11 gennaio 2014

La Croazia spegne il potente impianto in onde medie di Zadar-Nin

Continua inesorabile lo stillicidio di grandi impianti europei che abbandonano definitivamente le trasmissioni in onde medie. Dal primo gennaio 2014 è stata spenta anche la postazione della radio croata HRV a Nin (Nona), nell'entroterra di Zadar/Zara. I quattro tralicci dell'antenna irradiavano su 1134 kHz, nei giorni migliori con 600 kW, i programmi nazionali, ma da diverso tempo dalla frequenza di Nin venivano trasmessi i programmi in croato e i notiziari in lingua estera di Glas Hrvatske, la Voce della Croazia. Questi programmi adesso sono disponibili solo sul satellite e sul Web. 
Era un trasmettitore molto vicino a noi quello croato - e prima ancora jugoslavo - di Zara, il suo segnale dominava l'etere e di sera a Milano poteva essere scambiato per una stazione locale. Nel settembre del 1991, quando l'esercito jugoslavo sferrò la sua offensiva su Zara, Sebenico e altre città dalmate, quel trasmettitore fu uno dei primi bersagli. Zara era stata bombardata anche durante la Seconda guerra mondiale, quando quella parte della provincia dalmata era stata occupata e annessa dal fascismo. In città nel 1941 venne trasferita da Spalato la stazione Radio Zara, successivamente connessa alla rete EIAR (trovate diversi dettagli in uno scritto - non attribuito, ma l'autore del blog è uno storico - pubblicato dall'amico Annino Vitale nel 2007, dedicato alla storia delle emittenti al confine orientale).
Purtroppo non è più reperibile una fotografia ad alta risoluzione scattata anni fa dall'operatore degli impianti radiotelevisivi croati, OIV, dobbiamo accontentarci di una sfuocata ripresa con Google Streetview. Poco oltre i quattro tralicci dovete immaginare Zara e il Mar Adriatico.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

che figuraccia terribile. Zara non fu occupata e annessa dal fascismo. Abitata da sempre da italiani fu per secoli parte della repubblica di venezia, poi dell'impero austroungarico e nel 1918 con Trento, Trieste, Istria e Dalmazia fu annessa al Regno d'Italia.
Nel corso della seconda guerra mondiale gli jugoslavi passarono false informazioni agli inglesi che bombardarono la citta' facendo scempio della popolazione civile. Al termine della guerra la maggioranza italiana scappo dalla citta' diventando esule. Tra questi la famiglia dello stilista Missoni, italiano di Zara.

Andrea Lawendel ha detto...

Lasciamo perdere i secoli, spesso contraddetti dai trattati che definiscono i confini. E anche le accuse di figuracce, tanto più se "terribili". È vero che l'enclave di Zara (40 kmq) era stata organizzata come una provincia italiana dopo gli accordi di Rapallo (1920), ma la mia frase diceva "Zara era stata bombardata anche durante la Seconda guerra mondiale, quando quella parte della provincia dalmata era stata occupata e annessa dal fascismo." Infatti, con i trattati di roma del 1941, Mussolini aveva chiesto e ottenuto che lo Stato Indipendente di Croazia formato dopo l'invasione del Regno di Jugoslavia da parte dell'Asse, cedesse quasi tutta la regione dalmata, Spalato inclusa, all'Italia fascista. La città con l'occasione divenne una nuova entità territoriale italiana.

Gabriella ha detto...

concordo pienamente con "Anonimo": Zara è stata di cultura italiana dai tempi dell'impero romano e abitata da italiani (compresa la mia famiglia) da secoli.
Italiani che sono stati costretti a fuggire con una strategia di pulizia etnica nel silenzio della "ragion di stato" post bellica, per cui sono stati sacrificati sull'altare di interessi geopolitici, etichettandoli pure come fascisti. Oltre al danno la beffa.

Andrea Lawendel ha detto...

Gabriella, sono figlio di un polacco che si è visto bombardare la sua casa di Varsavia, capisco perfettamente l'amarezza che può derivare da una storia familiare. Ma il mio post riportava semlicemente un dato storico molto circostanziato e non c'è stata nessuna figuraccia. La questione dell'influenza romana ci autorizzerebbe a questo punto a rivendicazioni territoriali del tutto improponibili. Per il motivo di cui sopra ho un profondo rispetto per la tragedia delle vittime italiane tra il '43 e il '47 e per le lacerazioni dell'esodo ma mi rifiuto di sposare certe retoriche revansciste degli ultimi anni, per le quali è stata tutta colpa dell'antifascismo complice degli slavi.