizzazione non ha trovato ancora la sua collocazione più tranquilla e deve barcamenarsi tra mancata rappresentanza, violenze e mille angherie. Dal 30 ottobre, ogni domenica dalle 18 alle 19 UTC, sulla frequenza di 12130 kHz, trasmette Radio Free Southern Cameroons. L'emittente dice di trasmettere da Buea, la capitale della regione, ma non è così. Il trasmettitore si trova in Russia, a Krasnodar, ed è stato affittatto dal governo ombra del Sud Cameroon, il Southern Cameroons National Council. Andando sul sito Web dell'Unpo, una sorta di organismo ufficiale delle Non-Nazioni Unite, si apprende la storia di quella che un tempo era una regione del Cameroon tedesco. Dopo la prima guerra mondiale il Cameroon fu ripartito tra inglesi e francesi. I primi amministrarono il Sud Cameroon come una regione della Nigeria. Poi, quando si trattò di scegliere tra far parte della Nigeria, diventare nazione autonoma o confluire nel Cameroon indipendente ma in una forma confederale, che garantisse l'autonomia della regione, la Repubblica del Cameroon riuscì ad annettersi il territorio, che da quarant'anni cerca un altro riconoscimento e si sente "colonizzato" dal Cameroon francofono.
La trasmissione della scorsa settimana non ha portato fortuna al capo dell'Sncn, Ayamba Ette Otun, che il 31 ottobre è stato arrestato dalle autorità camerunensi. Il sogno di uno stato indipendente, con circa 5 milioni di abitanti e con il governo insediato nell'immaginifico schloss in stile prussiano, che fu sede del governatore tedesco a fine 800, resta lontano dall'avverarsi. Intanto il Sud Cameroon continuerà a far sentire le sue ragioni, in inglese, su 12130 kHz, avendo contrattato con l'organizzazione belga Tdp, di Ludo Maes, un'ora di trasmissione settimanale dagli impianti di Krasnodar. Ormai le onde corte sono così, per non spegnere del tutto impianti rimasti sottoutilizzati dalla chiusura delle redazioni radiofoniche internazionali, si mettono le antenne in affitto. Peccato, perché un tempo radio Buea, l'emittente regionale del Cameroon, si poteva ascoltare bene dall'Africa, non dalla Russia, sulla non facile frequenza di 3970 kHz. Senza contare le altre emittenti attive sui 60 metri, che oggi trasmettono solo in FM. Accontentiamoci di quel che passa il lento tramonto delle onde corte. La radio continua comunque a farci scoprire cose nuove e Internet dà il suo contributo.

Olanda 2015: addio alla radio analogica

Secondo Media Network, il ministro dell'economia olandese Laurens Jan Brinkhorst avrebbe comunicato al Parlamento dell'Aia la data prevista per lo switchover, la definitiva disattivazione delle stazioni radiofoniche analogiche e il passaggio alla radio digitale. Sarà il 2015 e non il 2019 (altra data limite fornita in precedenza dallo stesso Brinkhorst). Il ministro avrebbe deciso di anticipare il processo perché Germania e Gran Bretagna starebbero lavorando a una deadline più o meno simile. Per la verità, a commento di questa notizia su Media Network l'inglese Dave Kenny commenta che in Gran Bretagna l'Ofcom ha già fatto sapere che la radio analogica in FM e onde medie non verrà mai spenta. Kenny sottolinea come le attuali licenze FM, concesse mensilmente dall'Ofcom, hanno una durata di 12 anni e continueranno a essere rilasciate.
Tornando all'Olanda è stato deciso di non mettere all'asta le frequenze digitali (l'Olanda dovrebbe aver adottato il sistema DAB, ma Media Network in realtà non parla di standard). Le licenze verranno concesse su base "comparativa" e saranno rilasciate a chi potrà garantire la maggior varietà di programmazione e i servizi più innovativi. Come dire: non abbiamo la benché minima idea di chi ci seguirà sul carrozzone della radio digitale. Brinkhorst vuole assegnare le prime licenze entro l'estate del 2006 e ha informato gli attuali detentori delle procedure. Il processo avrà inizio a maggio o giugno 2006, poco prima della convocazione a Ginevra della Regional Radio Conference, dove si discuterà della riassegnazione delle frequenze a servizi come, appunto, la radio digitale, nella banda Vhf III. Altre tornate di assegnazioni sono previste nel 2007 e 2008, quando anche i nuovi arrivati potranno farsi avanti.
Il sistema radiotelevisivo olandese è uno dei più evoluti in Europa, malgrado le ridotte dimensioni del territorio. Una spiegazione a grandi linee del suo funzionamento si trova sul sito del Ministero dell'educazione. L'infrastruttura pubblica nazionale è gestita a più mani dalla radiotelevisione nazionale Omroep e da un gruppo di società private che garantiscono il plurarlismo culturale e religioso. Verso l'estero l'ente autorizzato è Radio Netherlands, una delle più autorevoli emittenti internazionali via radio, satellite e Internet. Esiste poi un sistema di emittenti nazionali e regionali a carattere puramente commerciale su onde medie, FM e Dab. Un pratico portale su Internet permette di accedere allo streaming Web di una trentina di canali.