20 novembre 2007

L'Africa ha ancora bisogno delle onde corte

Tempo fa avevo chiesto a Enirco Li Perni una breve intervista via mail, in modo da poter illustrare la sua attività in Kenya. Enrico è un OM e tecnico di radiofrequenza italiano trapiantato in Africa sudorientale, dove lavora per una società di ingegneria, Goldrock International che effettua installazioni e offre servizi di consulenza TLC/broadcast. Ha partecipato anche alla realizzazione di una stazione commerciale in FM e altri analoghi progetti sono previsti per il futuro, attraverso un'altra società, la ItelKenya. Avrei dovuto ricevere qualche fotografia, ma nell'attesa, per non fare invecchiare troppo la notizia e rilanciare l'appello di Enrico per una nuova politica della radiofonia sulle onde corte in Africa, ecco il testo dell'intervista. Ciò che il tecnico Li Perni afferma sulle presunte alternative alle onde corte dovrebbe farci riflettere: ci sono situazioni in Africa in cui una rete di emittenti in FM comporterebbe enormi problematiche di sicurezza degli impianti e logistica della installazione/manutenzione. E' veramente paradossale che la consapevolezza degli indubbi vantaggi delle HF in tali contesti sia venuta del tutto meno

Chi è Goldrock International e che cosa ha spinto un tecnico RF italiano a cercare nuove opportunità in Kenya?

Goldrock International è una società di proprietà di sudcoreani da oltre 20 anni in Kenya e una delle aziende leader in telecomunicazioni terrestri civili, militari e per aerolinee. Il proprietario è un amico di famiglia in quanto io abitavo già in Kenya negli anni Novanta. Serviva un project manager per installare una stazione HF per la locale compagnia aerea ed eccomi qui.

Ho sentito parlare di un primo progetto, una radio FM per la comunità italiana di Malindi. Come è nato questo progetto e quali obiettivi si prefigge? Ci sono altre stazioni analoghe costruzione in Kenya o nelle nazioni vicine?

Il progetto è nato per gioco, poi con l'aiuto della disponibilità di una frequenza libera già assegnata ma mai utilizzata da parte di un socio locale, pena la revoca, abbiamo deciso di impegnarla, Malindi era il posto dove la frequenza era assegnata ed anche la piccola colonia di italiani, i conti son tornati subito, mandare in onda il radio giornale in lingua italiana e poi inserire trasmissioni o contenuti prodotti in loco nelle lingue locali più parlate come l'inglese, swahili, giriama e mijighenda.
L'obbiettivo è di accorciare il cordone ombelicale con l'italia per i residenti e anche per divulgare notizie per i migliaia di turisti che tutto l'anno a rotazione visitano la zona. Ci sono in progetto altre stazioni in Kenya di questo tipo multiculturale e multilinguaggio, praticamente una babele, una radio di tutti e per tutti.

Qual è il suo punto di vista sull'uso delle onde corte da parte dei broadcaster internazionali? Le onde corte hanno ancora un ruolo nel contesto dei nuovi media e soprattutto dei nuovi sistemi di trasporto?

Le onde corte non sono morte, anzi, e la sanno lunga chi come la BBC VOA RCI etc. continua a usare questo importante modo di trasmissione, è un vero peccato che L'italia sia scomparsa dal mondo con lo spegnimento degli impianti in OC alle porte di Roma. Se avessi la possibilità di avere anche il 10% di quello che sarà abbandonato saprei farlo fruttare in Africa e tenere ancora viva la radio italiana, rilanciando il segnale anche a bassa potenza in Africa per gli italiani che sono a lavoro o missione in parti sperdute del continente, dove né FM né satellite sono fruibili.

Ci sono spazi per una radiofonia di tipo commerciale in onde corte? In Africa molti organismi di stato hanno abbandonato nel tempo le onde corte per privilegiare i network regionali in FM, si può pensare a un ritorno dell'uso di certe frequenze (sempre che sia finanziariamente proponibile nel terzo mondo)?

Ci sono ancora troppi paesi non maturi per abbandonare le OC, basti pensare il Sudan e la Somalia, lo Zimbabwe, è improponibile un network in FM e/o televisivo sia per problemi di sicurezza degli impianti, sia per via della logistica, strade, accesso ai ripetitori, manutenzione, approvvigionamento energia elettrica... Quindi una singola stazione ad OC sulle 3 frequenze principali per la copertura H24 del territorio o zona da servire è l'unica via possibile.
Domani [l'intervista risale a ottobre] per esempio vado in montagna sul lago Nakuru per l'installazione di una stazione FM. La nostra Squadra due invece monterà un'altra stazione FM ai pendici del Monte Kenya, installazione che non potrà essere fatta dopo il 15 ottobre causa impraticabilità delle stade per salire in montagna. Si pensi che i tecnici residenti rimarrano isolati per oltre due mesi aspettando la stagione secca, nel mese di Dicembre o l'unica via per tornare a valle è quella di percorrere 30 km a piedi e guadare i fiumi di fango (viva i tecnici della KBC, Kenya Broadcasting Corporation per la loro dedizione!).

Quali sono i suoi progetti in HF? Pensa di poter lanciare una iniziativa in tempi brevi?

Vorrei tanto che chi dismette questo tipo di impianti, non li abbandoni al loro destino, ma che tutto sia "riciclato" in aree dove ancora le OC sono l'unica fonte di informazione libera. Spero vivamente che qualcuno a Roma per il governo o per la stessa RAI possa leggere questo e possa con un piccolo contributo rendere un servizio mille volte più utile che non in ambito europeo, sono disponibile a farmi carico di parte degli impianti e di tenerli vivi a mie spese.



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