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Mentre l'occidente annoiato è impegnato a superare gli irritanti difetti di una tecnologia così antiquata (l'evanescenza del segnale, orrrore; il rumore elettrico, che maleducazione), capace di portare notizie e cultura a enormi bacini di pubblico, da quello che leggo su un sito Web sudafricano segnalatomi da Renato Bruni, il continente africano è tutto un brulicare di progetti che hanno al centro la radio, le comunità di ascolto, la formazione a distanza fatta con pochi mezzi.
Bizcommunity è una testata online del Sudafrica che riprende diverse problematiche relative ai media locali. Quello che mi ha mandato Renato parla di alcuni progetti di stazioni comunitarie che nello Zambia danno voce agli abitanti dei villaggi e dei loro problemi. Grazie ai programmi autogestiti, queste piccole comunità riescono a farsi sentire dalla burocrazia centrale e a volte ottengono qualche risultato. Poche cose, ma sempre qualcosa per chi di solito non ha la minima voce in capitolo. Un altro articolo di Bizcommunity parla dei progetti del ministro del turismo del Kenya, che da quattro anni cerca di aprire una stazione FM a Londra per diffondere un messaggio più tranquillizzante su una nazione che vede minacciata la sua industria turistica dopo gli attentati terroristici che si sono succeduti in questi anni. Aprire una stazione in FM a Londra non è una impresa facile (e costerebbe 10 milioni di dollari) e infatti il nostro ministro non ce l'ha ancora fatta. Ma è buffo leggere un articolo che parla della KBC il broadcaster kanyano (che si sentiva benissimo prima della chiusura delle onde corte), spiega che BBC e VOA continuano a trasmettere in onde corte, ma non chiude l'equazione invitando il Kenya a riattivare delle trasmissioni in onde corte, magari da qualche bel trasmettitore affittato.
L'aspetto ancora più interessante è che la fonte di Bizcommunity è Panos London, una organizzazione no profit che coordina il lavoro di giornalisti e comunicatori per dare visibilità all'Africa e portare avanti in quel continete progetti di comunicazione e alfabetizzazione. Molte di queste attività vertono sulla radiofonia ed è molto istruttivo leggersi il documento (un capitolo di uno studio più ampio) intitolato Local radio in the information society: technology, participation and content in Africa Una delle iniziative di Panos si chiama Interworldradio, una libera associazione di giornalisti che condivide rassegne stampa e miniprogrammi radio su tematiche quasi sempre trascurate dai media occidentali.
Bizcommunity è una testata online del Sudafrica che riprende diverse problematiche relative ai media locali. Quello che mi ha mandato Renato parla di alcuni progetti di stazioni comunitarie che nello Zambia danno voce agli abitanti dei villaggi e dei loro problemi. Grazie ai programmi autogestiti, queste piccole comunità riescono a farsi sentire dalla burocrazia centrale e a volte ottengono qualche risultato. Poche cose, ma sempre qualcosa per chi di solito non ha la minima voce in capitolo. Un altro articolo di Bizcommunity parla dei progetti del ministro del turismo del Kenya, che da quattro anni cerca di aprire una stazione FM a Londra per diffondere un messaggio più tranquillizzante su una nazione che vede minacciata la sua industria turistica dopo gli attentati terroristici che si sono succeduti in questi anni. Aprire una stazione in FM a Londra non è una impresa facile (e costerebbe 10 milioni di dollari) e infatti il nostro ministro non ce l'ha ancora fatta. Ma è buffo leggere un articolo che parla della KBC il broadcaster kanyano (che si sentiva benissimo prima della chiusura delle onde corte), spiega che BBC e VOA continuano a trasmettere in onde corte, ma non chiude l'equazione invitando il Kenya a riattivare delle trasmissioni in onde corte, magari da qualche bel trasmettitore affittato.
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