Philippe Baudouin (Radio France, Arte Radio) nel novembre scorso ha tenuto a Parigi una conferenza, "Thomas Edison et la fabrique des machines à fantômes" dedicata alle ricerche di Edison finalizzate a realizzare un apparecchio telefonico per comunicare con i morti, il cui spirito per l'inventore conservava caratteristiche fisiche e elettriche. La conferenza si può ascoltare direttamente a questo link, ma troverete qualche dettaglio in più sulla pagina dedicata ai seminari organizzati da Media Mediums, un progetto realizzato da École Nationale Supérieure d’Arts Paris-Cergy con il suo spazio espositivo Ygrec, l'Université de Paris 8, Les Archives Nationales e l'EnsadLAB dell'École Nationale Supérieure des Arts Décoratifs a Parigi. L'illustrazione che riporto qui è estratta da una rivista degli anni 30, che ha pubblicato un articolo (anonimo) intitolato "Edison's own secret", anch'esso interamente disponibile online. L'articolo è una delle fonti da cui Baudouin è partito nel suo viaggio intorno al misterioso "necrofono".
La conferenza è in francese, evid
entemente, e temo che per questo non sia alla portata di tutti. Philippe ha realizzato un lavoro a mio parere straordinario, correlando le ricerche di Edison a quelle di altri inventori, scienziati, filosofi e letterati, tracciando un filo davvero fantasmatico tra elettromagnetismo e discipline allora ancora parascientifiche come la psicologia e la frenologia e più apertamente esoteriche come il mesmerismo (eccezionali le citazioni da Edgar Allan Poe).
Lo spiritismo ebbe tra la fine del XIX e il primo dopoguerra un rapporto quasi incestuoso con la ricerca scientifica. Molti autorevoli scienziati e accademici erano genuinamente convinti che la "dimensione" dell'aldilà fosse una realtà fisica e quindi investigabili tramite opportuni ponti, che forse oggi chiameremmo gateway. Con il perfezionarsi della disciplina dell'elettromagnetismo, esperimenti e tentativi di formalizzazione si moltiplicarono. Forse l'esempio più significativo per i lettori italiani è quello di Oliver Lodge, fisico britannico che fu tra i più autorevoli concorrenti di Marconi nella creazione di una industria della telegrafia senza fili ed ebbe sul piano teorico una affermazione forse superiore a quella dell'inventore autodidatta italo-irlandese. Lodge viene ricordato forse più per le sue ricerche in campo spiritico che per i suoi testi e brevetti sulla fisica del "wireless" e fu aspramente criticato da altri esponenti della comunità scientifica. Per approfondire sui rapporti tra Lodge e Marconi vi suggerisco il bellissimo libro di Erik Larson, "Thunderstruck", tradotto proprio in queste settimane da Neri Pozza con il titolo - a mio parere un po' troppo ammiccante - di "Guglielmo Marconi e l'omicidio di Cora Crippen".
2 commenti:
Posso solo suggerire la lettura di questo libro: "Sopravviviamo dopo la morte?" di Konstantin Raudive (Corrado Tedeschi editore-1976) dove vengono descritti i messaggi e le tecniche di cattura delle voci dell'aldilà. Si opera principalmente con registratori a bobina e radio con VFO operanti in onde corte su frequenze comprese fra i 6 e i 7,5 Mhz.
L'intervallo di frequenze citato è corretto ma è l'aspetto più problematico di certe teorie. Se io fossi uno spiritista - e non lo sono - partirei dal presupposto per cui il solo postulare l'esistenza di un ponte etereo con l'aldilà basterebbe a fare piazza pulita di ogni vincolo frequenziale. Voglio dire che se ci credessi non cercherei mai di ascoltare gli spiriti su lunghezze d'onda utilizzate costantemente per il traffico aereo, dove rischierei pericolose interferenze e confusioni. Andrei sicuramente a esplorare porzioni di spettro dove le comunicazioni in fonia di chiara natura terrestre scarseggino o non esistano neppure. Probabilmente questa cautela mi costringerebbe a dotarmi di apparecchi riceventi complessi e costosi. Ho avuto modo parecchi anni fa di analizzare le registrazioni di un "esperto" italiano di psicofonia e nel 100% dei casi quelle che erano state classificate come "metacomunicazioni" giunte da dimensioni ultraterrene, non erano altro che banali comunicazioni di servizio rivolte o provenienti da velivoli, torri di controllo, navi o stazioni costiere. Purtroppo ogni puntuale confutazione veniva respinta dall'esperto che si rifiutava categoricamente di accettare l'idea di aver registrato l'aeroporto di Arlanda che chiamava "Stockholm radio" e non la presunta voce dal purgatorio mentre dichiarava "sto coi medi". Messo davanti a decine di testimonianze da altri radioascoltatori, lo studioso concludeva che per ascoltare i morti il ricevitore in realtà non bastava: occorreva essere dotati individualmente di una fantomatica (per forza) "griglia psicofonica" di cui noi poveri hobbysti eravamo del tutto privi.
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