
Un pezzo di storia della radiofonia per la navigazione marittima rischia di chiudere i battenti tra l'indifferenza generale. Il
Centro Italiano Radiomedico ha svolto per 73 anni una funzione umile ma preziosa per gli equipaggi delle navi, offrendo assistenza medica a distanza attraverso i collegamenti radio. Non tutti i bastimenti possono permettersi un medico di bordo: i medici in forza al CIRM sono in grado di dare indicazioni diagnostiche e spiegare come prestare le prime cure coinvolgendo il personale non tecnico e basandosi sulla descrizione dei sintomi e sui farmaci eventualmente disponibili sulle navi (sul sito è possibile richiedere un manuale che spiega come tenere una farmacia di bordo sufficientemente attrezzata).
Ricordo molto bene, negli anni settanta, le trasmissioni di un CIRM ancora attrezzato con i suoi impianti in HF. In caso di emergenza era possibile contattare il centro direttamente. Naturalmente queste trasmissioni non esistono più. Oggi i contatti avvengono attraverso il telefono satellitare, ma a quanto vedo sul sito del Centro è ancora possibile inoltrare una richiesta attraverso le frequenze delle stazioni costiere.
Questo fino al primo luglio di quest'anno, data in cui il CIRM, fondato nel 1935, sarà costretto a chiudere con tutti i servizi, a esclusione delle urgenze estreme. Un avviso apparso qualche giorno fa al posto della home page principale, spiega che non ci sono più soldi. Il Centro viene finanziato con soldi pubblici, in ottemperanza alle disposizioni dell'International Maritime Organization che prevedono anche in Italia l'istituzione di un centro nazionale responsabile dell'assistenza telemedica marittima. Il CIRM collabora in questa missione con il Centro nazionale di coordinamento per la ricerca e il soccorso in mare (IMRCC), identificato nel comando generale delel Capitanerie di Porto e con gli altri centri di teleassistenza internazionali. Una legge dello Stato del 1995 aveva fissato un contributo pari a 775 mila euro, poca roba per uno studio medico che nella sua lunga ha curato gratuitamente 60 mila marinai di ogni nazione e che ancora nel 2007 ha curato quasi duemila pazienti in mare e ha collaborato alla riuscita di 65 missioni di soccorso aeronavale.
Le successive leggi finanziarie, però, hanno successivamente decurtato questi fondi, fino ai 606 mila euro del 2008. Somma scesa a mezzo milione di euro. "Importo assolutamente insufficiente ad assicurare i servizi vitali della Fondazione," leggo sul sito del CIRM. “Senza misure finanziarie urgenti da parte del Governo in favore del C.I.R.M. questa Nobile Fondazione, conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo, sarà costretta a considerare conclusa la sua missione umanitaria e riconsegnare al Governo Italiano le responsabilità relative alle sue funzioni di Centro Italiano Responsabile dell’Assistenza Telemedica Marittima,” ha dichiarato il presidente di questa Onlus, Ammiraglio medico Agostino Di Donna.
Nel furore di noi giornalisti contro gli sprechi di Stato il CIRM rischierebbe di passare per uno dei soliti enti inutili, insieme ai vari comitati per la tutela della cipolla gialla o l'associazione delle vedove dei caduti sul Piave. E forse le duemila persone curate grazie ai consigli dei dottori via radio (o satellite) non valgono la posta in gioco, per chi si deve misurare con il deficit delle casse italiane. Dubito che a qualcuno verrà in mente di fare qualcosa.