Un articolo pubblicato online da Index for Free Expression descrive dettagliatamente i problemi di libertà di espressione dei gruppi di zimbabwesi esiliati dal simpatico governo repressivo della ex colonia britannica. Da diverso tempo i giornalisti che rappresentano le forze di opposizione dello Zimbabwe cercano di trasmettere verso i loro connazionali programmi radiofonici diffusi in onde corte dall'Inghilterra e da altre nazioni, attraverso facilità affittate per l'occasione. Il simpatico governo repressivo dello Zimbabwe ha sempre combattuto questi tentativi con il jamming, la discutibile arte di diffondere rumori generati elettronicamente sulle frequenze dell'emittente "nemica". Un'arte che l'Unione Sovietica aveva raffinato in modo particolare e che oggi viene tranquillamente applicata da iraniani, cinesi coreani e altri simpatici governi repressivi sparsi qua e là. Tornando allo Zimbabwe, oggi radio SW Radio Africa cerca di eludere il jamming trasmettendo via Internet e via onde medie (su 1197 kHz da Maseru, nel non lontano Lesotho). Ma diciamo la verità, Internet non è un mezzo ideale per fare controinformazione tra le masse di una nazione africana, dove se avessero il computer vorrebbe dire che avrebbero anche l'elettricità e se avessero Internet vorrebbe dire che avrebbero anche le linee telefoniche e i soldi e a quel punto l'entusiasmo per il simpatico governo repressivo sarebbe incontenibile. Sulle onde medie le cose vanno già meglio ma i segnali sono quello che sono: inesistenti nelle ore diurne, anche dal vicino Lesotho.
Il che riconduce il discorso sugli inattesi vantaggi delle onde corte in un mondo in cui ci sono nazioni che stanno alacramente pianificando la fine delle trasmissioni radiotelevisive in analogico. Dimenticando che un buon quarto del mondo deve ancora effettuare la sua prima telefonata. Certo, gli oppositori dello Zimbabwe potrebbero anche attendere che tutti i loro connazionali si comperassero un bel telefonino e avviare una campagna politica via SMS, di quelle che possono capitare solo nelle povere nazioni africane, nevvero. Ma perché uno non dovrebbe approfittare di una tecnologia che con trasmettitori di potenza media riescono a "illuminare" estesi territori a distanze notevoli e permette di fare ascolter suoni e voci attraverso radioline (cinesi o meno) da 20 dollari? Che senso ha investire in tecnologie più avanzate, magari satellitari, considerando che occorrono 20.000 dollari per mettere in orbita un carico da un chillo e un satellite per comunicazioni può costare tantissimo e pesare anche di più? Forse bisogna chiederlo a Worldspace, l'azienda che voleva trasmettere via satellite ai poveri africani e oggi sembra aver deciso di seguire la pista aperta dagli americani di Sirius e Xm Radio e vendere abbonamenti radiosatellitari ai benestanti europei.
Le onde corte, fuori dalla insaziabile bambagia del benessere occidentale, hanno ancora molte ragioni d'essere ma sono minacciate un po' ovunque. Le emittenti ufficiali, quasi sempre governative, subiscono letali tagli ai bilanci. E l'altro chiodo nella bara sta entrando per merito della nostra stramba velleità di sperimentare, sulle onde corte, i futuri sistemi digitali. Quelli che dovrebbero risolvere i ridicoli problemi di qualità dell'audio (chissenefrega della qualità: dateci buoni programmi radiofonici di notizie e intrattenimento e il buon audio continueremo a godercelo sui cd) e di affollamento dello spettro che rovinano i sogni dei poveri venditori di infrastrutture in Usa, Europa, Giappone e Corea del Sud. Per fortuna esiste un mondo alternativo di emittenti in onde corte, quasi tutte fortemente connotate sul piano politico, che certe frequenze non smettono di utilizzarle. Non sempre sono iniziative sostenute da cause nobili come quelle di SW Radio o della stazione camerunense Radio Free Southern Cameroons, già citata da Radiopassioni. Molte di queste emittenti, le cosiddette "clandestine", sono analizzate da un eccezionale sito Web, Clandestineradio. Oltre alla programmazione e ai dettagli sulle frequenze monitorate per le varie stazioni, Clandestineradio mette a disposizione del visitatore preziosi approfondimenti che fanno da sfondo alle diverse situazioni geopolitiche. Su versanti meno politici un'altra risorsa interessante è un misconosciuto newsgroup di Yahoo, Creative Radio, creato per discutere l'uso della radio nelle campagne di acculturamento, informazione sanitaria e altre forme di volontariato e azioni umanitarie. Altre informazioni su progetti radiofonico-umanitari si trovano su siti come il Dfid una organizzazione britannica o su quello della organizzazione elvetica, controllata dalla Confederazione, Fondation Hirondelle, project leader della congolese (repubblica democratica) Radio Okapi. O ancora sul sito di Farm Radio Network, not for profit canadese gentilmente segnalatami da Renato Bruni. Farm Radio Network
Molte emittenti descritte su Clandestineradio possono essere ricevute in Italia con una radio a onde corte. collabora con le emittenti di 35 nazioni africane per diffondere programmi di istruzione alimentare.
Il che riconduce il discorso sugli inattesi vantaggi delle onde corte in un mondo in cui ci sono nazioni che stanno alacramente pianificando la fine delle trasmissioni radiotelevisive in analogico. Dimenticando che un buon quarto del mondo deve ancora effettuare la sua prima telefonata. Certo, gli oppositori dello Zimbabwe potrebbero anche attendere che tutti i loro connazionali si comperassero un bel telefonino e avviare una campagna politica via SMS, di quelle che possono capitare solo nelle povere nazioni africane, nevvero. Ma perché uno non dovrebbe approfittare di una tecnologia che con trasmettitori di potenza media riescono a "illuminare" estesi territori a distanze notevoli e permette di fare ascolter suoni e voci attraverso radioline (cinesi o meno) da 20 dollari? Che senso ha investire in tecnologie più avanzate, magari satellitari, considerando che occorrono 20.000 dollari per mettere in orbita un carico da un chillo e un satellite per comunicazioni può costare tantissimo e pesare anche di più? Forse bisogna chiederlo a Worldspace, l'azienda che voleva trasmettere via satellite ai poveri africani e oggi sembra aver deciso di seguire la pista aperta dagli americani di Sirius e Xm Radio e vendere abbonamenti radiosatellitari ai benestanti europei.
Le onde corte, fuori dalla insaziabile bambagia del benessere occidentale, hanno ancora molte ragioni d'essere ma sono minacciate un po' ovunque. Le emittenti ufficiali, quasi sempre governative, subiscono letali tagli ai bilanci. E l'altro chiodo nella bara sta entrando per merito della nostra stramba velleità di sperimentare, sulle onde corte, i futuri sistemi digitali. Quelli che dovrebbero risolvere i ridicoli problemi di qualità dell'audio (chissenefrega della qualità: dateci buoni programmi radiofonici di notizie e intrattenimento e il buon audio continueremo a godercelo sui cd) e di affollamento dello spettro che rovinano i sogni dei poveri venditori di infrastrutture in Usa, Europa, Giappone e Corea del Sud. Per fortuna esiste un mondo alternativo di emittenti in onde corte, quasi tutte fortemente connotate sul piano politico, che certe frequenze non smettono di utilizzarle. Non sempre sono iniziative sostenute da cause nobili come quelle di SW Radio o della stazione camerunense Radio Free Southern Cameroons, già citata da Radiopassioni. Molte di queste emittenti, le cosiddette "clandestine", sono analizzate da un eccezionale sito Web, Clandestineradio. Oltre alla programmazione e ai dettagli sulle frequenze monitorate per le varie stazioni, Clandestineradio mette a disposizione del visitatore preziosi approfondimenti che fanno da sfondo alle diverse situazioni geopolitiche. Su versanti meno politici un'altra risorsa interessante è un misconosciuto newsgroup di Yahoo, Creative Radio, creato per discutere l'uso della radio nelle campagne di acculturamento, informazione sanitaria e altre forme di volontariato e azioni umanitarie. Altre informazioni su progetti radiofonico-umanitari si trovano su siti come il Dfid una organizzazione britannica o su quello della organizzazione elvetica, controllata dalla Confederazione, Fondation Hirondelle, project leader della congolese (repubblica democratica) Radio Okapi. O ancora sul sito di Farm Radio Network, not for profit canadese gentilmente segnalatami da Renato Bruni. Farm Radio Network
Molte emittenti descritte su Clandestineradio possono essere ricevute in Italia con una radio a onde corte. collabora con le emittenti di 35 nazioni africane per diffondere programmi di istruzione alimentare.
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