A margine della notizia relativa alla consultazione bandita da AGCOM in relazione all'interesse degli operatori alla diffusione sulle frequenze delle onde medie e corte, volevo segnalare l'uscita - sull'ultimo numero di Tech-i, rivista tecnologica dell'EBU - un articolo dedicato proprio al possibile futuro delle frequenze oggi riservate alla radiofonia in modulazione di ampiezza, cioè esattamente quella porzione di spettro sottoi 30 MHz oggetto della consultazione AGCOM. L'articolo è curato dai relatori della danese Teracom, l'operatore infrastrutturale, in occasione dell'ultimo Digital Radio Summit organizzato dall'EBU a Ginevra. L'articolo è succinto ma abbastanza dettagliato e mette in evidenza le opportunità di copertura geografica molto ampia offerta da frequenze che forse con eccessiva leggerezza vengono considerate obsolete, sottolineando anche la presenza di tecniche di modulazione numeriche, come il DRM, che aprono la strada a una possibile innovazione anche in questo ambito, ma soprattutto l'impiego di trasmettitori e dispositivi DSP che rendono molto più efficiente le onde medie dal punto di vista della potenza impegnata. In calce all'articolo si fa riferimento al convegno sulla radio digitale e alla documentazione distribuita con l'occasione. I documenti non sono disponibili pubblicamente e non posso allegarli qui, ma chi lo desidera può richiedermi un estratto.
2 commenti:
Più che nelle onde medie, il futuro del broadcasting radiofonico a livello internazionale è forse nelle onde corte in tecnica digitale, DRM ad esempio.
Sulla porzione broadcast inferiore a 1,6 Mhz gravano infatti troppi elementi negativi, quali il Qrm (prodotto da reti ad alta tensione, alimentatori switching, lampadine a risparmio energetico, reti in powerline), l'elevato assorbimento terrestre e la necessità di disporre di un impianto d'antenna di dimensioni considerevoli vista la lunghezza d'onda impiegata e gli scarsi risultati di antenne compatte alternative, le EH ad esempio, che sono poco più che carichi fittizi.
Invece, salendo di frequenza sulle bande broadcast in onde corte, molti di questi fattori negativi tendono a scomparire. Per fare un esempio, da test condotti, con una potenza di 100 watt, tecnologia DRM ed un'antenna verticale radioamatoriale si riesce tranquillamente a servire un bacino avente un raggio di 500 km se la stazione ricevente è dotata di un impianto almeno decente. Vogliamo proprio abbondare? 10 decibel in più, quindi 1 Kw in antenna, un sistema radiante un poco più sofisticato e si riesce a servire la stessa area in mobilità con ricevitori consumer. Allo stesso costo, acquisto ed esercizio, di un analogo impianto con il quale, oggi in Fm nelle aree metropolitane, si riesce a malapena a coprire qualche chilometro in linea d'aria.
Purtroppo in alcune bande delle onde corte, specialmente quelle basse, indicate per coperture a medio raggio, valgono molte delle difficoltà "ambientali" (leggasi rumori elettrici) che affliggono le onde medie. ll punto più debole della value proposition del DRM si concentra però proprio sull'aspetto della scarsa disponibilità di ricevitori consumer. Ma è chiaro che il problema potrebbe risolversi se le prospettive per nuovi entranti dovessero concretizzarsi (i vecchi, i tradizionali broadcaster pubblici, sembrano proprio aver rinunciato al mezzo, quando non hanno cessato del tutto le loro trasmissioni).
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