06 febbraio 2010

Quello che Wired non scrive

L'ultimo numero di Wired Italia ha pubblicato l'articolo di Gianluca Nicoletti sulla sua esperienza di critico mediatico e produttore di programmi radiofonici, sui suoi rapporti con il mezzo. E' un articolo che si legge d'un fiato, bellissimo anche nel titolo: Fiat Vox. Sapevo di questo progetto perché Gianluca mi aveva chiesto di partecipare in qualche modo, suggerendo spunti e personaggi da inserire nel pezzo. Purtroppo alla fine la redazione di Wired ha deciso di non pubblicare la parte con gli aspetti che vertevano su quelle considerazioni. Visto che sono ancora in possesso degli appunti che avevo mandato a Gianluca e dato che ormai non servirebbero più, tanto vale pubblicarli qui. Sono dedicati agli imprenditori italiani che in questo momento mostrano di avere le idee più brillanti in materia di tecnologie e applicazioni radiofoniche e ad alcuni altri spunti che mi sono sembrati interessanti.

Nico Palermo - Ingegnere friulano, autore del progetto Perseus, venduto in tutto il mondo e considerato il non plus ultra nella comunità radioamatoriale. Persino l'hardware del Perseus è "programmabile" nel senso che non sono componenti discreti ma "matrici di porte logiche" che svolgono tutta una serie di trucchetti a partire da un segnale analogico che viene campionato direttamente in antenna. In pratica il Perseus prende 30 MHz di spettro, li digitalizza e ci fa sopra quello che vuoi con un misto di hardware programmabile e software per pc

Mauro Fantin - di Visionee, Treviso, Questa è una figura molto interessante perché non credo neppure che sia ingegnere, ma ha lavorato nel mondo dei set top box e ora lavora al nuovo stb di Alice. Il suo progetto di radio digitale prevede un ricevitore multistandard pesantemente basato sul software e una infrastruttura di distribuzione del segnale molto diversa dal normale modello della radio digitale DAB perché basato interamente su IP per ripartire il segnale (con protocollo di trasporto Hyperlan o Wi-Fi) tra microcelle multistandard. Trovi dettagli qui.

Claudio Re - Ingegnere torinese, capo impianti di Radio Maria e proprietario di Comsistel, è inventore di uno dei primi modelli di radio SDR sul mercato CIAOradio. La sua partecipazione più recente riguarda la fase di testing e messa a punto del ricevitore digitale DRM UniWave Di-Wave.

Giorgio Bernardi - Cto di In Rete, uno dei primi Internet provider in ordine cronologico, oggi lavora soprattutto per grossi clienti come Fiat e Ferrero. In Rete è diventata abbastanza famosa per Vcast, il personal video recorder basato su Web utilizzato da oltre centomila iscritti senza alcuna forma di promozione, puro passaparola. Dal lavoro svolto per il lancio di Fiat 500 è nato poi il progetto DriveCast, una versione audio. DriveCast è una combinazione di software-sito Web che permette di gestire in modo unificato tutti i tuoi contenuti audio preferiti, podcast, Web radio, mp3 quello che vuoi e condensare tutto in un punto virtuale che puoi sincronizzare con un software che risiede direttamente sulla chiavetta USB. In pratica programmi tutti i tuoi flussi e le registrazioni via Web, poi inserisci la chiavetta nella porta, e il software scarica tutto quello che hai aggregato sulla chiavetta, pensata per alimentare poi una autoradio con porta USB o un lettore mp3. Davvero geniale, semplice e al tempo stesso visionario. Dettagli qui e questo è il link di DriveCast

Se il vistoso declino delle onde corte come piattaforma di distribuzione/informazione locale e globale (nel primo caso il sostituto nelle nazioni meno ricche è l'FM, nel secondo il Web o la tv satellitare) ha portato a una netta contrazione del novero degli appassionati di ascolto "a distanza" (oggi ben pochi occidentali seguono la programmazione delle cosiddette broadcast internazionali, mentre l'hobby del monitoraggio di segnali a lunga distanza assume toni di estrema, ossessiva specializzazione e si focalizza su contenuti "metropolitani" - per es. in onda media a bassa potenza - che la propagazione spinge ben al di là dell'orizzonte locale, o su trasmissioni professionali non broadcast), la rete e la registrazione digitale e il podcasting hanno avuto un impatto incredibile su una generazione di radioascoltatori colti e motivati. Magari motivati da ragioni precise, tra cui la cecità.
Così la radio commerciale e no vive una strana dicotomia tra milioni di ascoltatori quotidiani ma distratti rivolti a contenuti più inconsistenti che leggeri e nuclei minoritari che privilegiano programmi intelligenti, canali culturali e di musica classica/colta. E che usano la rete perché ne hanno inteso appieno il valore di tool di condivisione e memoria multimediale. Tutto su Internet lascia traccia e così anche la radio, mezzo per definizione dispersivo e "da dimenticare" nella ripetitività di generi e serializzazioni, trova una possibilità di archiviazione diffusa che permetterebbe tra l'altro di sopperire alle manchevolezze archivistiche di enti come Radio Rai. L'arma dell'archivio si unisce a quella dell'ascolto asincrono e del palinsesto personalizzato. Ma come tutti i contenuti di Internet, se la traccia c'è, il reperimetno dei contenuti è assai più difficile (e lo sottolineavi bene stamane) di quanto il successo di Google lascerebbe intuire.
Suggerirei una breve visita a uno dei forum Rai, "I Nostri Podcast", dove questa attenzione quasi sacrale alla conservazione della memoria radiofonica e uditiva è bene espressa da un gruppo che si scambia indicazioni su come reperire puntate arretrate di programmi, e spesso mette a disposizione le proprie registrazioni e le trouvailles delle rispettive navigazioni. Una degli animatori di I Nostri Podcast, Mariù (mariu), filosofa, insegnante, cura il lungo elenco di trasmissioni archiviate e condivise nell'ambito della community (da scaricare qui).

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