Le odierne dichiarazioni del ministro Mario Mauro in margine alla riunione NATO di Bruxelles sono inevitabilmente destinate a rinfocolare le polemiche sul completamento, a Niscemi, in Sicilia, degli impianti di una delle quattro "ground station"strategiche del sistema MUOS. Com'è noto l'assemblea regionale siciliana aveva annunciato tra febbraio e marzo di voler bloccare i lavori, ma non sembra che questa decisione sia stata presa sul serio dai militari del NRTF Naval Radio Transmitter Facility. Il fatto è che i piani di realizzazione di un sistema che dovrà sostituire gli attuali satelliti per le comunicazioni in UHF (satcom) prevedono un completamento entro il 2015. Un primo satellite MUOS su 5 (la costellazione prevede quattro satelliti operativi e uno di riserva orbitale) è stato lanciato nel febbraio 2012, mentre MUOS-2 dovrebbe andare in orbita il prossimo 19 luglio su un vettore Atlas. Immagino che per la NATO il parlamento siciliano non abbia giurisdizione in materia, mentre Mauro oggi ha detto che la decisione la devono prendere gli esperti dell'Istituto Superiore della Sanità impegnati a valutare l'impatto elettromagnetico di quella che può essere considerata una mega infrastruttura per telecomunicazioni cellulari (il sistema adottato è il WCDMA, che poi è la base del nostro 3G).
Ho già avuto modo di spiegare che le "telefonate" MUOS, a differenza del cellulare, funzionano con un doppio rimbalzo. L'utilizzatore a terra chiama in uplink uno dei satelliti geostazionari, utilizzando 20 MHz compresi tra i 300 e i 320 MHz, che per intenderci sono più o meno le frequenze della nostra televisione digitale terrestre. Il satellite si collega in downlink con la ground station di riferimento, utilizzando a questo punto una banda molto più estesa, 1 GHz compreso tra i 20,2 e i 21,2 GHz (qui invece siamo su frequenze doppie rispetto alla tv satellitare che conosciamo). La stazione di terra interpreta la chiamata e la reinstrada, eventualmente contattando una stazione di terra intermedia. Dall'ultima ground station la chiamata prosegue in uplink di nuovo verso i satelliti, questa volta impegnando uno slot tra i 30 e i 31 GHz. Infine, la chiamata ripiove dal satellite verso l'utente MUOS chiamato, ritornando a questo punto in banda UHF, in un altro slot di 20 MHz compresi tra 360 e 380 MHz. Ovviamente, a destare l'attenzione dei ricercatori che indagano sugli eventuali effetti nocivi di queste trasmissioni, sono i due uplink/downlink in banda Ka, gestiti da antenne paraboliche con diametro di 18,4 metri puntate verso l'eclittica. I siti di informazione anti-MUOS parlano anche di due torri di 149 metri per il "posizionamento geografico" che risulterebbero operative tra i 240 i e 315 MHz, ma francamente non capisco a quale tipo di comunicazioni si riferiscano queste descrizioni. Tralicci di 149 metri sono più indicati per comunicazioni LF, cioè a frequenze molto basse e il GPS opera in Banda L, non nella parte bassa delle UHF. E' vero che il WCDMA richiede una sicnronia dei tempi molto precisa tra le stazioni base, che proprio per questo motivo ricevono impulsi di tempo dalla rete di satelliti GPS, ma non credo che per questo sia necessario costruire due torri di 150 metri.
MUOS è diventato ancora più critico sul piano militare perché le comunicazioni UHF dovrebbero servire anche per applicazioni UAV, unmanned aerial vehicle, la nuova generazione di aerei radiocomandati che assicureranno le attività di sorveglianza e controllo nel quadro del cosiddetto sistema AGS, Alliance Ground Surveilliance che avrà la sua principale base operativa a Sigonella, non lontano quindi da Niscemi. Anche gli aerei radiocomandati comunicheranno in UHF attraverso MUOS (AGS integrerà anche altri sistemi, come Inmarsat). Per il momento non resta che aspettare i risultati delle valutazioni dell'Iistituto Superiore della Sanità, confidando che si possa arrivare a definire un assetto rispettoso delle esigenze e della salute di tutti. Certo, interrogarsi sul senso di una infrastruttura radio tanto complessa per scopi militari è giusto, tanto più in un periodo come questo. Anche tenendo conto delle tante ricadute positive della ricerca e sviluppo originariamente rivolta a usi guerreschi, non si può fare a meno di chiedersi perché non riusciamo quasi mai a mettere in discussione le nostre spese in armamenti mentre i governi di tutto il mondo adottano - quando si tratta di scuole, sanità, servizi sociali, cultura - misure di risparmio draconiane accolte da una sostanziale indifferenza.
4 commenti:
Salve. Mi permetto di precisare che il segnale GPS è trasmesso in UHF (nell'articolo leggo il contrario.
Enzo
Ha perfettamente ragione, la Banda L del GPS è ancora nel segmento UHF. Ho provveduto a correggere. Ma il punto è che i 240-315 MHz non hanno a che fare con il GPS.
Andrea, complimenti per il pezzo, piuttosto interessante e ricco di spunti per un dibattito approfondito, magari in un qualche raduno di "radiopassionati". In breve, sicuramente inquietano le paraboliche da 18m e i 20GHz, speriamo senza lobi laterali...ma non vorrei essere nei panni del super-soldato USA che trasmette in UHF verso il Sat, chissà con quanti Watt e magari con l'antenna vicina al collo...comunque possiamo stare tranquili, arriverà il parere di dotti professori, molto probabilmente sarà un OK, come quello dato a suo tempo per la questione dei possibili danni alla salute da parte dei cellulari, in barba al OMS e al IACR e al prof Hardell etc
Piero
Per il soldato USA il cambiamento più significativo è la trasformazione in infrastruttura full digital di canali di comunicazione che in parte oggi sono ancora banalmente analogici e vocali (magari scramblati). Credo che per esempio l'equivalente italiano Sicral abbia ancora trafico in fonia (ma questo devono confermarcelo esperti veri di queste faccende come Christian Diemoz). La potenza impegnata dagli apparati individuali non dev'essere drasticamente diversa rispetto ai normali telefoni cellulari satellitari (che operano su frequenze superiori). Diverso ovviamente il caso di apparati come PRC-155 che verrà adattato all'utilizzo di MUOS, un apparato che supporta fino a due canali di comunicazione da 20 watt (AN/PRC-155 two-channel Manpack radio).
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