12 luglio 2006

FM a lunghissima distanza: le teorie

La ricezione audiotelevisiva portoricana dell'altro giorno ha aperto sul gruppo Skywaves una discussione - l'ennesima su un argomento ancora molto dibattuto tra gli stessi scienziati della ionosfera - sull'E sporadico e in particolare sulle modalità in cui il segnale radio, una volta rifratto dalle formazioni Es raggiunge la postazione ricevente. Nella maggior parte dei casi il tracciato propagativo ha una geometria semplice e intuitiva: il classico triangolo con il vertice corrispondente con la zona di rifrazione ionosferica e la base rappresentata dall'arco di superficie terrestre superato grazie al balzo in alta quota. Fatti quattro conti, se il vertice si trova a una quota di circa 100 chilometri, la distanza percorsa (la base del triangolo) può essere al massimo di duemila, duemiladuecento chilometri. A seconda dell'angolo di attacco determinato dall'incidenza segnale-"nuvola" E sporadica, questa distanza può essere inferiore, ma in genere non è possibile restare al di sotto dei tre o quattrocento chilometri come minimo.
Che cosa succede quando si verificano episodi come quello dell'altro giorno? Con balzi da seimila chilometri un solo salto, un solo triangolo non basta. La teoria in questi casi ci suggerisce che i salti possano essere due o addirittura tre, come del resto si pensa che accada con meccanismi propagativi diversi dall'E sporadico. C'è però un grosso problema che probabilmente deve portare - e in parte ha già portato - a una riformulazione delle teorie. La propagazione a salto multiplo (multihop) presuppone che un segnale venga rifratto dal terreno (o più verosimilmente dal mare) ritorni nella ionosfera e là ritrovi condizioni molto simile a quelle che avevano reso possibile il primo balzo. Già è difficile pensarlo per propagazioni via strato F, molto più stabile e regolare dell'E sporadico. Ma con l'E sporadico è davvero dura: occorre immaginare delle "nuvole" geometricamente allineate lungo un tracciato favorevole e posizionate più o meno alla stessa quota, per rispettare angolazioni che nel caso della propagazione dei segnali radio sono molto importanti (l'angolo di incidenza tra il fronte d'onda e la zona di plasma che lo riflette fa parte dell'equazione propagativa insieme alla frequenza del segnale e al livello di attività del plasma, che in pratica ha una sua frequenza di risonanza).
Insoddisfatti della solidità dell'ipotesi multihop, i teorici della propagazione hanno formulato alcune geometrie alternative. Nel caso delle onde corte e medie, la più convincente è la geometria cordale o il ducting, che dicono come in pratica il segnale non venga riflesso al suolo ma continui a percorrere un tracciato ionosferico rimbalzando tra strati a quote diverse. Nel caso dell'E sporadico si pensa alla possibilità delle "nuovole inclinate": se la zona attiva non è geometricamente parallela al suolo ma orientata piuttosto lungo un piano inclinato. Come in un gioco di specchi sghembi, il segnale da terra viene riflesso da una prima nuvola e imbocca un percorso quasi rettilineo fino alla nuvola successiva, che ridirige il segnale verso terra.
Altri ipotizzano percorsi misti Es-F2, o effetti di innalzamento della quota degli strati (con conseguente maggiore lunghezza del salto) analoghi a quelli che caratterizzano la propagazione TEP. Insomma, una discreta quantità di nuove teorie che possono dare più plausibilità alle ricezioni anomale o del tutto eccezionali come quella di Porto Rico che arriva in Inghilterra su 55 MHz. L'argomento viene diffusamente trattato, suggeriscono alcuni iscritti a Skywaves, sul sito del Six Meters Group britannico, un club di radioamatori specializzati nelle attività nella banda dei 50 MHz. Le nuvole inclinate sono trattate in un articolo generale sulla propagazione VHF, ma tutto l'archivio della Propagation Theory è veramente zeppo di spunti interessanti.

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