«Questa è la radio della nuova resistenza: abbiamo il diritto di parlare e di farci sentire, abbiamo il dovere di farci sentire, dobbiamo essere ascoltati.
La voce di chi è più sofferente, la voce di chi è in pericolo, di chi sta per naufragare, deve essere intesa e raccolta attivamente, subito, da tutti.»

"Ascoltate la voce del povero cristo, che non vuole morire". Iniziando con queste parole, esattamente 40 anni fa, il 25 marzo del 1970, la 
voce di Danilo Dolci lanciava nell'etere, in modulazione di frequenza e in onde corte, il suo messaggio a sostegno dei terremotati del Belice. Era la prima radio libera degli anni settanta e durò poco più di 24 ore prima che la polizia facesse irruzione e spegnesse tutto. Ieri il 
Centro Danilo Dolci ha organizzato una 
giornata speciale per ricordare questi quarant'anni, trascorsi forse inutilmente per noi terremotati dell'informazione senza bavagli, condizionamenti e ammiccamenti a
un potere che raramente è stato tanto arrogante.
Mi ha fatto molta, molta impressione ascoltare questa sera Michele Santoro iniziare la sua 
Raiperunanotte citando proprio l'SOS trasmesso - forse inutilmente - da Dolci in quella primavera dei miei undici anni. E mi ha fatto molta impressione vedere tanta gente riunita in quel palazzetto bolognese. Ho seguito la trasmissione di Santoro su Internet e su Current TV grazie a Sky. Su Web lo stream del sito della manifestazione santoriana era disponibile in alta qualità per gli abbonati Fastweb (e per fortuna la fibra me l'hanno riallacciata). 

Questa consacrazione non di Internet ma della multicanalità, di una voglia di libertà - quella del poeta Eluard che purtroppo la memoria di Roberto Benigni non ha saputo ricordare - che davanti alla vera e propria censura imposta al servizio radiotelevisivo pubblico (temporanea quanto volete, ma pur sempre censura e di quelle pesanti, insopportabili) riesce a farsi comunque strada verso i cuori e i cervelli che ancora vogliono ascoltare, mi ha regalato un po' di speranza nel futuro, in quelle poche chances che possiamo avere di assistere alla conclusione di questa lunga, triste, mortifera "nuttata".
Si dirà, vi diranno, su Internet lo hanno scritto già in parecchi, che la rondine di questa 
Raiperunanuttata, non fa primavera. Che 150 mila contatti sul sito dell'evento, più i 60 mila di 
Repubblica Tv che ora mette a disposizione l'archivio del programma, più quelli di 
Current TV, più quelli delle radio locali che hanno ripreso l'audio, più quelli, infine, dello stuolo di persone che tornerranno nei prossimi giorni ad ascoltare le voci critiche che si sono alternate per oltre quattro ore questa sera, ebbene che tutto questo è poca cosa quando pensiamo alle folle che seguono, si informano solo sulla televisione. Non è poca cosa, è un fatto straordinario, è un segno di risveglio da un EEG piatto, il timido ma consistente pulsare di una vena di vita in una nazione governata, disseminata di cadaveri. 
Raiperunanotte ha parlato, parla di e a tutti coloro, di destra o di sinistra, bianchi o rossi, che la censura non la vogliono, che sanno arrabattarsi con pezzi di Internet, di giornali, di radio libere come quella di Danilo, di paytv, che riescono a imbastire con tutto questo un dialogo di libertà. Libertà di critica, di commento. Libertà di sapere che ci sono mille cose che non vanno e di poter pensare che forse, forse si possono ancora aggiustare.
Sur mes cahiers d'écolier 
Sur mon pupitre et les arbres 
Sur le sable sur la neige 
J'écris ton nom 
Sur toutes les pages lues 
Sur toutes les pages blanches 
Pierre sang papier ou cendre 
J'écris ton nom 
Sur les images dorées 
Sur les armes des guerriers 
Sur la couronne des rois 
J'écris ton nom 
Sur la jungle et le désert 
Sur les nids sur les genêts 
Sur l'écho de mon enfance 
J'écris ton nom 
Sur les merveilles des nuits 
Sur le pain blanc des journées 
Sur les saisons fiancées 
J'écris ton nom 
Sur tous mes chiffons d'azur 
Sur l'étang soleil moisi 
Sur le lac lune vivante 
J'écris ton nom 
Sur les champs sur l'horizon 
Sur les ailes des oiseaux 
Et sur le moulin des ombres 
J'écris ton nom 
Sur chaque bouffée d'aurore 
Sur la mer sur les bateaux 
Sur la montagne démente 
J'écris ton nom 
Sur la mousse des nuages 
Sur les sueurs de l'orage 
Sur la pluie épaisse et fade 
J'écris ton nom 
Sur la vitre des surprises 
Sur les lèvres attentives 
Bien au-dessus du silence 
J'écris ton nom 
Sur mes refuges détruits 
Sur mes phares écroulés 
Sur les murs de mon ennui 
J'écris ton nom 
Sur l'absence sans désirs 
Sur la solitude nue 
Sur les marches de la mort 
J'écris ton nom 
Sur la santé revenue 
Sur le risque disparu 
Sur l'espoir sans souvenir 
J'écris ton nom 
Et par le pouvoir d'un mot 
Je recommence ma vie 
Je suis né pour te connaître 
Pour te nommer 
Liberté.