La YouTube Cam di Radio Concorde, emittente "non
autorizzata" degli haitiani di Boston
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Raid, sequestri, arresti, multe salate. L'FCC li perseguita da anni, ma il risultato è che i pirati dell'FM negli USA per un po' se ne stanno tranquilli, magari passando direttamente al Web, magari adottande strategie social, organizzando eventi live. Ma prima o poi molti scelgono di tornare on air, e la caccia al pirata riparte. Gli impianti di trasmissione, del resto, costano sempre meno, e nelle complesse realtà delle metropoli come New York o Miami è facile nascondere antenne sui tetti, da cui coprire qualche isolato. Il commissario del regolatore americano Mike O'Rielly è diventato famoso, tra gli osservatori del fenomeno, per i suoi interventi sul blog ufficiale del sito Fcc.gov. L'ultimo risale a ottobre e presenta una concisa ricetta anti-pirateria, in cui O'Rielly reitera azioni che abbiamo già visto applicare dall'OFCOM britannico: sensibilizzare il pubblico, creare il vuoto intorno alle emittenti abusive, coinvolgere persino i proprietari degli stabili e i portinai. Poi, naturalmente, c'è la carota che accompagna il bastone: da qualche anno c'è negli USA una parziale deregulation per la trasmissione FM a bassa potenza. Una legge che ha beneficiato decine e decine di organizzazioni, ma che non è facile farla valere nelle città grandi, dove operano molti impianti ad alta potenza e le frequenze scarseggiano.
I giornali non smettono di occuparsi della questione. Il lungo reportage firmato da Ben Filley di Assocaited Press è stato ripreso da testate come lo StarTribune. Il pezzo racconta delle stazioni non autorizzate che affollano l'etere di Brooklyn, della periferia di Boston, della bilingue Miami. Stazioni hip-hop, caraibiche, haitiane, kosher, irlandesi, ce n'è per tutti i gusti. L'associazione dei broadcaster, il NAB, stima che solo a New York, tra un "buco" nell'etere e l'altro, si contano cento stazioni irregolari. John Nathan Anderson, della scuola di giornalismo del Brooklyn College sostiene che l'FM è una sorta di ultima spiaggia per chi non trova altri mezzi di espressione per raggiungere comunità piuttosto estese. «Ad alcuni la radio sembrava definitivamente morta ma per molti versi stiamo assistendo a un Rinascimento di un mezzo che entra nel suo secondo secolo di vita.» In barba alle tecnologie alternative, più o meno funzionanti. Anderson è un vero esperto in materia. Sul suo Do-it-yoruself Media segue da anni le evoluzioni della radiofonia indipendente e un paio d'anni fa ha scritto pubblicato Radio's Digital Dilemma, un saggio molto critico sul sistema digitale HD Radio, giudicato fallimentare.
In un recente intervento su DIYMedia, Anderson torna a citare O'Rielly, che in un seminario del febbraio scorso ha a sua volta ripreso il tema del controllo delle trasmissioni illegali. Sempre a febbraio, il magazine di Boston, DigBoston, ha pubblicato a sua volta un lungo articolo dedicato a emittenti come BigCity FM e Boston87.7, emittenti che possono contare su un pubblico appassionato, pronto persino a farsi coinvolgere in eventi rap pre-natalizi. Dal 2011, anno dell'entrata in vigore della nuova legge sulle stazioni low power, la metro area di Boston ha visto il rilascio di due sole autorizzazioni "licenseless". Troppo poche per soddisfare la voglia di radio libera, ma libera veramente.
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