03 marzo 2014

Prasar Bharati (All India Radio) rinuncia ai piani per una migrazione digitale in DRM

Un durissimo colpo alle prospettive della tecnologia di diffusione di radio digitale DRM sulle frequenze delle onde medie e corte viene dall'India, la grande nazione che in questi ultimi anni ha investito molto in nuovi impianti trasmissivi DRM-ready e che (come del resto la Russia, prima che quest'ultima optasse per un sostanziale smantellamento della infrastruttura LF-MF-HF) avrebbe dovuto affrontare una estesa migrazione al digitale con sue emittenti radio regionali. 
In una intervista al Business Standard Jawhar Sircar, il capo di "All India Radio" (il nome ufficiale dell'ente radiotelevisivo pubblico è in realtà è Prasar Bharati), ha dichiarato che da oggi la sua organizzazione punterà tutto su una combinazione di onde medie analogiche in FM. Le nuove infrastrutture in FM verranno finanziati con i fondi risparmiati con l'abbandono del DRM, una scelta che era stata fatta sei anni fa, ha dichiarato Sircar, ma che si è rivelata sbagliata. «Allora un ricevitore costava 10 mila rupie, oggi ne costa 5.000, fuori dalla portata di qualsiasi indiano». Anche il satellite digitale di Worldspace - la fallimentare avventura del finanziere sudanese-etiope Noah Samara - non ha avuto successo, ha aggiunto Sircar, nonostante che il prezzo dei ricevitori fosse molto più basso (in India Worldspace ha continuato a operare, fino al 2010, anche dopo la bancarotta della casamadre 1Worldspace, avvenuta nel 2008). Il parere di Sircar è abbastanza esplicito: «So, all the silly targets being made within Prasar Bharati or even in the ministry would require a re-examination before we push any target», ha dichiarato il CEO di Prasar Bharati.
Ormai è del tutto evidente che le residue speranze di rilanciare questa tecnologia su larga scala risiedono nelle sperimentazioni del DRM+, lo stesso tipo di modulazione adattato alle esigenze delle frequenze dell'FM. Se l'industria dell'elettronica dovesse crederci, non è neppure da escludere che l'interesse di nazioni come l'India e la Russia non si debba anch'esso risvegliare ma per il momento è tutto troppo abbozzato per potersi sbilanciare. A parte qualche annuncio relativo a chipset sul cui rendimento e sulla fattibilità in volume non sappiamo ancora nulla, all'orizzonte non c'è praticamente nulla in materia di nuovi ricevitori DRM+ (se si esclude un possibile nuovo apparecchio della cinese ChengDu NewStar e un annuncio dell'altra cinese Tecsun). Ogni mese che passa, tuttavia, va contro l'ipotesi di una modalità di digitalizzazione della radio basata sulla migrazione a modulazioni diverse dal DAB e più in generale contro il concetto stesso di broadcast digitale, ormai in aperto scontro con le possibilità di broad- e narrowcasting basate su protocollo IP. Se il DRM oggi vuole rappresentare una seria alternativa (o una efficace complementarietà) al DAB per la digitalizzazione dell'FM, deve fare molto in fretta.

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