02 ottobre 2008

To Russia with love, la storia di Free Europe diventa film


Quando sono andato la prima volta a Berlino avevo poco più di vent'anni e ascoltavo già la radio, sapevo benissimo che cosa volesse dire guerra fredda. In quel 1981 un certo Leonid Brezhnev regnava ancora, un paio di migliaia di chilometri più a est. E Berlino (Ovest, allora la distinzione era importante) celebrava il drammatico anniversario, il ventesimo, della costruzione del muro di Berlino. Una visita a quella che era stata la capitale del Reich non sarebbe stata "completa" senza una capatina a Berlino Est.
Se oggi passate da Berlino - e se non ci siete mai stati fatelo, è una di quelle città che lascia un segno dentro - è del tutto impossibile immaginare che cosa poteva significare, in termini urbanistici e psicologici, la presenza di quella lunga cesura leggermente sghemba e irregolare. I turisti come noi (per i berlinesi c'era una stazione del metro) potevano "andare dall'altra parte" presentandosi col loro passaporto al Check Point C (detto, ovviamente, "Charlie") dove li attendeva una non breve coda d'attesa, una rapida perquisizione e il versamento di una somma in marchi occidentali (mi sembra 30) da cambiare "alla pari" con qualche banconota in marchi orientali. Per noi che a Berlino eravamo arrivati in treno con l'Interrail, attraversando una discreta porzione di DDR su un vagone notturno con lussuose panche in legno, era tutto normale.
Poi si entrava a Est e Berlino, che pure non era incredibilmente vivace e architettonicamente festosa e fastosa come oggi, cambiava completamente, come nel montaggio di un film, come nella scenografia sballata dei nostri sogni. Nella zona est adiacente al muro la DDR aveva fatto quasi ovunque piazza pulita con una no man's land che doveva scoraggiare ulteriormente i tentativi di attraversamento clandestino. Le case erano delabré e tutto sembrava dimesso e abbandonato, almeno fino a quando non raggiungevi i grandi edifici dei musei sulla Spree e la spianata di Alexander Platz, l'inizio del percorso che sfociava nella Unter den Linden e si bloccava, contro il muro, prima di poter riattraversare del tutto la porta di Brandeburgo, a pochi passi da dove oggi si erge il Denkmal für die ermordeten Juden Europas di Peter Eisenman. Percorrevi la Friedrichstrasse lasciando il check point e ti chiedevi che cosa fosse successo - o che cosa non fosse successo - da quella parte lì. Una curiosità: quei 30 marchi orientali abbiamo dovuto cercare di spenderli, perché se le guardie di frontiera ti costringevano a cambiarli, la valuta che ti davano in mano non era convertibile. Insomma, versavi trenta marchi belli pesanti, specie per noi e i nostri zaini sbrindellati, del tutto a fondo perduto e per evitare di buttarli letteralmente nel cesso cercavi qualche negozio (ricordo che le edizioni musicali, le partiture, costavano pochissimo), ti mettevi in un'altra coda con ufficiali russi, angolani, vietnamiti, e acquistavi mezzo pollo a un imbiss. In poche ore non riuscivi a liberarti di tutto quello che avevi in tasca, credo di avere ancora qualche moneta di pessima lega d'alluminio che, ironia della storia, ha fatto la stessa fine dei marchi occidentali. Se in quel giorno d'estate del 1981 mi avessero detto che il Check Point Charlie sarebbe stato spazzato via, con tutto il muro, nel giro di otto anni, avrei fatto molta fatica a crederci.
Tutta questa sventagliata di inutili ricordi per dirvi che Tangram Film, società di produzione cinematografica tedesca, ha realizzato quest'anno, in occasione del ventesimo anniversario del crollo del muro, un documentario intitolato "To Russia with Love", dedicato alla storia di Radio Free Europe e Radio Liberty, al loro ruolo di fonte informativa e naturalmente propagandistica (ma non c'era paragone, per serietà e professionalità, con la montagna di assurde scemenze che arrivavano da est). Tangram Film, distribuita in Europa da Telepool, ha realizzato To Russia with Love per conto di alcune emittenti televisive europee, tra cui la stessa ARTE, immagino che prima o poi riusciremo a vederlo. Vi si narra, per la prima volta in un film (la durata è di 90 minuti), la vicenda a metà tra il giornalismo e lo spionaggio di una emittente che con i suoi notiziari, i documenti fatti filtrare oltre cortina, i commenti, ha efficacemente appoggiato la dissidenza, ha mantenuto vive tante speranze. Se il muro che attraversai nel 1981 crollò pacificamente otto anni dopo, forse qualche merito lo ebbe anche la stazione radio finanziata dalla CIA.
Il documentario si basa anche sulle interviste agli ascoltatori di Radio Free Europe, immagino anche quelli che come me nel 1981 avevano vent'anni. Uno di loro, ripreso nella scheda del film che vi riproduco qui sotto, dice una cosa che ho pensato tante volte anch'io, guardando quel gran viaggiatore di mio figlio:
"Talvolta guardo i miei figli e mi domando come potrei spiegargli quello che abbiamo passato, com'era allora. E in tutta onestà: sono felice. Sono felice che per i miei figli sarebbe impossibile capire." Ed è vero, per molti sarebbe impossibile capire che un tempo esisteva una città, bella e colta come Berlino, divisa fisicamente, dolorosamente, da un muro, dal filo spinato, da una no man's land minata. E pensate al vero paradosso, la vera morale di questa storia. Non riusciremmo a capire un muro di cemento ma dentro di noi, tra di noi, non facciamo altro che costruire barriere e divisioni infinitamente più difficili da abbattere.

Radio Free Europe and the Cold War
Director: Christian Bauer Genre: Geschichte & Wissenschaft Broadcaster: MDR /BR /arte /History TV /ERT /TSR / u. a. World Distribution: Telepool GmbH München Year: in production Duration: 90 / 52 / 45 min

2009 marks the 20th anniversary of the fall of the Berlin Wall. "To Russia, With Love" tells the story of the Cold War from a most unusual perspective: Radio Free Europe and Radio Liberty. A radio station for the countries behind the Iron Curtain. Conceived as a propaganda instrument and financed by the CIA, RFE over the years changed its face and provided the people under Soviet rule with information and news not available to them in any other form. Like any broadcaster in a democratic country. Today the radio station is seen as one of the most successful enterprises of the CIA. And some claim that the peaceful end of the cold war is largely due to RFE/RL's broadcasts.
"To Russia, With Love" takes us back to the time when World War III seemed imminent, shows the political machinations behind RFE and movingly captures the memories of its listeners. "Sometimes I'm looking at my kids and I'm trying to think how can I explain them what I went through, how it was", remembers one of the listeners, "and in all honesty, I'm happy. I'm happy that they cannot understand that! Because it means that they live in a world without this pressure, without this constraints of thinking about one thing and talking about another one."

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Concordo con Andrea, Berlino e' una citta' assolutamente da visitare.
Io ci sono stato questa estate, per puro caso visto che ho potuto programmare le ferie solo all'ultimo momento ed i voli per altre mete erano ormai tutti pieni.
Dopo essere stato a Parigi e Madrid sono rimasto subito sbalordito dal fatto che a Berlino non c'e' traffico, e che in citta' sfrecciano con qualsiasi tempo tantissime biciclette.
Una linea di trasporti integrata ed efficiente (metro, autobus, ferrovia cittadina) contribuisce non poco a diminuire il traffico.
Quello che mi ha lasciato perplesso e' che in questi 20 anni sono letteralmente sparite tutte le tracce della DDR: tutto ricostruito da zero. Anche in Alexander Platz ormai si trovano grandi magazzini e diversi fast food. Forse la voglia di dimenticare e' stata talmente forte da fare veramente piazza pulita, e forse e' capibile visto che per anni il muro ha diviso famiglie (in alcuni casi addirittura madri e figli).
Lasciare qualcosa per ricordare in modo tangibile gli errori del passato pero' sarebbe molto importante.

Andrea Lawendel ha detto...

Ad Andrea non sarà sfuggita, sui marciapiedi ma soprattutto su quelle strade dove davvero il traffico è sparso e disciplinatissimo, la traccia, evidenziata con mattoni di colore diverso, dell'originale tracciato del muro. E' una sottile, lunghissima cicatrice in cui si è trasformata, col tempo, la ferita inferta, non solo sulle anime, ma sulla terra di quella città. Qualche pezzo di muro dovrebbe esserci ancora, per puri scopi turistici. Poi c'è un simpatico museo che ricostruisce la vita nelle case private della DDR, con arredi "d'epoca", quei mobili in materiali sintetici che fanno sembrare una scaffalatura Ikea a una fine boiserie Luigi XV. Ma tutto sommato Andrea ha ragione, le tracce sono sparite al punto che senza aver vissuto l'altra parte del muro è praticamente impossibile capire.

Anonimo ha detto...

E' vero, c'e' questa linea che attraversa la citta'.
Nei 10 giorni che sono stato a Berlino ho visto gli operai del comune che mettevano in giro per la citta' dei cartelli con le foto delle varie zone prima della caduta del muro.
Ho visto anche dei piccoli gruppi che protestavano perche' sono state tolte le lapidi nei punti dove erano morte persone cercando di attraversare il muro.
La mia impressione e' stata che 'il ricordo' e' solo una materia che attrae i turisti. Ma chissa'... magari lasciandosi dietro il ricordo si e' forse piu' propensi al rinnovamento. Io non avevo mai visto prima la citta', ma ho subito notato una gran voglia di rinnovamento ed un grande interesse per l'energia e la cura dell'ambiente (tanto verde; una sede del parlamento piena di pannelli solari; e solo andando a mangiare in una di quelle catene di fast food, ormai presenti in tutto il mondo, mi sono stupito di trovarmi alla fine del pasto solo poca carta e cartone da buttare (invece che scatole e scatolette di polistirolo o plastica o altri materiali a cui sono abituato negli stessi locali qui in Italia). Arrivando in aereo poi si possono notare lunghe file di generatori eolici alti decine di metri. Per concludere questo argomento, off topic, altre due cose mi hanno sorpreso tantissimo: tutti parlavano inglese (anche l'anziano fruttivendolo), ed appena vedevano mia figlia (che ha 10 anni) in ogni negozio le offivano un regalo (una spilla, una caramella, un frutto).
Ed in tutti i negozi di elettronica era presente un Sony 7600GR.

Anonimo ha detto...

Non sono stata a Berlino, se non di passaggio, e l'unico ricordo è quello di una stazione ferroviaria presidiata da uomini in divisa (verde?) che andavano avanti e indietro sopra le nostre teste, col mitra imbracciato.
Sono stata invece a Dresda per un mese, nell'ambito di scambi "culturali".
Ricordi molto grigi, dal centro commerciale modernissimo, solo per dollari, alle rovine barocche affumicate e qualche isola di colore, stupefacente, la
Gemäldegalerie alter Meister (per la prima volta ho sentito il desiderio di ritornare in una pinacoteca) forse per scaldare gli occhi nella visione di una bellezza tanto vicina e tanto lontana ...
Ci chiedevamo Il perché delle macerie solenni e grandiose annerite dalle bombe inglesi, a gridare ancora contro il cielo.
Non ci sono piu' tornata, non so come sia adesso. La storia continua, anche se non va avanti.

Andrea Lawendel ha detto...

Voglio rassicurare Andrea R. ribadendo qui che su Radiopassioni non c'è mai nulla di "off topic". Se c'è una cosa che ho imparato ad apprezzare nelle mie derive tra persone, libri, musiche, città, sono i continui intrecci, le recursive citazioni, i rimandi, i paradossi, che un osservatore appena curioso riesce a intravedere nella fitta trama del mondo. Come dice la nostra anonima temporanea residente di Dresda (chissà perché me la immagino su un tram di quella città, assorta perlomeno nella lettura di Slaughterhouse 5), la storia continua, anche se non va avanti. Inutile sorprendersi, o resistere, quando la vediamo venirci incontro un minuto dopo che ce l'eravamo lasciata alle spalle.