19 dicembre 2010

Olanda, destra e sinistra unite contro Radio Netherland

La stazione radio internazionale olandese, Radio Nederland Wereldomroep, meglio nota come Radio Netherland, era rimasta un'isola felice nel mare tempestoso dei tagli che i governi di qualunque ispirazione impongono ai broadcaster internazionali, le loro voci radiofoniche all'estero. Queste emittenti perlopiù pubbliche operano grazie al lavoro di redazioni che producono e diffondono (non più solo in onde corte, ovviamente) programmi diretti fuori dai rispettivi confini geografici, vuoi a beneficio dei concittadini emigrati o in viaggio, vuoi per fornire agli ascoltatori stranieri, magari nelle loro lingue, informazioni domestiche e - specie quando gli ascoltatori in questione vivono in una carenza di libertà di stampa - una visione più obiettiva del mondo.
Ho già raccontato del ridimensionamento di emittenti come BBC World Service o Deutsche Welle, ma oggi una interrogazione nella camera bassa del Parlamento olandese apre la strada a un processo di revisione da cui potrebbe emerge una Radio Netherland molto più povera di quella che al momento può contare su un budget di 47 milioni di euro, che riescono a coprire un costo di gestione che solo per il funzionamento di dieci redazioni linguistiche ammonta a 29,5 milioni. In forse, se l'inchiesta promossa dal partito "D66" (un movimento progressista con un programma molto simile al nostro Partito Radicale), è anche il ruolo delle onde corte, che potrebbero subire lo stesso destino visto in emittenti autorevoli come la Radio Svizzera Internazionale.
La vicenda di cui parlano la stessa Radio Netherland (che però si dice molto fiduciosa) e i giornali olandesi ha del paradossale. Tutto nasce come si diceva dall'interrogazione di un partito che ha una rappresentanza parlamentare inferiore al 10% (10 deputati su 150 e 2 senatori su 75) e non siede in un gabinetto di governo costituito da una coalizione tra Appello cristiano-democratico (CDA, centro-destra) e Popolari per la libertà e la democrazia (VVD, liberal-conservatore). I Democratici 1966 dovrebbero essere perfettamente in linea con gli obiettivi di Radio Netherlands e di fatto lo sono. Ma questo non impedisce loro di giudicare obsoleta l'emittente giudicata obosoleta. A quanto mi è sembrato capire i D66 sono a favore di una riforma del welfare e della spesa pubblica e soprattutto vogliono che sia fatta chiarezza sulle modalità di distribuzione dei programmi di una emittente che a loro modo di vedere non tiene sufficientemente in conto le potenzialità di Internet. L'interrogazione di minoranza è stata subito fatta propria dalla maggioranza conservatrice, che ha incaricato la ministra per l'Educazione, la Cultura e la Scienza Marja van Bijsterveldt (Radio Netherland dipende dal suo dicastero ma gli obiettivi della riforma, già avviata, sono anche quelli di trasferirne le competenze verso gli Esteri) di procedere a uno studio approfondito delle varie voci di spesa. La direzione dell'emittente ha giustamente osservato che se gli olandesi hanno tutti una connessione a Internet nelle loro case, per milioni di ascoltatori il Web è del tutto sconosciuto e inaccessibile.
Particolarmente critica nei confronti di RN è la posizione del quotidiano De Telegraaf (che ho tradotto con l'aiuto di Google e della mia magra conoscenza del tedesco, quindi potrei anche essermi sbagliato), che in questo e quest'altro articolo apertamente che sarebbe ora di smettere di buttar via quasi 50 milioni di euro per soddisfare le esigenze di pochi olandesi in vacanza e formare l'ennesima generazione di giornalisti di sinistra (la cultura radical-chic, qualcuno direbbe il buonismo veltroniano, non gode decisamente di buona stampa in Europa) impegnati a loro volta a istruire le giovani democrazie in Asia o in America Latina.
Si potrebbe obiettare al De Telegraaf che tra media in via di estinzione forse un quotidiano cartaceo dovrebbe dimostrare maggior solidarietà verso una radio a onde corte, ma se questi sono gli effetti di elezioni sicuramente più democratiche delle nostre c'è ben poco da dire. Aspettiamoci, se non proprio la definitiva chiusura, una Radio Nederland fortemente limitata nelle sue future ambizioni.

Costi di gestione, per redazione (in milione)
Costi diretti

Olandese 3,7
Inglese 2,0
Caraibico 1,5
Spagnolo 1,9
Portoghese 0,2
Indonesiano 1,3
Africa sub-sahariana 1,5
Arabo 1,1
Cinese 0,3
Musica 0,7

Costi generali, centrale di produzione e attività 8,5

Costi indiretti derivanti dalla gestione 6,8

Totale 29,5 (su un budget complessivo di 47)

Il bilancio 2011 di Radio Nederland Wereldomroep si può scaricare (in olandese, ma le cifre sono chiare) da questo link. L'Annual Report in lingua inglese, riferito al 2009, si trova qui.

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