Non sempre la fortuna aiuta gli audaci. In questo caso il progetto Kicksat, partito in orbita verso Pasqua, rischia di fallire, forse per colpa di un malizioso raggio cosmico. Lo ha appena comunicato l'inventore del progetto, uno scienziato spaziale (e radioamatore) della Cornell University, Zac Manchester. L'idea è ancora molto embrionale ma estremamente affascinante. Ispirandosi al caso dello Sputnik e all'impulso che quel piccolo oggetto diede all'esplorazione spaziale, Manchester ha proposto di riformulare il progetto Sputnik in chiave nanotecnologica. Al posto della sfera di un metro progettata dai sovietici, Manchester vuole utilizzare gli "Sprite", satelliti grossi quanto mezzo cracker (4 centimetri di lato). Ogni Sprite è insomma una schedina elettronica che contiene tutti i componenti necessari per misurare qualcosa e comunicarlo via radio a una stazione ricevente. Il bello è che gli Sprite non lavoreranno da soli, ma in veri e propri sciami di migliaia di Sprite, rilasciati in orbita da satelliti poco più grandi, ma comunque poco costosi. Gli Sprite costano pochissimo, sono leggeri come piume, spedirli nello spazio non sarebbe un'impresa particolarmente veloce. Manchester per il suo primo esperimento ha scelto un cubesat radioamatoriale, un cubetto di 10 centimetri di lato, proponendosi di raccogliere 30 mila dollari su Kickstarter. Ne ha messi insieme 75 mila grazie a 315 sostenitori che hanno speso fino a mille dollari per partecipare all'iniziativa (i più generosi hanno avuto in regalo uno Sprite e la possibilità di programmarlo).
Viste le dimensioni ridottissime, poco più di un francobollo, gli Sprite non possono certo disporre di un motore o di carburante. E allora come si sposterebbero nelle loro esplorazioni? Per gli ideatori di Kicksat gli sciami dei "femtosatelliti" assumerebbero una configurazione tale da rendere possibile uno spostamento provocato dai fotoni del vento solare, da altre particelli e campi. Gli scienziati ipotizzano l'esistenza di una Interplanetary Transport Network, un reticolo di "strade" per veicoli spaziali praticamente privi di carburante. Proprio come gli Sprite. Un modo decisamente alternativo per osservare e studiare lo spazio.
Purtroppo, per verificare queste ipotesi ora bisognerà forse attendere una nuova occasione. Il modulo contenente gli Sprite di Kicksat, partito a bordo del vettore CRS-3 della NASA e attualmente in orbita a 315 km di quota, dove i radioamatori stanno monitorando il cubesat attraverso la sua telemetria, ha subito un inatteso reset. La colpa non è dei sistemi di bordo, Manchester ritiene che l'evento sia legato alle radiazioni. Con questo reset il timer che avrebbe dovuto scatenare il meccanismo di rilascio degli Sprite dal loro contenitore spaziale, è ripartito da zero. Avrebbe dovuto avvenire in queste ore, esattamente 16 giorni dopo il lancio. In questo momento. In pratica il rilascio è stato riprogrammato verso metà maggio. Il problema è che il cubesat che trasporta gli Sprite non ha tutto questo tempo, l'orbita sta degradando e presto sarà distrutto al rientro nell'atmosfera. È anche molto difficile forzare il rilascio dei femtosatelliti perché le batterie della radio che dovrebbe ricevere il segnale di attivazione non sono abbastanza cariche dopo l'accidentale reset. La tenue speranza, scrive Zac Manchester, è che la batteria possa raggiungere un livello sufficiente prima che l'orbita degradi in modo definitivo. Se la missione riuscirà a salvarsi per il rotto della cuffia, resta pur sempre il problema di monitorare gli Sprite, che emettono su una frequenza di 437,24 MHz con una potenza di soli 10 mW. Nel caso dovesse andare veramente male, Manchester promette che ci riproverà al più presto.
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