L'idea di Internet dallo spazio non è del tutto nuova ma la visionaria iniziativa di Outernet, intende sfruttare un recente sviluppo della tecnologia satellitare, quella dei "nanosatelliti", per abbattare drasticamente i costi di una operazione che ha tutto il fascino di un romanzo cyberpunk alla Neal Stephenson. Si tratterebbe di realizzare una costellazione di centinaia di piccoli CubeSat in orbita bassa per ridistribuire su scala planetaria un flusso informativo - un datacast - capace di arrivare direttamente agli smartphone e ai dispositivi Wi-Fi, superando barriere infrastrutturali e censure.
Già a partire da giugno Outernet intende sviluppare i primi prototipi dei nanosatelliti, con l'obiettivo di lanciare i primi esemplari già nel giugno 2015. Il piano prevede anche una fase di sperimentazione che dovrebbe coinvolgere la Space Station. La tecnologia utilizzata è il Wi-Fi Multicasting basato sul protocollo UDP, un sistema che Cisco ha già implementato e che viene già utilizzato in alcuni impianti sportivi per trasmettere contenuti Wi-Fi agli spettatori. Outernet trasmetterebbe in questa modalità notiziari, applicazioni, corsi online e persino "vaglia" in moneta elettronica Bitcoin. Il periodo di sperimentazione serve a stabilire la affidabilità del sistema su distanze orbitali di qualche centinaio di chilometri.
Dietro le quinte di Outernet c'è un gruppo di sviluppatori, ingegneri spaziali e finanziatori guidati da Syed Karim, un broker americano. Secondo il project leader Outernet verrebbe a costare nell'ordine delle decine di milioni di dollari (con i satelliti tradizionali costerebbe cento volte tanto) ed è possibile che i fondatori decidano di ricorrere, in parte, al crowdfounding della loro iniziativa.
13 commenti:
Internet è bidirezionale... Questo sistema è semplicemente una ri-trasmissione di contenuti predefiniti in modalità datacasting. A conferma di tutto questo l'utilizzo di UDP: protocollo che non prevede controllo di errore di massima ed è usato in Internet quasi sempre per flussi multimediali. Una bella iniziativa ma non è Internet... E poi il routing dove lo mettiamo...???
Dev'essere iniziato il festival dei sofisti e non me ne sono accorto. Rischiamo solo di perderci in definizioni ingegneristiche. A parte il fatto che per il target che i fautori del progetto immagino abbiano in mente, la bidirezionalità di Internet può non essere una priorità a fronte della possibilità di ricevere contenuti informativi e formativi selezionati da altri, c'è sempre la possibilità di utilizzare come canale di ritorno la "vera" Internet per una parziale scelta dei contenuti. Un modello questo già ipotizzato in passato da operatori satellitari. Inoltre tra le finalità del progetto - come si può leggere sul sito - c'è anche la possibilità di fornire servizi di accesso full Internet per situazioni di emergenza. Questo è quello che ho letto, non so nulla al momento delle modalità di implementazione.
Senza polemica ma l'articolo stesso è zeppo di termini ingegneristici: qualche chiarimento in merito credo possa servire proprio a chi non ha conoscenze tecniche. Staremo a vedere se si tratta dell'ennesima sperimentazione incompiuta (vedi i palloni di Google che hanno/avevano lo stesso scopo).
Mi sembra piu' un progetto di radio via satellite (eventualmente arricchita con video e/o datacasting) che di internet via satellite.
Che successo potra' mai avere questo progetto non lo sappiamo, ma possiamo farcene un'idea guardando il "successo" sia della radio via satellite che di internet via satellite.
Outernet ha scarsissime probabilità di essere realizzata, almeno nella forma proposta al momento. Anche nella remota eventualità in cui dovesse riuscire a raccogliere fondi sufficienti le incertezze sulla tecnologia e sulla sostenibilità futura sono secondo me irrisolvibili. Stiamo discutendo su Internet sì/Internet no, ma il punto non è affatto questo (ricordo comunque che UDP è un protocollo di Internet e che la Internet of Things è un concetto che estende ulteriormente i tradizionali paradigmi di rete simmetricamente bidirezionale): la notizia - a mio parere - sta nell'idea di utilizzare oggetti orbitali in un fattore di forma ritenuto finora puramente sperimentale e hobbystico come i nanosatelliti. Non è detto che gli inventori di Outernet abbiano in mente un modello di radio digitale satellitare, credo che la keyword più giusta sia "datacasting", articolato come si vuole. Sirius XM negli Stati Uniti e Canada ha pur sempre una base abbonati di oltre 21 milioni di utenti, ha registrato nel 2013 un margine netto di 377 milioni e soprattutto l'Ebitda è in crescita, a 1,17 miliardi. Non ha sempre avuto vita facile, ma per il momento il business sembra essersi assestato e consolidato.
Anche "Internet of Things" è bidirezionale... Ribadisco: è datacasting quindi una trasmissione dati da uno verso tanti. Nietne a che vedere con Internet.
Va bene, ci rinuncio.
In effetti, Anonimo non ha torto. Se non e' bidirezionale, e' un broadcasting di contenuti. Multimediali quanto si vuole, ma rimangono contenuti radiodiffusi di cui uno fruisce piu' o meno come fruirebbe di radio o tv in mobilita'. Oltretutto, dubito molto che la diffusione satellitare possa entrare dentro gli edifici o anche semplicemente dentro un abitacolo di automobile senza parabole esterne.
A questo punto, i Radiogram, nella loro semplicita', fanno la stessa cosa ad una frazione infinitesima del costo.
Se proprio devo dirla tutta, come progetto mi pare abbastanza farlocco, con un leggero sentore di acchiappamerli per i finanziamenti. Ma e' una semplice opinione.
Negli USA la radio satellitare ha una certa fortuna, e' vero, ma bisogna considerare vari fattori, soprattutto ambientali ed urbanistici, che differenziano fortemente l'America dall'Europa.
Certo che non ha tutti i torti, la bidirezionalità è importante. Solo che ci sono molti modi per implementarla e non dobbiamo pensare che topologie o gerarchie multicast/broadcast siano del tutto estranee al mondo Internet. In certe applicazioni multimediali Internet può fare a meno di una bidirezionalità stretta o di un modello strettamente punto-punto. Ip Multicast per esempio è una realtà da anni, anche se non ci sono vistosi casi di implementazione. Molti anni fa Eutelsat e Astra offrivano servizi di "navigazione" satellitare unidirezionali che scaricavano sull'hard disk degli abbonati interi siti Web per la consultazione offline. Tramite una connessione telefonica (Adsl allora non era neppure diffusa) l'utente poteva scegliere o preselezionare una parte di questi contenuti. A rigor di logico anche quella non era Internet. Nella IoT possono esistere molti oggetti, come i sensori, che sono stateless, o comunicano un semplice dato di posizione, dicono semplicemente "sono qui". L'altro giorno ero a un convegno sulla IoT del Politecnico e una delle tecnologie che nel 2013 hanno suscitato più interesse Apple iBeacon, funziona proprio sul principio del faro, usa un device iOs - tramite Bluetooth LE - non come router ma come gateway verso applicazioni server side. Gli oggetti che comunicano in questo modo sono "teoricamente" fuori da Internet, ma agli effetti pratici, poverini, perché negare loro un senso di appartenenza alla rete? Dopodiché uno ha tutto il diritto di voler essere molto rigoroso nella terminologia, chiamare il datacasting di Outernet "Giovanna", considerare il povero estensore di queste note un ignorante, un eretico o entrambe le cose e vivere felice. Per il povero estensore delle note - che vive felicissimo anch'esso - certe discussioni a un certo punto perdono di interesse, perché non portano da nessuna parte. Ho pubblicato la notizia perché Outernet si autodefinisce la "modern version of shortwave radio" e si pronone di fornire: unrestricted, globally accessible, broadcast data.
Quality content from all over the *Internet*. Available to all of humanity. For free. La notizia è quella e tutto il resto è, per l'appunto, commento.
Ero presente anch'io al convegno... ma l'articolo dice cose ben diverse.
Comunque questa volta dico io "hai ragione, ci rinuncio".
Faccio sommessamente notare che il tanto bistrattato articolo usa una volta sola il termine Internet, nel titolo (che peraltro inizia con datacasting), per riprendere il claim che si può leggere sul sito dell'iniziativa. Iniziativa che cita la possibilità di offrire ACCESSO wifi in situazioni di emergenza. Davvero, non so più di che cosa stiamo discutendo. Non capisco neppure il perché dell'anonimato, ma mi è stato detto in tutti i modi che il commentatore è meglio preparato di me e ne prendo atto con sollievo.
Ciao ANdrea per pigrizia,non mi loggo con gmail ,ma ci conosciamo avendo fatto diverse discussioni via mail sul mondo delle onde medie in italia.IO penso che tu abbia scritto esattamente quello che e' questo sistema e cioe' cito il tuo articolo La ""tecnologia utilizzata è il Wi-Fi Multicasting basato sul protocollo UDP, un sistema che Cisco ha già implementato e che viene già utilizzato in alcuni impianti sportivi per trasmettere contenuti Wi-Fi agli spettatori. Outernet trasmetterebbe in questa modalità notiziari, applicazioni, corsi online e persino "vaglia" in moneta elettronica Bitcoin.""
Quindi nessuna internet come la intendiamo ( anche se subito ho equivocato anch'io non leggendo a fondo l'articolo) ma una sistema push.E' un sistema che assomiglia molto a una "radio" ma che ha valenze di comunicazione personale ( es come citavi vaglia spediti solo a quel smartphone) Se lo si legge attentamente e' assolutamente chiaro... :-) Complimenti per i tuoi articoli sempre interessanti.Mi portano per mano dalla mia vecchia idea di radio ( short wave listener) al mondo di oggi..grazie Andrea. Ps la mia mail la prima parte e' seigatti se cerchi sui vecchi post mi ritrovi facilmente Ciao!!
Posta un commento