Collegato all'attività coronale, l'atmosfera ad altissima temperatura del Sole, c'è il cosiddetto fenomeno del vento solare. La temperatura della corona è talmente elevata che la gravità del sole non può trattenere emissioni di gas che si irradiano in tutte le direzioni. Un "vento" per nulla regolare - fatto di flussi più lenti e impennate velocissime, nuvole di interazione magnetica e altre caratteristiche - che investe la terra e interagendo con il suo campo magnetico provoca improvvise variazioni e tempeste. In corrispondenza di un fenomeno come i "buchi coronali" il vento del sole, che in genere procede a 400 km/sec, raggiunge velocità anche doppie. E questo ovviamente non fa bene al nostro campo magnetico e alla ionosfera, che reagisce producendo aurore (fenomeni luminescenti notturni spettacolari quanto nemici della propagazione delle onde radio) e periodi di assorbimento dei segnali. Per le propagazione delle onde medie bastano perturbazioni minime per influire sui tracciati dei segnali. In genere lungo gli assi più settentrionali c'è bisogno di campi magnetici molto tranquilli. Maggiore è la perturbazione, minori sono le probabilità che i segnali passino. In determinate condizioni di confine vengono privilegiati i percorsi propagativi transequatoriali, rivolti verso il nostro sud. Durante le tempeste vere e proprie, il campo magnetico può infine bloccare tutto, anche a frequenze molto elevate.
E' dunque molto interessante cercare di studiare l'interazione tra il vento solare e i valori del campo magnetico terrestre. Gli scienziati hanno messo in orbita (nel punto L1, dove i campi gravitazionali della terra e del Sole si annullano a vicenda) un satellite, Ace, che misura la velocità del vento solare e le fluttuazioni del campo magnetico interplanetario cercando così di anticipare di almeno un'ora l'arrivo degli sbuffi di vento più intensi, quelli che possono provocare serie perturbazioni del campo terrestre e della ionosfera (bloccando la propagazione a terra o disturbando il funzionamento dei satelliti artificiali). Lo spunto per parlare di tutto questo arriva da Fabrizio Magrone, grande esperto italiano di Utility DX (il monitoraggio delle radiotrasmissioni a supporto di attività civili e militari), che si dice da sempre interessato a «capire come e qualmente il vento solare influisca sulle condizioni della propagazione ionosferica.» Per studiare il fenomeno, spiega, Internet fornisce diversi strumenti di controllo, alcuni dei quali sono inseriti tra i grafici presenti sulla banda sinistra di questo stesso sito. «I dati sul vento solare,» scrive Fabrizio, «sono facilmente disponibili in rete, però di recente ho messo su GeoAlert-Extreme Wizard, che è comodo per avere i dati sempre visibili. Finora era uno shareware che scadeva dopo sessanta giorni e non lo avevo acquistato perché ho già IonoProbe che mi piace di più. Avevo contattato l'autore di IonoProbe chiedendogli se poteva aggiungere una pagina sul vento solare, ma mi aveva risposto che avrebbe potuto, ma non lo faceva perché li considerava dati inutili. Adesso GeoAlert ha una versione semplificata freeware (niente archivio dei dati; ma li ho già su IonoProbe) che volevo segnalare perché lì il vento solare c'è.»
Sul gruppo di discussione internazionale dei radiofaristi, Ndblist, è apparsa recentemente l'indicazione a un altro "cruscotto" in tempo reale che visualizza i dati del satellite Ace in modo molto interessante per valutare l'impatto del vento sulla ionosfera. Il grafico, dell'istituto geofisico australiano Isp, mappa in ascissa la velocità del vento e in ordinata la variabilità del campo magnetico terrestre e traccia una lancetta che permette di osservare a colpo d'occhio lo stato delle cose. In pratica la situazione ionosferica è molto tranquilla se il vento solare non supera una certa velocità e la deviazione misurata sull'asse nord-sud del campo magnetico non è negativa. Se la deviazione è negativa, con il vento solare basso la situazione può essere accettabile (ma non favorevole). Se oltre alla deviazione negativa abbiamo un aumento della velocità del vento, si entra in "zona rossa" e potrebbe essere consigliabile andare a dormire invece di trascorrere la nottata alla caccia di emittenti lontane. Detta a grandissime linee, perché non si devono mai trascurare le situazioni di "soglia", che precedono di poco i forti mutamenti. Queste situazioni possono essere foriere di ascolti eccezionali, come è stato più volte osservato in passato.
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