05 novembre 2006

La radio che ci ha fatto sentire tutti Napoleone

E' stato e continua a essere per qualche ora un grande successo il St. Helena Revival Day, la trasmissione amatoriale effettuata dalla remota isola atlantica che fu luogo dell'esilio di Napoleone. Iniziato alle 18 utc di ieri, sabato 4 novembre, sulla frequenza di 11092.5 kHz/USB, quella utilizzata tanti anni fa per i collegamenti di tipo radiotelefonico da Cable&Wireless, il programma è andato avanti con un alternarsi di canzoni nostalgiche (i Beatles, Every step you take, Frank Sinatra, Moon shadow) alternate con annunci, brevi commenti e soprattutto i saluti delle decine di e-mail che sono arrivate all'indirizzo della stazione locale (attiva sulle onde medie). Le prime trasmissioni erano indirizzate verso la Nuova Zelanda, da dove però sembra che non siano arrivate mail di conferma. Alle 22 UTC è iniziata la fascia per l'Europa, ma francamente non ho notato miglioramenti particolari.
La ricezione non è mai stata fortissima, ma quel che conta è che questa temporanea Radio St. Helena (con l'accento sulla seconda e) di una sera è riuscita miracolosamente a bucare la cappa del mio rumore locale, come pochi segnali così deboli riescono a fare. Buona la modulazione musicale, un po' meno quella degli interventi parlati. Ma mi sono preso la piccola soddisfazione di scrivere via mail un rapporto d'ascolto istantaneo e di ricevere dopo pochi minuti la conferma, ancora prima di sentire il mio nome in onda.
A giudicare dalle prime reazioni sui gruppi di discussione su Internet anche altrove hanno molto apprezzato questa iniziativa, vista un po' da tutti come un piccolo tributo agli aspetti positivi di un hobby internazionale: la celebrazione di una attività che riesce a volte a dar voce a entità apparentemente trascurabili ma in realtà, grazie alla radio, vicine alla sensibilità, alla cultura di tanti.
Per una volta sembro più retorico di un editoriale del bollettino degli amici di Radio Pyongyang, ma perché non dovrei? Sono poche le occasioni di festeggiare in un mondo al crepuscolo come il nostro, affollato di relitti di stazioni che trasmettono solo nella memoria dei più anziani. L'altro giorno pensavo malignamente all'eventualità che le trasmissioni di St. Helena fossero una bufala. La mail che ho ricevuto da Derek, ZD7CTO, l'old man incaricato di rispondere agli ascoltatori ha un header che conferma la provenienza da St. Helena. Derek mi ha anche confermato che l'evento di ieri sera è stato molto apprezzato e che la speranza è di poterlo trasformare in una trasmissione regolare... Una volta all'anno. Ecco uno dei tanti spezzoni audio che ho registrato su 11092.5 kHz, riferito all'annuncio delle 23, con l'indirizzo postale. Ma l'ascolto è stato davvero collettivo. Gli amici Fabrizio, Salvo, Enrico, Walter erano in contatto con me via mail, mentre attraverso i gruppi di discussione arrivano altre segnalazioni dall'Italia.
Grazie a Robert Kipp, ideatore del revival, grazie Radio St. Helena.

Tags:

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Credo che RSH avrà un bel po' di rapporti di ascolti da confermare, in particolar modo quelli realizzati ascoltando i tanti spezzoni messi on line. Non me ne vogliano i ibcl/swl seri.
Da quando in rete si trovano clip audio, tutti fanno ascolti straordinari con radioline da taschino

Andrea Lawendel ha detto...

Non deve sorprendere troppo il fatto che questo commento di "maledetto deng" ricalchi quasi esattamente la piccola polemica lanciata proprio oggi da Jari Savolainen sul gruppo di discussione Hard Core Dx. Jari si lamenta scrivendo che tutti, anche quelli che la radio non l'hanno neppure accesa, potranno inviare a Radio St. Helena un rapporto di ricezione: basterà utilizzare uno dei tanti archivi sonori - alcuni davvero completi, come quello di Roberto Scaglione su Bclnews.it - dell'evento. Dopo l'intervento di Jari alcuni si sono detti perfettamente d'accordo col DXer finnico, altri (per esempio Stig Hartvig Nielsen, dalla Danimarca) ribattono che certe remore sono fuori luogo, che chi vuole proprio inventarsi un rapporto di ricezione può farlo, Internet o meno. Immancabilmente, durante queste discussioni salta fuori sempre il nome del "DXer" italiano Carlo Bellabarba, uno strano personaggio che da anni colleziona lettere a cartoline di conferma (QSL) da stazioni che non può aver ascoltato. Carlo (e prima di lui il padre) ha scritto a migliaia di stazioni e ogni tanto alcune di queste rendono pubblici i suoi "rapporti d'ascolto", che sono tanto palesemente tarocchi da far ridere, anche se in questo caso si ride per non piangere.
Io tenderei a dare ragione a Stig. L'attività di Bellabarba in tutti questi anni ha gravemente danneggiato il nostro hobby, provocando in molte stazioni radio serie una forte diffidenza nei confronti dei cacciatori di segnali lontani e instillando il dubbio che ogni ricezione rara possa essere inventata. E' vero, purtroppo, in questo hobby è piuttosto facile spararle grosse e pretendere, magari in buona fede, di aver sentito segnali senza averlo mai fatto. Ma Internet, che pure facilita il compito dei falsari, non c'entra nulla: è nella natura di chi pratica questo come altri hobby, non potremo mai liberarci del tutto dei mitomani e degli imbroglioni. Ed è vero anche il contrario, senza Internet, senza questo straordinario strumento di informazione e coesione tra DXer preparati e impegnati, forse quest'hobby non ci sarebbe più. Lamentarsi degli usi potenzialmente fraudolenti del Web non serve: Internet può sicuramente servire per truffare, ma aiuta anche a generare miliardi di dollari col commercio elettronico con piena soddisfazione di compratori e venditori. Nessuno si sognerebbe mai di spegnerla per quella piccolissima percentuale di frodi.
Io faccio molto modestamente il giornalista e i discorsi sulla presunta "pericolosità" delle informazioni diffuse in rete mi fanno ridere. Se le informazioni sono di buona qualità, se i documenti sono autentici e utili anche a fini storici (come l'archivio che Roberto si è preso la briga di mettere online e i tanti materiali sonori raccolti da altri), io sarò sempre il primo a ringraziare. Le informazioni di qualità online non sono mai troppe, sono semmai troppo poche.
Gli "ascolti straordinari con radioline da taschino" menzionati da maledetto deng ci sono sempre stati e purtroppo continueranno a esserci. Svuotare Internet dei suoi contenuti, bloccare la libera circolazione delle notizie (magari facendoli circolare in gruppi chiusi, che a mio parere hanno senso solo per selezionare meglio la produzione e la divulgazione di informazioni), autocensurarsi per combattere i vari Bellabarba significa buttar via il bambino con l'acqua sporca. I Bellabarba si combattono facendo circolare ancora più informazioni.
Incidentalmente, l'altro giorno il segnale di St. Helena arrivava anche con una radiolina Degen e la sua antenna stilo, molti ascolti interessanti e inusuali si possono effettuare con mezzi davvero minimi e questo anche grazie alla libera circolazione di informazioni, materiali, e opportunità di scambio e acquisto sul Web.

Anonimo ha detto...

Il problema dei falsi ascolti a causa delle registrazioni presenti in rete esiste.
In questo caso pero' credo che anche i 'non genuini' ascolti possano contribuire a fare in modo che nei prossimi anni si possa ripetere questa trasmissione, diciamo che sono un male minore.
Ormai siamo in pochi e piu' conferme arrivano alla stazione meglio e'.
Poi comunque che magra consolazione per chi invia ascolti fasulli: pagare 3 irc+le spese di spedizione della lettera di richiesta per avere una cartolina che conferma un ascolto che non c'e' stato effettivamente... certo possono essere anche rivendute, ma anche chi colleziona QSL con ascolti fatti da altri non e' proprio dei nostri, perche' e' piu' interessato alla collezione di qsl (come se fossero francobolli oppure tappi di bottiglia) piuttosto che al vero senso della QSL: la conferma di un proprio ascolto fatto anche di sacrifici (stare alzato fino a tardi, spese e tempo per curare ricevitore ed impianto di antenna, per tenersi informato, etc.).
Io non mi preoccupo molto di 'un mercato' alimentato da qualcosa che comunque ha ben poco a che fare con la nostra vera passione.