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20 agosto 2013

Digitalradio.it: parte in grande stile la campagna per il DAB+ in Italia. Ma le prospettive rimangono incerte

Secondo il sito specializzato olandese Radio.nl, il circuito di emittenti pubbliche tedesche Deutschlandfunk e Deutschlandradio Kultur - attivo sull'intero territorio tedesco - spegnerà completamente le ultime frequenze in onde medie e lunghe nel 2014 per potenziare ulteriormente la propria presenza nelle frequenze della radio digitale DAB+. Il fenomeno della radio digitale in Europa è una realtà sempre più consolidata e in diversi casi rappresenta una scelta irreversibile: diversi Stati hanno già deciso per lo spegnimento dell'FM analogica oltre che dei vecchi impianti OM e OL. Altre nazioni dovranno prendere una decisione in tal senso. È probabile ormai uno scenario a medio termine (intorno al 2017) in cui le radio analogiche non riceveranno alcun segnale in una parte significativa del nostro continente.
Mentre leggevo della possibile evoluzione della radio pubblica in Germania mi sono arrivati i comunicati relativi all'iniziativa di due consorzi commerciali DAB italiani - Club Dab Italia e Eurodab - che lo scorso 5 agosto hanno messo online il sito promozionale Digital Radio.it, ispirandosi ad analoghe campagne che in questi anni hanno cercato di presentare al pubblico i vantaggi del DAB.  In questo caso il claim è "il suono perfetto", ma si potrebbe insistere anche su tanti altri aspetti promettenti, soprattutto in direzione di una offerta rinnovata e meglio integrata nell'attuale cultura digitale. Era ora che qualcuno si muovesse cercando di sensibilizzare i diretti interessati, gli ascoltatori. Pur essendo una invenzione non recente, la radio digitale a standard europeo Eureka 147 ha spesso goduto di scarsa notorietà e in Italia il DAB continua a essere ignorata dai più, malgrado la lunga sperimentazione della RAI e dei principali network privati.
La campagna DigitalRadio.it prevede, oltre al sito, la diffusione di spot radiofonici attraverso le emittenti consorziate. Ecco in anteprima uno di questi spot. L’invito a trasmettere  il messaggio è stato rivolto anche a tutti i consorzi di radio locali attivi nelle province di Roma Trento e Bolzano (altre 33 radio locali).



Mi rendo conto che la mia affermazione potrebbe risultare impopolare, ma sono ormai convinto che in questo momento stiamo attraversando una situazione molto poco favorevole a un lancio in grande stile di una novità come il DAB+ in Italia. Negli ultimi 18 mesi Agcom ha preso decisioni importanti e la storia della sperimentazione della "nuova" radio digitale nelle province di Trento e Bolzano è molto positiva, canali pubblici e privati hanno dimostrato di avere intenzioni serie. Ma le buone intenzioni non bastano: per poter decollare davvero il DAB ha bisogno di copertura e offerta estese a tutto il nostro territorio. I piani di espansione annunciati da RaiWay per il 2013 non si sono concretizzati, manca la pianificazione delle frequenze a livello nazionale, ci sono ancora questioni da risolvere sui blocchi assegnati in banda III. Il mercato dei ricevitori propone ormai soluzioni e dispositivi di ottima qualità e per tutte le tasche, dalla semplice radio ibrida FM/DAB agli apparecchi multimediali con touchscreen. Ma siamo ancora molto lontani dai livelli di impegno visti in questi mesi in Germania, dove viene affrontato anche il problema dei contenuti innovativi che il DAB rende possibili. Se aggiungiamo lo stato ancora confusionale in cui versa il nostro settore del metering, la misurazione degli ascolti, e l'impatto che la mancanza di dati uniformi sta avendo sul mercato pubblicitario, le prospettive per il DAB continuano a essere incerte. 
Se ne stanno accorgendo anche  i membri del Parlamento. A luglio il senatore trentino della lega Sergio Divina (purtroppo più noto alle cronache per le sue agghiaccianti dichiarazioni sui figli gay definiti "una disgrazia" per le famiglie) ha presentato una interpellanza che invita il ministro per lo Sviluppo Economico a verificare che le strategie Rai in materia di radio digitale siano conformi al mandato previsto dal contratto di servizio. Prima dell'interpellanza di Divina c'erano state altre significative prese di posizione a favore dello sviluppo della radiofonia digitale in Italia. Una maggiore consapevolezza è sicuramente necessaria, ma ancora una volta non mi pare che il governo possa in questo momento mettere in piedi una strategia concreta, sostenendola con risorse finanziarie adeguate. Se certe decisioni non verranno concordate a livello europeo, come è stato fatto per la tv digitale, il DAB+ in Italia potrebbe restare a lungo una opzione riservata a bacini geografici molto ristretti e incapace di generare un effetto positivo in termini di nuovi entranti, nuovi contenuti, nuove opportunità economiche. 

06 dicembre 2011

DAB in UK, 10 milioni per promuoverlo


Il biscottino verde che vedete è il nuovo logo della campagna per la radio digitale che Digital Radio UK ha lanciato proprio in questi giorni in Gran Bretagna. L'investimento previsto è di ben 10 milioni di sterline, che serviranno per pubblicizzare sulla radio, i giornali e persino in tv i vantaggi dell'ascolto digitale: la disponibilità di contenuti esclusivi (una cosa che qui in Italia dovremmo prima o poi mettere in pratica), scelta delle stazioni per nome, informazioni dinamiche, tante possibilità in più, come la temporanea interruzione dell ascolto o la registrazione di un programma. I promotori della radio digitale DAB sfrutteranno pesantemente gli eventi sportivi che connoteranno il 2012, i campionati di calcio europei e le Olimpiadi di Londra. Lo slogan è "If you love radio, let it live" e guarda caso la voce radiofonica degli spot è quella dell'attore John Simm, di Life on Mars. Sul sito Web Get Digital Radio, una nuova funzione di ricerca permette di visualizzare i canali ricevibili nelle aree delimitate dai codici di avviamento postale inglesi.
Sul piano della qualità la vecchia codifica utilizzata dal DAB in UK non è tanto da sbandierare in attesa che finalmente gli operatori si decidano ad aggiornare i codec al DAB+, ma la campagna promozionale parte da un dato di fatto molto incoraggiante: secondo RAJAR nel terzo trimestre 2011 l'ascolto digitale della radio ha raggiunto una penetrazione del 28,2% dell'ascolto, con il DAB che copre il 18% del totale radiofonico e l'online che arriva quasi al 4%.
Ecco l'articolo di Brandrepublic che illustra in dettaglio i contenuti e le iniziative di questa campagna, sicuramente importante per rafforzare la consapevolezza del pubblico nei confronti di una radiofonia che secondo la recente legislazione britannica potrebbe rimpiazzare buona parte dell'attuale offerta nazionale e regionale FM.

Clip 1:

Clip 2:

Clip 3:

26 maggio 2011

Anche in UK il DAB ha bisogno di incentivazione

Anche nella nazione europea che più di tutte ha cercato di sviluppare e promuovere il sistema di radiofonia numerica basato sulla norma Eureka 147, gli ostacoli sulla strada verso un possibile spegnimento di reti e stazioni locali oggi attive in modulazione di frequenza a favore del Digital Audio Broadcasting devono essere ancora parecchi se il Regno Unito sente il bisogno di lanciare una campagna online, Get Digital Radio, per incoraggiare i suoi abitanti a dotarsi di un apparecchio per ricevere la radio numerica. Ricezione che in base a una legge britannica potrebbe presto diventare forzata: il DAB come unica possibilità per ascoltare programmi musicali, giornalistici e culturali via etere.
I nodi da sciogliere rimangono anche di fronte ai dati di ascolto dell'indagine RAJAR riferiti al primo trimestre 2011: l'ascolto digitale passa al 26,5% dell'ascolto radiofonico complessivo, il DAB da solo fa quasi il 17% con un buon aumento rispetto ai valori precedenti. Nella stagione natalizia 2010, afferma Digital Radio UK, il consorzio promotore del nuovo volto del vecchio medium, sono stati venduti 750 mila apprecchie DAB.
Se tutto va così bene quali sono le motivazioni della campagna appena varata, con il coinvolgimento di retailer come Amazon, Co-op, Currys, John Lewis, M&S e Tesco che sui loro punti vendita reali e virtuali spiegheranno ai potenziali acquirenti l'offerta diffusa in digitale? Innanzitutto c'è in gioco il superamento della soglia di ascolto minimo che dovrebbe autorizzare, secondo la normativa appena citata, Digital Britain, allo spegnimento di molti network pubblici e privai della radio analogica. Il 17% è ancora lontano dalla quote auspicate. Poi c'è la delicatissima questione del finanziamento della transizione al digitale della radiofonia locale, ora che i tagli imposti all'operatore pubblico ha spinto la BBC a chiamarsi fuori dal finanziamento dei costi di realizzazione dell'infrastruttura locale. Per trovare un accordo tra pubblico e privato, in questi mesi si sono susseguite delle riunioni. A marzo era stata raggiunta una bozza di accordo per la condivisione dei costi, all'inizio di maggio sono stati affinati alcuni dettagli, ma ancora non c'è definitiva chiarezza. Secondo il provider infrastrutturale Arqiva, oggi ci sono 215 impianti DAB in funzione per 46 multiplex locali e regionali. Raggiungere il 90% del territorio richiederebbe altri 150 impianti. Per un valore che molti stimano prossimo ai 25 milioni di sterline. Al di là di tutte le considerazioni di merito sui vantaggi della radio numerica a fronte dell'attuale capacità dell'offerta analogica, davanti a queste cifre non ci si può non chiedere come sarà possibile per una industria tutto sommato povera rientrare di questa spesa in tempi ragionevoli: se si affronta un cambiamento infrastrutturale di questa portata, come avvenne per la telefonia mobile, ci deve essere un obiettivo di maggiori entrate. E questo con il DAB non è affatto scontato.
Anche perché rimane un ulteriore dubbio di fondo nel dietro le quinte del "successo" britannico del DAB. Nessuno in Gran Bretagna sta parlando di nuove codifiche DAB+, che introdurrebbero notevoli margini di qualità di ascolto e diversificazione dei servizi, ma renderebbero del tutto obsolete gli apparecchi riceventi di prima generazione che autorizzano a parlare di successo del DAB. Prima si scioglie questo paradosso meglio sarà se non si vuole rischiare una concente delusione nel pubblico e nell'imprenditoria della radio.

14 giugno 2008

This hobby wants you!

Questa è la homepage della nuova campagna promozionale dell'hobby radioamatoriale, voluta dalla ARRL americana. La campagna 2008 ha un claim vagamente obamesco: We Do That, riferito alle prodezze high-tech di una attività hobbystica che prevede, tra le altre cose, la messa in orbita di satelliti e lo studio di sofisticate codifiche di trasmissione digitale. Negli anni precedenti erano stati sottolineati altri aspetti, la socialità, le comunicazioni di emergenza. Cliccando sui pulsanti di approfondimento si accede a un blog popolato di schede su vari argomenti tecnici, un compendio delle ultime novità sperimentate dai radioamatori di tutto il mondo. Mi chiedo quanto possa essere efficace un'operazione di marketing di questo tipo. Probabilmente dipende molto da chi riceve il messaggio. Non credo di peccare di eccessiva xenofilia dichiarando qui che per come vedo i miei concittadini in questo momento, temo che ci siano ben pochi italiani capaci di interessarsi ad argomenti come questi, ma ammetto di essere sempre stato un grande pessimista, al proposito.



16 aprile 2008

Qui, si ascolta la radio

Sta già cominciando a dare i primi frutti la campagna Radio Heard Here ("qui si ascolta la radio") coordinata dalla National Association of Broadcasters, dal Radio Advertising Bureau e dalla HD Digital Radio Alliance, per rivitalizzare l'immagine del mezzo radiofonico lievemente appannata in questo generale clima di ubriacatura nei confronti di Internet e dell'MP3.
Alla base di Radio Heard Here c'è un sito Web che offre una possibilità molto interessante. Grazie alla electronic program guide (EPG) di Radio Time.com, un portale che dà accesso a circa 50 mila stazioni radio presenti online, i visitatori di www.radioheardhere.com possono farsi un'idea immediata dell'offerta radiofonica nella rispettiva area geografica, con la lista dei programmi trasmessi in quel momento. CNET ha ripreso la notizia di questa iniziativa con un articolo su News.com. Altre due risorse di Radio Heard Here sono i blog Radio Creative e Radio 2020.

RadioTime, Inc., a developer of technology for finding and listening to more than 50,000 AM/FM radio stations online, today announced its technology has been integrated into the Web site for the National Association of Broadcasters’ Radio Heard Here™ campaign. Visitors to www.RadioHeardHere.com automatically see a scan of their local radio “dial” including now playing programs and a play button. The widget has a link to RadioTime’s electronic program guide covering radio across the globe.
Radio Heard Here is an unprecedented communication and outreach initiative made possible by a partnership among the National Association of Broadcasters (NAB), Radio Advertising Bureau (RAB) and HD Digital Radio Alliance. The goal of the campaign is to reinvigorate the medium of radio. Radio Heard Here will underscore the broadening versatility of radio’s content, the pioneering innovation of its technology and the continuing relevance of the medium in Americans’ lives.
“The technology RadioTime offers is a great example of how the industry is competing as a medium by adapting, innovating, investing and responding to a changing world,” said NAB President and CEO David K. Rehr. “With this campaign, we want to remind all consumers of the numerous innovations taking place in radio – we’re not hiding from technology, we’re driving it. Streaming is a great example of that; radio has become a leading source for music on the Internet, investing millions of dollars in streaming technology to make radio accessible online.”
RadioTime’s unique online RadioGuide provides listeners with a quick and easy way to find radio content from 50,000 stations and 100,000 local and syndicated shows airing around the world. Listeners can search for a specific station or program or browse by genre or location to easily see what is available for their tastes, locations, connections, and the times of day.
“Radio is your companion delivering content for every setting. The industry is embracing new technologies like RadioTime that make it easy to enjoy radio anywhere there are speakers or headphones,” says Bill Moore, CEO of RadioTime. “A primary strength of radio is the wide variety of entertainment, news and programming that is readily available and free for listeners, and RadioTime makes that variety easily accessible to listeners on their computers and new network music players with radio built-in such as the Linksys DMA 2200 Media Center Extender and the Logitech Squeezebox Duet, Logitech Squeezebox and Logitech Transporter network music players.”

About RadioTime

RadioTime is the leading radio tuner that powers Internet services and devices by connecting them to radio broadcast DJs, talk personalities, and sports programming. Listeners easily access free, live, local, and global radio programming through RadioTime service. Its service enhances other products and services by powering them with thousands of radio channels and programming. RadioTime, founded in 2002, is based in Dallas, Texas. More information is available at www.radiotime.com.