29 maggio 2009

Il parere di un lettore sul DAB. Invito al commento

Edoardo Martinelli, operatore nel settore del webcasting, mi ha inviato alcune sue osservazioni relative al Digital Audio Broadcasting e alla radio digitale. Ve le propongo volentieri invitandovi a postare i vostri commenti.
Sono un lettore del suo blog, un riferimento piacevole ed interessante per chiunque ami la radiofonia. Da direttore di una Web TV e persona che lavora nel webcasting da qualche anno, le vorrei porre un quesito che, se lo gradisce, si potrebbe discutere anche sul blog con gli altri lettori: il DAB serve davvero?
Leggo con interesse sia gli articoli che lei pubblica sul blog, sia la stampa internazionale sull’argomento e devo dire che non vedo troppo entusiasmo intorno al DAB, eppure nonostante questo tutti governi europei sembrano decisi ad andare avanti. Alcuni più in fretta, altri con lentezza, ma la strada imboccata sembra quella.
Forse peccherò di eccessiva dietrologia ma, a mio modesto parere, il DAB non è altro che il mantenimento dello stato delle cose attuali. Mi spiego meglio, scendendo in merito al caso italiano. Si dice che con il DAB ci sono sul mercato molte più emittenti. Certo è fuori di dubbio, ma è altrettanto vero che la gran parte delle emittenti appartengono agli stessi gruppi radiofonici che dominano la scena oggi in Italia, tanto nazionale che locale. Basta andare a leggere l’elenco delle emittenti ricevibili in DAB nelle città dove è possibile e lo si vede chiaramente.
In sostanza non cambia nulla. Indubbiamente siamo di fronte ad una nuova tecnologia, però il problema rimane sempre uno: aprire un’emittente radiofonica, sia essa in FM o DAB, è uno sforzo economico non indifferente. Proprio qui sta la differenza abissale con il Web. Io vedo nella rete uno strumento molto più democratico, dal punto di vista soprattutto della quantità. Cosa sono ad esempio trenta emittenti ricevibili in DAB quando con internet se ne possono ascoltare migliaia da tutto il mondo?
Altra questione, il satellite. Non riesco a capire perché in Europa non venga sfruttata e potenziata questa tecnologia, tanto per la TV, quanto per la radio. Negli Usa ha dato un riscontro molto positivo, non potrebbe essere lo stesso da noi? I sostanza il digitale satellitare già esiste, è il DVB-S, ed è tale tanto in trasmissione, quanto in ricezione. Domanda, perché non utilizzare questa tecnologia al posto del DAB/DVB-T? Sarebbe un modo per garantire una reale scelta alla gente (molte più TV e radio), ma anche occasione per smantellare una buona parte dei ripetitori sul territorio. Tra l’altro leggevo su una ricerca che solo il 28% delle famiglie italiane ha la possibilità di accedere alla TV satellitare (free e a pagamento). Questo dato è impressionante e desolante se paragonato a quello di altri paesi europei, o addirittura Est europei.
La portabilità delle connessioni internet e della tecnologia satellitare rendono già possibile uno sviluppo della radiofonia in modo simile a quello che fu l’FM con le radioline tascabili. Invece no, si punta sul DAB che da anni dovrebbe decollare e che invece è ancora in fase sperimentale.
Tutto questo mi riporta al pensiero espresso prima. Sulla volontà di diffondere il DAB a tutti i costi operano non solo ragioni economiche ma anche politiche. Si tratta di un modo, almeno in Italia, per svoltare tecnologia privilegiando lo status quo, senza una reale apertura al mercato. Cosa che, a mio parere, già avviene in parte sul satellite ed in modo sostanziale sul Web. Proprio per questo in Italia il satellite ed il Web sono di fatto ignorati, non tanto dalla gente, quanto dagli operatori del settore. Il fatto è che sul Web non si può barare, non ci sono frequenze da comprare a peso d’oro, si parte tutti dallo stesso punto ed è l’utente a scegliere. Il vero pluralismo si misura anche sulla quantità e non solo sulla qualità di ciò che viene offerto. Credo che il DAB non rappresenti una vera rivoluzione su questo versante.
(A margine di quanto scrive Edoardo, vorrei solo aggiungere che le tecnologie satellitari potrebbero essero meno dorate rispetto al loro apparente luccichìo. Negli Stati Uniti la radio digitale via satellite è una miscela di successo (in termini di gradimento da parte degli abbonati (e insuccesso: due operatori che si sono dovuti fondere, una situazione finanziaria a forte rischio). Inoltre l'illuminazione di territori complessi richiede il dispiegamento di reti terrestri di ripetitori gap filler.)

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Interessante e condivisibile opinione! Vorrei però sottolineare un paio di cose:

eutelsat in joint venture con astra-ses, i 2 più importanti operatori satellitari europei, hanno recentemente messo in orbita il satellite W2A a 10 est, per lanciare anche servizi in banda S, tra cui programmi radio da ricevere in movimento; peccato che sia stata riscontrata un'anomalia proprio nel funzionamento della banda S. Il consorzio si è impegnato a lanciare un sostituto, ma con la tempistica richiesta, passeranno almeno 12 / 18 mesi prima di averlo in orbita. (2) la copertura sat del 28% riflette la mancanza quasi totale di tv via cavo in Italia, nonchè la diffusione ancora molto limitata della Iptv. Altrove, la penetrazione dei canali satellitari è molto più alta perchè appunto veicolata dal cavo.

ciao
maxdiff

Andrea Lawendel ha detto...

Maxdiff, molte grazie per questo commento. Non avevo letto dei guai al satellite Solaris, di cui peraltro avevo dato notizia. A questo punto mi sembra di poter affermare che l'intera vicenda della radio digitale terrestre e satellitare si tinge di una inquietante venatura di sfiga, è il caso di dire, "cosmica".
Per vostra ulteriore informazione, qui c'è il comunicato stampa Eutelsat-SES. Immagino che satelliti complessi abbiano i loro meccanismi di fallback e le loro ridondanze. Ma non mi pare un comunicato incoraggiante. Tenete d'occhio il centro stampa del sito Solaris Mobile.

Anonimo ha detto...

Gentile Dott. Lawendel, la ringrazio per aver pubblicato la mia lettera. Sono felice di poter condividere le mie opinioni con persone attente ed appassionate. Personalmente credo che siano da elogiare tutte quelle tecnologie che permettono un progresso "quantitativo" dell'offerta. Lo ripeto. Sarà una questione anche politica, oltre che economica, il voler adottare il DAB a tutti i costi? Ho letto cosa accadrà per il Digitale terrestre, secondo me sono già pronti a spartirsi la torta tra Rai e Mediaset, ovviamente lasciando qualche canale per dare una parvenza di apertura. Probabilmente il DAB in altri paesi non risente dell'incredibile sistema radiotelevisivo italiano, da qui il mio pessimismo su quello che può essere il DAB/DVB da noi. Il satellite ed internet avranno anche i loro mille difetti, però io li vedo al momento come gli unici in grado di garantire a molti, non solo il ruolo di spettatori in grado di poter realmente scegliere cosa guardare o ascoltare, ma anche la possibilità di entrare da soggetti nuovi nel mondo della comunicazione radiotelevisiva.
Saluti
Edoardo Martinelli

mauro ha detto...

Riguardo alla convenienza politica e di inciucio l'avete gia' eviscerata abbastanza...
Quello che fa male e' pensare che basterebbe una semplice connessione senza fili fornita un po come si fa con l'energia ma a prezzo flat,disponibile VERAMENTE su tutto il territorio nazionale,e delle internet radio magari a uso semplificato,per far si che anche il piu' sprovveduto accenda la radio prema la memoria del canale che desidera..e voila'.Niente infrastrutture complicate.C'e' una rete e riservare semmai le stesse frequenze per portare la RETE ( interent) dappertutto.
Secondo voi ci sono degli impedimenti reali ( troppo uso di internet che collassi la rete) o e' la solita storia degli appalti e degli amici?

Anonimo ha detto...

Internet rappresenta la "vera" apertura. Perché è una tecnologia dove è l'ascoltatore (se parliamo di radio) che sceglie. Non solo, volendo può diventare egli stesso un broadcaster. Ora questo è possibile con l'FM e il DAB? A parte i limiti tecnici che impediscono la presenza di altri soggetti, ci sono poi quelli politici. In pratica non si vuole che il settore sia realmente aperto e competitivo. Inoltre, tra le altre cose, la moltiplicazione dell'offerta garantirebbe anche nuovi posti di lavoro.
Edoardo

Fabrizio ha detto...

Seconod me, l'opinione di Edoardo è troppo sbilanciata a favore di Internet. Innanzitutto, se si riescono a far sloggiare le tv dalla III banda 170-230 MHz, ci sarebbe spazio per moltissime radio in Dab+. Siamo tutti contenti che esista Internet, ma oggi Internet non è sufficientemente economica e sufficientemente "ubiqua" per sostituire la radio via etere. Io ascolto la radio praticamente ovunque: mi spieghi come potrei ascoltare la radio (in diretta, non i podcast) in spiaggia, in palestra o in macchina con Internet???

Anonimo ha detto...

Vorrei rispondere al Sig. Fabrizio. Il problema è anche del DAB+. Le chiedo, dove è possibile ascoltare oggi in Italia emittenti in DAB+? Il due o tre città se non sbaglio. Per quanto riguarda internet credo che molto presto la sua portabilità aumenterà e le radio si potranno ascoltare dalle internet radio e dai telefoni cellulari. Lei dice giustamente "far sloggiare le TV". Mi verrebbe da rispondere che la giustizia europea non riesce a far spostare Rete 4 sul satellite, figuriamo ci se sloggiano le altre TV. Comunque, a parte le battute, il problema non è se c'è spazio per altre radio. Il problema è chi può aprire una radio che trasmetta sul DAB+? Io, lei, possiamo farlo? Mentre è molto più agevole farlo su internet. Con questo voglio dire che il mercato del DAB+ probabilmente sarà dominato dagli stessi gruppi economici che già oggi controllano l'FM.
Edoardo

Unknown ha detto...

Edoardo, non vorrei che si confondessero i diversi discorsi (il discorso, tecnologico con gli altri discorsi). Tu scrivi "Il problema è chi può aprire una radio che trasmetta sul DAB+? Io, lei, possiamo farlo?" Io rispondo: in quale Paese del mondo io o lei potremmo aprire in 5 minuti una radio in dab+ o in fm? Risposta: nessun Paese. Quindi non è un discorso tecnologico, ma un discorso strutturale. Per quanto riguardano le tv in III banda VHF, non c'è bisogno che vadano via tutte subito, c'è bisogno di poco spazio per avere decine di radio in dab+.

Andrea Lawendel ha detto...

E' assolutamente vero che in nessuna nazione che abbia una regolamentazione dello spettro che si rispetti, aprire una stazione radio non è né sarà mai immediato. Diciamo che in Italia certe possibilità sono ancora più precluse, paradossalmente proprio in conseguenza di una eccessiva libertà di azione. Una libertà che ha sempre sconfinato nel meno produttivo dei lassismi.
In questi giorni a Tunisi, alla Digital Radio Conference, si è parlato di accessibilità del DAB+ nel Regno Unito (vedi il mio post recente sulla questione) e le perplessità non sono poche. Il discorso di Edoardo è abbastanza condivisibile, come del resto l'obiezione di Fabrizio: non si capisce perché non si deve cercare di implementare una fruttuosa politica di convivenza tra analogico e digitale.