Tempo fa mi è capitato sott'occhio un bell'articolo scritto nel 2005 da Paul Harden, NA5N in cui vengono spiegati molto bene i meccanismi di interazione tra il campo magnetico terrestre e il vento solare. Quando il secondo si anima a causa del verificarsi di grossi eventi come i brillamenti o i buchi coronali, i livelli di ionizzazione della ionosfera e le condizioni geomagnetiche subiscono pesanti condizionamenti, che a loro volta incidono sulla propagazione delle onde medie e corte. Come suggerisce Harden, non tutte le tempeste solari vengono però per nuocere: il periodo di tempo di 24-48 tra l'esplosione di un brillamento e l'arrivo a terra della relativa onda d'urto, può essere molto positivo per chi sta dando la caccia a un segnale radio molto lontano. Dal 2005 a oggi sono stati ulteriormente analizzati gli effetti della componente verticale (Bz) del campo magnetico interplanetario. Quando questo vettore punta molto a sud, il ricongiungimento delle linee del campo magnetico solare con quello terrestre provoca forti flussi di corrente e condizioni geomagnetiche particcolarmente instabili, con cattiva propagazione. Proprio per questo motivo l'andamento di Bz oggi viene sorvegliato dagli appassionati che cercano di improvvisarsi "meteorologi spaziali".
Potete scaricare qui l'articolo di Harden, mentre qui (tra le varie fonti disponibili) troverete i dati sul vento solare e l'orientamento del vettore Bz. I momenti più favorevoli sono quelli immediatamente successivi a un brillamento e in presenza di angoli positivi per Bz.
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