11 marzo 2010

Immigrati e media: tanti difetti, qualche virtù

Uscendo di casa questa mattina ho afferrato dalla cassetta della posta l'ultimo numero di Riforma, il settimanale delle chiese evangeliche e ho cominciato a leggere il pezzo d'apertura che vedete riportato in parte qui sotto (e che potete leggere online qui), dedicato all'immagine che i media italiani dipingono quotidianamente degli immigrati di tante nazioni. Un'immagine molto negativa, come emerge da una ricerca svolta dalla facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Torino. Alla fermata della metropolitana ho preso una copia del freepress City (gruppo RCS) dove oggi in prima pagina, di taglio basso, compare uno "strillo" che mi lascia molto perplesso. «Questa volta è andata meglio del previsto,» scrive City sotto il titolo Maltempo e neve: pochi disagi al traffico. «I quindici centimetri di neve previsti non hanno provocato disagi. Intanto continuano gli sgomberi dei rom dai campi.» Solo a pagina 19, trasformato in articolo, lo strillo spiega che gli unici ad aver subito le consueguenze del maltempo sono stati i rom di via Bonfadini, costretti dalla polizia ad abbandonare il campo malgrado la nevicata. Il giornale riporta anche i commenti critici di Opera Nomadi. Ma in "prima" sembra quasi che i rom debbano essere trattati alla stregua di mucchi di neve da spalare via.
E' esattamente il tipo di informazione parziale e sciatta di cui parla lo studio citato da Riforma. L'immigrato è innanzitutto un problema da risolvere, non una risorsa preziosa che in molte situazioni sta cavando fuori d'impaccio centinaia di migliaia di italiani (e che rappresenterebbero un'ottima opportunità economica trattandosi di consumatori con esigenze diverse e variegate). ll settimanale evangelico si dilunga anche sull'aspetto dei media radiofonici locali, considerati mediamente i più sensibili. A proposito della notizia della nascita di Ansi, Associazione nazionale stampa interculturale, il sindacato dei giornalisti stranieri, Riforma cita i dati raccolti dall'agenzia di comunicazione Isi Etnocommunication (specializzata in marketing interculturale e confezionamento di testate etniche) nel suo "Osservatorio media etnici", che recensisce 46 stazioni radio con programmazione rivolta, in 17 lingue, ai cittadini immigrati. Milano non è la più grande città europea, ma in diverse città europee anche più piccole mi è capitato di ascoltare intere stazioni create per le comunità straniere. Qui sull'etere metropolitano sentirete parlare solo in italiano, per gli italiani. Gli stranieri sono appunto un problema da delegare alle forze di polizia di uno Stato dalle tendenze razzistiche sempre meno celate.
Una recente ricerca su immigrati e mezzi di comunicazione
L'immigrato come problema

Giornali, radio, televisioni trasmettono prevalentemente messaggi negativi sulla presenza degli immigrati nel nostro paese. Passi indietro sull'intercultura
Emmanuela Banfo

Immigrati, extracomunitari, rifugiati, stranieri, clandestini, sono termini pressoché sinonimi nel linguaggio dell’informazione e perciò finiscono per rappresentare una nebulosa di persone, un magma indistinto, una macchia oscura che provoca paura e diffidenza. Giornali, radio, televisioni, trasmettono prevalentemente messaggi negativi. E il messaggio passa attraverso l’associazione di alcune parole, quali «problema», «sicurezza» ma anche «lavoro» e «organi di polizia». Emerge da una ricerca che sarà presentata il 12 marzo al Circolo della Stampa di Torino dove qualche giorno fa si è costituito il primo sindacato nazionale dei giornalisti stranieri, l’Ansi (Associazione nazionale della stampa interculturale). La ricerca, in estrema sintesi, conclude che sul piano dell’intercultura i mass-media hanno fatto passi indietro.
Ma che cosa si intende per intercultura? È un modo – spiegano i ricercatori – di relazionarsi, di rapportarsi, della società plurale. E nel momento in cui la comunicazione diventa interculturale significa che è capace di restituire punti di vista diversi sulla stessa società, letta con gli occhi delle diverse culture che la compongono. Un ideale, al momento lontano.
La ricerca, promossa da «Paralleli. Istituto Euromediterraneo del Nord Ovest», ha visto impegnati tre docenti della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università subalpina, Marinella Belluati, Cristopher Cepernich e Michelangelo Conoscenti.
(...)
La ricerca non trascura, tuttavia, alcuni segnali di cambiamento. Prima di tutto va sottolineata la centralità che il sistema locale dei media ha acquisito nel campo della comunicazione e dell’informazione interculturale. Si sottovaluta troppo spesso – osservano i ricercatori – che il sistema dei media non è solo fatto dai grandi giornali, dalle tv nazionali o dai quotidiani, ma da «piccoli media» che, soprattutto in Piemonte, rappresentano una realtà importantissima. Media locali che sembrano essere più sensibili alle trasformazioni in senso multietnico delle comunità. Tra maggio e giugno 2009 sono state contattate tutte le redazioni regionali del Piemonte attraverso un questionario: 208 redazioni (69 radio, 110 periodici locali e 29 emittenti televisive). Al questionario ha risposto il 48, 8%. Le Province che hanno risposto di più sono state quelle del Verbano Cusio Ossola (93, 3% dei questionari inviati), di Novara (81, 1%), di Vercelli (64, 3%) e di Cuneo (58, 3%). In generale i ricercatori colgono segnali positivi più nelle radio e nelle tivù locali che non nella carta stampata e tra le realtà informative sono quelle a matrice religiosa cristiana a confermare la loro vocazione all’intercultura. Tra le «eccellenze» sottolineate dallo studio universitario è stata inserita Radio Beckwith Evangelica (Rbe) che, nata nel 1984 come radio a carattere comunitario legata alla Chiesa valdese, si rivolge alle minoranze linguistiche francofone e occitane. Radio Beckwith risulta particolarmente attenta ai temi dell’integrazione interculturale, in particolare con riferimento ai migranti dall’area africana. Nel complesso più della metà delle redazioni locali (60%) dichiara di occuparsi con frequenza delle questioni legate all’immigrazione, ma non sempre nella direzione dell’intercultura. Lo si deduce prima di tutto nel tipo di interesse giornalistico/redazionale ancora fortemente schiacciato sulla cronaca nera e sugli episodi di devianza. Dalle risposte ai questionari emerge una propensione a parlare di immigrazione quando lo straniero è autore di crimini (67% dei casi) e quando ne è vittima (56%). Sempre su questi mezzi di informazione però si evidenzia anche un altro dato più confortante: il 56% riconosce un certo interesse a documentare le good news ovvero le storie di integrazione riuscita e che danno conto di buone pratiche di convivenza presenti nelle comunità locali. Ed da questa nuova sensibilità che – stimolano i ricercatori – occorre partire.
(10 marzo 2010)

Non posso certo pretendere una copertura capillare dai poveri colleghi di City, ma solo grazie a Internet vengo a sapere che la Commissione Europea ha organizzato ieri e oggi a Bruxelles una importante conferenza dedicata ai progetti dell'Unione a favore della comunità Rom in occasione del "2010 Anno europeo di lotta contro la povertà e l'esclusione sociale" (ne sapevate qualcosa? no? strano, eh?). Ne ho sentito parlare solo grazie a Presseurop, nuova splendida iniziativa giornalistica in dieci lingue di Courrier International e Internazionale e ai link a Euranet, European Radio Network, consorzio di diverse emittenti europee da cui è vistosamente assente ogni rappresentanza italiana. Il servizio di Radio France Internationale dalla conferenza di Bruxelles propone una intervista al responsabile aggiunto di Amnesty International, David Diaz-Jogeix, che parla molto male della politica italiana nei confronti della popolazione nomade, sottoposta a un pessimo trattamento e vittima di una grave carenza di forme di assistenza pubblica strutturata. Così, se volete approfondire il tema di questo convegno potete non vi resta che seguire - alla conferenza sui "Roma" viene presentato un interessante progetto italiano del Laboratorio di Architettura Nomade - i link contenuti nel seguente comunicato o nei palinsesti di Euranet.

Mercredi 10 et jeudi 11 mars: Conférence consacrée aux projets de l’Union en faveur de la communauté rom

La nouvelle:

Dans le cadre de sa participation à «2010 - Année européenne de lutte contre la pauvreté et l’exclusion sociale», la DG Education et Culture (EAC) organise une exposition et une conférence consacrées à l’aide qu’apportent les programmes de l’Union européenne (UE) à la minorité rom.
La manifestation, qui réunira 500 personnes dans le bâtiment Charlemagne, s’articule autour d’une sélection des meilleurs projets en matière d’éducation, de culture et de jeunesse liés à la communauté rom et financés par les programmes de la DG EAC et par les Fonds structurels gérés par les directions générales chargées de l’emploi et de la politique régionale.

Le contexte:

La Commission a désigné 2010 «Année européenne de lutte contre la pauvreté et l’exclusion sociale».
La population rom constitue l’une des plus importantes minorités ethniques de l’UE. Ses quelques millions de membres sont répartis dans de nombreux États membres. Leur situation se caractérise par une discrimination persistante et une profonde exclusion sociale. Les Roms sont les Européens les plus exposés aux risques de pauvreté et de chômage. Plusieurs enquêtes d’opinion européennes et nationales indiquent que de nombreux Européens ont une perception négative de ce groupe, souvent due à des idées préconçues et à des préjugés. D’autres minorités ethniques européennes traditionnelles souffrent d’une situation similaire dans plusieurs États membres.
Beaucoup de domaines prioritaires pour l’intégration des Roms – éducation, emploi, insertion sociale, services de santé, égalité des sexes ou infrastructures et aménagement urbain – sont principalement, voire exclusivement, du ressort des autorités nationales. La Commission s’est engagée à soutenir les États membres dans la mise en place de politiques visant à améliorer la situation de la communauté rom.

L’événement:

La conférence sur les projets de l’UE en faveur de la communauté Rom aura lieu dans le bâtiment Charlemagne, au 170 rue de la Loi, à Bruxelles.
Elle est ouverte à la presse après inscription des journalistes sur le site web de la conférence: http://roma-conference.eu/web/roma/home

Les sources:

Site web de la Commission européenne sur l’éducation et la formation:

http://ec.europa.eu/education/index_fr.htm

Site web de la Commission européenne sur la culture:

http://ec.europa.eu/culture/index_fr.htm

Site web de la Commission européenne sur la jeunesse:

http://ec.europa.eu/youth/index_fr.htm

Site web de la commissaire Vassiliou:

http://www.ec.europa.eu/commission_2010-2014/vassiliou/index_en.htm

* I-058087 VNR: Citoyens européens oubliés : la défense des droits des Roms dans l'Union européenne (version longue)
* I-058853 Memo-clip: La situation des Roms dans l'UE


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