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27 marzo 2015

Onde Road, la docufiction sui 40 anni delle "private" in Italia

Questa sera alle 21:50 al cinema comunitario Beltrade, dalle parti di viale Monza all'altezza della fermata Pasteur, a Milano, proiezione in anteprima del documentario romanzato di Massimo Ivan Falsetta "Onde Road", dedicato all'epopea delle radio commerciali italiane. Le musiche sono di Fabrice Quagliotti per i mitici Rockets. Alcuni  dei protagonisti sono stati e sono ancora parte di quell'avventura. Ecco il trailer e la sinossi del film, per il quale è previsto un calendario di uscite che troverete sul sito ufficiale. Ci vediamo lì?



Awanagana, speaker storico di Radio Montecarlo, con un atto terroristico ma romantico blocca tutte le frequenze delle radio moderne. Una fantomatica speaker (Francesca Zavettieri), nascosta chissà dove in Calabria, inonda l’etere con trasmissioni di repertorio nazionali degli anni settanta e ottanta. Federico l’Olandese Volante, capo della censura futuribile (un corpo speciale dei servizi segreti), non può tollerare un simile affronto e invia l’agente Barbara Bi (Barbara Cambrea) a setacciare la Calabria, alla ricerca della misteriosa speaker e anche di se stessa. Un viaggio di sola andata nel favoloso mondo delle radio libere, in cui capiterà di tutto e ascolteremo di tutto (rigorosamente contenuti originali), tra balli, risate, incontri ravvicinati con alieni (Fabrice Quagliotti dei Rockets) e un finale persino oltreoceano, a New York.

E questa è la sua scheda. Il film è stato presentato l'altro giorno anche a Hollywood Party, la rubrica cinematografica di Radio 3, nella puntata del 23 marzo.

Cast & Credits
Regia: Massimo Ivan Falsetta
Soggetto e sceneggiatura: Massimo Ivan Falsetta
Cast: Federico l’Olandese Volante, Awanagana, Fabrice Quagliotti, Giacomo Battaglia & Luigi Miseferi, Paolo Pasquali, Barbara Cambrea, Francesca Zavettieri.
Fotografia: Alfonso Martino
Montaggio: Vito Zilli
Musiche: Fabrice Quagliotti e i Rockets
Produzione: A.C.AR.I. (Associazione Culturale Artisti Italiani)
Paese: Italia, 2014
Durata: 100 minuti
In sala dal: 26 marzo (Distribuzione Indipendente)

27 novembre 2013

La marcia inarrestabile di un dispregiativo diventato simbolo di eguaglianza sociale


Tra pochi giorni, il 3 dicembre, cade il 30esimo anniversario di una manifestazione politica francese che ha segnato profondamente il dibattito sulla pacifica convivenza in una società multietnica. Pacifica, anzi, esplicitamente ispirata al gandhismo, era la marcia partita quasi per caso da Marsiglia il 15 ottobre precedente e giunta a Parigi qualche settimana dopo, quando allo sparuto gruppo di marciatori si unirono centomila persone. L'iniziativa fu concepita originariamente da due religiosi, Christian Delorme (prete cattolico) e Jean Costil (pastore evangelico) e venne ripresa da un piccolo gruppo di giovani immigrati del nordafrica francese, i cosiddetti Beurs. Le rivendicazioni erano minime, e oggi farebbero quasi sorridere se ancora non fossero drammaticamente attuali. Per esempio si chiedeva l'istituzione di un permesso di soggiorno prolungato.

A trent'anni di distanza la marcia dei Beurs diventa un film, "La Marche", di un regista belga di origine araba Nabil Ben Yadir, e anche se molte vicende raccontate (incluso il ferimento di Toumi Djaïdja, uno prodromi della marcia) il taglio è assolutamente comico. Tra i protagonisti c'è Jabbal Debbouze, il comico algerino senza un braccio (perso per un incidente ferroviario) che abbiamo visto anche nei film di Asterix.
Beur è di per sé un termine da raccontare, macinato com'è da quella particolare forma di argot francese che è il "verlan", un modo di storpiare le parole del dizionario decomponendole e invertendole. Beur, viene da arabe scomposto in "a-r-beu" e trasformato infine in beu-r. All'epoca, il nomignolo volutamente autoironico proprio perché riprende i connotati razzisti che sono alla base della sua creazione, venne ufficialmente adottato dai media e una delle prime radio libere francesi, esattamente in quegli anni, era Beur FM, ancora oggi l'emittente di riferimento della comunità degli immigrati franco-arabi e delle seconde generazioni. In occasione del 20esimo anniversario della marcia su Parigi una studiosa britannica ha pubblicato una eccellente storia di Beur FM.

23 ottobre 2013

Nelle sale italiane "La Maison de la Radio", il film che svela le voci di Radio France

Grazie a I Wonder Pictures, la nuova distribuzione indipendente del Biografilm Festival dedicata al cinema documentario di qualità, e a Officine UBU, avremo l'opportunità di vedere anche in Italia "La Maison de la Radio", documentario realizzato da Nicolas Philibert, sul backstage di tanti programmi radiofonici di Radio France. Il documentario, presentato alla Berlinale e in altri importanti festival, verrà proiettato anche il 3 novembre a Firenze alle ore 10:45, nell'ambito del Festival France Odeon, il 3 novembre a Bologna al cinema Lumiere alle ore 21:00 e il 4 novembre a Milano al MIC (Museo Interattivo del Cinema). In occasione delle tre proiezioni il regista incontrerà il pubblico.
La Maison de la Radio è un film dedicato al suono. «Filmare delle voci. Era qualcosa che avevo in mente di fare da molto tempo" dichiara Philibert, "un film sulla radio è un po' innaturale, come è possibile fare un film sulla radio senza svelare dei misteri? Ma probabilmente questo è il motivo per cui ho deciso di farlo." Sarebbe bellissimo riuscire a realizzare qualcosa di simile per Radio Rai, nella sede storica di via Asiago a Roma. Nell'attesa di questa rara opportunità radiocinematografica godetevi il trailer (grazie a Valerio Mariani per la segnalazione).

26 marzo 2012

"Shortwave": su You Tube una storia di resistenza via radio dal Cile soggiogato da Pinochet

Sul gruppo FB "Radioascolto interattivo" Gabriele Rizzi ripesca un corto americano di una decina di anni fa che ho la sensazione di aver già sentito citare all'epoca della sua uscita, il 2003, trentennale del golpe cileno. Shortwave - a film, racconta la storia immaginaria ma molto realistica di un insegnante di Santiago, Rafael Casagrande, che nei giorni dell'uccisione di Allende e delle retate dei militari di Pinochet si mette davanti al microfono di una vecchia apaprecchiatura radioamatoriale per trasmettere sulle onde corte una cronaca - artigianale ma veritiera - degli avvenimenti di un Cile che sta precipitando nella morsa di una spietata dittatura. Le parole del resistente cileno vengono fortuitamente intercettate da Hal Dumont, uno studente universitario americano, che senza saper bene come fare, cerca comunque di attivarsi per amplificare quelle terribili notizie di morte e tortura. Non finirà bene per Rafael, ma le ultime scene della storia lasciano capire che anche Hal (visto il pesante coinvolgimento americano in quella tragedia) passerà dei guai.
Shortwave - a film, scritto, prodotto e diretto da Chris McElory e Terry Young, due giovani di Detroit, grazie a una donazione di un ente di interesse pubblico, circolò su scala locale e ora, proprio grazie a McElroy, approda finalmente su You Tube, dove è possibile seguirlo in una versione presumo integrale di poco meno di 45 minuti:




Nella sua veste molto amatoriale, Shortwave riesce a ricostruire bene lo spirito di quell'epoca, con i giovani americani ancora ribelli e anticonformisti, chiaramente segnati dalle vicende del Vietnam. Ma offre anche uno spaccato molto verosimile di come poteva essere ormai 40 anni fa l'ascolto delle onde corte, in un'epoca di grandi conflitti, guerriglie nazionali e indipendentiste e propaganda sfrenata. Ci sono anche dei particolari degni di un collezionista di apparati radio d'epoca, come le prime scene in cui Rafael sintonizza un ricevitore National NC-155, un apparecchio dei primi anni 60 che copriva le bande radioamatoriali fino ai 6 metri. Dal punto di vista tecnico non tutto è inappuntabile, ma tutto sommato non ci sono grandi errori: ai fini della narrazione qualche licenza poetica è comprensibile. La capacità evocativa di certe immagini è davvero drammatico, le scene ti fanno veramente capire il potere di un mezzo di comunicazione che quasi venti anni prima di Internet riusciva ad annullare ogni distanza e ad aggirare ogni controllo (e proprio per questo poteva comportare grossi rischi). Un regalo molto gradito da parte di questo cineasta indipendente.

05 febbraio 2012

"Operazione Polo Nord", in un film italiano anni 50 la guerra radiofonica tra tedeschi e inglesi

Nel grande carniere cinematografico di Fuori Orario, questa notte su Rai Tre, è finita una rara pellicola anni 50 che narra la vicenda - non ancora del tutto chiarita - di una rete spionistica organizzata dal SOE (Special Operation Executive) britannico nell'Olanda già occupata dai nazisti. Gli agenti, cittadini olandesi "piantati" dallo spionaggio inglese in diverse località dei Paesi Bassi per raccogliere informazioni e affiancare la resistenza, operavano ovviamente via radio ma le trasmissioni furono intercettate dall'Abwehr, il controspionaggio dell'Esercito tedesco, grazie alle attività della sezione IIIF guidata da Hermann Giskes. Anche attraverso le individuazioni radiogoniometriche effettuate dagli agenti di Giskes, le spie anglo-olandesi inviate già a partire dal 1941 vennero catturate, imprigionate e molte di loro finirono davanti ai plotoni di esecuzione.
Non si esaurì con questo la cosiddetta Unternehmen Nordpol, l'operazione Polo Nord. Ci sono, a tutt'oggi parecchi retroscena oscuri. Giskes era entrato in possesso dei cifrari utilizzati per le trasmissioni e si comportò come avrebbe fatto qualunque ufficiale del controspionaggio che si rispetti: continuò a utilizzare quei codici per depistare e cercare di ottenere informazioni proprio dai mandanti originari della missione. Da questo punto in poi la storia, divulgata da Giskes in persona in un libro pubblicato in olandese pochi anni dopo la fine della guerra (ma il suo primo racconto avvenne attraverso un radiodramma), non è del tutto chiara sul versante britannico. Il SOE ricevette un rapporto allarmato dal suo capocrittografo Leo Marks (anche lui autore di un avvincente libro di memorie "Between Silk and Cyanide: A Codemaker's Story 1941-1945", apparso nel 1998), il quale si era accorto che i presunti agenti utilizzavano sì i codici ma non sempre trasmettevano i preamboli di sicurezza concordati per contrassegnare le comunicazioni "genuine". Anche quando non c'erano segni di compromissione, Marks aveva osservato che la decifrazione dei messaggi avveniva senza nessun errore, cosa piuttosto improbabile se a codificare il "plaintext" fossero stati dei veri agenti, inesperti e impauriti, e non i professionisti al comando di Giskes. Marks aveva insomma intuito che i segnali ricevuti arrivavano, con tutta probabilità, dai tedeschi.
Quello che dopo la guerra divenne noto come "Englandspiel", il "gioco con l'Inghilterra", proseguì fino al 1944, prima che il SOE reagisse in modo netto. La resistenza olandese continuò a ricevere materiali, nuovi agenti arrivarono in Olanda e questo nonostante gli avvertimenti di Marks e la consapevolezza che qualcosa potesse essere andato storto. Secondo una versione di fonte britannica i responsabili dell'operazione olandese stavano facendo il triplo gioco, lasciando appositamente che i tedeschi credessero di avere il controllo della situazione. Altri ipotizzano addirittura delle infiltrazioni tedesche nelle alte sfere del servizio. Nelle sue memorie Marks fa capire che dietro le indecisioni del SOE (che forse costarono la vita di agenti e partigiani che avrebbero altrimenti potuto dileguarsi per tempo) c'erano, in parte, le solite gelosie e rivalità tra servizi.
La data di produzione del film italiano trasmesso da Fuori Orario, interpretato da Curd Jürgens e diretto da Duilio Coletti, un regista abruzzese scomparso nel 1999 e realizzatore anche di un documentario sullo sbarco di Anzio, non è chiara neanche lei. La pellicola intitolata "Londra chiama Polo Nord" dovrebbe essere del 1955, una data molto a ridosso della pubblicazione delle memorie di Giskens. La sceneggiatura è sorprendentemente accurata nelle prime scene che descrivono le operazioni di intercettazione. In apertura, dopo alcune scene di fucilazione dei prigionieri catturati, il film mostra la sala operativa del controspionaggio tedesco coordina gli spostamenti di un camioncino attrezzato e di due altre stazioni riceventi che effettuano la triangolazione. Gli agenti olandesi, sorpresi mentre segnalano in Morse (sulla frequenza di "2682", che potrebbe anche essere 26,82 metri, o un numero completamente inventato dalla sceneggiatura), cercano di liberarsi del loro apparato portatile ma la polizia segreta tedesca riesce a catturarlo facendo irruzione in una casa di Amsterdam. Ci sono anche diverse scene sulla decifratura e sulla cattura delle missioni che continuavano a essere inviate da Londra. Secondo le critiche il film tende successivamente a virare sul melodramma: all'epoca però non c'era sicuramente la distanza necessaria per un lavoro di ricerca più accurato e soprattutto non c'erano tutti i documenti che sarebbero stati desecretati solo molti anni dopo l'uscita della pellicola di Coletti.
Oggi su Internet si trovano molti dettagli. Dell'Englanspiel si sono occupati storici, giornalisti e registi di documentari. Ma la certezza su chi siano stati gli ingannati e gli ingannatori, di fatto non c'è e forse non ci sarà mai. Adri Wijnen, un olandese parente di uno degli agenti dell'Operazione Polo Nord (Joseph Bukkens, giustiziato a Mauthausen nel 1944), ha realizzato un sito molto ricco di documenti e fonti storiche. Il suo obiettivo è fare giustizia nei confronti di decine di uomini che, nella migliore delle ipotesi, sono stati sacrificati senza troppi complimenti sull'altare della real politik di una guerra molto più grande di una delle sue tante, "piccole" operazioni.

29 ottobre 2011

Jerusalem Calling, la stazione del mandato britannico in Palestina.

Paolo Morawski mi ha girato il link al blog della giornalista Paola Caridi, la quale a sua volta invia da Gerusalemme - dove credo risieda - una interessante corrispondenza relativa a "Jerusalem Calling", un documentario sulla storia della sezione araba del Palestine Broadcasting Service, l'emittente voluta dai "mandatari" britannici nel territorio appartenuto all'Impero ottomano. La PBS trasmise in inglese, ebraico e arabo dal 1936 al 1948 e il suo primo impianto in onde medie fu localizzato a Ramallah, appartenente oggi al territorio della Palestina (qui una breve cronologia della stazione chiusa dopo la nascita di Israele e qui il capitolo dedicato alla PBS in un libro di memorie solo parzialmente disponibile su Google Books).
Il documentario è stato realizzato due o tre anni fa dal regista Raed Duzdar ma la corrispondenza della Caridi si riferisce a una proiezione avvenuta l'altro giorno a Gerusalemme Est. Su You Tube si trova il trailer di questa interessante produzione: è in lingua araba e senza sottotitoli ma da quel che si può intuire dalle interviste effettuate, tutte evidentemente a persone in qualche modo coinvolte con il funzionamento dell'emittente, il lavoro sembra molto curato.



Come osserva la giornalista italiana emerge un ritratto di una società molto diversa da quella attuale, anche se neppure allora dovevano mancare le tensioni. Pochi anni dopo l'inizio delle trasmissioni di PBS, un attentato di un gruppo clandestino ebraico costa la vita di due operatori nello studio, poi nella primavera del 1940 l'altro movimento clandestino, Hagana inagura Kol Israel, il nome adottato nel 1948, con l'indipendenza dello Stato e la fine dele trasmissioni britanniche (qui un'altra breve storia della radiofonia nata in seno alla clandestinità ebraica). Già allora, dopo la caduta dei turchi e l'avvento del fascismo e del nazismo, il Medio Oriente era un crocevia di opposti interessi.

Nell'immenso catalogo della Libreria del Congresso americano ho trovato una raccolta di decine di fotografie d'epoca scattate negli studi e nel corso di varie inziative del Palestine Broadcasting Service, che forse potremmo definire come uno dei primi tentativi di dar vita a un medium interculturale. Basti pensare che le prime trasmissioni in arabo rivolte a quell'area, anche se in chiave propagandistica e antibritannica venivano captate dalla fascista Radio Bari, una emittente che ebbe poi un ruolo fondamentale nella liberazione.

10 dicembre 2010

The King's speech: il re che balbettava alla radio

Come immaginare una situazione più imbarazzante di un re di una grande nazione alla vigilia di un disastroso conflitto mondiale, se questo re ha la possibilità di incoraggiare il suo popolo attraverso la recente invenzione della radio ed è al tempo stesso un balbuziente cronico per colpa delle violenze subite negli anni dell'infanzia, quando era affidato alle "cure" una sadica governante? Il re e la sua storia sono entrambi verissimi e un film interpretato da Colin Firth nei panni del sovrano britannico, li raccontano con rara sensibilità. The King's Speech, la storia del padre di Elisabetta II Giorgio VI, è la prima rappresentazione cinematografica del dramma vissuto dai balbuzienti quando dalla loro voce, soprattutto dalla loro fluenza, può dipendere il destino di un'intera nazione.
E' anche uno straordinario inno alla potenza della radio. La sceneggiatura rappresenta infatti il tormento interiore di Giorgio VI (il primo nome era Albert, "Bertie") e agli strampalati trattamenti cui dovette sottoporsi per arrivare a pronunciare in modo credibile lo storico discorso radiofonico ("with God's help, we shall - pausa - prevail") che il 3 settembre del 1939, con la Polonia già a pezzi, annunciava l'inizio della Seconda guerra mondiale.


23 novembre 2010

Radio Sahar, le ragazze della rinascita afghana

A margine di "Dare voce a una radio" la giornata romana sulla radio come strumento di riscatto delle nazioni in via di sviluppo organizzato da Media Aid, ieri Repubblica ha raccontato di Girls on the air, film realizzato da Valentina Monti sulla storia di Radio Sahar, emittente tutta femminile in Afghanistan, aperta a Herat da Humaira Habib.
Il film è stato prodotto lo scorso anno e questo è il trailer che si può trovare su YouTube (grazie a Gigi Nadali):




Ragazze nell'etere afgano
Storia di una radio al femminile

Un film molto bello, dell'italiana Valentina Monti, racconta la straordinaria vicenda di una dozzina di giovani donne di Herat che hanno fondato e gestiscono "Radio Sahar", un'emittente tutta al femminile. E via etere, molte giovani hanno il coraggio di raccontare le loro terribili vicende

di MASSIMO RAZZI

Volti di donne lontane, immagini ocra in cui terra e muri si confondono. L'Afghanistan come tante altre volte è stato raccontato? Questa volta è diverso: il film-documentario "Girls on the air", della cineasta italiana Valentina Monti (prodotto e distribuito da Fourlab) racconta una storia del tutto eccezionale. Perché quei volti di giovani donne, oltre ad essere incastonati dai tradizionali "hijab" (mai burqa, però) sono anche sormontati da grandi cuffie acustiche e perché queste donne sono riprese (straordinaria la fotografia di Alessio Valori) mentre si aggirano per le strade polverose di Herat con in mano un microfono e perché, infine, le loro voci risuonano nell'etere, via radio. Le voci di radio Sahar, un'emittente comunitaria tutta al femminile che trasmette nel profondo Afghanistan e nella quale lavorano una dozzina di giornaliste e tecniche (nello staff c'è un solo uomo) e in cui la direttrice è una donna Humaira Habib, 25 anni, fondatrice di questa sfida.
Valentina Monti racconta con delicatezza, speranza e un pezzetto di giustificatissima rabbia la loro storia: "Vorrei - dice - che 'Girls on the air" provocasse una riflessione, stimolasse domande sul significato di libertà di espressione, libertà d'informazione e democrazia". Di sicuro, le immagini e le voci suscitano
gli stessi sentimenti: speranza perché è davvero straordinario che questo possa succedere a Herat e perché in qualche modo, Humaira e le altre, con le loro voci, hanno davvero rotto un muro. Ma anche rabbia, perché le storie che il loro coraggio riesce a far uscire allo scoperto sono molto spesso davvero terribili: "Radio Sahar... Radio Sahar... Fm 88,7..." recita la voce lievemente e volutamente distorta della sigla e sembra la voce accattivante di tante altre sigle, di tante altre radio in tutto il mondo... "Mio marito mi picchia, sua madre mi picchia, i suoi figli mi picchiano, le altre sue mogli mi picchiano... Ma io ho deciso che chiederò il divorzio..." racconta concitata la voce di una giovane intervistata dalle giornaliste. E il contrasto è forte ed evidente perché Humaira e le altre, con il loro coraggio, stanno facendo emergere realtà che mai prima una donna afgana avrebbe potuto gridare in pubblico e, men che meno, far correre nell'aria per mezzo di una radio. Ed è pure vero che, paradossalmente, finché, magari, i talebani non si accorgeranno, di questa dirompente potenza, la radio è un mezzo in cui una voce di donna si può fare sentire e toccare temi altrimenti impensabili: "Sentire la parola divorzio detta in pubblico da una donna sarebbe impossibile per altra via".
Radio Sahar e Humaria sono davvero una scoperta. E lo sono state anche per Valentina Monti: "Humaria, un giorno mi ha detto che democrazia non è una parola della lingua afgana, ma è un parola straniera... E mi ha fatto riflettere che forse anche il nostro modello occidentale di democrazia, se non compreso, diventa immediatamente un'imposizione...". E ancora: "... Humaria e le sue colleghe , che lottano ogni giorno per i loro diritti e per i diritti delle donne e degli uomini dell'Afghanistan, mi hanno lasciato generosamente entrare nel loro mondo, dove ho scoperto un forte senso dell'ironia, il loro impegno, i loro dubbi e il loro modo di vivere un Paese in bilico tra modernità e tradizione, paradosso e aspirazioni, lotta per i sogni e libertà".
Il film, uscito alla fine del 2009, ha partecipato a diversi concorsi e festival. Nei giorni scorsi è stato presentato a Roma (convegno di Medi Aid onlus "Dai voce a una radio") e a Parigi. Dal 2 al 10 dicembre sarà a Vienna a This Human World.

08 giugno 2010

Guglielmo il mago a Radio 1

E' andata in ond a questa mattina a Radio Anch'io (Radio 1) da Sasso Marconi una puntata speciale su Guglielmo Marconi. Non sapevo nulla di questo ennesimo docu-film di cui hanno parlato, "Il mago delle onde", diretto da Alessandro Giupponi e attualmente in vendita in DVD. Le informazioni relative a questo documentario si trovano su un sito al momento non disponibile, in compenso ecco il trailer da YouTube




Guglielmo Marconi: Il mago delle onde

martedì 8 giugno 2010

Appuntamento con Guglielmo Marconi a Radio Anch’io, in occasione della fase conclusiva del Centenario del Premio Nobel al geniale inventore della radio.
Guglielmo Marconi inventore, imprenditore e italiano di successo nei commenti di specialisti e pubblico in una trasmissione che sarà fatta direttamente dall’Auditorium dell’allora villa di famiglia a Sasso Marconi, oggi sede della Fondazione G. Marconi e dell’omonimo Museo della Radio.
Alla trasmissione, condotta da Ruggero Po, parteciperanno direttamente da Sasso Marconi:

Gabriele Falciasecca, Presidente, Fondazione G. Marconi
Barbara Valotti, Direttrice, Museo G. Marconi
Francesco Paresce Marconi, astronomo e fisico
Stefano Mazzetti, Sindaco, Sasso Marconi
Alessandro Giupponi, Regista del film Il Mago delle onde
Alessandra Infascelli, Produttore del film Il Mago delle onde

Interverranno telefonicamente:

Luciano Maiani, Presidente, Consiglio Nazionale delle Ricerche
Elettra Marconi, figlia di Guglielmo Marconi
Peppino Ortoleva, Massmediologo

Sul sito della trasmissione si può già riascoltare la puntata. Oppure cliccate qui per la mia registrazione:

28 aprile 2010

Il film delle Number Stations


Altra segnalazione dall'amico Benn Kobb: si tratta di "Clandestine" un suggestivo documentario di 30 minuti realizzato da Gideon Kennedy e Marcus Rosentrater con materiale d'archivio americano sulla storia delle Number Stations, le misteriose emittenti che ancora adesso vengono utilizzate dai servizi di intelligence per gestire le reti di agenti sul campo, con lunghi messaggi in forma criptata. La colonna sonora del documentario è costituita dall'inconfondibile sound di queste stazioni, nella famosa antologia del Conet Project.
Di seguito il trailer su YouTube e una breve intervista ai registi proposta dall'Atlanta Film Festival. Clandestine ha anche una pagina Facebook molto attiva.

10 Questions with Gideon Kennedy & Marcus Rosentrater of CLANDESTINE (with Code!)

In the early days of film the norm was to store a print for a few years after an initial run and when space was needed, to burn it. Studios would keep the hits they knew they could re-release every few years, but Hollywood had no problem destroying hundreds of films they no longer had any financial use for--to be fair, they did keep the scripts around so they could remake them. Unfortunately, it wasn't until the 1960s that film preservation really started in earnest and it really wasn't till the 1980s there were enough techniques developed to salvage the large number films that were literally crumbling. One hundred plus years of filmmaking has disappeared, and is disappearing, and no one will see it.

What directors Kennedy and Rosentrater have done is to go beyond preservation and have, in the tradition of oral storytelling, reordered the familiar to craft a new narrative that's grounded in reality, tinged in paranoia and intimately personal.

CLANDESTINE
Gideon Kennedy & Marcus Rosentrater - Directors
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If you could describe your film using only 3 words, what would they be?

ECHO HOTEL PAPA (that's also a clue!)

Is there a character or subject in your film you most identify with? Would you switch places with them just for a day?

Can't really say without generating unwanted suspicion.

What's the one thing about your film you're most proud of?

The fact that we were able to weave sounds and images from hundreds of sources into one seamless film that tells two stories, is really something to be proud of. That, and a genuine paranoia of the FBI.

When you first screened your film, was there a moment, scene or character the audience reacted to, that surprised you?

Because our film is half non-fiction and half narrative fiction, many people assume that the narrative half is documentary and therefore autobiographical. It is not. However, it is based on research around the thoughts, feelings and reactions people have towards an adulterous parent or role model.

What do you want audiences to take away from your film?

We've found that many viewers leave reflecting on a parent or role model who has let them down, or somehow grew out of favor. On the documentary side, it's been fun to see people's reaction to Numbers Stations; their surprise that governments are still br [transmission cut off]

Who are the directors, filmmakers and artists that most influenced your film or yourself?

Hopefully a viewer, watching our film, would see the influences of Chris Marker, Craig Baldwin, Rick Prelinger, Laura Kissel, Bill Morrison, Peter Watkins and perhaps even Jay Rosenblatt.

Who is the unsung hero of your film and why?

Adolf Tolkachev. In addition to being one of the most productive spies in history, his story and personal life are the most reminiscent of the story told in the narrative segments. His greatness is relative to which side you are on.

Where do you see your film in 5 years?

Gathering dust on archive.org, from which most of it came.

Someone has to go to the bathroom during your film, and they have to miss part of your film. Do they miss the beginning, the middle or the end?

Leave at the beginning, and don't come back. In a word, ABORT!



18 settembre 2009

Un documentario sul Cile in ascolto di Mosca

In Cile un documentario di Andrés Daie ricorda i 17 anni di “Escucha Chile”, la trasmissione di informazione, propaganda e musica, che Radio Mosca rivolse alla nazione sudamericana nel duro periodo della dittatura di Pinochet. Una dei commentatori più celebri di quel pezzo di storia radiofonica e politica del dopoguerra fu Volodia Teitelboim, giurista, politico, saggista di origine ebree-ucraine, scomparso lo scorso anno e autore di un corposo diario della lunga avventura radiofonica. Un trailer di Escucha Chile, una voz viene desde lejos è visibile sul sito del canale televisivo La Tercera.


Documental recuerda el sonido de “Escucha Chile”
Por Javier García / La Nación

Miles de horas de transmisión hicieron del espacio radial, transmitido desde la capital rusa, un hito histórico y el programa de radio más oído en la dictadura. Volodia Teitelboim y José Miguel Varas fueron claves para su continuidad, que ahora llega al cine.

Se escucha la voz de Volodia Teitelboim que sale de una radio a pilas de onda corta con un cable de cobre como antena. El escritor habla del golpe militar ocurrido hace un par de horas, de la muerte de Salvador Allende, de La Moneda en llamas. Se lo imagina, su voz tiembla. Es la noche del 11 de septiembre de 1973. Se oye el inicio de la Canción Nacional. El biógrafo de Pablo Neruda y Vicente Huidobro volverá al día siguiente.
Teitelboim estaba en Europa y “Escucha Chile” nació en Radio Moscú -la radio estatal de la ex Unión Soviética-, el día que Augusto Pinochet se tomaba el país.
El programa duraría 17 años, y sería escuchado por miles de personas que deseaban comunicarse con sus familiares, que querían saber cómo el mundo reaccionaba ante el desastre político local. El escritor José Miguel Varas llegó a ser su director.
Miles de horas de transmisión que hicieron historia, y que ahora reviven en un documental.
“Escucha Chile”, dirigido por Andrés Daie, fue producido por OídoMedio y Etnomedia Producciones, y será estrenado el 24 de septiembre (a las 20 horas) en el Centro Arte Alameda. En la oportunidad se realizará una conversación entre los periodistas Vicky Quevedo, Juan Pablo Cárdenas y José Miguel Varas.

DATOS FIDEDIGNOS

El documental “Escucha Chile” recoge las experiencias asociadas a la historia del programa, el cual se oía incluso en los centros de tortura como Isla Dawson, que produjo fieles auditores clandestinos. Del programa, bautizado “Habla Moscú, escucha Chile”, se haría cargo un grupo de chilenos exiliados, entre otros, Eduardo Labarca, Pepe Secall y Rolando Carrasco.
Ellos recibían y transmitían la información de los chilenos que lograban conseguir datos fidedignos de detenidos y de la situación política del país. Pero no sólo de denuncias vivía el programa, también se logró crear espacios dedicados a la música y la cultura a través de diversos segmentos. En Chile y en el mundo se podía escuchar el programa gracias a su transmisión en onda corta, una señal de baja frecuencia que viaja a niveles muy altos. Los militares intentaron acallar las transmisiones, pero todas representaban un elevado costo.
El documental relata una serie de historias, como la de Eduardo Martínez, quien estuvo preso en el centro prisioneros políticos Tres Álamos, donde con un sistema de antenas preparado por un grupo de prisioneros escuchaban el programa. También habla de su experiencia Miguel Lawner, quien recibió una llamada realizada desde los estudios de Radio Moscú al campo de detención de Ritoque, donde se encontraba.


17 agosto 2009

La storia di Sirius XM vista dagli investitori delusi

Il commento al precedente post sulla estenuante saga tecnologico-finanziaria di Sirius XM viene con tutta probabilità dall'ufficio stampa dei produttori del documentario, ma mi ha fatto conoscere un film che almeno a giudicare dal trailer e dalle premesse non può non far discutere. Sulla falsariga del giornalismo di inchiesta alla Report - o più propriamente di Capitalism, A love story, di Michael Moore (annunciato per il 2 otobre) - la regista di Stock Shock, Sandra Mohr, parte da un interrogativo più che lecito: come è possibile che una azienda come Sirius XM, cui la Federal Communications Commission ha concesso l'inedito ruolo di monopolista del settore della radio digitale satellitare, con in mano una tecnologia di provata efficacia, che vanta 19 milioni di abbonati e da questi percepisce circa 2 miliardi e mezzo di dollari all'anno, possa arrivare a quotare in borsa solo cinque centesimi di dollaro? Il documentario intervista esperti di finanza e molti piccoli risparmiatori che hanno creduto in un titolo quotato inizialmente 30 dollari e che ora si ritrovano in mano della carta straccia, mentre ancora non è dato sapere se Sirius riuscirà mai a uscire dall'acquitrino dei debiti. E' un difetto "sistemico", oppure, come sembrano suggerire gli autori del documentario, l'effetto di una cosciente manipolazione?
Il DVD di Stock Shock (un titolo che fa il verso all'appellativo di Howard Stern, conduttore-star dei microfoni di Sirius, detto anche "shock jock" per il suo eloquio sempre molto sboccato) è in vendita sul sito del produttore a 16 dollari più tasse e spese di invio in Europa.

07 agosto 2009

Messaggi (troposferici) in bottiglia



Le ultime ore trascorse su Favignana portano il loro carico di suggestioni da accumulare - come un liquore preparato in estate e centellinato in inverno - per il lungo anno che dovrà trascorrere fino al prossimo ritorno. Questa mattina sui ciotoli di Cala Rotonda - qui nella foto un tramonto sull'isola di Marettimo visto da questa baia - piovevano delicati dalla troposfera i segnali di un piccola stazione locale della Costa Blanca, Radio Pego, che avevo avuto la fortuna di ascoltare anche nel 2008. Oggi però sono riuscito a collegarmi con il Blackberry e a trasmettere un messaggio di e-mail, che una cortesissima Sara Garcia mi ha subito riconfermato. Radio Pego trasmette in valenciano su 107.8 Mhz con 50 watt e il programma che ho citato nel mio messaggio, "Terrassa d'Estiu" (terrazza d'estate), ha uno spazio dedicato ai consigli cinematografici. Mi è venuta voglia di scrivere alla stazione anche perché uno dei film citati, "Io e Napoleone", di Paolo Virzì, ispirato al racconto N di Ernesto Ferrero è ambientato in un'altra isola che amo molto: l'Elba. Muchisimas gracias, Sara, compartir tu "Terrassa" ha sido un privilegio. Ciao, adéu.

Hola Andrea,

Que sorpresa tan agradable tu correo. No siempre se reciben este tipo de contenidos en nuestra dirección (suelen ser notas de prensa y esas cosas tan rutinarias para una emisora de radio). Una suerte que te gustara nuestra 'Terrassa d'Estiu' y por supuesto que nos puedas captar des de
tan lejos... el espacio marítimo es tan misterioso y abierto que permite estos encuentros "furtivos".
Desde la envidia sana de imaginarte en tus tranquilas vacaciones en la isla Favignana, un saludo bien cordial de todo el equipo que formamos Ràdio Pego.

Sara Garcia.

18 luglio 2009

Bologna, Piazza Maggiore sotto le stelle della radio

Piazza Maggiore è uno di quei luoghi che la mia anima della generazione di mezzo, incompiuta e solo sfiorata dalle grandi trasformazioni del dopoguerra (sarà per questo che quello che tocchiamo lo trasformiamo in cacca?), custodisce perennemente in un angolo di commossa, impotente nostalgia. Trent'anni orsono fu l'ombelico di quel remake del '68 che fu il movimento dei "settantasettini". Triste e rischioso come tutti i remake. Percorrevo le strade intorno alla magnifica piazza nelle mie estati post-riminesi, guidato da un amico che - maledizione - non c'è nemmeno più. E come tutti seguivo le cronache delle manifestazioni, degli autobus bruciati (ricordo ancora una fantastica vignetta del Male), delle cariche della polizia. Una di queste cariche fu l'assalto alla sede di Radio Alice, voce movimentista per eccellenza.
Oggi, 18 luglio, a partire dalle 22, la Cineteca di Bologna celebrerà Alice e tutta la radio nel duplice ambito delle celebrazioni marconiane e del ciclo Sotto le stelle del cinema. Prevista la presentazione del DVD della Fondazione Marconi, "Marconi racconta la sua invenzione" e alcune pellicole da intenditori, a incominciare da un documentario del 1940 intitolato "Ecco la radio!" fino al film di Guido Chiesa "Lavorare con lentezza", una rivisitazione del '77 realizzata cinque anni fa.
Non potrò esserci fisicamente, ma una parte di me non ha mai smesso di camminare per quelle strade svuotate dall'agosto, di fissare lo sguardo ventenne sulla lunga striscia metallica della meridiana di San Petronio sperando, invano, che potesse indicarci la giusta direzione. Andateci al posto mio, se potete. Bologna e la radio sono due vecchiette che meritano di essere festeggiate da piazze affollate. E giovani.
(Grazie a Gigi Nadali che mi ha inviato il comunicato dell'evento.)

La radio degli anni '40 e le radio libere del '77

Dall’EIAR alle radio libere: questo il lungo cammino della seconda serata che Sotto le stelle del cinema dedica a Guglielmo Marconi a 100 anni dal Premio Nobel.
Domani, sabato 18 luglio, a partire dalle ore 22, nuovo appuntamento in Piazza Maggiore sulle tracce del grande fisico: in apertura la presentazione del DVD Marconi racconta la sua invenzione prodotto dalla Fondazione Marconi.
Subito dopo un prezioso documento targato 1940 e diretto da Giacomo Gentilomo, Ecco la radio!, funambolico ritratto del mezzo – all’epoca – più amato dagli italiani: Quando la radio, cantava proprio nel 1940 il divo Alberto Rabagliati…
Tutt’altra atmosfera è invece quella richiamata da Guido Chiesa in Lavorare con lentezza: realizzato nel 2004, il film in realtà muove i suoi passi nel movimentato 1977, nella Bologna delle radio libere, nella Bologna di Radio Alice. Il lavoro ti fa male / e ti manda all’ospedale, recitava in quegli anni la mitica sigla di Radio Alice…
In caso di pioggia, proiezione al Cinema Lumière (via Azzo Gardino, 65).

Omaggio a Guglielmo Marconi
Sabato 18 luglio, ore 22, Piazza Maggiore

Marconi racconta la sua invenzione DVD prodotto dalla Fondazione Guglielmo Marconi

a seguire:

ECCO LA RADIO! (Italia/1940) di Giacomo Gentilomo. D.: 32’ Copia proveniente da Cineteca di Bologna Da "Cineteca – speciale Sotto le stelle del cinema 2009":

Celebrazione della radio nell’epoca del suo apogeo, nelle mani dell’eclettico Gentilomo quello che poteva essere un mero esercizio di propaganda grondante di retorica sulle magnifiche sorti e progressive del medium preferito dal regime, diventa un curioso e scoppientante pastiche di generi a cavallo fra documentario, teatro di rivista, musical e di registri, dal giornalistico al burlesque. "Panorama di una giornata radiofonica realizzata col concorso degli artisti, dei maestri e delle orchestre dell’EIAR" come recitano programmaticamente i titoli di testa, "Ecco la radio! appare come la summa delle diverse tipologie di film sulla radio: rientra perfettamente nel genere promozionale, proponendo, per chi ancora ne fosse all'oscuro, un'ideale illustrazione del palinsesto dell'epoca, una sintesi della ricca mercanzia del telegrafo senza fili; rappresenta il trionfo dell'era della valvola termoionica e del feticismo per la tecnica; e infine, contemporaneamente alimenta il divismo delle voci" (Paola Valentini).

LAVORARE CON LENTEZZA (Italia/2004) di Guido Chiesa. D.: (111’) Da "Cineteca – speciale Sotto le stelle del cinema 2009":

Bologna 1977. Squalo e Pelo accettano di rapinare su commissione la Cassa di Risparmio di Piazza Minghetti scavando un tunnel sotterraneo. Per alleviare gli sforzi, si portano appresso una radiolina, e finiscono per incappare sulle frequenze fm 100.6 mhz di Radio Alice. Prima, che potesse esistere qualcosa chiamato mao-dadaismo non lo potevano nemmeno sospettare. Decidono di andare a verificare di persona. Attorno alle vicende dei due simpatici lestofanti, Guido Chiesa affastella un ritratto del 77 bolognese vivace e festoso, attraversato da punte di ironia e dolore. Lavorare con lentezza frulla eventi e personaggi in un panorama che trae forza dalla coralità dell’esperienza. Dice il regista: "Abbiamo voluto raccontare tante storie con la esse minuscola. È l'insieme delle storie a comporre il significato del film, che ognuno legge e vive secondo la sua cultura, età, provenienza". L’utopia della libertà del tempo libero convive con i traffici di in ricettatore filosofo e del suo socio marsigliese, la rivoluzione sessuale con le chiacchiere degli ex partigiani al bar, la fantasia al potere si confronta con la concretezza di facce, gesti, muri, canzoni. Chiesa, che sulla radio bolognese aveva già realizzato un documentario dal titolo Alice è in Paradiso, non ha timore di mettere anche troppa carne al fuoco e di sparare molte cartucce visive a effetto. Quel che emerge, soprattutto, è un flusso di energia. Che pare spegnersi con la morte di Francesco Lo Russo in via Mascarella e, il giorno dopo, con l’irruzione della polizia nei locali di via del Pratello.

Sotto le stelle del cinema Bologna, 6 – 29 luglio 2009 Spettacoli: Piazza Maggiore ore 22 (in caso di pioggia: Cinema Lumière – via Azzo Gardino, 65) ingresso gratuito Informazioni: www.cinetecadibologna.it/Sotto_stelle_cinema_2009

09 luglio 2009

Pirati e machete, due libri (e un film) sulla radio

Dopo l'uscita nelle sale di "I love radio rock", il film sulle stazioni radio pirata offshore, si è tornato a parlare molto di emittenza "illegale" e dell'impatto che la pirateria radiofonica ha avuto sulla cultura, sulla musica e naturalmente sugli aspetti normativi e di mercato. A questo proposito Andrea Borgnino (che in queste ore si trova a L'Aquila per assicurare i feed audio e video ai broadcaster europei per conto dell'EBU) mi scrive che «è arrivata in libreria la nuova edizione del mio libro "Radio Pirata" pubblicata da Paolo Persiani Editore di Bologna. Il libro tratta la storia delle radio pirata a partire dagli anni 60 fino ai giorni nostri e propone in questa nuova edizioni nuove interviste e una serie di immagini di diverse emittenti illegali. Questo è il comunicato stampa ufficiale:»

La diffusione del Rock'n'Roll in Europa inizia nei primi anni sessanta a bordo della nave che ospitò Radio Caroline, storica emittente pirata che per prima affrontò le gelide acque del Nord per trasmettere musica libera e messaggi di pace. In queste pagine si racconta di quei valorosi dj e di quegli uomini che finanziarono e inventarono il mondo delle emittenti pirata rivoluzionando per sempre il mondo della radio in Europa. Oggi sono ancora attive centinaia di stazioni illegali che sfidano le leggi dell’etere. Dietro ogni radio, la storia di conduttori che costruiscono antenne e trasmettitori per lanciare segnali di libertà via radio, una pratica che unisce musica e comunicazione permettendo la nascita di nuovi linguaggi.

Titolo: Radio pirata. Rock, libertà, trasgressione e nuovi linguaggi radiofonici. Le straordinarie imprese dei bucanieri dell'etere
Autore: Borgnino Andrea
Prezzo: € 14,90
Editore: Paolo Persiani Editore

Il libro è disponibile nelle principali librerie o si puo' comprare online cliccando qui:

http://tinyurl.com/lhfyet

http://www.hoepli.it/libro/radio-pirata-rock-liberta-trasgressione-nuovi-linguaggi-radiofonici.asp?ib=9788896013083&pc=000014002003000


Andrea nei giorni scorsi ha partecipato alla trasmissione di Radio 3 Fahrenheit con Marino Sinibaldi. Nel caso ve la siate persa, ecco l'audio da riascoltare.

Andrea è stato intervistato al telefono con il massmediologo Peppino Ortoleva. Sinibaldi ha avuto occasione di citare anche un altro libro molto interessante che non riguarda la radio pirata in senso stretto ma l'uso dell'emittenza radiofonico come strumento di condizionamento, propaganda e incitamento politico e militare. Lo scorso aprile è uscito per Infinito Edizioni il volume "La Radio e il Machete", scritto dal sociologo camerunense Fonju Ndemesah Fausta e dedicato al celebre caso di Radio Milles Collines, che guidò con i suoi messaggi di odio la sanguinosa guerriglia conro l'etnia rwandese dei Tutsi, costata 800 mila vittime. L'autore del libro è stato intervistato dalla testata telematica Il Cassetto. Il risultato mi sembra davvero pregevole, leggetela qui.

06 giugno 2009

L'oro in radio, al cinema la grande canzone brasiliana


Il rapporto tutto particolare dei brasiliani con la loro musica si intreccia con quello, ancora più sentimentale e profondo, che lega - o dovrebbe legare - qualsiasi cultura al suo passato recente, quello che sconfina tra cronaca e storia, nel progetto di Cantoras do rádio, un documentario girato da Gil Baroni presentato in questi giorni nei cinema di Brasília, Curitiba, Porto Alegre, Rio de Janeiro e São Paulo. Il film racconta la storia di quattro artiste - Carmélia Alves, Carminha Mascarenhas, Violeta Cavalcante e Ellen de Lima - che con le loro canzoni hanno fatto da sfondo alla generazione tra anni trenta e cinquanta, l'epoca d'oro della radiofonia. Fu la radio, forse ancora più dei dischi che potevano permettersi in pochi, a determinare il successo di quei brani in Brasile (e non solo in Brasile).
Il filo conduttore del documentario, che ha già raccolto gli applausi del Festival di Rio nel 2008, è uno spettacolo dal vivo organizzato e filmato nel 2005, sempre a Rio. Nel corso della kermesse le protagoniste (se andate sul sito ufficiale di Cantoras do rádio trovate delle foto di scena semplicemente fantastiche) celebrano se stesse e tante altre cantanti loro colleghe della Era de Ouro, con in testa la celebre Carmen Miranda. La verve delle quattro eterne ragazze della musica, la loro capacità di tenere la scena a sessant'anni dai loro fasti giovanili, diventano un secondo leit motif della storia, che nelle intenzioni del regista è anche un inno alla bellezza senza età. Ecco la presentazione dell'opera dalle pagine di Paranà Online.
Documentário homenageia a era de ouro do rádio
Newton Almeida
06/06/2009

Dirigido pelo paranaense Gil Baroni, o filme resgata a história de Carmélia Alves, Carminha Mascarenhas, Violeta Cavalcanti e Ellen de Lima, que viveram o auge há quase 60 anos.

As atemporais canções que embalavam o cotidiano da sociedade brasileira entre os anos 30 e 50 e atravessam gerações são retratadas no documentário Cantoras do rádio.
O filme, que entra em cartaz a partir do dia 11, em cinco capitais (Brasília, Curitiba, Porto Alegre, Rio de Janeiro e São Paulo), conta a história de vida de quatro artistas que fizeram parte da chamada Era de Ouro do Rádio no Brasil, com suas alegrias, o sucesso e a dificuldade em manter as eternas canções ainda vivas na cultura popular.
O documentário, dirigido pelo paranaense Gil Baroni, resgata a história de Carmélia Alves, Carminha Mascarenhas, Violeta Cavalcanti e Ellen de Lima, que viveram o auge há quase 60 anos. As protagonistas do documentário acompanharam a pré estréia, exibida esta semana no Unibanco Arteplex do Shopping Crystal em Curitiba.
O filme traz os depoimentos das cantoras em meio a um show, gravado no Rio de Janeiro em 2005, produzido especialmente para as filmagens, no qual as cantoras, num surpreendente ato de resistência, lutam para sobreviver da música.
Segundo Gil Baroni, além de um resgate dos valores culturais da sociedade brasileira, o foco do filme é mostrar a força de vontade das cantoras. “É admirável saber da persistência dessas mulheres. É importante mostrar a experiência que estas senhoras podem trazer para a juventude”, afirma.
Baroni conta que as cantoras conviveram com grandes compositores e intérpretes que fizeram sucesso nos anos dourados da MPB. Com o declínio da era do rádio, elas amargaram um período de ostracismo.
“A intenção foi fazer um trabalho de resgate sem apelar para o saudosismo, evitando uma coisa apelativa, mas, como diz a Carminha, mostrar a beleza da alma.”
Para Baroni, que também foi um dos roteiristas, o documentário presta um serviço cultural, já que, segundo ele, “uma parte das pessoas não sabe que a raiz da Música Popular Brasileira está nesse período”.
No show, exibido durante o filme, as cantoras homenageiam as Divas do rádio, das quais fizeram parte. O roteiro do show, produzido pelo pesquisador Ricardo Cravo Albin, relembra Carmem Miranda, Aracy de Almeida, Aurora Miranda, Dalva de Oliveira, Dolores Duran, Elizeth Cardoso, Linda e Dircinha Baptista, Isaura Garcia e Nora Ney. Em depoimentos reveladores, as cantoras relatam casos e bastidores daquela época.
O documentário, do início do projeto até a edição, levou cinco anos para ser concluído. No entanto, o diretor não esconde a satisfação em apresentar o filme. “Foi como se todos da equipe descobrissem um tesouro enterrado”, diz.
Segundo Baroni, o filme, que foi exibido no Festival do Rio 2008, em sessão de gala no Cine Odeon, foi muito bem recebido na capital fluminense. O documentário Cantoras do rádio foi idealizado pela produtora curitibana Laura Dalcanale e produzido pela sua Arte Lux Produções.

10 aprile 2009

L'ultimo blues per KRML 1410, la stazione da film


A circa 200 km a sud di San Francisco e la Silicon Valley, sulle incontaminate coste del Pacifico, in uno scenario naturale di una bellezza quasi inquietante per come ci appare assolutamente pristina, incontriamo, non lontano da Monterey, la cittadina di Carmel-by-the-sea. Siamo dall'altra parte del nuovo mondo ma qui si trova uno dei monumenti storici più interessanti degli Stati Uniti, la missione spagnola di fra Junipero Serra, intitolata curiosamente a San Carlos Borromeo del Rio Carmel. Sì lo stesso Carlo Borromeo che fu vescovo di Milano (anche se era nato su altre coste, molto più modeste e lacustri). Carmel è uno di quei luoghi che non vorreste non aver visitato una volta che abbiate avuto la fortuna di capitarci. Un paradosso geografico che è facile sentire familiare anche se ogni minimo indizio naturale e ogni più piccolo artefatto, vi restituiscono una sensazione di lontananza ed estraneità. Il mare che non somiglia a niente di quello che potete vedere in Europa, quel clima temperatissimo e così immune dalle nostre continue variazioni, la vegetazione che sembra un incrocio tra macchia mediterranea e fiordo norvegese, i leoni marini sugli scogli e i colibrì sui rami.
Per farla breve, a Carmel trasmette una di quelle stazioni radio locali americane che sembrano presi paro paro da un film o da un romanzo. E in effetti KRML in un film ci è finita per davvero quando Clint Eastwood decise di girarci uno dei suoi primissimi film da regista, Play Misty for me (1971, in Italia circolò con il titolo Brivido nella notte). Play Misty racconta la vicenda di Dave Garner, conduttore di un programma musicale notturno per una radio locale che comincia a essere corteggiato da Evelyn, sua appassionata ascoltatrice. E' lei a telefonare alla radio regolarmente per chiedere a Dave di mettere sul piatto la canzone che dà il titolo originale al film (ricordate, "I get misty..."). La donna ovviamente non è troppo in sé e non è disposta ad accontentarsi di un'avventura passeggera, ma Dave ha già una fidanzata, Tobie. E ben presto quella che sembrava una passioncella occasionale, la più classica delle occasioni, diventa un'arma di minaccia e devastazione.
Ora la stazione di Dave, che trasmette davvero musica jazz e blues, con 500 watt in onde medie, rischia di chiudere o passare di mano. Il suo proprietario David Kimball, ha già dovuto chiudere il negozio di dischi Jazz and Blues Company annesso alla stazione. Ora la frequenza di 1410 kHz (non ricordo di averla ascoltata a San Francisco, neanche di sera, e a Carmel - mi vergogno di dirlo - non avevo con me la radio) è in vendita per soli 1,8 milioni di dollari, a quanto si legge sul Monterey County Herald. Oltre al negozio, KRML disponeva anche di un piccolo auditorium per i concerti live ed è rimasta on air per oltre mezzo secolo con il suo format da amanti del jazz. Una sua eventuale uscita di scena sarebbe davvero molto triste, chissà che il buon vecchio Clint, ora che è diventato un regista così apprezzato (e, a quanto sembra, discreto jazzista dilettante), vorrà dare una mano a un stazione che artisticamente sembra avergli portato tanta fortuna.

KRML closes company store
The Monterey County Herald
04/08/2009

KRML radio closed its Jazz and Blues Company store on Monday and owner David Kimball said the Carmel-based radio station is currently in negotiations.
Kimball confirmed that the station could be changing hands but declined to discuss any details beyond until negotiations are finalized, which he said could happen within the week.
The station, which appeared in Clint Eastwood's 1971 movie "Play Misty for Me" and is housed in the historic Eastwood Building in downtown Carmel, remains on the air as usual, he said.
KRML1410-AM, which features an in-house performance stage and store, was listed for sale last year for $1.8 million. It has been been broadcasting since 1957 and is currently heard on 1410 AM, 92.5 FM cable and online at www.krmlradio.com.

30 marzo 2009

Il tassista del Rey

Planetham, uno degli aggregatori di blog radioamatoriali letto da Andrea Borgnino, riporta la notizia di un curioso documentario venezuelano, Onda Corta, che in queste settimane ha partecipato a un festival cinematografico di San Diego, in California. Onda Corta, realizato da Carolina Vila, ha un soggetto davvero curioso: è la storia del radioamatore Ramón, unico taxista di un piccolo villaggio del Venezuela, che attraverso le onde della radio stringe amicizia con uno spagnolo molto più famoso di lui, il re Juan Carlos. Il cortometraggio - Onda Corta dura 15 minuti - racconta dell'incredibile sensazione suscitata dall'invito che Ramón riceve quando l'amico Juan Carlos lo invita a partecipare a una corrida per vedere in azione il torero preferito del Re. Quella che segue à una breve scheda del film apparsa sul blog Cine 100% Venezolano, ma Onda Corta ha anche un suo sito Web, dove si possono trovare i contatti con la regista.

¿Cuál es la historia?

El cortometraje, basado en una historia de la vida real, nos habla de Ramón, el único taxista de un pequeño pueblo de la Venezuela de 1978, quien entabla una inusual amistad con el Rey de España a través de su radio de onda corta. Pero cuando el Rey lo invita a España a asistir a la corrida de su torero favorito, Ramón debe enfrentar la incredulidad de todos los que lo rodean.
Elenco
Esta producción de quince minutos de duración, cuenta con las actuaciones de Gonzalo Cubero, en el papel principal; junto a Francis Romero, Scarlett Jaimes, Antonio Delli, Froilán Rivero, Yugui López, Héctor Palma, Martha Gómez, Greisy Mena, Armando Gota, Marisol Matheus, Martha Track y Carlos Bello.

El rodaje

Onda Corta fue rodado en el pueblo de Altagracia, cerca de Carora en el estado Lara, a mediados de 2006, y la postproducción se llevó a cabo entre Caracas y Los Angeles, contando con la colaboración de Todd-A-O, una de las empresas de postproducción de sonido más prestigiosas de la industria hollywoodense.

Datos sobre la Directora

Carolina Vila, estudió un Master de Cine en la Universidad de Southern California. Su primer cortometraje, roam (pasos), rodado en la ciudad de Los Angeles, participó en varios festivales internacionales como Sundance y La Habana, y recibió el premio al Mejor Cortometraje Latino del Directors Guild of America Student Awards. En Venezuela, ha trabajado en el área de comerciales y documentales para televisión como directora y directora de fotografía, desempeñándose además como profesora de Cine y televisión en la Universidad Católica Andrés Bello y la Universidad Central de Venezuela.

Premios obtenidos por Onda Corta

Onda Corta ha participado en varios festivales internacionales, como el Sydney Latin American Film Festival, Moondance International Film Festival, Jornada Internacional de Cinema da Bahia, el Festival de Cine de Bogotá, el Festival del Cine Nacional de Margarita y el Boston Latino Film Festival. Esta producción será su primer cortometraje rodado enteramente en Venezuela.

22 marzo 2009

BBC Essex e un film ricordano le stazioni pirata

Il Financial Times, il grande quotidiano finanziario londinese, dedica una lunga recensione con interviste ai veri protagonisti della storia delle radio pirata al film (già menzionato qualche settimana fa qui su RP) The boat that rocked, ispirato a Radio Caroline e alle altre stazioni galleggianti che verso la metà degli anni Sessanta sfidarono il rigido monopolio governativo della BBC. Per certi aspetti ai pirati delle onde marine ed elettromagnetiche le cose non andarono benissimo. Il Parlamento britannico approvò una legge molto repressiva e le navi furono prese d'assalto dalla guardia costiera. Ma quella cultura, che poi era la cultura del rock, dei Beatles, la cultura del cambiamento e di una passione capace di sovvertire lo status quo, una volta liberata dal suo vaso di Pandora investì tutto e tutti. E ci fa ancora sognare.
The Boat that rocked è stato girato dallo stesso regista, Richard Curtis, di Quattro matrimoni e un funerale e Notting Hills. L'uscita della pellicola, prevista il primo di aprile in Gran Bretagna, coinciderà o quasi con la ripresa del progetto di BBC Radio Essex, che negli ultimi anni, nel 2004 e 2007, ha celebrato l'epopea delle stazioni pirata organizzando delle trasmissioni dal natante utilizzato da Curtis, una vecchia nave-faro. BBC Pirate Radio Essex trasmetterà quest'anno dal 10 al 13 aprile su tre frequenze in onde medie: 729, 765 e 1530 kHz affidando la conduzione a molti dei DJ dell'epoca. La nave non sarà al largo ma ancorata al molo "Ha'penny" del porto di Harwich
Rulers of the airwaves

By Ludovic Hunter-Tilney

March 21 2009

The new film from director Richard Curtis, creator of Four Weddings and a Funeral and Notting Hill , looks back nostalgically to the days when a handful of pirate radio ships with vast radio transmitters bobbed about in the North Sea broadcasting to the UK. The BBC monopoly of the time meant that independent radio was illegal on UK soil; commercial broadcasts had to be illicitly beamed in from continental Europe, or from shipboard transmitters anchored around the British coast.
Set in pop's golden age of 1966-1967, The Boat That Rocked is about the fictional Radio Rock, a floating radio station whose roster of DJs live in clannish male conditions aboard a decrepit trawler. It's modelled on real-life pirates such as Radio Caroline and Radio London, which from their moorings several miles off the Essex coast beamed a constant diet of pop songs to as many as 25m people, half the UK population.
The pirates, launched by entrepreneurs, funded by advertising and staffed by irreverent young DJs, filled a vacuum left by the fusty BBC, whose meagre ration of one hour's pop broadcasting per week dismally failed to meet public appetite for the cascade of hits issuing from the Beatles, the Beach Boys, the Rolling Stones et al. It was, said Curtis at a screening this month, "the worst mismatch of supply and demand in history".
His comedy portrays life on a pirate boat as a boyish blast. Dolly birds are shipped in, dope is smoked, drinking games are played, banter is swapped, groovy tunes are played - while fuming little Hitlers in Whitehall struggle to wrest back control of the airwaves. Tony Blackburn joined Radio Caroline in 1964, several months after its launch, and went on to become one of the best-known figures in British broadcasting. He remembers his pirate days fondly. "Just terrific memories," he says. "What an adventure." Yet it was not the bacchanal depicted in the film. "There was nothing like that," Blackburn says, referring to on-board parties and shipments of girls. "It was run very professionally."
(continua)
***
Ship ahoy, it's Tony Blackburn!

Alrite guys and girls, the sounds of the swinging Sixties are set to be re-created by some of the orignal disc jockeys on board a ship in Harwich. Pirate BBC Essex moors up this Easter.

Legendary DJ’s Tony Blackburn and Johnnie Walker are just two of the original '60s offshore radio presenters who will be teaming up with BBC Essex for a celebration of that unique watery wireless sound. "In 2007 we told listeners it could be the last time for Pirate BBC Essex," said BBC Essex Managing Editor Gerald Main. "Ever since, fans from Essex and across the world have been asking us to do it one more time. We’ve been swayed by their wishes and their ship is literally coming in."
In 2007 and for the first broadcast in 2004, Pirate BBC Essex came from the LV18 half-a-mile off the Essex coast. This year, the vessel will be moored alongside the Harwich Ha’penny Pier.
"Thousands of '60s pirate radio fans will be able to get within a few feet of the fun action," said Pirate BBC Essex creator Steve Scruton. "It’s the 45th anniversary of the start of Radio Caroline but for fans of the offshore radio sound, it’s like yesterday," he said. Thousands of younger listeners were turned on to 60’s music by Pirate BBC Essex in 2004 and 2007 and thousands more are likely to join them once they’ve seen 'The Boat That Rocked'.
The film was written and directed by Richard Curtis and stars Bill Nighy, Rhys Ifans and Kenneth Branagh. "We’re really pleased that Universal used the LV18 for one of the most eagerly anticipated films for years," said Tony O’Neil of the Pharos Trust which owns the LV18. He adds: "To welcome Pirate BBC Essex back within days of the film’s release is just wonderful news."
The vessel’s bridge will be converted into a radio studio from where Pirate BBC Essex will broadcast on 729, 765 and 1530 MW and on www.bbc.co.uk/essex from 7 am on Good Friday April 10. "We’ll be playing those great pirate radio classics like Caroline and A Whiter Shade Of Pale," said Pirate BBC Essex programmes producer Tim Gillett. Tim is looking forward to spinning a few long lost gems: "Plus songs which may not have been heard for more than forty years like 'That’s The Way Love Goes' by Charles Dickens or 'Incense' by The Anglos. And after 'A Fine Fine Bird' in 2004 and 'Untrue Unfaithful That Was You' in 2007, I’m already thinking about a new record of the week." Presenters like Dave Cash and Roger Day, who’ll be appearing on Pirate BBC Essex this Easter, remember playing those songs for the first time on the pirate ships moored off the Essex coast between 1964 and 1967. Listeners will be able to also hear some of those '60s style radio jingles and that unique echo which was so reminiscent of those pioneering pop music radio days.

14 gennaio 2009

Un film e un radiodocumentario sulle pirate offshore UK

Andrea Borgnino mi ha mandato un link a un articolo del Guardian dell'altro ieri con un bel commento di Martin Kelner sulle stazioni radio britanniche offshore, quelle che a metà anni 60 portarono una ventata di nuova musica (e nuova radiofonia) in una nazione, anzi in un continente ingessatissimo, ancora assuefatto a una concezione della radio come grigia istituzione governativa che solo dieci anni dopo sarebbe stata spazzata via. Nel Regno Unito, si sa, le prime a essere spazzate via furono proprio le stazioni radio che trasmettavano da scalcagnate imbarcazioni del Mare del Nord. Ci pensò una legge rimasta famosa, il Marine Offense Act. Manco Radio Caroline fosse l'Invincible Armada spagnola.
Il Guardian dà la notizia di un film Universal Pictures che uscirà a primavera, The Boat that Rocked, una commedia ispirata proprio a Radio Caroline e compagnia rockeggiando. Trovate un trailer in italiano del film di Richard Curtis su questo indirizzo e una bella anticipazione sul sito di Vivacinema che pubblica anche un trailer originale da YouTube:





Ma l'articolo di Kelner si sofferma anche su un radiodocumentario andato in onda in queste settimane sulle emittenti locali della BBC, The Other Caroline, che Paul Rawley ha dedicato a Radio Caroline North. Purtroppo questa rievocazione non risulta più disponibile sul BBC iPlayer per scadenza dei limiti di durata dei diritti. Sono fortunatamente riuscito a reperire una copia "ufficiosa" messa a disposizione dai frequentatori del sito Digitalspy.co.uk e provveduto a salvarne una copia nel mio spazio. Davvero molto interessante. Il Guardian si lascia andare anche in qualche considerazione sulle recenti polemiche tra un settore della radio commerciale sempre più in crisi e una BBC pubblica (e ricca) che attrae sempre più ascoltatori, togliendo quindi appeal pubblicitario ai concorrenti non-pubblici. Invocare, come fanno alcuni, una sorta di museruola da applicare alla cara vecchia Beeb per tutelare le radio private sarebbe anacronistico, dice il Guardian, ma se 35 anni fa il governo non avesse messo la museruola a Radio Caroline forse le cose sarebbero andate diversamente...

The day the BBC's ship came in

Martin Kelner

The Guardian, Monday 12 January 2009

The offshore pirate radio stations of the 1960s have been attracting a good deal of interest lately, with the imminent release of The Boat That Rocked, a film set on a radio ship. Having not seen the complete film, I am unable to say to what degree it will infuriate radio pedants - radio buffs' green ballpoints are no doubt already primed to complain about the wrong type of headphones or tape machines appearing in the movie - but my suspicion is that a more faithful picture of this period in our radio history was provided in a fine documentary, The Other Radio Caroline, broadcast on BBC local radio over the New Year. It was about Radio Caroline North, by coincidence the station I listened to as a youngster growing up in Manchester. The ship was anchored in the Irish Sea near the Isle of Man, while the two other most popular stations, Radio Caroline South and Radio London, broadcast from just off the Essex coast. They were on air from 1964 to 1967, until scuppered by the government's Marine Broadcasting Offences Act - whose hasty introduction is still seen as a black day for democracy by those of us wishing at the time to do nothing more subversive than listen to Shotgun Wedding by Roy C.
(continua)