19 maggio 2009

Svizzera: la radio come politica di integrazione


Manco a farlo apposta, ora che abbiamo parlato a lungo di problematiche di immigrazione e integrazione, ecco il portale SwissInfo (la segnalazione viene dal neo-residente elvetico Andrea Borgnino) affrontare il tema con la notizia di uno studio che il regolatore federale Ufcom ha commissionato all'Università di Zurigo per analizzare il fenomeno dei programmi in lingua straniera diffusi in Svizzera dalle stazioni radio libere non commerciali. Uno studio approfondito ("Migration, Medien un Integration") che mi sembra di aver individuato sul sito di Ufcom. Sono più di 200 pagine in tedesco pubblicate in PDF nell'agosto scorso, a meno che la notizia di SwissInfo non si riferisca a un aggiornamento.
L'analisi della programmazione di diverse emittenti dei cantoni Argovia, Zurigo, Berna, Ginevra, Basilea che nell'insieme producono trasmissioni in ben 25 lingue, dimostra il ruolo della radio come facilitatrice, come strumento in grado di comunicare ai lavoratori migranti l'essenziale della cultura e delle regole del paese ospitante. In questo caso il discorso è ancora più interessante perché non si tratta di emittenti pubbliche. Non è lo stato Svizzero che si fa carico di un pezzo di politica dell'immigrazione, ma il terzo settore, cioè la stessa comunità che accoglie gli stranieri che arrivano per cercare nuove opportunità e in cambio danno quello che sono, il loro lavoro, la loro disponibilità, il loro valore di donne e uomini. Il bene più prezioso che hanno, che tutti noi abbiamo.
Ecco la differenza tra i messaggi che circolano in una nazione perfettibile ma civile come la Svizzera e quelli dati in una nazione perfettibilissima come l'Italia, dove l'autorità dello stato, con la sua politica di respingimento armato trasferisce ai suoi cittadini una cultura tutta affatto opposta. Là dove l'immigrazione costituisce un "problema" - ed è inevitabile che sia così per certi aspetti - la soluzione non sta nell'affrontare il fenomeno con una politica razionale e generosa, che dia spazio agli aspetti positivi del "problema", ma nell'erigere un muro, nell'accanirsi su poveri disgraziati con strumenti che sono legali per definizione (visto che sono stati votati da un Parlamento sovrano, anche se in possibile violazione dei principi fondamentali della Carta costituzionale e dei codici di comportamento internazionale) ma disumani nelle premesse e nei fatti. E per colmo di misura, non ci si accontenta di agire in modo crudele, ma davanti alle critiche interne ed esterne si reagisce con l'isterismo, la violenza verbale, la maleducazione. Insomma, la quintessenza del fascismo.
Non dico che la radio ci aiuterebbe a risolvere i problemi dei reati commessi dai migranti privi di permesso di soggiorno, equipirati per questo solo fatto (e, mi spiace dirlo, ma è qualche cosa di agghiacciante) a criminali da perseguire penalmente. Ma perché non provare questo e tanti altri strumenti, al posto delle navi da guerra e dei campi di concentramento che sembrano diventati l'unica freccia nella faretra dei nostri amministratori?

18 maggio 2009

La radio strumento d'integrazione

Uno studio dell'università di Zurigo evidenzia l'importanza delle trasmissioni in lingue straniere delle radio non commerciali nell'integrazione fra le diverse culture.
Le trasmissioni realizzate da migranti sono un elemento importante della programmazione delle radio "libere" e aiutano le comunità straniere a meglio capire la realtà svizzera, conclude la ricerca eseguita su mandato dell'Ufficio federale delle comunicazioni.
Sulle onde delle emittenti pubbliche e delle radio private commerciali gli argomenti legati alla migrazione hanno invece un'importanza marginale: rappresentano soltanto lo 6,4% delle rubriche di attualità interna. Per quanto riguarda le radio private commerciali, il tema della migrazione è inoltre quasi sempre legato a quello della criminalità.
L'inchiesta ha preso in esame i programmi trasmessi fra gennaio e febbraio del 2007 da sei radio non commerciali: Radio Kanal K (Argovia), Radio X (Basilea), Radio Rabe (Berna), Radio Cité (Ginevra), Radio RaSa (Sciaffusa)e Radio LoRa (Zurigo).
Queste emittenti realizzano programmi in più di 25 idiomi. Oltre agli argomenti politici, che riguardano circa il 40% di tutti i contributi in lingue straniere, anche i programmi di consigli agli ascoltatori e quelli che informano su manifestazioni culturali sono molto importanti per le comunità straniere.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Per non limitarmi all'ovvio, controfirmando il tuo post, esprimo una pura, irrefrenabile, sana invidia per l'incolato di Andrea Borgnino.

ciao, Dario

Andrea Lawendel ha detto...

Provo una sana invidia anch'io e tra l'altro da una prospettiva che induce maggiormente al paragone: frequento da anni la Svizzera per lavoro e non sono mai riuscito ad approfittarne, per mia pura ignavia.
Mi consola una cosa e sono sincero in questo sentimento: conoscendo Andrea e un poco del suo percorso umano oltre che professionale, non c'è una briciola della sua attuale posizione che non sia incondizionatamente, anzi dannatamente strameritata. E non è qualcosa che potrei dire di molti altri. Vorrei augurargli ancora di più.