31 gennaio 2012

Pure ONE Series II, tre modelli per la ricezione DAB più evoluta

Una delle ultime produzioni di casa Pure è la kitchen radio ONE Elite Series II, che arriva adesso anche in Italia. Per Radiopassioni ho avuto l'opportunità di provarla in anteprima, ecco le mie impressioni. Leggera e molto elegante nella sua veste nera e con l'ormai classico materiale serico-gommoso che aumenta notevolmente la "presa" sullo chassis esterno rispetto alla solita plastica liscia e sporchevole, la ONE Elite si presenta come un ottimo apparecchio da tavola, da alimentare con l'adattatore AC/DC fornito o con il battery pack opzionale. Niente da dire sulla sensibilità del ricevitore, compatibile con FM e DAB: l'ascolto delle stazioni digitali DAB è possibile anche all'interno delle abitazioni e lontano dalle finestre. La Elite consente anche di fungere da altoparlante per ingressi audio analogici (lettori mp3 e così via).
Due o tre le caratteristiche proprie delle emissioni digitali che la ONE Elite (Series II, la distinzione è importante rispetto alla prima versione di questo modello in virtù dell'aggiunta di diverse novità) permette di sfruttare al meglio. Intanto per il DAB è stata implementato l'IntelliText per il DAB e il textSCAN per l'RDS. Agendo sulla manopola centrale di volume/impostazioni è possibile accedere alla funzione di menu IntelliText, un servizio di radiotext evoluto che alcune stazioni DAB implementano per fornire agli ascoltatori informazioni testuali mirate. IntelliText sta alle normali info che scorrono sul display di ONE Elite, come il Televideo sta alle scritte del "sottopancia" televisivo (quelle tipiche dei telegiornali, per intendersi): le notizie vengono ordinate per categorie e possono essere visualizzate attraverso semplici sottomenu a scorrimento. Sarebbe un'ottima cosa da implementare anche qui, magari per pubblicare le notizie dei giornali radio, o gli elenchi dei brani musicali di un album. TextSCAN invece funziona con il normale Radio Text dell'RDS e permette di ovviare al problema di una riga di visualizzazione forzosamente breve: sempre ruotando la manopola del volume di ONE Elite, si può percorrere l'intera stringa di caratteri in scorrimento, "ripescando" quelli che ormai non risultano più visivili.
Ma le due funzionalità più interessanti per chi ascolta sono certamente Listen Later e ReVU. Con la prima è possibile impostare sulla ONE Elite una fascia oraria e una stazione (digitale) da memorizzare, in modo da non perdersi un programma anche quando non saremmo in grado di seguirlo in diretta. La memoria di registrazione dura tra i 45 e i 180 minuti a seconda del bit rate della stazione che si vuole riascoltare ed è possibile impostare la funzione in modo da registare i programmi periodici, proprio come per un registratore della tv.
Con ReVU il buffer di memoria viene attivato invece nel corso dell'ascolto live, quando è possibile sospendere la ricezione per qualche minuto e riprenderla esattamente nello stesso punto. ReVU funziona anche da time machine per ripetere un contenuto già ascoltato e salvato nel buffer di memoria. In funzione della qualità del segnale la durata di questo intervallo di riascolto può essere di circa 15 minuti, il tempo per rispondere a una telefonata, o per risentire una notizia o il nome di brano musicale. Sul display dell'apparecchio (vedi fotografia) compare l'indicazione del tempo trascorso dall'istante in cui è stato sospeso l'ascolto live.
Ancora una volta Pure dimostra di essere un passo avanti nell'offerta di radio consumer di ultima generazione. Ergonomia, robustezza e soprattutto bel suono.
Forse l'unico appunto da muovere riguarda il prezzo, che con 199,99 euro di prezzo suggerito mi sembra un po' sproporzionato per un ricevitore solo "on air" (questo modello Pure non riceve le stazioni via Web). Va detto che le stesse funzionalità Listen Later e ReVU sono integrate a bordo di un'altra novità Pure, la ONE Classic Series II che costa invece 99,99 euro. Un apparecchio ancora più economico ma privo di buffer di memoria incorporato è la ONE Mini Series II, a 79,99 euro. Tutti questi apparecchi vengono forniti con manualistica in italiano e sono certificati dal bollino di conformità ARD al DAB+ italiano, in particolare per la ricezione delle emittenti digitali in banda L oltre che in VHF.

IFPI, quasi 13,5 milioni di abbonati alla musica in streaming nel mondo

Con un certo anticipo sulla normale data di pubblicazione del suo report annuale IFPI, l'associazione mondiale dei fonografici (gli editori dei dischi) ha rilasciato l'edizione 2012 del Digital Music Report. E' la solita bella brochure di 32 pagine piena di dati sul mercato mondiale della musica liquida, le iniziative per lo streaming e il download di brani musicali e la lotta alla pirateria. Nel 2011 il mercato della musica digitale ha superato quota 5 miliardi di dollari, arriva a coprire il 32% delle revenues musicali (in altre parole c'è molta più musica digitale che film, giornali e libri digitali) e IFPI annuncia con un certo entusiasmo la forte crescita (+65%) degli abbonati a servizi come Deezer o Rara, le grandi discoteche di brani ascoltabili senza limiti di tempo in streaming in cambio di un modesto fee mensile. Nel mondo ci sono ormai più di 13 milioni di abbonati e le prospettive di ulteriore crescita sono ottime considerando che solo nel 2011 siamo passati da 23 a 58 nazioni in cui è possibile accedere a un servizio del genere.
Ecco, proprio a questo proposito vorrei fare una piccola osservazione. Il Report si occupa moltissimo di pirateria e applaude sia all'approvazione di normative come la recente ACTA o l'Hadopi in Francia, sottolineano come in nazioni come la Francia e la Nuova Zelanda (ma viene citata anche l'Italia del dopo-chiusura di Pirate Bay), le severe leggi che sanzionano pesantemente il P2P e il download non autorizzati, hanno determinato un aumento di fatturati. In realtà io mi permetto di dubitare che, come scrive IFPI, in Francia la legge Hadopi (che introduce, lo ricordo, un meccanismo punitivo graduale, che parte da semplici ammonizioni e può arrivare a salate multe e guai giudiziari assortiti) ha determinato un aumento del 23% delle entrate. Aumento, sostiene IFPI, che senza Hadopi non ci sarebbe stato. In mancanza di una controprova vera e propria mi sembrano proiezioni non realistiche.
Ho infatti la personale sensazione che il pubblico sarebbe più che disposto a versare modeste cifre per abbonarsi a servizi musicali in streaming. Il vero problema è che fuori dagli Stati Uniti e da un pugno di nazioni europee certi servizi faticano molto ad arrivare. I fatturati aumentano perché questo è un settore sempre più maturo, in cui la gente comune comincia a percepire i vantaggi di un servizio pay ricco di contenuti e bravo a farsi vedere in rete. Esattamente come l'eventuale sbarco di Netflix determinerebbe un forte interesse nei confronti del noleggio online di video. Potrei tuttavia sbagliarmi.
Ecco i link per i vari download: il Digital Music Report 2012 completo, la sintesi delle key figures e il famoso studio sugli effetti positivi delle normative antipirateria sui fatturati. Ricordo anche che la nostra FIMI, Federazione Industria Musicale Italiana, l'anno scorso ha pubblicato la versione italiana del DMR e in teoria dovrebbe farlo anche quest'anno.

Pronto al lancio il picosatellite SDR made in Galicia

E' già pronto sul suo pad di lancio in Guyana Francese il nuovo "trasportasatelliti" dell'ESA, Vega, la cui prima missione partirà intorno al 9 febbraio con a bordo nove progetti satellitari. Una di queste è un progetto spagnolo, anzi galiziano e appartiene alla classe dei "cubesat" radioamatoriali. Xatcobeo nasce da una collaborazione tra l'Università di Vigo e INTA l'agenzia aerospaziale spagnola. Lo scopo della missione è sperimentare nello spazio le capacità di una software defined radio.
A bordo della missione Vega VV01 ci saranno altri sei cubesats e due satelliti più grandi LARES e ALMASat-1. Dei sette cubesat complessivi due sono italiani, e-st@r (del Politecnico di Torino, utilizzato per una demo di un sistema di determinazione della postura 3D) e UniCubeSat GG (de La Sapienza di Roma, destinato a studiare il gradiente di gravità). Secondo Amsat, Xatcobeo avrà un beacon a 145.94 MHz. Ecco un breve filmato che ha il "picosatellite" per protagonista:


Dalla Bulgaria, una nuova antenna attiva fai-da-te

La radio nazionale bulgara abbandona le onde corte e spegne parecchie sue antenne in HF e onde medie ma in compenso in Bulgaria si "accende" la AAA-1 un nuovo modello di antenna ricevente attiva orientato alla comunità dei radioamatori e degli ascoltatori impegnati. Il progetto è di un radioamatore bulgaro, Chavdar Levkov LZ1AQ e prevede uno stadio amplificatore a basso guadagno e larga banda (LF-HF), che utilizza un classico circuito a base comune con transistor a giunzione ed è in grado di pilotare diverse configurazioni di antenna. Ai quattro ingressi dell'amplificatore si possono collegare due piccole antenne "loop", che eventualmente possono essere incrociate a 90 gradi, per offrire una direzionalità su due assi ortogonali (la direzionalità è fronte-retro, non c'è l'effetto cardioide previsto in antenne con trasformatori di fase come la K9AY). I due loop possono anche fungere da bracci di un dipolo corto.
L'antenna viene commercializzata (76 euro più 7,5 di spedizione) sottoforma di kit con le schede già assemblate e i vari pezzi da inserire nei rispettivi alloggiamenti: una scatola esterna con l'amplificatore vero e proprio e un control box da tenere vicino al ricevitore per configurare gli ingressi. Un'altra particolarità dell'antenna attiva di Levkov è che la linea di discesa non è il classico cavo coassiale ma un cavo di rete terminato da connettori RJ45. Per chi dispone di poco spazio si tratta di una soluzione interessante perché funziona anche con loop di un metro di diametro. La Active Antenna modello AAA-1 di LZ1AQ può essere ordinata attraverso il sito Active-antenna.eu mentre altri progetti di Levkov si trovano sul suo sito personale.

28 gennaio 2012

Il divieto


Un piccolo, tardivo contributo alla Giornata della Memoria, trovato per caso sul sito del Museo dell'Olocausto. La foto di una ebrea parigina che consegna il suo apparecchio radiofonico a una stazione di polizia dopo l'ordinanza dell'8 agosto del 1941 che vietava agli ebrei di ascoltare e possedere una radio.

27 gennaio 2012

Sperimentato su Facebook un mentore musicale nato nell'università italiana


Francesco De Lucia mi segnala un nuovo servizio musicale streaming apparentemente nato in Italia, che ricalca il modello, quello di Pandora, Spotify e diversi altri, del canale radiofonico all music basato su algoritmi che cercano di ricostruire i gusti dell'ascoltatore. Mentor.FM in realtà afferma di essere un progetto accademico e in effetti nella breve presentazione viene citato il nome di un docente del DTI di UniStatale Milano come supervisore. In questo momento il servizio non accetta nuovi alpha-tester e quindi posso solo riportare quello che ho trovato su Facebook e su GHacks.net ma mi sembra di poter dire che Mentor riesce a unire un elemento ormai consolidato, quello della recommendation automatica, a parecchie novità.
Tanto per cominciare il servizio è strettamente correlato a Facebook, ci si deve registrare attraverso il proprio account FB e da quanto capisco il funzionamento si basa sulle informazioni di carattere musicale che vengono scambiate nell'ambito della propria community di amici, in particolare i like musicali che vengono cliccati. Si tratta appunto di un esperimento di durata limitata partito verso la fine del 2011 e il motore di raccommandazione utilizza i dataset di Óscar Celma e, in parte, le API di Last.FM. Celma è un ricercatore catalano che dopo una lunga permanenza nel Music Technology Group dell'Università Pompeu Fabra di Barcellona oggi lavora per Gracenote, il big della "music discovery and recommendation" (le sue tecnologie vengono utilizzate da iTunes). La musica free, che viene riprodotta nell'ambito di Facebook grazie al supporto di tecnologie HTML5 e Flash, è quella fornita da 7Digital, uno dei brand che contano in materia di download e streaming musicale legale.
Come vedete un misto di cose non nuove con però parecchi risvolti inediti, per una piattaforma che forse in futuro potrebbe uscire dalle pareti del laboratorio di computer science.

26 gennaio 2012

La successione ad Audiradio: con Knowmark non sarà un duopolio

Non faccio in tempo a pubblicare su Facebook un paio di immagini dalla conferenza stampa Ipsos di ieri che mi arriva un messaggio di Dario Amata, amministratore della società bolognese Knowmark. Azienda che ha sviluppato una tecnologia di media metering universale e tutta made in Italy, il sistema MIRA. Anche Amata ha letto il lancio di Prima Comunicazione che dopo la presentazione di MediaCell ipotizza per l'Italia un sistema di rilevamento a due piazze. «Non credo ci sarà "solo" un duopolio nelle rilevazioni radio...» mi scrive il patron di Knowmark allegando il comunicato che parla di un accordo appena sottoscritto tra la sua società e il gruppo UNICAB. Knowmark, nasce nel 2006 a Bologna e si occupa principalmente di monitoraggio automatico dei contenuti audio visivi. Fornisce i propri servizi a clienti come SIAE e AGCOM alla quale fornisce il monitoraggio delle pubblicità programmate dalle principali emittenti radio-nazionali. Nel 2009 ha avviato il deposito di brevetto per MIRA - Personal Media Meter - il primo meter in grado di misurare i consumi cross mediali dell'individuo con uno strumento unico. Guarda caso, il telefono cellulare.
La romana UNICAB, che opera da oltre quarant'anni nell’ambito delle ricerche di mercato dedicate alla misurazione degli ascolti radiofonici, ha scelto di adottare il software MIRA per perfezionare i propri servizi di rilevazione e monitoraggio degli ascolti. L’innovativo software tutto italiano - sviluppato da un leader in Italia nell'ambito dell'Automatic Content Recognition - è in grado, come Ipsos MediaCell, di trasformare uno smartphone in un meter vero e proprio, grazie anche all'integrazione con una piattaforma di monitoraggio continuativo dei contenuti trasmessi dai media.
«Il nostro meter ad alto contenuto di servizio per l'utilizzatore – precisa Dario Amata, è in grado di monitorare l’ascolto e di rilevarlo in ogni circostanza, fornendo informazioni precise rispetto ai canali utilizzati e al luogo di fruizione, mettendo a disposizione preziosi dati geo-referenziati». Leonardo Abbruzzese socio di UNICAB, sottolinea come la collaborazione con MIRA marchi con il bollino del Made in Italy una piccola rivoluzione nel mercato della misurazione dell’audience radiofonica: «La nostra società, dopo aver testato e verificato l’attendibilità del software della Knowmark, ha deciso di adottare il sistema per integrarlo alle proprie metodologie di ricerca per il mercato radiofonico».
Non ho dettagli sulle stazioni o i circuiti la cui audience verrà rilevata dalla tecnologia Mira, ma visto l'avvicendarsi di pretendenti al ruolo lasciato libero da Audiradio non mi sorprenderei di un eventuale interessamento diretto di Arbitron al mercato radiofonico italiano...




Ipsos MediaCell, cresce la lista dei candidati al trono (vacante) del rilevamento radiofonico

Una prensentazione molto stimolante e ben fatta, quella organizzata ieri dall'amica Elena Giffoni per introdurre sul mercato italiano il "meter senza meter" MediaCell, proposto dalla divisione MediaCT del gruppo Ipsos al mercato della radio italiana come possibile via d'uscita all'attuale fase di stallo apertasi con il fallimento della società Audiradio e la conseguente scomparsa dell'unico sistema di rilevamento dell'audience radiofonica. Nando Pagnoncelli in persona è sceso dal balconcino video di Ballarò per coordinare una conferenza stampa affollata, a cui hanno partecipato il capo della divisione MediaCT Richard Silman, il responsabile dello sviluppo di MediaCell Jim Ford, il responsabile di MediaCT in Italia Gian Menotti Conti, la "metodologa" group manager di MediaCT Nora Schmitz e last but not least - suo il grosso della presentazione - Mario Barbaccia, italiano basato a Londra dove opera nel gruppo come International Director of Electronic and Digital Audience Measurement. L'audio della presentazione, come al solito non di qualità hi-fi ma tutto sommato accettabile lo trovate qui:


Al di là degli aspetti tecnici, che cercherò di illustrare in seguito, la giornata milanese di Ipsos Media mi ha impressionato per la contemporanea presenza dei tre gruppi che Pagnoncelli ha ufficialmente designato come partner in Italia dell'iniziativa MediaCell: Radio Rai (rappresentata da Bruno Socillo), Radio 24 (era presente l'Ad Roberta Lai) e Mondadori Radio. MediaCell parte insomma con un endorsement autorevole, che però (siamo ormai nel paese dove il però ha cominciato a suonare al posto del sì) non è sufficiente - come Ipsos ha fatto esplicitamente capire - per dar vita in Italia a una sperimentazione sul campo come quella che MediaCT sta conducendo a Londra, insieme a RAJAR. A questa sperimentazione - basata su poco meno di 400 panelist dotati di tecnologia MediaCell - partecipano, insieme a BBC Radio 1 e 4, gruppi commerciali come Absolute, Capital, talkSport, Heart, Smooth, Magic, Kiss, Classic, per un totale che rappresenta il 65% dell'audience radiofonica nell'area metropolitana e l'84% dell'effettivo reach. Niente del genere è ancora previsto in Italia, dove Ipsos conterebbe di reclutare non meno di cinque o sei partner. Una situazione che ieri ha fatto scrivere a Prima Comunicazione che per l'era post-Audiradio si profila un "duopolio": «da un lato Ipsos con Rai, Mondadori e Gruppo 24 Ore; dall’altro Gfk Eurisko con Rtl 102.5, Gruppo Editoriale L’Espresso, Rds, Finelco, Radio Italia e Kiss Kiss.» Non chiedetemi come questo duopolio - ripartizione tra l'altro contestata da Dario Amata della società bolognese Knowmark, che ha sviluppato Mira, una tecnologia concorrente oggi adottata dall'istituto Unicab (vedere il post dedicato al comunicato Knowmark di oggi) - potrà sostituire un sistema di rilevamento unico, perché non lo so. Forse però questa molteplicità di soluzioni è un segno del tempo: nel contesto della neutralità tecnologica gli investitori pubblicitari dovranno rassegnarsi a un mercato in cui il valore dei mezzi in termini di visibilità non viene determinato da un unico operatore, specie in uno scenario come quello italiano, dove i network importanti sono addirittura più numerosi di quanto accade in Gran Bretagna o in Francia e dove le emittenti regionali e cittadina di una certa importanza sono centinaia.
L'unica cosa sicura è che la radio italiana si merita uno (o più) strumenti di rilevazione dell'audiece e come ha giustamente sottolineato Pagnoncelli è giusto che questo sistema sia moderno, «all'altezza di quanto già esiste per la televisione e per Internet». Insomma, un sistema non basato esclusivamente su diari e telefonate, che fanno troppo affidamento sull'impegno personale e la labile memoria dei panelist, ma su uno strumento passivo come i personal meter.Barbaccia ha citato un contesto competitivo costituito da tre tecnologie: Arbitron PPM, Gfk Mediawatch (un sistema adottato in Svizzera e sviluppato insieme a Telecontrol) e, appunto, Eurisko Media Monitor. Se gli ultimi due si basano sulla tecnologia dell'audio matching (in pratica i campioni di audio registratoi sono confrontati con tutto quello che è potenzialmente possibile ascoltare alla radio fino a trovare una corrispondenza), Arbitron PPM e Ispos MediaCell si basano sull'encoding (o watermarking), la trasmissione di un segnale non udibile a orecchio ma che il meter riconosce e utilizza per identificare la stazione ascoltata. Confrontando i due approcci Barbaccia sottolinea che se è vero che l'audio-matching non richiede il coinvolgimento delle stazioni che devono appunto installare un encoder a monte del segnale trasmesso, il sistema con marcatura offre diversi vantaggi in più: è più preciso, più facile da gestire nell'elaborazione e soprattutto più fine in senso qualitativo perché consente rilevazioni "time-shifted", ossia in diversi momenti della giornata, permette di differenziare tra le piattaforme di distribuzione (basta che ciascuna sia identificata da una codifica specifica) e risponde praticamente in tempo reale.
MediaCell ha, affermano i responsabili del sistema, un ulteriore vantaggio: non utilizza un hardware proprietario e non impone ai panalist l'uso di un dispositivo aggiuntivo. La piattaforma MediaCell è infatti interamente software, gira su terminali e server standard e soprattutto utilizza come personal meter il telefono cellulare smart, cioè un accessorio che praticamente tutti gli italiani hanno in tasca o in borsa. Il tipo di codifica utilizzato è molto intelligente. Non c'è nessun segnale aggiuntivo che viene sovrapposto all'audio modulante, non c'è quindi il rischio di cadere in porzioni di spettro estreme, o troppo alte o troppo basse, che rovinano l'ascolto o rendono complessa l'identificazione della marcatura. La codifica di MediaCell si basa sui falsi echi, in pratica al segnale audio viene applicato un riverbero che il nostro orecchio filtra automaticamente ma che il microfono del cellulare riesce perfettamente a discriminare. Il "codice" dura 28,8 secondi e i segnali che identificano la stazione vengono trasmessi quattro volte, per ridondanza. I requisiti di MediaCell impongono che il delta tra l'audio ascoltato e il rumore di fondo sia di 40 dB (la soglia di "udibilità" di un segnale) e secondo Barcaccia e Jim Ford il riconoscimento del codice avvengono anche in situazioni di interferenza con altre voci o rumori. Ancora non si conoscono i risultati della sperimentazione di MediaCell a Londra, ma ho chiesto agli esperti di Ipsos se nelle prime osservazioni siano state evidenziate particolari discrepanze rispetto ai tradizionali metodi di indagine adottati da RAJAR (ricordo infatti che quando Arbitron ha lanciato il personal meter negli Stati Uniti le classifiche di molti mercati metropolitani erano apparse stravolte. Mi è stato risposto di no, che non ci sono particolari differenze, anche perché molte delle sorprese provocate dai primi dati Arbitron erano largamente dovuti a errori nella composizione dei panel.
Il sistema Ipsos viene sviluppato dal 2008 ed è ormai considerato affidabile e pronto per il mercato. Secondo Jim Ford c'è interesse da parte dei mercati radiofonici in UK, Francia, e presentazioni in corso negli Emirati Arabi, Arabia Saudita, Norvegia, Cina e Messico. La principale virtù della tecnologia Ipsos, insieme alla trasparenza metodologica, è la semplicità.
Il panelist deve limitarsi a fare in modo che il microfono dello smartphone possa "ascoltare" quello che arriva anche all'orecchio del panelist: il sistema di riconoscimento delle codifica fa il resto. Questo naturalmente vuol dire che il cellulare deve accompagnarci sempre, anche quando siamo in bagno con la radio accesa e questa può essere una difficoltà. Per il resto, la quantità di informazioni raccolte è davvero impressionante. Una videata mostrata da Barbaccia rivela che il software MediaCell è in grado di capire se il panelist è in movimento, se l'ascolto viene distratto da una telefonata in arrivo (il sistema prevede tra l'altro anche delle telefonate di followup per la verifica della "compliance", cioè dell'uso corretto del meter da parte del "portatore"), se viceversa si sta riposando. Un funzionamento potenzialmente invasivo, che richiede l'applicazione di una rigorosa policy a tutela della privacy. In compenso, la potenza analitica di questo strumento è enormemente superiore a quella dei semplici diari, che oltretutto non consentono di sfruttare un altro vantaggio come la stabilità del campione su cui si basano le rilevazioni: a differenza di quanto succedeva con Audiradio, dove diari e telefonate reclutavano campioni sempre rappresentativi ma non necessariamente costituiti dagli stessi individui, il metering passivo si basa su un panel ben definito, come del resto succede per l'indagine Auditel.
Basterà tutto questo a convincere gli editori radiofonici della vitale necessità, per il mercato, di uno strumento di rilevazione affidabile, trasparente e moderno? Unostrumento che permette di rilevare con molta più attendibilità lo share registrato dai singoli programmi, dai singoli annunciatori, nonché dell'efficacia della comunicazione pubblicitaria? Probabilmente sì, ma come scrivevo all'inizio non è ancora chiaro se gli stimoli che arrivano anche da Agcom saranno sufficienti per ricreare il clima di unitarietà che fu di Audiradio. Al momento questa unità pare non ci sia, ma la tecnologia presentata da Ipsos potrebbe - senza nulla voler togliere ai sistemi concorrenti - provocare parecchi ripensamenti. Questo blog continuerà a seguire l'argomento, che potete tra l'altro approfondire voi stesso facendo riferimento alla bella introduzione al tema del portable metering scritta da Jay S. Guyther, ex di Arbitron e guru della rilevazione mediatica (Guyther è stato intervistato nel 2010 da Claudio Astorri e la sua intervista è disponibile sul sito di Newsline). Trovate qui la prima, la seconda e la terza parte di "Portable meters: Fact and fiction"

19 gennaio 2012

Onde medie locali all'italiana: l'avventura è finita?

La notizia della temporanea disattivazione delle trasmissioni in onde medie di Broadcastitalia AMitaliana mi è stata confermata da uno dei responsabili. L'evento era stato messo in conto, ma l'emittente intende agire per vedersi riconosciuti i propri diritti. Chissà che questo episodio non apra la strada al definitivo riconoscimento dell'uso delle onde medie e a una regolamentazione delle stazioni locali che sono state attivate nel corso del tempo e specialmente in questi ultimi due o tre anni.
Sono trascorsi diversi mesi dalle mie ultime segnalazioni di emittenti locali italiane attive sulle onde medie (521-1611 kHz) una porzione di spettro virtualmente dimenticata da un pubblico completamente servito dalla modulazione di frequenza. In Italia Radio RAI ha smantellato da tempo gli impianti che ripetevano Radio 2 e Radio 3, lasciando in piedi solo un network di emittenti "OM" di Radio 1. Nel 2011 in particolare c'era stato un fiorire di iniziative commerciali, molte delle quali sperimentali.
Tutte queste iniziative hanno in comune una sorta di "vizio di forma": sulle onde medie, a parte la RAI, nessuna stazione può essere considerata ufficiale perché non è prevista alcuna concessione di licenze in questa banda di frequenze radio. In pratica è come se queste stazioni avessero preso la macchina del tempo e fossero tornate agli anni Settanta, o comunque al periodo precedente la celebre Legge Mammì.
In questo gruppetto di semi-pirati c'erano due emittenti che hanno saputo consolidare la loro programmazione: Challenger Radio e Broadcastitalia/Amitaliana, che operano rispettivamente dalle zone di Padova e Roma. O forse dovrei dire operavano perché questa mattina sui canali informativi gestiti da Bclnews.it, seguitissimi dalla community dei radioascoltatori hobbystici italiani, è apparsa una notizia clamorosa: gli impianti di Broadcastitalia su 1485 kHz sarebbero stati chiusi dalle autorità (notizie su Radio Challenger non ne ho, ma non mi pare di averla ascoltata on air recentemente). Un sequestro che - qualora fosse confermato - colpisce ma non sorprende del tutto: in questi mesi sono venuto a conoscenza di diverse notifiche ministeriali pervenute ai responsabili di stazioni che molto semplicemente non sono "previste" dagli attuali regolamenti.
Immagino che molti conoscano già la mia posizione sulla presunta obsolescenza delle onde medie. Sicuramente è vero che ha perso di significato l'uso di queste frequenze per la copertura di un ampio bacino di ascolto, su scala regionale o addirittura nazionale. Non esistono più i presupposti tecnici ed economici per continuare a utilizzare trasmettitori che infatti vengono progressivamente disattivati in tutta Europa. Completamente diverso è l'impiego delle onde medie su scale molto locali con livelli di potenza molto bassi e con obiettivi commerciali e no-profit, ma soprattutto sociali, educativi, comunitari. Capisco che in mancanza di regole precise le autorità possano ritenere opportuno intervenire con tale severità. Ma vorrei sperare che questo episodio (se confermato, ribadisco) possa essere solo il primo passo verso una piena regolamentazione - su modello britannico e americano - delle low power in onde medie e modulazione d'ampiezza, in Italia e magari in tutto l'ambito dell'Unione europea.

18 gennaio 2012

La ristrutturazione della public diplomacy americana via radio

Il Broadcasting Board of Governors è pronto a una radicale riforma delle sue attività di trasmissione verso l'estero. Due i punti essenziali di questa revisione: l'accorpamento in una sola entità delle tre stazioni radio "non federali", ossia Radio Free Europe/Radio Liberty, Radio Free Asia e Middle East Broadcasting Networks; e approvazione di un nuovo progetto di legge denominato International Innovation Broadcasting Act 2012 (IBIA).
Come forse ricorderete i responsabili del BBG avevano già affidato ad alcune società di consulenza (Deloitte e Baker and Mackenzie) un accurato auditing della situazione attuale. Uno dei suggerimenti riguardava, ovviamente, un forte ridimensionamento delle trasmissioni in onde corte. Un riassunto delle decisioni prese si trova nella minuta della riunione che il BBG ha tenuto qualche giorno fa, il 13 gennaio. Ecco invece un estratto del comunicato stampa, con le dichiarazioni del presidente del BBG, Walter Isaacson:
Washington, D.C., January 18, 2012 – The Broadcasting Board of Governors (BBG) announced its intention to restructure U.S. international broadcasting. It will seek legislation that would include establishing a Chief Executive Officer to manage the enterprise. In addition, the Board called for a plan to consolidate the agency’s three non-federal broadcast networks: Radio Free Europe/Radio Liberty, Radio Free Asia, and the Middle East Broadcasting Networks.
“The Board is ready to strengthen U.S. international broadcasting in part by freeing up resources locked up in inefficient and duplicative administrative structures and reinvesting in programming,” said BBG Chairman Walter Isaacson. “This is a historic agreement by the Board to streamline international broadcasting into one great organization focused on quality journalism with many brands and many divisions but unified as one organization.”
In a resolution passed at its January 13 meeting in Washington, the Board announced its intention to restructure international broadcasting in accordance with its recently released 2012-2016 Strategic Plan. The Board outlined proposed reforms and its intent to develop a draft legislative package to be called the International Broadcasting Innovation Act of 2012 (the “IBIA”). It would establish a CEO who would report to the Board and provide day-to-day executive leadership. In addition the proposed package calls for a new organization that would reflect the optimal mix of federal and non-federal assets in support of international broadcasting; repeals the domestic dissemination ban in the Smith-Mundt Act; and renames the agency to reflect the mission of a unified structure. The restructuring package would be subject to appropriate administration approval and Congressional consideration.
“While there is a compelling case for streamlining the BBG’s complex structure and leveraging the highly professional newsgathering activities of our independent broadcast services, any reform plan will retain and celebrate the individual and historic brands and their journalistic mission,” said Isaacson in summarizing the Board’s recommendations. “We look forward to working with internal and external stakeholders and experts as well as with the Administration and Congress on these proposals.”
Al di là della triste constatazione di un mondo che sta profondamento cambiando, se non scomparendo, trovo notevole questo modo di procedere, così analitico. Mentre altri broadcaster pubblici devono semplicemente accettare chiusure e tagli decisi dai rispettivi governi, l'agenzia responsabile delle trasmissioni e delle attività di Radio Free Europe e di tanti altri brand a cavallo tra giornalismo e public diplomacy (nell'era del pre-politically correct si chiamava propaganda, ma molte cose sono cambiate) segue un approccio critico e costruttivo. Sarà interessante soprattutto vedere come finirà l'idea del progetto di legge, immagino uno dei primi se non il primo tanto circostanziato sul concetto di broadcasting internazionale. Sono un assiduo frequentatore dei siti Web di Radio Free Europe e confido che tutto questo grande lavoro di informazione sull'est europeo e l'Asia ex sovietica non vada perduto per sempre.
Immagino anche che sia un caso, ma il comunicato del BBG viene pubblicato quasi in concomitanza con un bellissimo articolo di un ex vicedirettore della Voice of America, Alan L. Heil, che sulla testata online American Diplomacy, dell'organizzazione no profit American Diplomacy Publishers (fondata da un gruppo di ex diplomatici americani) si interroga sui prossimi cinque anni di trasmissioni americane verso l'estero. Nel caso della VOA sono settant'anni di attività che, insieme a tante altre emittenti di Europa e Nord America, secondo Heil hanno offerto:

«... a window on the world and a beacon of hope for hundreds of millions of information-denied or impoverished people on the planet. They have done so by offering accurate, in-depth, credible news, ideas, educational and cultural fare, consistent with Western journalistic norms and the free flow of information enshrined in the 1948 U.N. Declaration of Human Rights. The broadcasts have enhanced America’s security, and even saved lives. They helped foster a largely peaceful end to the Cold War.»

Trovate l'articolo di Alan Heil, All quiet on the Western Front, titolo che ricalca quello di un celeberrimo romanzo, a questo indirizzo. Secondo l'autore oggi gli Stati Uniti hanno l'opportunità di colmare il vuoto lasciato da broacasters come la BBC, Deutsche Welle e Radio Nederland, nella fondamentale offerta di un contenuto vitale per una quota ancora molto significativa della popolazione mondiale: una spiegazione puntuale di quello che sta veramente succedendo nel mondo.

OPERA, nuovo modo digitale Ham Radio per contatti a bassa potenza

La comunità radioamatoriale sta sperimentando, sembra con successo, l'ennesima modalità trasmissiva digitale ottimizzata per la comunicazione a lunga distanza a bassissima potenza. Il nuovo protocollo si chiama OPERA e a differenza di tanti altri non prevede la modulazione dell'onda portante: è a tutti gli effetti una modalità on-off keying, come il codice Morse (CW, continous wave) ma senza codice Morse. L'idea generale di Opera è venuta a un radioamatore inglese, Graham Brown, G0NBD ma la codifica vera e propria è stata messa a punto da un altro radioamatore, lo spagnolo José Ros, EA5HVK, già autore del modo digitale Ros, per gestire il quale è stato sviluppato il software RosModem. Ecco qualche dettaglio sul funzionamento di OPERA fornito dalla RSGB, l'associazione radioamatoriale britannica.

The OPERA mode was envisaged by Graham G0NBD, as a way of providing data operations for stations who had only the capability of CW operation, to date, all data modes required the modulation of the transmitted carrier, either by frequency, phase or amplitude changes. This was to only use off/on keying.
Outlining the idea to Jose Ros, EA5HVK author of the now established ROS Data mode, Jose Ros, after some email exchange’s, in turn took on the coding of the mode, using DSP techniques he had refined during the development of the ROS data mode and produced a complete windows compatible Tx/Rx package with internet spotting and chat facility, with com-port keying and audio tx drive. Far exceeding the original ‘idea’!

Al momento non si conosce molto altro ma il software per la trasmissione e la ricezione con OPERA si può prelevare dal sito già citato. In più è stato creato un gruppo su Yahoo che ha già più di 300 iscritti. OPERA è stato sviluppato per le trasmissioni nelle bande amatoriali dei 136 e 500 kHz, ma c'è chi lo sta utilizzando anche sui 30 metri. Si tratta di una modalità analoga alla telegrafia a banda stretta (QRSS) e in linea teorica dovrebbe consentire prestazioni analoghe anche al modo "WSPR": in pratica è possibile ricevere segnali estremamente deboli sepolti da una montagna di rumore. So che Andrea Borgnino (l'immagine della videata è sua) e Aldo Moroni hanno effettuato delle prove, senza ricavarne impressioni entusiastiche. Ma forse Ros riuscirà a ottimizzare ulteriormente la sua nuova creatura.


14 gennaio 2012

La crisi delle onde corte, addio anche a Radio Bulgaria, petizione per Radio France

Non c'è più ormai alcuna ragione per essere ottimisti sul futuro della radiofonia internazionale in onde corte. E purtroppo le notizie che giungono ormai quotidianamente sul fronte delle chiusure e delle ristrutturazione ci dicono che a essere pesantemente minacciata è tutta l'informazione radiofonica rivolta a comunità linguistiche, geopolitiche, religiose diverse da quelle normalmente servite da una stazione radio. Le onde corte sono oggettivamente un mezzo obsoleto, o peggio ancora percepito come tale. Ma con i pesanti venti di crisi che tirano le onde corte non vengono sostituite dal satellite o da Internet: non è il medium per la distribuzione dei contenuti a essere messo in forse, ma i contenuti stessi.
Oggi le mailing list frequentati dagli hobbysti della radio sono state percorse dall'inattesa notizia della imminente chiusura dei programmi internazionali di Radio Bulgaria. La piccola nazione balcanica parlava all'estero via radio da 75 anni e ancora oggi poteva vantare dieci redazioni linguistiche diverse. I bulgari sono uno snodo importante in una parte dell'Europa all'interfaccia con l'Asia e il Medio Oriente e la loro radiofonia poteva sicuramente svolgere un ruolo periferico ma non del tutto marginale. Invece il 31 gennaio si spegne tutto e a quanto sembra i trasmettitori verranno smantellati e distrutti. La distruzione non riguarderebbe solo le onde corte ma anche gli impianti in onde medie che su 747 e 1224 kHz in onde medie. Una chiusura radicale. Le redazioni di Radio Bulgaria invocano l'invio dei messaggi di solidarietà e hanno preannunciato per il 14 gennaio l'apertura del sito Web www.saveradiobulgaria.com, ancora non attivato.
Se gli ascoltatori di Radio Sofia piangono, anche quelli ben più numerosi di emittenti gloriose e autorevoli come Deutsche Welle, Radio Nederland e Radio France Internationale sono molto preoccupati. Della radio internazionale tedesca si sa già, con il 2012 è arrivato a un netto taglio sulle emissioni, anche in tedesco, in onde corte mentre tutte le stazioni regionali tedesche devono rinunciare a una quantità di programmi persino in FM e proprio nella prima settimana del 2012 hanno spento diverse frequenze in onde medie.
L'emittente internazionale olandese, molto seguita per la sua obiettività, si è vista ridurre del 70% il budget stanziato dal Parlamento e passa sotto il controllo del ministero olandese degli Esteri (il BBC World Service ha fatto il percorso opposto, perdendo i soldi stanziati dal Foreign Office per rientrare tra le tante voci di spesa supportate dal canone radiotelevisivo). Con queste riduzioni l'emittente olandese abbandonerà il grosso delle sue attività in onde corte per focalizzarsi, dice il governo, solo sulle regioni del mondo che sperimentano gravi carenze di libertà di stampa. Anche stazioni ripetitrici importanti, come quella per il Sud America (dove pure ci sono ex colonie e territori oltremare olandesi) dalle Antille, verranno chiuse.
Anche per Radio France Internationale il destino è quanto mai incerto, perché l'amministrazione Sarkozy ha optato per una concentrazione di ruoli e risorse decidendo di fondere RFI con il canale televisivo internazionale France24. Un merger che redattori e lavoratori non vedono di buon occhio perché, dicono, è solo il preludio di licenziamenti e smantellamenti. I dipendenti della stazione hanno lanciato una petizione online (in lingua francese).
Comincio a pensare che una buona parte di ciò che oggi è ancora possibile ascoltare via radio da diverse nazioni occidentali cesserà di esistere prima del 2015, data che fino a poco tempo fa molti ritenevano fin troppo pessimistica. L'accelerazione subita da un processo che da anni procede inarrestabile ma tutto sommato lento è impressionante, ma tutto sommato, alla luce di quello che sta succedendo ai bilanci pubblici e alla solidità finanziaria di parecchie nazioni, ci sta andando ancora bene. Se mai il mondo riuscirà a uscire da questa crisi, sarà un mondo con parecchie voci in meno. Consoliamoci pensando che questo tipo di diversità culturale è molto di nicchia e Internet è sicuramente in grado di compensare il vuoto avvertito dai nostalgici di un medium ultrasettantenne.

11 gennaio 2012

Strada in salita per la radio digitale DRM, mentre su Web Radioplayer si sposa con AudioBoo

Sulle caselle di posta e l'account di Facebook confluiscono messaggi rivelatori sulla futura evoluzione tecnologica della radio. Ieri a Las Vegas, come anticipato da Radiopassioni, NXP e il DRM Consortium hanno presentato la nuova piattaforma "car radio" per la decodifica multistandard dei segnali radio digitali. Il co-processore, siglato SAF356X, è una evoluzione di un co-processore precedentemente orientato a standard affermati come il DAB e HD Radio e oggi aperto anche al DRM/DRM+. Questo il link al comunicato NXP e il breve filmato You TUbe dal CES 2012:



Devo dire che a me sembra molto più interessante la notizia, annunciata da un altro comunicato NXP, dell'avvento della tecnologia MEMS in grado di sostituire i vecchi cristalli di quarzo nei circuiti di oscillazione che troviamo in quasi tutti i dispositivi di elettronica di consumo. I sintetizzatori di frequenza MEMS di NXP presentano parecchi vantaggi rispetto ai quarzi: occupano uno spazio inferiore di venti volte, sono molto più stabili alle variazioni termiche e possono oscillare a frequenze molto alte (200 MHz contro i 50 dei quarzi). Inoltre essendo i resonatori realizzati interamente in silicio possono essere integrati sugli stessi wafer dei circuiti.
Ma torniamo alla radio digitale. Contemporaneamente all'arrivo delle notizie dal CES di Las Vegas il giornalista britannico Barry Phox, collaboratore del Consumer Electronics Daily, ha diffuso un messaggio sulla lista di discussione dell'ufficio stampa del DRM Consortium. In esso Barry scrive di aver rivisto gli articoli scritti nell'arco di quasi un decennio, a partire dal 2004, per descrivere la radio numerica Digital Radio Mondiale e le sue brillanti prospettive. Phox ammette oggi di essersi sbagliato nel definire promettente una tecnologia che non è mai riuscita ad avere un reale impatto sul mercato. Crederò al DRM, conclude Barry, quando vedrò una "scatola", anche in pre-produzione, che sia perlomeno al livello degli apparecchi da meno di 100 sterline con cui Pure ha fatto decollare il fenomeno DAB in Gran Bretagna.
Imperterrito, nei suoi notiziari da Las Vegas il DRM Consortium afferma che l'India sta per dispiegare la tecnologia digitale per le sue trasmissioni in onde medie e dà con entusiasmo la notizia del definitivo ingresso del Digital Radio Mondiale tra gli standard approvati dall'ITU (il DRM, già approvato dall'ETSI come ES 201 980V3.1.1 è stato inserito dalll'ITU nella raccomandazione BS-1114 come System G, insieme al System A/Eureka 147, il C/IBOC, l'F/ISDB-T.
Può anche essere che il sostegno da parte dei broadcaster e degli organismi normatori favorisca lo sviluppo industriale della necessaria componentistica, ma non ci sono garanzie, per il momento, che i famosi ricevitori DRM ci saranno. Se l'India dichiara un generico interesse nei confronti della radiofonia locale in medie e corte in digitale e si attrezza per accendere le trasmissioni (che ancora non sono partite), l'unico segno tangibile è il dato riportato dal Consorzio: le ore di trasmissione di All India Radio in DRM sono aumentate sulle onde corte internazionali. Peccato che due broadcaster come Radio Nederland e Radio France Internationale, tra i primi fautori del DRMin HF, abbiano contemporaneamente resi noti dei tagli micidiali alle onde corte. Radio Nederland, colpita da un taglio del 70% del suo budget, le abbandonerà del tutto, a parte forse quelle rivolte a nazioni fortemente carenti sul piano della libertà di stampa. Radio France dovrà restringere di parecchio l'output, come ha appena fatto Deutsche Welle (un altro profeta di una tecnologia nata obsoleta).
L'unica a rimanere ancora aperta è la questione del DRM+ e del suo potenziale come tecnologia sostitutiva dell'FM analogica, ma anche qui i dubbi sono tutt'altro che risolti. Il primo ostacolo è ancora una volta la mancanza di ricevitori, problema che forse componenti come il co-processore NXP possono aiutare a risolvere. Ma nel caso del DRM+, che al contrario della tecnologia ibrida HD Radio/IBOC è una modulazione digitale pura, l'altro grosso nodo è la presenza dei segnali digitali in uno spettro interamente dedicato alla modulazione analogica. A parte qualche test realizzato per studiare il fenomeno delle interferenze (a breve dovrebbe partire in Italia una sperimentazione di Radio Vaticana), sull'effettivo impatto del DRM+ in banda 88-108 ci sono solo i grafici e le tabelle pubblicate dai laboratori di misura, manca una vera prova sul campo, fatta dal pubblico in presenza di numerosi segnali digitali adiacenti ai canali analogici in situazioni molto spesso affollate. La lezione che arriva dagli Stati Uniti dice però che in mancanza di serie misure di protezione, la convivenza tra numerico e digitale non è tutta rosa e fiori. Sono sempre più numerose le stazioni americane che rinunciano all'IBOC per operare in onde medie, anche a causa delle interferenze provocate sui canali adiacenti dalla componente digitale dei segnali. Diverse stazioni AM cominciano piuttosto a sperimentare la tecnica MDCL, Modulation Dependent Carrier Level, in cui l'energia dell'onda portante, che nella modulazione d'ampiezza classica è costante, viene dosata in funzione della dinamica audio: se il sonoro è basso l'energia (e quindi i costi in bolletta) diminuiscono.
Se in definitiva il futuro delle modulazioni radiofoniche digitali appare sempre più illusorio, gli scenari reali raccontano di uno scenario sempre più misto, di un matrimonio tra la radio che conosciamo e la rete. Oggi Francesco Delucia mi segnala un articolo sul Guardian che anticipa l'accordo tra UK Radioplayer, la piattaforma Web che permette di ascoltare in diretta gli stream di oltre 300 stazioni radio britanniche, eAudioBoo, altro servizio Web rivolto alla produzione audio indipendente e alla registrazione/condivisione di materiali sonori.
L'alleanza traRadioplayer e AudioBoo consentirà agli ascoltatori di affiancare alla modalità di ascolto in diretta anche una funzione di registrazione temporanea che in pratica rende possibile anche l'ascolto in differita. Sarà possibile tramite un pulsante sospendere l'ascolto di un programma su Radioplayer e riprenderlo in seguito. Un altro esempio di come la duplice realtà del broadcast e del broadband può trovare inedite formule di interazione reciproca, trasformando il modo in cui ascoltiamo la radio e rendendo questo mezzo ancora più appetibile per le nuove generazioni tecnologicamente "native".

10 gennaio 2012

Rilevamenti: arriva anche il "metering senza meter" di Ipsos MediaCT

Il fallimento di Audiradio sta aprendo grossi spazi di opportunità per i sondaggisti che vogliano cimentarsi con il complesso mondo dei rilevamenti in campo mediatico.
Gli amici di una società di pubbliche relazioni milanese mi hanno appena mandato l'invito alla presentazione italiana di MediaCell, una tecnologia sviluppata dalla società internazionale Ipsos, (anzi dalla sua divisione Ipsos MediaCT), rappresentata qui in Italia dal celebre Nando Pagnoncelli.
La proposta di MediaCell come strumento di misurazione dell'audience sembra particolarmente interessante perché si tratta di una tecnologia "basata su meter" ma "senza meter". L'idea non banale è quella di sfruttare un dispositivo molto presente nelle tasche dei consumatori come il telefono cellulare. MediaCell è un software per smartphone capace d identificare dei marcatori "nascosti" nelle trasmissioni. Si tratterebbe dunque di una alternativa alla recente proposta di GFK Eurisko che utilizza una tecnologia di rilevamento in grado di funzionare senza marcatori (i quali richiedono ovviamente una collaborazione diretta con le stazioni da misurare).
Come per la tecnologia GFK Eurisko, sviluppata qualche anno, anche Ipsos MediaCT sta lavorando a MediaCell almeno dal 2005 e nel 2006 ha condotto dei trial negli Stati Uniti con le radio del circuito Clear Channel. Più recentemente, nel 2010, sono stati annunciati dei test nel Regno Unito. Alla realizzazione del software MediaCell ha partecipato la società Intrasonics Technology, la cui missione dichiarata è stabilire una connessione diretta tra i media di tipo broadcast, tipicamente la radio e la televisione, e lo smartphone. Chiave di volta di questo collegamento è una tecnica di watermarking, una particolare codifica non udibile che permette di identificare con certezza un contenuto audio.
I potenziali sembrano buoni, ma naturalmente siamo in Italia e bisognerà vedere se sarà possibile creare il giusto consenso, quel clima di fiducia reciproca - e, ci permettiamo di aggiungere, trasparenza metodologica - capace di ripristinare, a tutto vantaggio del valore pubblicitario del mezzo, un sistema di rilevamento dell'audience radiofonica valido per tutti. La presentazione di cui vi dicevo avverrà a Milano il 25 gennaio prossimo.

08 gennaio 2012

Avtokanal, CB e LPD al servizio degli automobilisti russi

In questi giorni sono stranamente attive le frequenze nella parte più elevata delle HF, dai 25 MHz in su. In genere queste frequenze si "accendono" propagativamente nei mesi tardo primaverili ed estivi, grazie alle condizioni E-sporadico, ma in realtà anche in inverno lo strato ionosferico F2 può consentire "salti" propagativi di notevole lunghezza. Mauro Giroletti e Leo Bolli hanno per esempio segnalato nelle ore di maggiore insolazione la ricezione dei link studio-trasmettitore che una manciata di stazioni FM americane utilizza ancora nella banda dei 25 MHz. Per quanto possa sembrare incredibile anche in pieno inverno è stato per esempio ricevuto il ponte su 25.990 kHz di KSCS ad Arlington, Texas.

Ma è soprattutto dalla Russia che arrivano stazioni la cui identificazione rivela l'esistenza di radioservizi decisamente strani per gli europei, che sembrano aver dimenticato l'uso delle radio ricetrasmittenti in molte circostanze pratiche (ormai anche gli equipaggi della polizia preferiscono utilizzare il cellulare per le loro comunicazioni). Ieri, sabato 7 gennaio, Leo e Mauro hanno diffuso la notizia di uno strano ascolto in lingua russa sulla frequenza di 27.185 kHz, il canale CB 19. La voce femminile diffondeva informazioni meteorologiche in un format che poteva ricordare i canali "Volmet" ancora molto diffusi sulle frequenze HF e VHF aeronautiche. Peccato che su frequenze così elevate e in piena banda CB non poteva sicuramente trattarsi di Volmet.

Grazie all'amico russo Mikhail Timofeyev il segnale è stato identificato quasi subito. Viene dalla città di Samara (tra l'altro sede di importanti trasmettitori di Voice of Russia) ed è gestito da una ditta privata, Irit Radio, fornitrice di apparati e servizi di radiocomunicazione. Sul canale CB 19 Irit ha allestito un servizio, Samara AIR , che diffonde 24 ore su 24 informazioni sul tempo meteorologico e le condizioni del traffico intorno alla città e da altri centri urbani della regione. Tra i vari contenuti ci sono persino degli annunci pubblicitari che servono evidentemente a finanziare il servizio e a promuovere la stessa Irit. Il trasmettitore è di soli 10 watt ma grazie alla propagazione riesce ad arrivare anche a diverse migliaia di chilometri di distanza.
Lavorando sull'identificazione di Samara AIR siamo incappati in progetti abbastanza simili che riguardano altre città russe. In molti di questi centri è in funzione da diversi anni una rete Avtoradiokanal che sfrutta collegamenti sui canali CB in HF e LPD Low Power Device in UHF (walkie-talkie da mezzo watt su 433 MHz) per offrire agli automobilisti informazioni in tempo reale sul traffico, i percorsi alternativi e le condizioni meteorologiche, che alle temperature di Mosca e degli Urali possono avere un impatto notevole sulla percorribilità delle strade. In particolare è stata individuata una stazione "Avtoradiokanal" attiva a Nizhny Novgorod, città della regione del Volga, sulla stessa frequenza di 27185 kHz. Il sito del progetto Avtokanal di N. Novgorod permette di ottenere, grazie alla traduzione Google, diverse informazioni sul funzionamento del servizio, che coinvolge oltre un migliaio di automobilisti impegnati a parlare tra loro e a fornire costantemente dati aggiornati sulla situazione delle strade. Il progetto viene coordinato a livello centrale da un veri e propri "manager" retribuiti, che smistano tutte le informazioni che passano attraverso i canali CB e LPD, utilizzati per lo scambio in tempo reale di messaggi attraverso un ripetitore centrale. Inoltre tutti possono ascoltare su 27185 un "canale robot" che raccoglie tutte le informazioni funziona come un volmet per automobilisti. I diversi progetti cittadini hanno anche un sito di coordinamento, http://avtokanal.com.
E' davvero impressionante la capacità di mettere al servizio della comunità degli automobilisti una tecnologia che altrove sembrerebbe obsoleta, rimpiazzata com'è da costosi smartphone e onnipresenti, navigatori GPS. Forse i russi sono favoriti da regolamenti più permissivi e sicuramente le condizioni estreme dell'inverno e del traffico russo favoriscono questo genere di applicazioni volontarie. Dalle nostre parti i baracchini CB sono praticamente estinti se non a bordo dei camion, ma in Russia la banda dei 27 MHz convive ancora tranquillamente con le radiocomunicazioni, con Internet (ha naturalmente un suo flusso anche su Twitter) e con i cellulari

03 gennaio 2012

NXP, al CES la nuova piattaforma car radio per il DRM (senza dimenticare l'FM analogica)

Primi giorni di gennaio (a proposito, buon anno a tutti), primi annunci relativi al salone CES, che aprirà i battenti a Las Vegas tra una settimana. Ho ricevuto un comunicato sull'evento di lancio di una nuova soluzione NXP rivolta al settore automotive per la produzione di autoradio in grado di ricevere la radio digitale DRM, Digital Radio Mondiale. NXP aveva già presentato una piattaforma adatta alla demodulazione di diversi standard di radio digitale, il media processor SAF3560HV, probabilmente si tratta di una ulteriore estensione di questo concetto, basato appunto su un componente in grado di elaborare diversi tipi di modulazione numerica una volta estratta la banda base dal segnale RF. L'evento di lancio avverrà il 10 gennaio e NXP sottolinea che la nuova offerta per il DRM è rivolta in particolare ai mercati indiano e russo, che hanno manifestato un forte interesse per la digitalizzazione delle onde medie e corte, anche se non posso pensare che nelle mire del produttore non ci siano anche mercati interessanti alla radio digitale DRM in banda 88-108.
Nel frattempo però, NXP non smette di coprire il segmento della car radio con FM analogica, introducendo un nuovissimo processore per i servizi RDS e TMC. Si tratta di due chip di ricezione, demodulazione e decodifica basati ovviamente su tecnologia low-IF tipica del software defined radio. I modelli introdotti a fine 2011 si chiamano TEF7006 e TEF7007 (qui il pdf con la descrizione)