03 dicembre 2010

L'ultimo autunno di Radio Praga

Eccone un'altra che ci lascia, facendo scattare inesorabile di un'altra tacca il contatore alla rovescia di un medium in via di estinzione. A Český Rozhlas 7/Radio Praga mancano i soldi e tra le prime misure di risparmio c'è l'abolizione, il 31 dicembre di quest'anno, delle trasmissioni in onde corte. La notizia è circolata in queste ore sulle liste specializzate (sembra che l'allarme l'abbia lanciato l'emittente internazionale slovacca, Radio Slovakia International, le cui facilities vengono utilizzate dall'aggregatore italiano IRRS/Nexus) ed è stata confermata da M&M, una newsletter di settore ceca.
Nonostante i tagli alla redazione Radio Praga, che produce programmi eccellenti e ha un sito Web pieno di informazioni locali e culturali, dovrebbe continuare a trasmettere su Internet e satellite. Ma per chi ricorda le leggendarie trasmissioni di Radio Praga e della redazione italiana dei transfughi del PC, la propaganda politica ancora viva nell'era Brezhnevana, è proprio un simbolo, certo un po' logoro, che sparisce per sempre. Se escludiamo una Voce di Russia ancora molto attiva, è come se le emittenti dell'Est europeo avessero rimandato di vent'anni il crollo dei regimi avviato nell'89. In questi vent'anni sono stati diffusi molti buoni programmi, ma il meccanismo di questo finale lascia l'amaro in bocca: lo spegnimento delle onde corte è la migliore dimostrazione di quanto di nicchia sia diventato questo mezzo di diffusione. Proseguirne l'impiego in Europa (e ormai sono davvero pochissimi) sembra solo accanimento terapeutico.
Confido che almeno il sito e i contenuti in lingua straniera di Radio Praga possano proseguire. Curiosamente a Milano abito a pochi passi dal consolato della Repubblica Ceca e poche sere fa ho partecipato a una conferenza dedicata a un personaggio straordinario come Bedřich Hrozný, archeologo, linguista, orientalista, il primo decifratore della lingua ittita. Era il figlio di un pastore evangelico Boemo, in quello che allora era ancora l'impero austroungarico è morto a Praga nel 1952. Se ho ben interpretato le parole della relatrice, Šárka Velhartická - dottoranda in studi mediorientali presso la Freie Universität Berlin e luganese di adozione - Hrozný era debilitato dalla malaria contratta durante le campagne di scavo in Asia minore. La traduzione dei testi cuneiformi ittiti ebbe una grande importanza per i mediorientalisi perché la scoperta di Hrozný confermò l'origine non semitica ma indoeuropea della bellicosa popolazione anatolica e della loro lingua. Ho registrato la conferenza della Velhartická, potete ascoltarlo qui:



Sulla modernità della Cechia ho invece trovato un curioso diario di Mattia Butta un ingegnere elettrico e ricercatore lecchese che racconta della sua esperienza di graduate student praghese (oggi Butta studia per il suo post-doc in Giappone, a Fukuoka) Il libro, molto piacevole, si intitola I Cechi non osano sedersi in tram, lo pubblica l'editore DBooks ma si può prelevare gratuitamente dal sito di Mattia Butta.

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