In questo clima di generale smobilitazione che caratterizza un po' tutta la radiofonia in onde corte, soprattutto quella interpretata per una settatntina d'anni dai cosiddetti broadcaster internazionali, ha piacevolmente sorpreso la community degli ascoltatori che ancora restano affezionati a questo mezzo la notizia dei test effettuati dai nuovi impianti di Bangladesh Betar, il servizio internazionale della nazione asiatica. Prontamente annunciate dai DXer indiani e cingalesi, le trasmissioni di prova dal Bangladesh impegnano la frequenza storica dei 7250 kHz (molto più libera da quando il Vaticano ha soppresso il grosso delle sue attività in onde medie e corte) e l'inedita 15520 kHz. L'altroieri un blog indiano, DXinig in Kharkhiv, ha diffuso addiritura una schedule molto articolata, ancora tutta da verificare in questa fase di test:
1230-1300 on 7485 DKA 250 kW / 140 deg to SEAs English
1315-1345 on 9645 DKA 250 kW / 320 deg to SoAs Nepali
1400-1430 on 9605 DKA 250 kW / 290 deg to WeAs Urdu
1515-1545 on 9700 DKA 250 kW / 305 deg to SoAs Hindi
1600-1630 on 9450 DKA 250 kW / 290 deg to N/ME Arabic
1630-1730 on 9450 DKA 250 kW / 290 deg to N/ME Bangla
1745-1815 on 15520 DKA 250 kW / 320 deg to WeEu English (Voice of Islam)
1815-1900 on 15520 DKA 250 kW / 320 deg to WeEu English
1915-2000 on 13800 DKA 250 kW / 320 deg to WeEu Bangla
Ho realizzato un breve clip sulla spiaggetta del Cavallo di Favignana, potete farvi una idea sommaria del segnale su 7250 intorno alle 1230 UTC:
Radio Bangladesh non è una novità assoluta, si tratta al contrario di una vecchia conoscenza sulle onde corte. In questi ultimi anni tuttavia la sua presenza come servizio interazionale si era un po' diradata e l'attivazione di un nuovo impianto è il segno di una rinnovata volontà di acquisire una maggiore visibilità, soprattutto (immagino) rispetto agli ingombranti vicini indiani e pakistani. Guarda caso anche il Bhutan e Myanmar recentemente hanno deciso di estendere o potenziare l'uso delle onde corte, segno di un interesse che sembra quasi compensare le politiche di smantellamento messe in atto dalle potenze occidentali.
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