04 giugno 2012

RadioMonitor, tornano le misurazioni dell'ascolto radiofonico. RTL102.5 prima, ma la Rai contesta la metodologia

Di ritorno dalla conferenza stampa di presentazione dei primi dati della ricerca RadioMonitor, voluta da GFK Eurisko. Si tratta del primo rilevamento su larga scala dalla liquidazione di Audiradio, in pratica dopo uno iato di quasi tre anni in cui non sono stati disponibili dati di ascolto del mezzo radiofonico. RadioMonitor vede la partecipazione di 17 network nazionali e 297 emittenti locali/regionali, con una avvertenza: Radio Rai partecipa attraverso l'iscrizione della sua concessionaria Sipra al ruolo di committente. Per la prima volta è stato utilizzato in Italia uno strumento di rilevamento elettronico, il meter digitale passivo (tecnologia sound-matching) messo a punto da Gfk-Eurisko per le sue analisi dei mezzi multimediali. I dati pubblicati oggi si riferiscono all'ultima "wave" disponibile di rilevamenti effettuati con un campione di 10.000 meter (informazioni integrate da un questionario elettronico) su un periodo continuativo di 28 giorni. A questi rilevamenti GFK Eurisko aggiunge le interviste telefoniche (CATI) a un campione di 60.000 persone.
Nei prossimi mesi sono previsti altri rilasci: ottobre 2012 (90.000 interviste CATI più altri 10.000 del panel "meter") e marzo 2013 (120.000 interviste più altri 10.000 panel "meter").
Tutti si affrettano a dire che il confronto con Audiradio non è possibile, proprio per la presenza di tecniche di rilevamento miste, ma la posizione di Radio Rai si differenzia sia sul piano delle cifre, sia su quello della critica metodologica. Rispetto al passato, infatti, per l'emittenza pubblica è un traumatico ridimensionamento. L'ammiraglia Radio 1 passa al quinto posto con più di due milioni di ascoltatori in meno, nel giorno medio, rispetto alla capolista RTL 102.5. Radio 2 settima, Radio 3 terz'ultima (superata di poco anche da Radio Maria). Le cose non migliorano nel rilevamento sui 7 giorni medi, dove RTL conferma il suo primato seguita a una certa distanza da Radio Dimensione Suono e Radio Rai perde qualche colpo: se Radio 1 mantiene la quinta posizione, Radio 2 scende all'ottavo posto e Radio 3 diventa penultima. Nell'insieme, i tre canali radiofonici nazionali Rai superano i 9 milioni di ascoltatori nel giorno medio. Più di un quarto dei 34,2 milioni di ascoltatori, ma forse c'era da aspettarsi di più dal broadcaster pubblico.
La discussione, accesa, sui dati è iniziata già nei corridoi di GFK Eurisko. Ho ascoltato Michele Gulinucci della programmazione di Radio Rai esprimere tutte le perplessità dell'emittente, che del resto aveva scelto di non farsi coinvolgere direttamente nella ricerca (i dati Rai, lo ricordo, compaiono a beneficio del "cliente" di GFK Eurisko Sipra). «La Rai avrebbe voluto puntare molto di più sull'uso di un sistema di rilevamento elettronico passivo,» ha detto Gulinucci ribadendo che il confronto con le indagini precedenti è inutile. «Il punto di passaggio rispetto al passato si deve discutere, ma non partendo dalla gamba del CATI. Se è vero che pubblicitariamente la radio è un mezzo trascurato, mi chiedo se vogliamo davvero perpetuare tale depauperamento, lasciando in piedi le vecchie interviste telefoniche.» GFK Eurisko ha difeso quella che ha definito più "una iniziativa imprenditoriale che una ricerca", sostenendo che in quanto tale l'indagine ha avuto pieno successo. Le indagini CATI erano indispensabili per assicurare una certa continuità con il passato e per evitare risultati che, con il solo meter, sarebbero apparse davvero "rivoluzionari". Peraltro, sottolineano i responsabili di Radio Monitor, il valore aggiunto di questa ricerca sta anche nella possibilità di incrocio tra dati di audience e dati qualitativi molto precisi sulla demografia dell'utenza radiofonica. Informazioni che possono essere preziose sia per chi voglia fare pubblicità a prodotti rivolti a fasce specifiche della popolazione, sia per gli editori che vogliano tarare meglio la loro programmazione. Dal mondo dei network privati arriva la dichiarazione di Eduardo Montefusco, presidente di RDS ma anche di RNA, Radio Nazionali Associate, che si è complimentato con RTL e si dice molto soddisfatto per la seconda posizione del suo gruppo nei 7 giorni (nel giorno medio RDS è quarta). «I dati sugli ascolti fotografano una tendenza alla nuove "democratizazione" della radio guidata dall'evoluzione tecnologica e multimediale degli strumenti di ascolto, come strumento accessibile a tutti, di rifugio, evasione e apprendimento leggero.»
A questo punto, il futuro di Radio Monitor dipenderà dalla partecipazione alla prossima campagna di rilevamento che avrà inizio in autunno, ma anche da quello che verrà deciso in sede Agcom (che dovrà fare probabilmente i conti con altri sistemi di rilevamento concorrenti). A fronte della chiusura di Audiradio, il regolatore aveva prescritto al mercato radiofonico di dotarsi di un nuovo sistema di rilevamento concordato, avvertendo che senza questa ripartenza Agcom stessa avrebbe provveduto a colmare il vuoto. Sullo sfondo, aggiungo io, rimane il tema, non affrontato in questa sede (ma per me è un errore) dell'evoluzione digitale della radio come piattaforma, ibrida, di distribuzione e creazione dei contenuti. Vero è che RadioMonitor si occupa anche dei dispositivi utilizzati per l'ascolto e che per i nuovi media come il cellulare e Internet viene certificato un ruolo ancora marginale. Ma sotto un punto di vista più ampio, quello che RadioMonitor misura è solo un aspetto di una realtà che è già diventata molto più articolata.

3 commenti:

marco barsotti ha detto...

Ho sempre pensato che il predominio di Radio1 fosse dovuto, oltre all'abitudine, al fatto di essere anche in OM.
Qui a Nizza conosciamo alcune persone che ascoltano l'Italia" in OM (657).

Ora pero' questi dati...suggeriscono che forse la corrente sprecata per quei TX (calando un velo pietoso sulla sperimentazione DRM di radio2 milano) potrebbe essere risparmiata. Che ne pensi ?

Andrea Lawendel ha detto...

In conferenza stampa, nei commenti successivi alla presentazione dei dati, un noto consulente di settore sosteneva che la componente "panel" del rilevamento, quella equipaggiata con personal meter, ha penalizzato la Rai perché in molte aree la copertura assicurata dai trasmettitori Rai è carente rispetto a quella dei principali network. C'era tuttavia anche chi riteneva che Audiradio tendesse a essere particolarmente generosa con l'emittente pubblica. Quanto alle onde medie posso dire che in molte situazioni il loro ascolto è fortemente degradato a causa del pazzesco innalzamento del "noise floor" legato alle apparecchiature elettroniche e di illuminazione. Nelle abitazioni a meno di non utilizzare accorgimenti particolari, gli impianti di potenza medio bassa risultano probabilmente inascoltabili. Nelle autoradio l'AM è probabilmente uscita da molti radar mentali italiani, una opportunità d'ascolto ignorata dai più La mia naturalmente è solo una sensazione, ma nella fascia diurna temo che le onde medie allo stato dei fatti abbiano una audience molto ristretta. In quella serale si accendono televisore e lampade e i rumori possono diventare notevoli. Credo che in Europa molte nazioni spegneranno del tutto i loro impianti.
Non c'entra niente con l'ascolto radiofonico ma a proposito di "favori" volevo riportare qui la conclusione di un discorso che avevamo iniziato su FB in merito alla questione delle presunte frequenze "privilegiate" assegnate a Mediaset per il digitale terrestre televisivo (un discorso che era recentemente tornato d'attualità quando si è parlato della riconversione al DVB-T di canali che erano stati originariamente riservati per il DVB-H). Una fonte autorevole di una rivista di settore mi ha fatto notare che in effetti nella stesura dei piani tecnici di riconversione al digitale, a suo tempo Mediaset ha ricevuto qualche "regalo" rispetto alla Rai e alle altre emittenti soprattutto sul piano della compatibilità delle nuove frequenze con i vecchi impianti di ricezione. Molte antenne Tv condominiali erano state attrezzate in modo da puntare verso i trasmettitori analogici e spesso erano anche dotate di filtri contro le interferenze adiacenti. Quando si è passato al digitale, la ricezione dei canali Mediaset in molti casi risultava più immediata, anche senza interventi di correzione sugli impianti, mentre la ricezione dei concorrenti necessitava più frequentemente il ripuntamento delle antenne e la risintonizzazione di filtri e amplificatori. Non sarebbero stati favori grandissimi, ma lo scenario è abbastanza plausibile. In ogni caso, per la tv come per la radio una politica di gestione rigorosa ed equa libererebbe molte risorse e contribuirebbe certamente a una maggiore attendibilità dei sistemi di rilevamento dell'audience.

marco barsotti ha detto...

grazie della risposta.

Pensa (ma forse lo sai) che qui radio maria france ha scelto di abbandonare l FM e stare solo su om sui 205 metri (si, fa male al cuore!) ... Oltretutto "escono" molto meno forte dei 702 khz (cri), chissá quanti li ascoltano.

oh, incrdibilie la differenza tra il dtt italiano (a milano ho visto centinaia di "canali") e queso francese, sostanzialmente ce ne sono solo 20/25 quasi tutti hd e in 5.1.

e il giorno dello switch off non ho sentito praticamente nessun dramma, forse hanno usato le stesse postazioni, senza sfn.