E' davvero una scoperta piacevole quella di Silent Listening, il blog del compositore e artista del suono Andreas Bick, che scrive - in inglese - le sue e altrui impressioni sui "margini" della musica, l'indistinto territorio sonoro dove la musica intesa come artefatto si mescola con il suono inteso come traccia naturale, o comunque casuale, involontaria (anche se in qualche modo generata dall'attività dell'uomo e delle sue macchine). La sensibilità di questo musicista mi ha sorpreso per le tante affinità con il mio modo di ascoltare la radio e seguire - anche attraverso il mio blog - le suggestioni che da qui promanano, articolandosi in un ascolto rimescolato insieme a letture, viaggi, concerti, esposizioni, conferenze.
Ma torniamo a Silent Listening, che ho scoperto approfondendo l'argomento dello scrittore inglese Tom McCarthy. L'attenzione di questo e altri siti Internet nei confronti del fascino, ma anche delle problematiche, del suono, dell'ascolto, mi ricorda le mie discussioni con Gianluca Nicoletti a proposito dei segnali di un possibile cambiamento da una società ubriaca del presunto "primato" della comunicazione visiva, in direzione di una maggiore centralità della voce, del suono, del messaggio denudato delle sue (deformanti) appendici visuali.
Andreas cita nel suo ultimo post un articolo sull'ascolto apparso sulla rivista culturale online Eurozine, in cui Les Back si addentra sulla capacità di ascoltare gli altri, un'arte difficile ma fondamentale, che ci viene insegnata da personaggi come Primo Levi, il giornalista radiofonico Studs Terkel e il sociologo culturale danese Flemming Røgilds, che scrive dettagliati diari di viaggio letterari basati sulla fedele trascrizione di ore di dialoghi registrati su nastro. Qualche giorno prima Bick aveva inserito in Silent Listening un lungo campione audio di un viaggio (il suo, immagino) a bordo della funivia dell'Etna. Un suo recente lavoro è l'adattamento per la radio di "Frammenti di un discorso amoroso" di Roland Barthes, andato in onda sulla stazione tedesca WDR3.
Grazie al blogroll e alle altre segnalazioni di Andreas sto scoprendo diversi altri diari online di sound artist e cultori del suono e intuisco l'opportunità di una partenza per un viaggio senza fine. Everyday Listinening è il blog del sound artist olandese Hugo Verweij, nodo di un piccolo network di analoghe fucine di idee e considerazioni sul suono, il suo ascolto, la sua registrazione, la sua manipolazione artistica. Tra gli anelli di questa catena ci sono per esempio Sound+Design e Designing Sound oppure Sonic Terrain.
Hugo Verweij mette in evidenza un post di qualche mese fa a proposito delle prime tecniche di registrazione del suono, in particolare sugli studi che hanno permesso di riconvertire in audio le tracce puramente grafiche generate nel 1860 (!) da Édouard-Léon Scott de Martinville, 17 anni prima di Edison, con uno strumento chiamato fonautografo. Un fonautogramma è un vero e proprio "ritratto" del suono trascritto su un vetrino annerito di nerofumo o su carta da una setola fatta vibrare con l'aiuto di un imbuto amplificatore. Ovviamente, le tracce servivano solo per poter studiare il fenomeno vibratorio, non era in alcun modo possibile riconvertirle in suono. Questa ricostruzione può avvenire oggi grazie al computer. Con l'obiettivo di ricreare il suono custodito nei fonautogrammi è nato il gruppo di First Sounds, una rete di storici del suono, tecnici e archivisti. Tra i fondatori di First Sounds c'è per esempio la casa discografica Archeophone Records. Un altro interessante sito sulla storia delle tecniche di registrazione sonora è Phonozoic.net.
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