16 febbraio 2016

Ascolto radiofonico, poche novità nel 2015. Ma per la pubblicità è quasi boom.

Prima Comunicazione pubblica i dati Gfk Eurisko dall'indagine Radiomonitor relativi all'andamento degli ascolti radiofonici nel 2015. Nessuna particolare sorpresa se non il sorpasso, al secondo posto, di RDS su Deejay. Aumentano entrambe ma l'emittente di Massimiliano Montefusco si impone con un buon secondo semestre e un complessivo +3,4% rispetto al 2014. RTL 102,5 continua a mantenere una prima posizione che appare per il momento inattaccabile, mentre sorprende tutto sommato il buon comportamento dei tre canali RadioRAI, tutti attestati sul 6-7% di crescita (aggiustamenti metodologici o vero miglioramento?).
Lo scorso anno è stato molto positivo per la pubblicità. Tra i grandi mezzi la radio ha registrato un notevole 8,8% raggiungendo, dopo la contrazione del 2014, un volume di investimenti che sfiora i 374 milioni. In confronto, Internet ha fatto addirittura peggio, perdendo lo 0,7% e comunque superando la radio con 463,4 milioni. La regina dei mezzi resta la televisione, con una crescita inferiore al punto percentuale e un volume di 3,65 miliardi. Malissimo i quotidiani, che perdono un altro 6,6% precipitando a 755 milioni, solo il doppio rispetto alla radio.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Interessante ma ho qualche dubbio. L età media dell ascoltatore è in netto aumento quindi quel primato è sospetto...Poi ci sta l aumento di Radio Rai ma non così elevato da un anno all altro. Cambiamento del metodo in corsa, mah...Chissà quanto è esteso il campione...Se poi il sondaggio è fatto con interviste telefoniche, al tel. Fisso, of course, ancora più incredibile quel primato...infine, che tristezza il risultato dei giornali, sempre meno pubblicità, sempre più contributi pubblici e sempre più fallimenti, chiusure e gente a spasso. Ci vorrebbe un limite per la TV ma è solo utopia...
Piero53

Andrea Lawendel ha detto...

I sospetti sono più che leciti. La consistenza dell'aumento registrato dai tre programmi RAI è troppo uniforme per essere credibile. Il distacco tra la capoclassifica e gli altri network commerciali è veramente molto significativo. Radiomonitor si legge sul sito ufficiale (www.radiomonitor.it) "è dimensionata su 120.000 casi rappresentativi della popolazione italiana +14, con un campionamento appositamente strutturato per rappresentare in modo robusto anche le piccole province (campionamento "ragionato", poi riponderato) e quindi anche le radio locali. Viene attuata un'accurata rilevazione per "tipo giorno", sia su telefoni fissi che mobili. L'intervista ha una durata media di circa 14 minuti."
Ignoro che fine abbia fatto la metodologia "panel" che Radiomonitor aveva annunciato ai suoi esordi utilizzando dispositivi in grado - a quanto era stato detto - di analizzare le impronte audio dei programmi ascoltati fornendo quindi una misura molto puntuale e precisa. Quel campione inizialmente consisteva in diecimila dispositivi. L'ultimo riferimento all'indagine Panel, parallela ma indipendente dalla CATI, risale alla fine del 2014, quando il sito Radiomonitor parlava di una "indagine EMM, che sfrutta il meter EMM e un questionario elettronico; ogni giorno, per 98 giorni consecutivi, ai panelisti è richiesto di indossare il meter (l'"indosso" è misurato attraverso un motion sensor) e di rispondere ogni sera a una breve intervista sul questionario. Il periodo di rilevazione è distribuito nel corso dell'anno per una maggiore rappresentatività." Dal gennaio 2015 evidentemente il dispositivo EMM (Eurisko Media Monitor) è stato abbandonato, non si sa se per una questione di ridondanza/sovrapposizione con i risultati CATI o per altre ragioni, magari legate al naturale upgrade della tecnologia.