23 novembre 2005

La banca del rumore


Per chi la radio è abituata ad ascoltarla in modulazione di frequenza, una delle cose che colpisce, del "sound" delle onde corte o delle onde medie (e la cosa vale per le stazioni vicine come per quelle lontane), è la strana presenza di rumori di ogni tipo. Piccole scariche, ronzii intensi, click, craaack, sembra quasi che su certe frequenze insieme alle normali trasmissioni l'ascoltatore sia tenuto a sorbirsi il concerto di un ensemble sperimentale di percussionisti elettronici. Perfino lo scatto di un interruttore di casa si può sovrapporre alla musica e al parlato di una stazione nelle onde medie, non parliamo di fonti di rumore elettrico come televisori, videoregistratori e lampade alogene. Ma perché? Una risposta esauriente viene dal solito Fabrizio Magrone, recentemente intervenuto sul tema dalle colonne di it.hobby.radioascolto:

Quando accendi o spegni un interruttore elettrico, ai suoi capi scocca una scintilla. Tra i due capi dell'interruttore, tra i quali è frapposto un dielettrico (l'aria), si crea un campo elettromagnetico, di breve durata, che si irradia a distanza.
In pratica l'interruttore è un semplicissimo trasmettitore e il campo elettromagnetico che si irradia è un segnale radio a tutti gli effetti. E' un segnale che occupa un ampio spettro di frequenze, tra cui quelle che noi conosciamo come onde medie e corte. Il tuo ricevitore non fa altro che il proprio lavoro, cioè ricevere una piccola fetta del segnale irradiato, che si manifesta come il "rumorino" che tu senti. A scintille più grandi corrispondono segnali più intensi: un fulmine è un altro esempio di scintilla che irradia radiofrequenza, a ben altra scala rispetto al tuo interruttore.
Proprio dall'osservazione della trasmissione per induzione di una scintilla tra due avvolgimenti tra loro non collegati elettricamente partirono gli studi di Hertz, che furono successivamente sviluppati da altri studiosi fino ad arrivare all'applicazione pratica da parte di
Marconi.
I primi collegamenti radio erano effettuati proprio con trasmettitori a scintilla, che sfruttavano un sistema di produzione delle onde radio, per noi adesso rudimentale, basato proprio sullo stesso fenomeno che tu hai osservato. Ogni volta che accendi un interruttore, è come se tu ripercorressi in un attimo i primordi della storia dello studio dei fenomeni elettromagnetici e dell'invenzione della radio.
Accendendo e spegnendo l'interruttore in modo non casuale potresti perfettamente trasmettere informazione, ad esempio con caratteri Morse; un sistema rudimentale e a breve copertura, ma comunque efficace.


Quando il disturbo cerca di sovrapporsi a una stazione molto potente o vicina, è possibile che la seconda prevalga. Ma con i segnali più deboli e lontani, di solito vince il rumore. Per cui il vero nemico dell'appassionato di radioascolto a lunga distanza è quasi sempre il rumore, che a sua volta è quasi sempre di origine umana e locale. Nelle aree urbane viviamo immersi in una nuvola di rumori elettrici che viene appunto definita dagli addetti ai lavori "elettrosmog". In teoria, esiste un modo per combattere il rumore elettrico, che però non è sempre fatto nello stesso modo e costringe quindi a escogitare diverse strategie di soppressione. Il personal computer, per esempio, attraverso Internet è diventato un ottimo ausilio per il radioascolto, perché aiuta a informarsi sulle novità, a identificare le stazioni sconosciute, a scambiarsi informazioni, perfino decodificare i segnali radiotelegrafici o registrare i programmi preferiti e le stazioni da identificare. Ma messo vicino alla radio, il computer può generare rumore, specialmente quando si cerca di collegarne gli ingressi audio alle uscite dell'apparecchio ricevente. Bisogna in questi casi cercare di schermare radio e computer, o utilizzare, al posto dei soliti cavi di collegamento, dei trasformatori di isolamento che evitino il contatto galvanico (o elettrico, sostituendolo con l'induzione magnetica) tra uscita e ingresso audio.

E per gli altri tipi di rumore quasi sempre artificiali e quasi sempre propagati attraverso i cavi in rame delle reti elettriche? Un appassionato canadese, Ken Alexander, ha costruito un interessantissimo archivio di disturbi che possono "perturbare" l'ascolto delle stazioni radio, clssificando le varie sorgenti artificiali di rumore o RFI (radio frequency interfence). Alexander è un radioamatore e per i radioamatori, il rumore ha anche una sigla identificativa basata sulle tre lettere del codice Q, un sistema di tre lettere che descrivono eventi come "evanescenza", "frequenza utilizzata", "distanza della stazione", ecc. ereditato dagli operatori Morse e dal loro inesauribile bisogno di abbreviare i contenuti trasmessi. Il rumore si chiama QRN, N come noise. Sul sito RFI Noise Identification si trovano anche riferimenti ad altre fonti utili per l'identificazione dei suoni di natura quasi sempre radiotelegrafica, che, oltre alla voce e alla musica, si possono sentire nello spettro delle frequenze radio. Come può essere utile questo sito? In genere è indispensabile conoscere con precisione il punto in cui ha origine il rumore elettrico perché diventa più facile trovare una soluzione. Un apparecchio elettrico rumoroso, per esempio, può essere temporaneamente disattivato, magari chiedendo la gentile collaborazione dei vicini di casa che posseggono tali apparecchi.

Nessun commento: