Sono andato a leggermi il commento, riportato sulla lista ABDX, sulla imminente "svalutazione" del mercato della radiofonia AM/FM negli Stati Uniti. Il termine svalutazione viene usato nella sua accezione economica, tipo: "la svalutazione del mercato del calesse dopo l'avvento dell'automobile". E' una delle prime volte che il commentatore, il consulente Corey Deitz (su Radio.about.com), scrive su questo tema contrapponendo la radio tradizionale non agli standard digitali come HD Radio, ma alla Internet Radio, in particolare al WiMax. Man mano che ci muoviamo verso la quarta o quinta generazione del radiomobile, diventa sempre più probabile uno scenario in cui la programmazione radiofonica verrà distribuita via wireless terrestre o satellitare in modalità nativamente IP. Nei paesi ricchi o benestati la radio entrerà cioè a far parte del già esteso pacchetto di offerta multimediale basata su Internet. HD Radio, DRM e compagnia cantanti sono, lascia intendere Deitz, una misura cosmetica che probabilmente nasce già infrastrutturalmente in ritardo. Quando in giro ci saranno abbastanza ricevitori digitali HD Radio compatibili, insomma, le opportunità di ascolto della radio digitale internettiana saranno comunque assai più estese a capillari. E la programmazione seguirà a ruota.
La sensazione, insomma, è che tutti i tentativi di digitalizzare l'analogico saranno bene che vada del tutto ininfluenti. E nella peggiore delle ipotesi rischiano solo di creare due tipi di scenari forzati entrambi negativi. Da un lato, una situazione ibrida, una convivenza forzata di analogico e digitale su analoghe porzioni dello spettro. Un mezzo pastrocchio che porterà a una riduzione degli spazi, a poche, potenti stazioni digitali che renderanno difficoltosa se non impossibile la ricezione analogica. Dall'altro una legislazione che, imponendo il graduale ma definitivo spegnimento della radio analogica, finirà per dar vita un po' dappertutto a tanti mercati di oligopolio al posto della tradizionale radiofonia analogica. Forse mi sbaglio o sto peccando di eccessivo pessimismo. Ma se non mi sbaglio la fine della radio analogica potrebbe coincidere con la fine della radio tout court. Perché la vera vincitrice, la Internet radio, sarebbe comunque un'altra cosa.
E' un peccato perché dal mio punto di vista di ascoltatore semi-professionale della radiofonia a media e lunga distanza, l'attuale mercato della radio analogica non mi sembra un giocattolo rotto che dobbiamo per forza aggiustare. Non se l'aggiustamento implica il semplice, forse temporaneo arricchimento di una manciata di fornitori di apparati. Per la radio tradizionale la transizione verso il digitale andrebbe pensata meglio, a mio parere. Tutelando in primissima istanza le ragioni (e i molti aspetti positivi) dell'analogico. Se poi si dovesse arrivare alla conclusione che l'analogico proprio non funziona, che niente debba essere salvato, pazienza. Sarò il primo ad applaudire l'avvento di tante nuove tecnologie, anche quelle non basate su Internet. L'altra sera ho acceso la radio sulle onde medie europee e ho notato che in certi casi i test del DRM sono ascoltabili, di sera, su un canale ogni quattro. Per me, semplice ascoltatore, il futuro comincia ad avere un suono minaccioso.
La sensazione, insomma, è che tutti i tentativi di digitalizzare l'analogico saranno bene che vada del tutto ininfluenti. E nella peggiore delle ipotesi rischiano solo di creare due tipi di scenari forzati entrambi negativi. Da un lato, una situazione ibrida, una convivenza forzata di analogico e digitale su analoghe porzioni dello spettro. Un mezzo pastrocchio che porterà a una riduzione degli spazi, a poche, potenti stazioni digitali che renderanno difficoltosa se non impossibile la ricezione analogica. Dall'altro una legislazione che, imponendo il graduale ma definitivo spegnimento della radio analogica, finirà per dar vita un po' dappertutto a tanti mercati di oligopolio al posto della tradizionale radiofonia analogica. Forse mi sbaglio o sto peccando di eccessivo pessimismo. Ma se non mi sbaglio la fine della radio analogica potrebbe coincidere con la fine della radio tout court. Perché la vera vincitrice, la Internet radio, sarebbe comunque un'altra cosa.
E' un peccato perché dal mio punto di vista di ascoltatore semi-professionale della radiofonia a media e lunga distanza, l'attuale mercato della radio analogica non mi sembra un giocattolo rotto che dobbiamo per forza aggiustare. Non se l'aggiustamento implica il semplice, forse temporaneo arricchimento di una manciata di fornitori di apparati. Per la radio tradizionale la transizione verso il digitale andrebbe pensata meglio, a mio parere. Tutelando in primissima istanza le ragioni (e i molti aspetti positivi) dell'analogico. Se poi si dovesse arrivare alla conclusione che l'analogico proprio non funziona, che niente debba essere salvato, pazienza. Sarò il primo ad applaudire l'avvento di tante nuove tecnologie, anche quelle non basate su Internet. L'altra sera ho acceso la radio sulle onde medie europee e ho notato che in certi casi i test del DRM sono ascoltabili, di sera, su un canale ogni quattro. Per me, semplice ascoltatore, il futuro comincia ad avere un suono minaccioso.
Tags: radioascolto, radiofonia, radio, dxing.
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