11 novembre 2011

Messaggi fluttuanti, la nuova musica di Annie si ispira alla vecchia radio di guerra

Un altro compositore affascinato dai suoni non sempre gradevoli ma musicalmente etimbricamente complessi, mai banali che escono (anche nell'immaginario collettivo) dagli altoparlanti delle radio. Radio vecchie, possibilmente, quelle delle musichette distorte, dei proclami gracchianti, dei mille disturbi e fruscii e brusche cadute di intensità.
Questa volta è una compositrice, viene da New York e si chiama Annie Gosfield. La sua discografica include già un titolo, uscito tre o quattro anni fa, che gli amanti della radio d'epoca non potranno fare a meno di apprezzare: Lost signals and drifting satellites, interpretato dal violino di George Kentros ma contrassegnato, nello sfondo, anche dal tenue bip bip che le registrazioni amatoriali dello Sputnik hanno reso celebre.
La Gosfield, dice il Telegraph, sta per iniziare una nuova tournée europea. Il 23 novembre, a Dartington ci sarà la prima di un nuovo lavoro che sembra essere stato composto da un marconista: Floating messages and fading frequencies. Con lei, in un tour che si concluderà a Liverpool, la danese Athelas Sinfonietta. raggruppamento orchestrale specializzato nella musica del XX secolo. E' importante il rimando alla Danimarca perché come la Gosfield ha raccontato al quotidiano britannico, l'ispirazione per Floating messages viene dalle sue relazioni con un anziano insegnante di piano che a New York le raccontava delle sue esperienze nella Resistenza europea. Annie ha rivolto le sue ricerche alla storia, alle modalità scelte dai raggruppamenti partigiani per comunicare, specie in Danimarca e Francia. Secondo l'autrice, parte dei messaggi scambiati venivano veicolati, sottoforma di codice, attraverso i programmi delle emittenti ufficiali, in modo che potessero essere ascoltati con mezzi normali. Lo sappiamo bene anche noi italiani, con i famosissimi messaggi personali di Radio Londra. Anche i francesi avevano i loro messages personnels. Questo, sottolinea però la Gosfield, non significa che la sua musica possa essere considerata descrittiva, d'ambientazione. Al contrario, il concetto stesso di codifica viene trasferito sui piani della notazione e della strumentazione, con in più l'innesto di contributi al campionatore, che saranno sostanzialmente improvvisati sullo sfondo di una partitura perfettamente definita e affidata alla piccola orchestra danese. Non mancheranno certamente i crepitanti rumori e le sequenze Morse che tutti noi continuiamo ad associare alla radio al tempo di guerra.

1 commento:

soundsetting ha detto...

Le sonorità radiofoniche hanno un fascino terribilmente 'noise' e tuttavia non rieso a concepirle come rumori. Come spieghi bene in premessa si tratta di sonorità che non risultano mai banali. Non banali equivale quasi a dire poco prevedibili. La bizzarra e multiforme fluttuanza dei timbri accessori del broadcasting e delle radiocomunicazioni in codice stimola dunque la curiosità del musico invitandolo al confronto. All'interplayng. Eppure il basso livello di prevedibilità degli eventi sonori dell'etere non è sufficiente a spiegare la tensione, l'intensità e la ricchezza del dialogo sonoro che il musico curioso intrattiene con esse. Il dato discriminante è che nella loro imprevedibilità questi suoni sono marcati da un'impronta inconfondibile. Essi hanno infatti uno stile, un look, una qualità universalmente riconoscibile che fa da contraltare all'anarchia, in un certo senso solo apparente, che ne caratterizza le manifestazioni. L'imprevedibilità non è infatti di per sè sufficiente a produrre arte, altrimenti il bello coinciderebbe con il caos. Per destare interesse e mobilitare sentimenti è' necessaria una forma che imponga la sua fisionomia. D'altra parte, perchè questo interesse perduri, è necessario che nella sua riconoscibilità il prodotto sia in gradi di sorprendere, di mutare, di tradire i piani di ascolto e le aspettative di appagamento. Questo è a mio parere il fascino della radio se la sganciamo dai contenuti delle trasmissioni. Perchè farlo? Beh, per suonarci insieme naturalmente! Ruotare la manopola di un sintonizzatore è il primo passo di un training musicale che può rivelarsi mooooooolto interessante...