Insieme all'India doveva essere, almeno a dar retta ai fautori del sistema di trasmissione Digital Radio Mondiale, una delle grandi geografie disposte al rilancio digitale della radiofonia in onde medie per estesi bacini di ascolto. E invece il 9 gennaio dell'anno appena iniziato la Grande Madre Russa è andata ad aggiungersi al novero delle nazioni che hanno smantellato o drasticamente ridotto le loro infrastrutture trasmissive cronologicamente più vecchie. In onde lunghe e medie avevano iniziato a trasmettere gli Stati coloniali, imperialisti, le dittature e le prime democrazie, ma da allora sono passati otto o nove decenni e per quanto sulla carta le onde medie possono garantire la copertura di territori molti ampi, i costi di conduzione non sono più sostenibili davanti a un ascolto numericamente molto limitato. Ormai la radiofonia FM è dominante ovunque, resistono a mala pena gli impianti in onde medie a potenza medio-bassa di quelle nazioni dove la radiofonia è più localizzata, e nei due colossi demografici asiatici, la Cina soprattutto, che sembra fermamente intenzionata a mantenere onde lunghe, medie e corte (probabilmente anche per i ritardi accumulati con l'FM su larga scala). Anche l'India sta piuttosto investende in nuovi impianti AM già pronti all'eventuale passaggio alla modulazione digitale.
Come scrive lo stesso BBC Monitoring Service, tutti i trasmettitori in onde lunghe di Radio Rossii sono stati spenti nella notte tra l'8 e il 9 gennaio. Con una sola eccezione, quella nord-caucasica di Radio Kavkaz, che trasmette uno slot locale in lingua cecena su 171 kHz (dalle 6 alle 7 del mattino ora italiana) con una potenza ormai giudicata irreale di 1.200 kW (quasi sicuramente sono molto meno). Prima su questa stessa frequenza si ascoltava l'impianto della enclave Kaliningrad-Bolshakovo. Con le frequenze su onde lunghe sono andati in pensione i ripetitori in onde corte di Radio Rossii, specialmente nella banda dei 49 e 41 metri, così come moltissime frequenze in onde corte di Voice of Russia, ormai confluita sotto l'ombrello radiotelevisivo del brand RT.
Voice of Russia trasmette in una manciata di frequenze analogiche e digitali in russo (onde medie), inglese e qualche lingua asiatica (per tutte le griglie di programmazione cliccate qui, in fondo alla pagina). Nella foto uno dei pochi impianti ancora rimasti attivi, quello siberiano di Angarsk, nei pressi di Irkutsk. La Voce della Russia in lingua italiana c'è ancora ma trasmette solo su Internet e gestisce un sito Web e una pagina Facebook. Per la cronaca, la radio digitale DRM continuerà a essere utilizzata in onde corte (per esempio per trasmettere in francese e tedesco), ma il sogno di convertire al digitale l'intero network russo di trasmettitori in AM sembra essere definitivamente sfumato. Quelle sezioni del Partito Comunista che negli anni '50 e '60 si riunivano, nel tardo pomeriggio, per ascoltare i notiziari di Radio Mosca sono chiuse da un pezzo, paradossalmente le onde corte hanno vissuto più a lungo di loro e della stessa Unione Sovietica. Niente, tuttavia, può durare per sempre, neppure all'epoca di Putin.
2 commenti:
La "trasmissioni" in lingua italiana sopravvivono, per ora, sul web con uno streaming allestito perlopiu' con vecchi materiali d'archivio. In realta', la redazione italiana de La Voce della Russia e' stata di fatto smantellata con il licenziamento e/o le dimissioni delle sue voci storiche. In AM sopravvive, fino alle 22:30, una programmazione essenzialmente russa.
La riduzione o la fine delle trasmissioni in onde corte e medie è anche un fattore socio-culturale. Continuare a trasmettere su queste frequenze (con tutti costi connessi), programmi destinati a pochi BCL (tra cui mi metto anch'io), è diventato insostenibile. Per quanto riguarda le onde medie sarebbe possibile un rilancio a livello locale e in bassa potenza. Ma mi sono convinto che in Italia è un'utopia, visto che non si muove foglia che Rai e Mediaset non voglia.
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