22 ottobre 2010

Duri tagli alla BBC, che assorbe il World Service

David Cameron l'aveva detto, la politica di indispensabili tagli messi in atto dal nuovo governo britannico avrebbe toccato la BBC, baluardo dell'emittenza pubblica, con un budget da 3,5 miliardi di sterline e oltre. Non sono tagli radicali, ma il colpo non sarà facile da assorbire.
Intanto il ministro della cultura Jeremy Hunt ha dichiarato che per i prossimi sei anni il canone televisivo resterà bloccato (sono conservatori, il loro obiettivo è non far aumentare le tasse) e a Bush House si dovrà continuare a fare economie e far leva sul marketing delle sue produzioni attraverso BBC Worldwide, il braccio commerciale internazionale. Tutto il welfare del Regno Unito verrà del resto sottoposto a una drastica cura dimagrante. Il governo aveva promesso 11 miliardi di sterline di risparmio annuo da raggiungere nel 2015, ma a questa somma già imponente sono stati aggiunti altri 7 miliardi. Una stangata, ma fatta in perfetto stile British sul piano della comunicazione. Il documento rilasciato alla stampa http://cdn.hm-treasury.gov.uk/sr2010_pressnotices.pdf, suddiviso in capitoli dedicati ai risparmi di ciascun ministero è un modello di chiarezza e linguaggio accessibile, anche graficamente. Non parliamo del report di 104 pagine che il ministero delle finanze ha scritto per illustrare i risultati della Spending Review, la rassegna delle spese. Su carta il volume costa 45 sterline, online è gratis http://cdn.hm-treasury.gov.uk/sr2010_completereport.pdf e anche qui il lettore italiano non può fare a meno di pensare alla differenza tra questa documentazione chiara, esaustiva, trasparente, e gli annunci da Dulcamara, le ridde di cifre tutte diverse che arrivano dal nostro tesoriere e Chancellor of the Exchequer, il creativo Lord Three Heights.
Ma torniamo alla BBC. Come se il congelamento del canone non bastasse, dovrà contare solo sul proprio budget per finanziare nuovi contenuti televisivi locali, contribuire alla diffusione degli accessi a larga banda e pagare intereamente i conti del canale televisivo gallese S4C. In precedenza i fondi per questo canale in lingua locale arrivavano separatamente dal ministero della cultura e dei media, ma questi saranno tagliati del 24%. Il resto arriverà dai canoni televisivi nazionali. Il direttore di S4C John Walter Jones ha già dichiarato che la decisione avrà effetti disastrosi sul pubblico di lingua gallese e la Authority che governa l'emittente ha detto che ricorrerà subito in tribunale chiedendo una "Judicial Review" (immagino come un ricorso al Tar o alla Corte dei conti). Del resto il ministero della cultura (perché i governi si ostinano a chiamarli così invece di "ministero dei tagli alla cultura") ha deciso la chiusura di 19 organismi su 55 e una riduzione del 15% dei fondi erogati al mitico British Film Institute.
La notizia più clamorosa per chi ascolta le onde corte - e non mi riferisco a noi hobbysti occidentali annoiati - è il riassetto del BBC World Service, che cesserà di percepire i 273 milioni di sterline dal ministero degli esteri. Anche in questo caso il World Service riceverà solo soldi dal canone. Decisamente a rischio diventa soprattutto il BBC Monitoring Service, l'orecchio del mondo, un team di ascoltatori/traduttori che segue e decifra migliaia di ore di trasmissioni radiotelevisive e Internet di tutto il mondo. Oggi riceveva 25 milioni direttamente dal Cabinet Office del primo ministro. Via anche quelli.
Al di là dei gravi rischi di contenimento delle lingue e delle ore di trasmissione del BBC World Service, con i soldi del Foreing Office, viene a cessare soprattutto la catena di trasmissione tra i contenuti trasmessi e la diplomazia inglese. Sarà la BBC a decidere tutto e non sarà facile far passare il messaggio di un servizio rivolto all'estero ma finanziato direttamente con i soldi dei contribuenti. A nulla vale pensare ai tagli che anche il ministro della difesa dovrà subire (gli resteranno solo le noccioline, 32-33 miliardi), alla messa all'asta delle frequenze oggi usate dai satelliti militari (in generale Cameron conta di fare parecchi soldi vendendo spettro RF), il merger tra BBC e BBC World Service è una sconfitta dell'idea di servizio pubblico, forse una delle poche discriminanti che ci permette oggi di separare una politica di destra da una di sinistra. Intanto potete scommettere su una cosa: le onde corte della BBC verranno quasi completamente soppresse fuori da quelle realtà più problematiche come il Sudan, l'Afghanistan, Burma.
Neanche la crisi degli anni '70, oggettivamente in un'epoca non del tutto paragonabile, era arrivata a tanto. I giornali rivelano anche che i capi della BBC erano stati posti di fronte a una possibile alternativa: o accettare questi tagli, o rassegnarsi a ingoiare una pillola ancora più amara, quella del finanziamento dei canoni televisivi che i pensionati ultra-75enni non pagano da queste parti. Si trattava di tirar fuori dal cilindro una somma superiore al mezzo miliardo di sterline, equivalenti a un aumento del canone di 20. Il governo ha fatto chiaramente capire che questo aumento non sarebbe passato e l'emittente avrebbe dovuto affrontare una austerity intollerabile. Forse la squadra di Cameron ha voluto ribadire che d'ora in poi si fa sul serio. Malgrado una età che noi considereremmo infantile - il ministro George Osborne ha 39 anni, il secondo in comando, il chief secretary Danny Alexander, 38! - il Tesoro di Sua Maestà non ha nessuna voglia di giocare.

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