Ancora una volta il fascino dell'hobby delle stazioni radio lontane contagia la stampa mainstream con un bel post sul blog scinetifico del New Yorker, Elements, che dedica uno splendido e documentatissimo pezzo all'"iPod delle prigioni". Non si tratta di un lettore mp3, ma di una radiolina della Sony, la SRF-39FP, realizzata appositamente per lo smercio attraverso gli spacci commerciali delle prigioni americane e per questo alloggiata in una custodia completamente trasparente (in modo che non vi si possano nascondere oggetti). Somiglia in tutto e per tutto alla classica radiolina a transistor AM/FM, ma non è proprio così. Questo modello "superlight" a lettura analogica, si basa in realtà su elettronica altamente integrata, come precisa del resto l'autore: inel dispositivo è stato inserito uno dei primi circuiti integrati "single chip radio" che la Sony realizzò agli inizi degli anni '90. Per sensibilità e capacità di resistere alle interferenze adiacenti in onde medie, il minuscolo apparecchio è da subito entrato nel cuore degli appassionati che soprattutto negli Stati Uniti si dedicano all'ascolto - prettamente notturno - di stazioni locali servendosi di mezzi minimali. La diffusione delle onde medie nei 50 Stati è ancora capillare e nella maggior parte dei casi i segnali non sono particolarmente potenti. Una vita di ascolto non basta probabilmente per riuscire ad ascoltare tutte le emittenti e il parallelo tra la radio dei carcerati e l'uso hobbystico della radiolina, all'interno delle varie postazioni individuali facilmente equiparabili a una cella, è un po' triste ma suggestivo.
Il New Yorker intervista Gary DeBock, uno dei fondatori dell'Ultralight Radio Group su Yahoo e attivo utilizzatore e sperimentatore di questa particolare categoria di ricevitori low-cost. Intorno a questi oggetti si è sviluppata una comunità di DXer che in molti casi escogitano modifiche in grado di rendere ancora più performanti circuiti già sorprendenti: in molte situazioni queste scatolette producono risultati all'altezza delle apparecchiature semi-professionali popolari negli anni '70 e '80. Elements fornisce anche diversi dettagli sulla vita nelle carceri americane e arriva a citare uno studio sull'ascolto della radio a San Vittore pubblicato qualche anno da Tiziano Bonini e Marta Perrotta, studio - intitolato "On and off the air: radio-listening experiences in the San Vittore prison" che si può trovare qui.
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