18 gennaio 2012

La ristrutturazione della public diplomacy americana via radio

Il Broadcasting Board of Governors è pronto a una radicale riforma delle sue attività di trasmissione verso l'estero. Due i punti essenziali di questa revisione: l'accorpamento in una sola entità delle tre stazioni radio "non federali", ossia Radio Free Europe/Radio Liberty, Radio Free Asia e Middle East Broadcasting Networks; e approvazione di un nuovo progetto di legge denominato International Innovation Broadcasting Act 2012 (IBIA).
Come forse ricorderete i responsabili del BBG avevano già affidato ad alcune società di consulenza (Deloitte e Baker and Mackenzie) un accurato auditing della situazione attuale. Uno dei suggerimenti riguardava, ovviamente, un forte ridimensionamento delle trasmissioni in onde corte. Un riassunto delle decisioni prese si trova nella minuta della riunione che il BBG ha tenuto qualche giorno fa, il 13 gennaio. Ecco invece un estratto del comunicato stampa, con le dichiarazioni del presidente del BBG, Walter Isaacson:
Washington, D.C., January 18, 2012 – The Broadcasting Board of Governors (BBG) announced its intention to restructure U.S. international broadcasting. It will seek legislation that would include establishing a Chief Executive Officer to manage the enterprise. In addition, the Board called for a plan to consolidate the agency’s three non-federal broadcast networks: Radio Free Europe/Radio Liberty, Radio Free Asia, and the Middle East Broadcasting Networks.
“The Board is ready to strengthen U.S. international broadcasting in part by freeing up resources locked up in inefficient and duplicative administrative structures and reinvesting in programming,” said BBG Chairman Walter Isaacson. “This is a historic agreement by the Board to streamline international broadcasting into one great organization focused on quality journalism with many brands and many divisions but unified as one organization.”
In a resolution passed at its January 13 meeting in Washington, the Board announced its intention to restructure international broadcasting in accordance with its recently released 2012-2016 Strategic Plan. The Board outlined proposed reforms and its intent to develop a draft legislative package to be called the International Broadcasting Innovation Act of 2012 (the “IBIA”). It would establish a CEO who would report to the Board and provide day-to-day executive leadership. In addition the proposed package calls for a new organization that would reflect the optimal mix of federal and non-federal assets in support of international broadcasting; repeals the domestic dissemination ban in the Smith-Mundt Act; and renames the agency to reflect the mission of a unified structure. The restructuring package would be subject to appropriate administration approval and Congressional consideration.
“While there is a compelling case for streamlining the BBG’s complex structure and leveraging the highly professional newsgathering activities of our independent broadcast services, any reform plan will retain and celebrate the individual and historic brands and their journalistic mission,” said Isaacson in summarizing the Board’s recommendations. “We look forward to working with internal and external stakeholders and experts as well as with the Administration and Congress on these proposals.”
Al di là della triste constatazione di un mondo che sta profondamento cambiando, se non scomparendo, trovo notevole questo modo di procedere, così analitico. Mentre altri broadcaster pubblici devono semplicemente accettare chiusure e tagli decisi dai rispettivi governi, l'agenzia responsabile delle trasmissioni e delle attività di Radio Free Europe e di tanti altri brand a cavallo tra giornalismo e public diplomacy (nell'era del pre-politically correct si chiamava propaganda, ma molte cose sono cambiate) segue un approccio critico e costruttivo. Sarà interessante soprattutto vedere come finirà l'idea del progetto di legge, immagino uno dei primi se non il primo tanto circostanziato sul concetto di broadcasting internazionale. Sono un assiduo frequentatore dei siti Web di Radio Free Europe e confido che tutto questo grande lavoro di informazione sull'est europeo e l'Asia ex sovietica non vada perduto per sempre.
Immagino anche che sia un caso, ma il comunicato del BBG viene pubblicato quasi in concomitanza con un bellissimo articolo di un ex vicedirettore della Voice of America, Alan L. Heil, che sulla testata online American Diplomacy, dell'organizzazione no profit American Diplomacy Publishers (fondata da un gruppo di ex diplomatici americani) si interroga sui prossimi cinque anni di trasmissioni americane verso l'estero. Nel caso della VOA sono settant'anni di attività che, insieme a tante altre emittenti di Europa e Nord America, secondo Heil hanno offerto:

«... a window on the world and a beacon of hope for hundreds of millions of information-denied or impoverished people on the planet. They have done so by offering accurate, in-depth, credible news, ideas, educational and cultural fare, consistent with Western journalistic norms and the free flow of information enshrined in the 1948 U.N. Declaration of Human Rights. The broadcasts have enhanced America’s security, and even saved lives. They helped foster a largely peaceful end to the Cold War.»

Trovate l'articolo di Alan Heil, All quiet on the Western Front, titolo che ricalca quello di un celeberrimo romanzo, a questo indirizzo. Secondo l'autore oggi gli Stati Uniti hanno l'opportunità di colmare il vuoto lasciato da broacasters come la BBC, Deutsche Welle e Radio Nederland, nella fondamentale offerta di un contenuto vitale per una quota ancora molto significativa della popolazione mondiale: una spiegazione puntuale di quello che sta veramente succedendo nel mondo.

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